-         vittorio baccelli – i racconti – terzo sigillo –

 

 

 

IL BALCONE

 

Ce l’ho fatta! Sono riuscita ad abbandonare quel maledetto cuballoggio nel quale abitavo da oltre tre anni. Abitare, è un termine troppo eufemistico, io in quel locale ci soffocavo proprio e l’usavo solo per andare a dormire. Finalmente l’agenzia mi ha trovato una vera casa in pieno centro storico e ad un affitto per me accettabile.

La casa è composta da cinque stanze e si trova al quarto piano. E’ già arredata e per me è una autentica meraviglia, non ho mai abitato in un appartamento così grande. Per la verità il mobilio è alquanto strano, ma l’insieme è accogliente. C’è un punto della casa che poi amo particolarmente: è una stanza vuota, con le pareti dipinte di celeste chiaro, mentre il soffitto è di una tonalità, sempre celeste, ma più scuro delle pareti. Sul soffitto vi sono disegnate delle piccole stelle color oro. Steso sul pavimento un grande tappeto arabo con complesse volute multicolore. Ad una parete è attaccato un grande specchio che tocca fin quasi terra con una leggera cornice in legno dorato. Sulla parete opposta si apre un piccolo balcone dal quale si scorge uno scorcio di città e, sporgendosi si vede la strada sottostante con i passanti frettolosi sul marciapiede ed i moduli che viaggiano veloci.

Questo angolo della casa mi attira profondamente, tra lo specchio ed il balcone, in mezzo alla sala, ho messo un grande cuscino,  sdraiata su di esso leggo i miei libri, o penso, talvolta medito e quando riguardo i miei ricordi, qui essi si fanno più vividi.

Passo sempre più tempo in questo spazio e la luce che proviene dal balcone sembra rinvigorire le mie forze.

Talvolta mi guardo allo specchio, vedo anche il balcone alle mie spalle, e comincio ad accarezzare il mio corpo, ad alzare le vesti, e questi gesti mi eccitano e mi confondono.

Dopo un po’ di tempo che seguo questo comportamento, ho sentito la necessità di soddisfare la mia eccitazione, ed ho cominciato a masturbarmi guardandomi nello specchio con nel sottofondo l’immagine del balcone. Quando inizio a godere  avverto sempre più prepotente l’attrazione di quel rettangolo luminescente che è alle mie spalle e provo un po’ di paura.

Ma l’attrazione diviene ogni giorno più forte, e mentre prima passavo del tempo sporgendomi dal balcone e guardando anche la strada sottostante, ora non ho più il coraggio di andare sul balcone, mi limito ad ammirarlo dalla stanza, ma sento la sua attrazione farsi sempre più forte.

Provo il desiderio di lanciarmi a tutta velocità giù dal balcone, ma tutto ciò è assurdo, ho sempre avuto una vita felice, una famiglia stupenda, un lavoro che mi soddisfa, un fidanzato al quale voglio molto bene. Non capisco perché mi succedano certe cose, perché mi vengano certe idee: ma l’attrazione continua, aumentando d’intensità ed il desiderio del volo, della liberazione totale, si fa sempre più tangibile.

Ho paura, ne ho parlato con il mio ragazzo e lui verrà a trovarmi sia per vedere la nuova casa che ho affittato, ma soprattutto per osservare il balcone.

A parte quell’attrazione mi trovo benissimo in questo appartamento ed anche se è strano, lo trovo affascinante. I quadri alle pareti rappresentano tutti delle scene mitologiche, sono ad olio e devono essere parecchi o antichi. Anche i soprammobili a guardarli uno ad uno, possono sembrare inquietanti, ma si intonano perfettamente e sono in armonia con l’intero ambiente.

Oggi  arriva il mio fidanzato, è tutto contento che finalmente l’ho invitato a vedere la mia tana, come la chiama lui. Come ipnotizzato si è aggira per le stanze per un sacco di tempo. Guarda attentamente, uno ad uno, tutti i quadri, solleva tutti i soprammobili,  curiosa nei cassetti, guarda anche attentamente alcune scritte, in lingua sconosciuta,  che si trovano sulle pareti poco al di sopra del pavimento. Scritte che non avevo mai notato. Vuol anche osservare tutte le luci della casa, quelle a muro e quelle mobili.

Poi si affaccia al balcone guardando a lungo in ogni direzione, infine si  mette comodo sul mio cuscino preferito, davanti allo specchio, e finalmente mi parla.

-         E’ una casa bellissima, ed anche tu sei bellissima.

Mi prende una mano, mi fa avvicinare a lui,  sento la sua mano cercare i miei seni, e poi mi abbandono completamente tra le sue mani amiche.

A questo punto i ricordi si fanno confusi. Facciamo l’amore per un tempo incredibilmente lungo e lui è nudo davanti a me e mi osserva, in piedi, attentamente. Poi fa alcuni passi verso il balcone ed improvvisamente salta a piedi uniti, come se fosse sul trampolino e si tuffasse. Lo vedo volare lentamente oltre il balcone e compiere un arco verso il basso. Mi alzo terrorizzata e rimango con le mani alla bocca, immobile, pietrificata, senza emettere un suono.

Sono come una statua, non so quanto tempo resto in questa posizione, sento un profondo dolore bloccarmi il cuore ed il respiro. Non ho il coraggio di sporgermi dal balcone e guardare la strada sottostante, mi sento morire, vorrei anch’io gettarmi di sotto, raggiungere il mio ragazzo, il desiderio e l’attrazione sono sempre più forti, ma il dolore dell’amore perso mi rende pietrificata, immobile, rigida come la morte.

Svengo ed avverto il mio corpo cadere pesantemente sul tappeto.

Quando mi riprendo sento lui che mi accarezza dolcemente, non è possibile, è di nuovo accanto a me, mi lascio andare nella confusione più totale, le afferro le mani e le stringo con quanta forza possiedo. Guardo il balcone che ora sembra splendere di luce propria, il rettangolo è come un sole infuocato e nuovamente sento quell’attrazione imponente che mi vuol trascinare via. Ci alziamo in piedi, io stringo sempre le sue mani, il suo corpo è ora tutt’uno col mio, ci alziamo da terra e stiamo volando. Stiamo insieme volando.