- vittorio baccelli - i racconti -

- da "la città sottile"-

APPUNTO PSICOGEOGRAFICO

Spesso, sempre più spesso la città ci avvolge di noia, la disgregazione si fa allora più tangibile, gli spazi sembrano restringersi, anche il solito pub-ritrovo diviene opprimente.
Nelle vetrine del centro i dadaisti avrebbero voluto veder esposti rottami metallici, i surrealisti, forse piume di cristallo: tutto questo è irrimediabilmente perduto?
Tutte le città sono geologiche - perché la nostra dovrebbe far eccezione? - ad ogni crocicchio rischiamo d'imbatterci in fantasmi armati del pesante fardello delle leggende; c'involviamo allora in un paesaggio costantemente chiuso che ci trascina inesorabilmente verso il passato.
Le viuzze medioevali, i monumenti, le piazze, le torri, gli stemmi, le corti, ci danzano intorno creando figure spaziali ed angolature fuggenti.
Ma tutto ciò è estremamente frammentario.
Gli stili che furono s'accalcano disordinati ai nostri sensi, la scritta COCACOLA torreggia assumendo valori analoghi, confondendosi con il casello autostradale e lo stadio, anch'essi confusi con la cattedrale.
Torri ciminiere e campanili: ma l'architettura è storia, talvolta revival, quasi mai presente.
L'alba sparisce, le stagioni s'omologano negli ambienti ad aria condizionata, l'inquinamento regna sovrano.
L'uomo qualunque della città Babilonia s'allontana giorno dopo giorno inesorabilmente dall'ordine cosmico ( o dal disordine cosmico? o in questo caso s'avvicina?)e la città elettrica lo trascina sempre più nelle sue spire, nella sua realtà artificiale.
Una malattia mentale ha invaso il pianeta: la banalizzazione.
Ognuno è assuefatto alla produzione ed al confort - l'immagine ossessionante ed il consumo come lavoro imperano.
Riapropriazione del tempo, eliminato schizofrenico, frammentarietà dilagante, rifiuto della banalizzazione - dell'omologazione per dirla con Pasolini e Mishima - è possibile la ristrutturazione del singolo?
Il tempo lavora indifferentemente per la liberazione o per la catastrofe.
In entrambi i casi non vi saranno né vincitori, né vinti.