-
vittorio baccelli – i racconti – terzo sigillo –
Nel bel mezzo della curva presa a discreta velocità,
inorridito il guidatore dell’auto vede in un istante arrivare a folle andatura
una moto con afferrato ad essa il suo guidatore, la moto è orizzontale al
selciato ed all’altezza del cofano. Uno stridio metallico, il cofano che
s’accartoccia, la moto con rumore d’ossa spezzate sfonda il parabrezza con la
ruota anteriore e col casco del motociclista. La sua rotazione impazzita
distrugge l’abitacolo all’altezza delle teste dei due occupanti i sedili
anteriori. L’auto per l’urto gira più volte su se stessa colpendo il guard rail
sul lato sinistro della strada che da su uno strapiombo, finendo la sua corsa
contro le rocce acuminate che sporgono sulla destra.
Il portellone posteriore del veicolo è scagliato
violentemente sull’asfalto, dall’apertura un ragazzino di dieci anni sgattaiola
fuori terrorizzato e si mette a correre zigzagando velocemente per un centinaio
di metri, accasciandosi poi sul ciglio della strada.
La carcassa dell’auto con la moto incastrata nella
parte anteriore, ed all’interno i tre corpi martoriati, è adesso di traverso
alla via, sembra un fiore esploso, una scultura pop da incubo. Dai rottami si
leva un sottile fumo bianco ed una pozza di liquidi organici e minerali sta
scivolando nel bel mezzo della carreggiata.
Il suono dell’impatto è simile ad un colpo di
lupara, poi cade il silenzio che dura circa un minuto, infine vi è sibilo
seguito da un lampo accecante e da un sordo boato. I rottami s’incendiano ed
una colonna di fumo nero s’alza nell’aria tersa.
Ovviamente sia i genitori del ragazzo che il
motociclista, muoiono all’istante, Roger, così si chiama il figlio rimasto
illeso ma sotto shock, è portato all’ospedale, medicate le varie escoriazioni,
è affidato alle amorevoli cure dei
nonni materni.
Il fatto strano di questo incidente è che il
motociclista non viene identificato.
Dieci anni dopo, Roger è un baldo giovanotto, i
nonni gli hanno fatto da amorevoli genitori e lui è felice della propria
esistenza che sta scorrendo tranquillamente.
Oggi però a Roger girano ferocemente le scatole: è
stato piantato in asso senza alcuna motivazione apparente dalla sua ultima
ragazza. A pezzi e bocconi, con questa è quasi tre anni che ci fila. E’ una
ragazza strana, va e viene, e se tutto fosse stato regolare a Roger questo
fatto potrebbe andare più che bene, ma c’è un piccolo particolare non di poco
conto, forse Roger è proprio innamorato di lei, ed altra cosa che gli fa girare
le scatole è che si sta rendendo conto che con questa è diverso che con le
altre.
Cosa c’è di meglio che una bella galoppata in moto
per far cessare il giramento di coglioni? Probabilmente sta pensando, e così
s’infila tuta e casco e parte a tavoletta con la sua moto verso le verdi
colline che tagliano in due la regione.
Il verde e l’azzurro con le loro mille sfumature
sfrecciano lungo il nastro d’asfalto che scivola via veloce sotto le ruote della
moto con il rombo del motore miscelato al sibilo del vento: immagini e musica
generata del vento e dalla moto si fondono in una miscela esaltante. Il fluire
delle sensazioni sta dando a Roger l’effetto voluto, quel senso di straniamento
dai problemi, il suo nervosismo si è ormai sciolto e sempre più si sente un
tutt’uno con il suo mezzo e con il set che lo circonda. L’esaltazione della
velocità si miscela a quella della velocità, ed ormai tutte le ambasce sono
lasciate lontane da lui, alle sue spalle.
Adesso una
curva dietro l’altra, la moto che si piega sull’asfalto, si raddrizza per
ripiegarsi nuovamente nella direzione opposta, alla sua destra uno strapiombo,
alla sua sinistra la roccia viva, il rombo regolare del motore ed il sibilo del
vento lo avvolgono: è un vero centauro, una cosa sola col suo mezzo.
Nel bel mezzo di quest’ultima curva la moto
improvvisamente ed inaspettatamente scivola via dall’asfalto, forse una chiazza
d’olio è la ragione di ciò. Roger e la moto sono sollevati in aria, ora paralleli
all’asfalto, solo stupore nella mente di Roger. Un’auto si para improvvisamente
davanti, la moto nella sua traiettoria autonoma con la ruota anteriore sfonda
il parabrezza e Roger dal cristallo del casco scorge i volti terrorizzati degli
occupanti nell’attimo dell’impatto.
Nell’istante in cui ode il rombo dello schianto, si
rende conto che i due volti atterriti sono quelli dei suoi genitori.
Dopo lo schianto e la sua perplessa confusione segue
un lampo e subito dopo è il buio. Segue un silenzio di morte.
Mille interrogativi si formano trai neuroni di Roger
prima che la sua mente svanisca del tutto.