- vittorio baccelli - i racconti -
- questo racconto che vuol essere un omaggio al "pianeta selvaggio" di Roland Topor, è apparso per la prima volta su "storie di fine millennio"-
ANIMALI
AMICI MIEI
La vendita dei piccoli umani era stata un grande successo, sopratutto i giovani ne erano entusiasti. Non esisteva residenza nella quale i piccoli non avessero umani addomesticati nelle loro splendide casette. Venivano vestiti con abiti sgargianti e di gran fantasia, e poi gli umani ridevano, cantavano, suonavano piccoli strumenti, erano insomma il divertimento preferito di grandi e piccoli.
Ma purtroppo si riproducevano ad un ritmo sconvolgente e molti se ne andavano dalle residenze o venivano abbandonati.
E così gli umani selvatici divennero un problema: erano maledettamente infestanti, saccheggiavano le dispense, danneggiavano le abitazioni incustodite, rovinavano i raccolti, rubavano piccoli oggetti. Tutti i tentativi di allontanarli erano falliti, non solo, gli umani selvatici avevano anche assalito dei piccoli.
Il giocattolo preferito dai piccoli era così divenuto un problema da risolvere: così fu deciso di deumanizzare la città.
Mentre gli umani in cattività continuarono ad essere oggetto di divertimento, nei confronti dei selvatici si scatenò una vera opera di bonifica con esche avvelenate e gas letali.
L’esagono non tecnologico che confinava con la città, da millenni viveva la sua esistenza in una pace idilliaca coi suoi seriosi alberi pensanti, con la sua vegetazione lussureggiante, con la miriade d’animaletti che dalla foresta e dal sottobosco traevano alimenti e protezione. L’esagono sapeva degli umani giocattolo portati da un lontano pianeta e fino ad oggi non aveva permesso a nessuno umano di fermarsi nel suo territorio.
Ma all’esagono erano giunte notizie della de-umanizzazione e questo non gli era piaciuto, non comprendeva come animaletti così graziosi potessero rappresentare una minaccia da giustificare misure tanto drastiche.
Era anche risaputo che agli umani piaceva giocare con la tecnologia e nel pianeta da cui erano stati prelevati, questi loro giochi avevano generato dei danni irreversibili.
Ma nell’esagono non tecnologico, ove appunto le tecnologie non funzionavano, questi pericoli ovviamente non erano presenti e gli animaletti simpatici avrebbero potuto vivere e riprodursi in armonia con l’habitat circostante.
L’esagono dopo queste riflessioni aprì le barriere agli umani.
I sopravvissuti alla de-umanizzazione, malconci e con gli abiti multicolore stracciati iniziarono ad inoltrarsi nella foresta destando la curiosità intorpidita degli alberi pensanti che da millenni erano assorti in una realtà immutabile. I nuovi animaletti sporchi e chiassosi furono per loro una novità sconvolgente ma poi alla curiosità si sommò la simpatia.
Circa un milione di umani si stabilì nell’esagono, furono creati villaggi e per la prima volta vennero coltivati i campi.
Il giocattolo aveva per sé un nuovo mondo, la non tecnologia permise l’armonia e la pace con le altre specie.
L’esagono non tecnologico ritornò alle sue speculazioni metafisiche, gli alberi pensanti si rimmersero nella loro meditazione collettiva profonda che li collegava all’infinito, gli umani addomesticati della città seguitarono a divertire grandi e piccini coi loro lazzi e coi loro sgargianti abiti.