---------------------------------------------------------------------------------------------------------
ed
ecco una mia vecchia silloge recuperata
LA ROSA GIALLA
Canti I - XX
(1975 – 1982)
VITTORIO BACCELLI
- I -
tagliando sdolcinature
finita l’epoca dei carter
con spedizioni d’ostaggi
al mercato internazionale
successivamente imballati
e spediti per via aerea
sponsorizzati dal dollaro
dice il times in netta ripresa
in attesa di rugiade di sangue
nella notte di streghe
alla sala per esposizioni
della discoteca futuribile
in frammenti di polivalente reale
nell’attesa
tra la rassegna poetica
ed una ogni due anni riproposta
punto d’incrocio
per cassette postali
e sigilli strappati
divorando cantici d’amore
poietiche esangui su autostrade
ruggenti e nausee d’africa
orlate dai grandi cacciatori
dei tempi dispersi
le tragedie televisive
con amori improbabili
e manga
alla conquista di più mercato
la dispersione armonica
in rotocalchi asessuati
e progenie unita nell’assenza
tutto ciò mentre il domani
spadroneggia nei circuiti UHF
(e non solo in quelli)
senza riuscire a rendere
l’attuale
un minimo più tollerabile
le ere stanno da tempo
scorrendo in senso inverso
il corso della finzione
involuta domina
medioevo reale
ripristinato in attuale
dopo la fuga degli dei antichi
si spengono fulminati nell’
orgia cannibale i residui
del mito
- II -
la fuego computerizzata
e l’amore in krsna non riescono
a far dimenticare i vecchi supereroi
discesi da strisce impossibili
il club degli anni trenta
invano il rilancio
ma il combustibile venefico
impera sovrano sui brandelli
dell’essere sempre meno assaporato
genera interferenze che si
ripercuotono in sommovimenti
tellurici
il non-detto diviene allora
un lusso di merce
aspetto e aspetterò
tra le spire venefiche
dei produttori di morte
l’innominabile è defunto
ormai da un bel po’
le afferenze generatrici
del set esterno distorto
nella discesa dell’io rafforzata
ciberneticamente dalle folle
dei tubi catodici nello studio
sganciato da logiche
viaggia lo spettro dominante
automaticamente uno ad uno
i sigilli vanno da soli ad infrangersi
agitandosi nelle nuove aule
chimicamente rasserenati
leggendo tra le pieghe del proprio
quotidiano riorganizzandolo
fino a rinvenirvi i fatti-desiderio
ce ne andiamo travolti in istrade
divenute tappeti di preghiera per la dea
il treno sfreccia sopra il corpo
mutilandolo orrendamente
è troppo tagliata la sostanza primaria
mentre l’io in divisa distribuisce
metalli pesanti
le ore intanto peggiorano se stesse
nell’amplesso venendo la stanza
addosso a quei corpi allacciati
teniamo il respiro fino all’ultima
stilla di liberazione
tra gli improbabili aerei
(è tutto chimicamente trattato)
alla mostra del mondo
ogni rosa pregna - rumi -
d’intenso profumo narra quella rosa
i segreti del tutto
- III -
nel solo grande centro
di polivalenza instabile
per la sconfitta totale di un
hesse da tavolino e soffici sogni
nella camera disertata amata
da chi riesce a metabolizzare
il possesso veleno
rombo e lampada d’aladino televisivamente
riattualizzata nell’attimo del corpo
atmosfera familiare da
penne a china sottratte
attendendo opere promesse
negli acidi diffusi
sponsorizzati da un fenomenale
passato rivisitato a tempo
il colore non è il viola
(operazione retrò)
ancora una volta quasi per gioco
con gli aurei tarocchi di bembo
sopra le monete de i king
amata saggezza dimenticata del tao
parole in chiese diverse
del tempo che resta nella semplicità
inaudita porta-fantasma
o meglio
senza porta
veramente disponibile sempre
troppo presto sempre troppo tardi
l’illusorio è stato tempo fa attentamente
preparato per l’uso e passa davanti
anonimo ai nostri occhi attoniti
increduli assuefatti
e non sono (siamo) capace di riconoscerlo
incontrandolo davanti alla
bottega dei semplici
(ora c’è un negozio d’elettrodomestici)
difficile insegnare imparare riconoscere
la fabbrica affollata di solitudine
incompatibile con il decesso qualsiasi
impossibile nascita folle del volo
dietro l’angolo tutto viene
ricostituito dalle nostre circonvoluzioni
l’illusione e la catena si rendono
concrete rappresentazioni della
rappresentazione con dolore e perdita
costante di liquidi d’ambra
ed il grigio e il colore e la mistica ascesa
della sola poesia e pound 13 anni
nel manicomio criminale di saint elizabeth
- IV -
reich dato per pazzo assassinato
nelle galere USA quasi un al capone
tra un black-out dell’enel
ed uno della stampa nel gennaio
di questo rigido inverno
con una tavola rotonda mandata
allo sbaraglio
nel mio libro di ezra c’è un frammento di lucida
su amore corpo scrittura linguaggio
alla fine di un’estate
il mio trittico ravennate
rimaneggiato più volte come
l’omaggio a bach e poesia e
la grande opera divenuto poi il
tutto definitivo e a stampa variabile
piazza san francesco con a sinistra
la tomba di dante e la decima
forse ultima (per ora) lezione sul vuoto
la grande carestia della violenza
su politico e natura
viene dagli occhi a mandorla
trasportata velocemente sulle coste
del mar nostrum e terremoti
e guerre di maggio fino allo scontro
definitivo sul suolo delle genti negre
da mosca veloci partono alla volta
del celeste impero con rapido dietrofront
com’è generosa la storia da invasori
ad invasi ormai abbandonati dal
loro condottiero
e vengono dalle terre della cocacola
con un presidente l’inverso dell’attuale
e lo stivale colpito in più parti
nostradamus memorie
finché il muro cessa d’esistere e
la nazione torna ad essere una
riescono i nostri dei a trovare
ai tuoi problemi esistenziali e non
è mia abitudine crederti anche perché tutti
oggi hanno analoghi dubbi
come i traffici sono controllati
dai guardiani del popolo
da non confondersi con quelli
della RAF o delle bierre
trovarsi una sera d’agosto in una casa
di campagna senza riuscire a dire niente
d’importante e poi fuggir via e non
ritrovarsi mai più
cercami – dice – nella sera di pasqua
V –
davanti all’agnello sacrificale
nella soffitta di mia sorella
della settima luna non m’importa più nulla
profitta del giorno dedicato ad afrodite
piccolo uomo di color verde-azzurro
della tua sera non m’importa proprio niente
dimentica avvenimenti così tempestosi
fortunato ad avere una simile opportunità
il quid è l’applicazione della volontà
umana dinamizzata all’evoluzione rapida
delle forze viventi della natura
e chi dunque vorrà realmente vedere e
apprendere dovrà cercare l’arte e non
per metterla da parte
quando tutto è stato appreso
non resta che girare la
chiavetta d’accensione e ripartire
le tombe non rifugio ma prigione
del mondo invisibile e sconosciuto
di cui il nostro non è che una
modesta frangia accessoria
in questa quinta soglia dell’albero
che vive dalla cima e frutta sempre
e mai non lascia foglia si deve sapere
per l’osare si deve osare per il volere
ed ancor volere per detenere
la forza ma soprattutto tacere
cercava essa la forza per abbatterlo
ma divenne uguale a lui
si ripete la storia del nero signore nella
torre nera adesso il procedimento e il medesimo
analoghe le difficoltà del fuoco alchemico
l’alba dell’uomo in vita libera
provvidenza e fortuna sii propizia
sole-mithra comandò a mezzo del suo
stesso angelo segno d’acqua dominato
dagli influssi lunari
cellula impazzita in questa reggia mutevole
zodiaco repellente di gas sottili
triste graffito sognante perle smeraldi
nere onde dell’ultimo spazio aperto
i corni dell’annunzio amano ambienti viola
scostanti semifreddi
la mutazione ormai ha avuto inizio
hanno bel lavorato i mass media
sono bardi notturni gente dai versi estrosi
dietro un mondo d’attrezzi lucenti
ammiccanti con luci ambigue
rumori d’iperspazi con lilith che
rischiara i sette anemoni amorevolmente
disposti sul tavolo dalle mani di lei
VI –
il linguaggio faggio giunge a me
dal rosso sorbo e nadira sul ponte
mi racconta tutto di satana e della
sua mirabile opera d’ingegneria edile
e temporalmente il serchio inizia
a scorrere verso i monti
mi ritrovo da borgo a mozzano a ponte
all’ania seguito d’armigeri medicei ed
incalzato dalle truppe mercenarie lucchesi
l’apicella che da tempo ho messo a cena
in varie rassegne visuali mi ricorda
che la lineare non va più scritta
ma la mia memoria è corta
penso all’anceschi acconsento e rimuovo
seguendo le realtà di novalis intanto
le mostre s’accavallano a piramide
sono espropriato dei testi non
riesco proprio a riconoscermi
con la bolletta della luce arrivata a sessantamila
gli affitti arretrati oltre alla stampa
varia da pagare ed una contravvenzione
da capogiro che si è nascosta tra le
pieghe della burocrazia così come
un’assurda cassazione dispersa in quel di
roma
l’althusser ormai in pieno squilibrio
dopo aver spedito altrove la moglie
gode un meritato riposo
intermezzo sessantottesco leggo
l’apocalisse ermetica a tutta la redazione
dello zibaldino che ascolta con sommo interesse
…si rifugiano tutti nell’altra stanza
brigatismo pentito è l’ultimo
gruppo ultrà forse di centro e le
bierre da mosca sostiene pert
d’altro canto gli anni inutilmente passati
in galere si sprecano e la
squadra mobilenervosa sforacchia un po’
troppo facendosi scudo dell’arma reale
il bioritmo frenetico dell’errore giudiziario
quasi ai tempi di zangheri e di scelba
il buon vecchio movimento del settantasette
scagliato contro piccì e kossiga
mi perdo in una legge senza legge
la rosa gialla pensa bene che
non è ancora giunto il suo momento
VII –
interferenze a MF
con tesi sul piano internazionale
con collegamenti polivalenti
con gocce di serotonina prelevate
in officine per far quadrare i conti
dell’antropologia criminale
che sembra uscito da un triste
tomo del lombroso
amo il mio dio dei diciottanni
zaratustra vincente nelle frastagliate
terre dell’ego lascia orme di pietra
sui millenni scalfite con tenue forza
non aalto ma karavan con tracce di sion
le tre leggi della robotica fuggite da
asimov per modificare un’attuale
ombra del guerriero anche nipponica
e stalin-koba novello ivan il terribile
zar di tutte le russie certo non grande padre
nel vecchio monastero poi sui campi di battaglia
nelle fabbriche di tutto il mondo
per una falsa epopea proletaria
distrugge la svastika germanica
ma è giunto il momento di restituirla
alle dolci mani tibetane schiacciate
dal falso dio purpureo
koba la rozzezza del potere assoluto
come l’antico anello
distruttore non ultimo del comunismo
(consumismo?) reale ed irreale
koba finto padre finto amico
regista dei processi agli amici ai compagni
nemico del popolo contadino e della
libertà schiavo del potere e del capitale
di stato il più malvagio il più assoluto
non nera torre ma come quelle di pisa non più
d’avorio ma d’alabastro e poi d’oxolite
di plastica insomma
come di plastica la stagione delle grandi
purghe dei gulag
si ripete l’errore amico della banda dei quattro
l’impero celeste sembra non aver compreso la
storia si replicano processi contro l’uomo
ed anche qui in sedicesimo abbiamo il
sette aprile
balestrini ricercato per una fantasmagorica
banda armata
VIII –
koba ride in un mondo segnato dalla
sua demenza il campo gemmato alle
pendici del fujiyama e l’orso non hanno
ancora compreso la triste lezione del
vietnam e zio ho assiste silente allo
scempio in afganistan
buon fumo signori da quelle parti
l’islam sogghigna davanti alla nera pietra
vincente della ka’ba e lascia davanti ai nostri occhi
le fosse di katin e gli affetti di scabbia
di chi l’immagine riflessa nello stagno?
avido infantile distrutto
raffinato moribondo assieme al continente
voglioso di morte gaudente
del naufragio disprezzo di
fughe in rassicuranti certezze
finitudine dell’umana opera
malinconia virile il destino di k.
nei suoi contrari equilibri
la melodia dei tramonti
l’ultima estate
ove abita fatme la perla
tra le donne?
il mago spezza il pane
frugare con un ferro da calza
in un orologio a pendolo
ricordo che ti piace un mio
quadro il più cinese tra
quelli che ho dipinto
luigi il giorno di careno
edith alla musica del tramonto
nella sera d’agosto k. scrive
ad edith poi a luigi il crudele
ed invia all’amico thu-fu una
poesia
l’epopea dell’autoritratto
va in città e compra frutta
e sigarette per donarle a gina
tat savitur varenyam
bhargo devasya dhimahi
dhyo yo nah pracodayat
l’ultima estate
benito e claretta invendicati
vergogna in piazzale loreto
- IX -
sboccia la rosa gialla in tarda
primavera selvaggia profuma ad oriente
vengono da tutti gli angoli del mondo
i cosidetti saggi che osano far
consiglio attorno all’aiuola
triste sorte per l’anziano che vuol
recidere il solare fiore
spezzata è invece la sua vita
la vita messaggio di gioventù
la rosa gialla trionfo delle giovani
forze messaggio d’amore
resto indeciso soppesando effetti
notturni e diurni nei miei sogni
appaiono paioli e vecchi bracieri
di rame lustrati con cura mi spingo
all’immaginazione più estrosa
le variazioni dell’opale iridescenti
le piante di lillà in fiore
alle sei il venerdì –
il lavoro mi costringe a
sostare tra pareti rosantico o
blumantodimadonna davanti a piante
fiorite
resto alienato pur nell’apparenza
di sicuri equilibri
nella soffitta scalcinata un
mercoledì di luglio alle ore
ventitré
manuale per la conoscenza attiva del
sapere i fili che sottendono la storia
(anche del marxismo) è la prima che affronti
in modo ampio ed esauriente
money
salone internazionale per la
ricerca d’un lavoro qualsiasi
punto passi sessantaquattro
d’acta archeologica sinica
forse è meglio che lei non mi dica
nulla
us and them
on the run
mi insegna la scienza dei
numeri calcoliamo il numero
tre apprendo il sette trovo il nove
imparo poi l’uso del compasso
- X -
tento allora di misurare le
dodici figure dello zodiaco
e molte altre cose ancora
davanti all’abbazia di san zeno
mentre m’avvio alle aule ex-marzotto
al verdi l’ultimo lavoro di bene
passo davanti alla villa di carlo
a pugnano
ricordi che vagano attorno alla fattoria
di farneta vicino alla certosa
col vecchio proprietario ormai
morto da tempo e nel parco gioca
giovanna bambina (la figlia dell’ultimo
guardiano) gioca con l’amichetta fantasma
che scaglia gli embrici a marinella
storie sepolte da anni ma che
riaffiorano alla mia fantasia
atemporale
aspettando in piena notte nadira
davanti al teatro del giglio
ed il grande pipistrello dietro
l’auto alle cave del maddaleni
o il monaco dell’eremo di calomini
che scorgo al seggio elettorale di
motrone
gli attimi velenosi passano in
via san paolino ed agghiacciato
davanti allo zio morente
tributo di sangue nella tenuta
di san rossore e schianto di
macchina-regalo-di-compleanno
poi vengono detersivi nonbiodegradabili
e la morte soffusa si fa sovrana
il regno di gertrud hesse
che canterò decenni dopo
il trionfo dei giovani
perché giovane è la vita
la rosa gialla rompe
coi messaggi di morte
parla d’amore e di pace
ma l’inevitabile ares
scatenato dal potere
la rosa fiorisce nel giardino più basso
ove il volto della vita appare più vero
e diverso
a due passi dalla libertà autentica
e dal superamento invocato da nietzsche
- XI -
spogliati i falsi idoli
nessuna bocca resta senza pane
il dragone viene preso d’assalto
e le sue vesti sono tagliate come
la falce taglia il grano dorato
palazzo ricci con scritte e disegni
degli studenti per introiettare
un ambiente nemico estraneo
per sentirsi un po’ più a
proprio agio e rimane pur sempre
il massimo che possiamo aspettarci
dall’esistere è oggi
riuscire faticosamente ad evitare
il peggio
edjtehad ci esprime la dipendenza
divina dei mullah ci fa intuire il
loro comportamento non occidentale
la guerra santa djahad senza interruzione
alcuna guidata da velayat faghih
e scorribande nei due sensi per il
predominio mediterraneo da sempre
mascherate in finta lotta
religiosa con turchi e crociati
impegnati in battaglia medioevale
per la supremazia dei mercati
la benzina a un dollaro il barile
il jet di mattei abbattuto da tempo
e petrodollari inquinanti con tangenti
a partiti e acquisto d’azioni delle
multinazionali assassine
con capitali a NY e nel golfo
persico
united fruit finanzia governi
gorilla sudamericani e ITT assassina
padrona del cile con pinochet-fantoccio
s’ingrassa il padrone delle armi
ed il libano terra di nessuno con
guerra medioevale tra esercito libanese
e fedajn e cristiano-maroniti e
l’immancabile israele e chissà quanti
altri nascosti nei campi d’addestramento
per interessi di morte
come l’ultimo romantico che
preferì non morire di burocrazia
e chi l’uccise perì d’elicottero
forse ordine della CIA in entrambe le morti
- XII -
le morti poco riconoscenti
con un sogno di riscatto cantato
da debrai all’amico giangiacomo
anche per la fortuna della sua
casa editrice
sono tempi di scrittori alla riscossa
che si credono filosofi profeti poeti
ma le verità restano solo sulla carta
stampata mentre il sangue è versato su gea
sono i miei canti nella casa
del grande pellegrinaggio
questioni e dispute di parole
dalle quali nascono invidia
contenzione maldicenza cattivi
sospetti acerbe discussioni
fuggo queste cose
a gerusalemme è sul punto di
incontrare l’odio dei capi
sul suo popolo
è sul punto d’incontrare
la morte
e come esce da gerico
coi suoi discepoli e gran moltitudine
il figliuol di timeo il cieco mendico
bartimeo siede al lato della strada
figliuol di david abbi pietà
e molti lo sgridano perché taccia
chiamatelo rabbuni che io recuperi la vista
e tutti conoscono come
la storia si svolge
spariamo il colpo di parola
quando un uomo muore il suo
spettro attraversa l’oceano
sul sentiero dei vènti
la scrittura automatica dei
surrealisti lascia graffi
francesi sul marmo annerito
dei templi
l’ira riposa sotto il petto
degli stolti
RNA matrice laboriosa della
replicazione della vita
scendiamo alla prossima dal
camion luminoso
- XIII -
crolla l’auditorio di
prova d’orchestra
san frediano traccia col rastrello
il nuovo corso dell’auser
le campane di san leonardo in
borghi ricordano il lento
inesorabile flusso delle ore
questo gelo improvviso rende insensibili le punte
delle mie dita mentre mi
fanno auguri per l’istologia
parlare zen è forse nonparlare
posso narrare degli antichi maestri
giapponesi o dell’ormai scontato
informale di pollok
posso dilungarmi sul silenzio di cage
o sul corpus poetico di ion barbu
o delle avanguardie obsoletamente storiche
o più diffusamente dei beats
o dello zen americano (con tutti i suoi affluenti)
o sui commenti di tran thai tong
ma ne sono proprio sicuro?
eppure tutto appare maledettamente
confuso cerchiamo di ricapitolare
tutti assieme la stanza sembra
vibrare disordinatamente
alle pareti sono affissi i quadri
e stampe d’ogni dimensione e
d’ogni epoca
si scorge il paesaggio che
che c’era prima dell’esistenza della
stanza stessa e quello successivo
quando non esisterà più da lungo tempo
sembra che anche quella barriera si sia da sola disgregata
sinceramente comincio a preoccuparmi
e giuro solennemente di
mangiarmi tutti i ceri tanto
non saprò più a chi accenderli
dispiego le mie enormi ali
e m’innalzo possente nella notte sento
intanto i vènti delle più alte
montagne il calore dei mari meridionali
e la forte pressione del centro mi spingo
molto molto
molto lontano in un mare di fusi metalli e
argentei anelli nel cielo scanso molti tempi
XIV –
e seleziono mille cose da conoscere
mi abituo mi abituo
in verità ci sto provando
abbi riguardo!
è un momento estremamente importante
la rosa venuta dall’oriente
e che i savi han tentato di recidere
rimanendo sconfitti
nuovo movimento con membra giovani
in prima linea che parlano d’amore
i potenti covano sensazioni di guerre
la rosa che fiorisce sui più infimi gradini
mai per il ragno nero il riscatto è stato
così vicino
i vecchi totem le ideologie gli schemi
obsoleti ad uno ad uno repentinamente
cadono
anche il rosso dragone vien preso
d’assalto e sotto il suo manto
appaiono gemme più brillanti del sole
si ha ricchezza e scandalo
un solo anno di trionfo ma i semi
sono stati lontano gettati
la folgore spezza la rosa
breve la vita come breve la vita di ogni
rosa
ma resta un germoglio celato
e qui la gramigna segna la sua fine
il gran movimento della rosa
è l’anticipazione ed il seme da cui
prenderà germoglio
il desiderato rinnovamento
e spirito e sociale ri-iniziano ad avere un senso
rovesciare il portacenere dell’auto
alla ricerca di un’ultima cicca
sii pace nel mondo finalmente
tempo-voluto spazio morale per
una generazione d’emergenza
odi spenti io-atomizzato
fiore ultimo petali persi
la spazio di dieci piedi quadri
vimalakirti
contiene tutti i mondi tuttavia non ne trabocca
pechiblenda
radioattivi giacciono inerti rossastra
sabbia all’idrogeno scorie sole viola
XV –
enorme infuocato assiste attonita terra martoriata
statica energia balugina
frequenti lampi scarica
ancora ancoraa ancoraaaa….
tarda a tornare al suo posto riesco a fatica a riprendere
la lena consueta rileggere il viaggio a ixtlan superare
la quinta valle la terribile valle il déjà vu
richiamo all’assenza di sonno colpito alle spalle
il cherubino di mosè rappresenta anche il gran mistero
magico di cui il settenario esprime tutti gli elementi
time space
neither life nor death is the answer
lunghi capelli beve a gran sorsi
dalla tazza spartendo la droga con rudra
porte ben diverse sono aperte
dall’universo plastica direttamente alle altre dimensioni
la moltiplicazione ha inizio
dormi permaflex le UHF ti cullano e passi
a ben altri specialisti che attraversano problemi
equipollenti raggi di colore e gioia-truffa spiano
ancora dal tutto
non
vedi
la fine
dell’acqua
di babilonia
solo immagini
riflesse ricostituite
a programma rimbalzano
sputate fuori dal primo tubo
catodico senza acidi i rombi ti
sembrano ancora più leziosi i fumi
dell’ade delizia la putrefazione nascita
godi la tua fase REM parigi val bene una messa
l’incanto da tempo spezzato alice fugge
terrorizzata l’acquario per l’eternità
relegato sei nei sogni dei bui canali
veneziani l’ombra s’aggira e pian
piano spiega enormi ali tetre
per miglia miglia e miglia
la moltiplicazione ormai
ha inizio tu già
senti l’alito di
inesorabili
incubi
solidi
XVI –
il segno d’aria dominato da venere
cerca un’armonia fascinosa
indeciso soppesando
pace in terra e ricordi di crocifissione
mondo scoppiato morendo l’ultimo uomo
dio viandante facce tristi tendono le
mani illuminazione uomo senza gambe su la
piattaforma a rotelle ore che passano sempre
chiuso nell’io esasperato confinante col tutto
teste che dolgono uscire dal continuum delle
dimensioni antiumane in questo mio vecchio
kaddish per kwannon
che sto sfogliando e ne spedisco una parte a
the oxidized look
le prostitute si fanno strangolare nelle case
di periferia rombo di cannoni grida di terrore
vestali alle quali nessuno più crede
epitaffio metempsicosi
torri d’avorio degli spiriti anarchici
like a rolling stone
lento costante sgretolarsi aerei carichi di
bombe a ritmo di zen cielo pecorelle catinelle
fetente dente frega sega "come andò giovanni?"
chilometri su chilometri big sur si masturbano
quotidianamente idee e genitali epitaffio!
un grano di senape racchiude in se il monte
s u m e r u
idiota faggio scarafaggio buon vecchio kerouac
eternamente sbronzo
registratore per risentire la cacofonia della
vita io sono iosono iosonoiosonoiosono…..
oscena stupidità tvcolor bato kwannon dalla
testa equina immensità impossibilità quotidiana
cul de sac temporinfusale fiammiferi e johann j.
astor geb.1763 in walldorf in baden nar einer
erfolgreichsten
deutschen in amerika seinen namen tragt die
waldorf astoria cigarette astor filter naturkork
juichmen kwannon dalle undici facce
senju kwannon dalle mille braccia
spezzare i cerchi scorgere l’ipocrisia bucrani bianchi
calcinati nel sole d’agosto semiaffondati nella
sabbia cocente help! una croce una prece due tre
cinque un milione un miliardo un fantastiliardo di
preci inutili eternità persa divisa divinità obsolete sublimate
schedate catalogate rabberciate chiuse in sedi di partito
XVII –
sei giorni son passati da un pezzo
ma che cazzo stai facendo!
si gira l’antico valzer della vita
assassini alla cocacola con orde
barbare di masturbatori o cannibali
alla week-end alloggiati nei templi
agli dei giusti ed ingiusti
prostitute per uomo programmato
marxisticamente perfetto – deficiente –
when my dream boat comes home
né nero né ebreo (e se lo fossi?)
c o n f u s i o n e
domanda senza risposte champagne rosée
cryn time domenica per strade ballo saga
assassino dinastia aliena
"sei l’ultimo"
uccidetevi! uccidetevi! zeus in te
dunque più non funziona? s’è arrugginito
od è impazzito alla vista del tuo marcio corpo
piango alla guerra e alla morte
sho kwannon
che tieni in mano il loto
bato kwannon
salvatore degli animali
nyorin kwannon
che reggi la guancia
il ciclo di kalì
affondati nel concreto illusorio
i cinque sensi di materia introvabili
vie di fuga attraverso:
intelletto
pensiero
disciplina
esercizio
volontà
buone azioni
sforzo
e allora?
gettiamo il devoto per scrutare
intorno dentro fuori sotto
s o t t o
apparenti riverberi primari
ricongiungendo fili spezzati dai
tempi riplasmando identità nascoste
di strade germogliate sul sangue
XVIII –
travisati dei aztechi nazca indica
vari sentieri s’aprono nell’incanto del
mare salato dei desideri
l’incomunicabilità diviene alibi
i finti dei procreano mostri le maestre
insegnano ai giovani lebbrosi le foreste
cadono parallele di ferro scavalcano
continenti non prima d’aver provato le
conquiste eretto piramidi
massacrato deboli
solcato mari
coniato monete
clonato uomini
gli dei esigono tributi
la saggezza dispersa
l’inutile moltiplicato
il tempo venduto
nuove catene avvolgono
nuovi generali sono eletti
nuove forze liberate
il sole pallido
la terra sussulta
i mostri sono generati
allora gli dei buoni e falsi
fuggono terrificati
le bandiere di sale
i mari senza vita
gli occhi felini parlano
di tutto questo
non sei capace di leggerlo
troppo preso nel karma tuo
solo tuo [pensi credi]
ateo perché credi
coinvolto dal non voler
sapere
fermati un attimo
l’anatta
su quegli occhi
responsabilità no!
struzzo quella realtà che fuggi per un
mondo divenuto irrimediabilmente stretto
te la ritrovi davanti ovunque come la
morte sulla spalla del guerriero
ed il tuo tonal
sempre più in disordine
XIX –
tempi d’odio e d’attesa
di miti crollati e diamanti celati
tempi di danze incrociate
e di demoni in panne
nera torre e gialla rosa assieme
in un inesprimibile viaggio
su radianti sublimi
e macerie metropolitane
tempi d’attese
e di vertigini disperse
sassi sbrecciati
sfere d’oricalco
fratture e ricomposizioni
improbabili
matrici del nulla e
ricostruzione dei canti
stracciati nel divaricarsi
delle realtà probabili
paradisi elettrici
con jet sfreccianti
sopra città disgregate
ed animi affranti
inascoltato canto
del tempo in gioco
XX –
cinghia attorno al braccio
ago ancora in vena
musica negli orecchi
cuore fermo
senza rumore
if the hoar frost thy tent thou wilt
give tanks when night is spent