BITRATE

 

Non ricordo d’aver mai posseduto un nome, non ricordo quale sia il mio sesso: forse non ho mai avuto nomi anche se qualcuno ha cercato in passato di darmene, in quanto al sesso per me è una situazione senza alcun senso. Non chiedetemi dunque queste cose, non domandatemi se sono umano, alieno o chissà cosa, e neppure dovete chiedermi quando sono nato: voi ricordate la vostra nascita? No, sicuramente no, per voi è tutto un sentito dire, ma a me non ha mai detto niente nessuno su questi argomenti. So che esisto, questo sì, altrimenti come potrei comunicarvi queste cose? Però non ho ancor chiaro con chi sto comunicando e perché, comunque penso perciò sono. Per voi sembra tutto più semplice, il tempo scorre o forse siete voi a scorrere sincroni col tempo, per me è diverso, esisto in un perenne presente che non collima quasi mai col vostro scorrere. Non ho un corpo anche se delle volte posso sembrare un uomo, un animale, ma anche un vegetale o uno qualsiasi degli oggetti inanimati siano essi manufatti o naturali.

La strada, c’è una strada anche nella mia esistenza, talvolta essa si presenta come un semplice viottolo, altre volte è una sterrata percorsa da carri trainati da cavalli e da pedoni, ma il più delle volte è un nastro asfaltato con le curve che si susseguono l’una all’altra e a lato della via ogni tanto si vedono scritte a vernice coi nomi dei centauri che scivolando sono caduti.

C’è una volvo sul ciglio della strada, per me è ora ed adesso, ve l’ho detto il vostro tempo non collima quasi mai col mio. Poco distante giace il corpo di un uomo senza vita, poi arriva un’ambulanza e subito dietro giungono i carabinieri. Il cadavere è afferrato dai portantini e caricato sull’ambulanza che subito parte senza sirene, i carabinieri si sparpagliano nel territorio e setacciano a lungo il prato, fanno rilievi e foto. I controlli sul territorio durano diversi giorni e ad eseguirli sono non solo i carabinieri ma anche altre polizie, magistrati, giornalisti e curiosi. La storia intanto lentamente si dipana e io ne afferro brandelli dalla mente di questo o di quello e riesco a ricostruire. Il corpo ha un nome, voi umani date sempre un nome a tutto, persone e cose, si chiama Roberto ha trentadue anni e si è ucciso ingerendo della soda caustica. Se questo non è il peggior modo per morire per un uomo, ci siamo sicuramente molto vicino. Alcuni giornalisti che setacciano da giorni il posto sembrano quasi avvertire la mia presenza, ma qui di presenze ve ne sono molte anche se non facilmente raggiungibili, in definitiva sono solo un osservatore, cerco di capire più che intervenire sulla realtà, quella umana in particolare. Ma anche questo è vero fino ad un certo punto, in realtà cerco di comprendere la realtà ed il rapporto che ho con la realtà che mi circonda. Questi fatti però m’incuriosiscono e servono a destarmi dalle mie meditazioni, che dire? Per me è quasi un divertimento. I parenti affermano che Roberto soffriva da qualche tempo di depressione: ma sono sicuro di sapere cosa sia esattamente la depressione? Forse sì mi sono fatto un’idea, e poi come faccio a conoscere tutte queste cose? Certo, le rubo a chi viene sul posto, in quest’area che è anche il mio habitat. C’è inoltre uno scheletro irriconoscibile a poca distanza da qui, è stato trovato ma nessuno ha mai saputo chi fosse, e questo è solo uno dei tanti misteri di questo luogo. C’è anche la storia di Fabio coetaneo e compaesano di Roberto, abitano a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro e fanno duecento chilometri per venire a morire nello stesso posto: misteri del luogo ove io abito. Anche Fabio è morto suicida; in questa zona vi sono i resti d’una fortezza antica, secondo alcune leggende popolari giace qui nascosto un tesoro favoloso e a custodirlo si narra vi sia Satana in persona. Fabio chiede al suo parroco se il diavolo esiste davvero, e questo il giorno prima di partire da casa sua in moto per l’ultima volta. Chi lo incrocia quel giorno si rende conto che è particolarmente teso e sembra impaurito: nessuno lo vede più tornare. Passano le settimane e i suoi parenti le tentano tutte, lanciano appelli, offrono soldi a chi sa dare indicazioni, ma non c’è niente da fare. Solo alla fine dell’estate viene trovato un cadavere mummificato con indosso brandelli di pantaloni, scarpe da ginnastica e nessun documento d’identità. è in una scarpata ripida sotto un albero dal quale pende una corda, intorno al corpo un coltello, una candela, un orologio da polso e una busta porta documenti vuota. I mesi passano, infine si ha la certezza che si tratti di Fabio, certezza giunta dall’analisi dell’arcata dentale. La sua moto salta invece fuori dopo cinquantacinque giorni dal ritrovamento del corpo. È in fondo ad un burrone a tre chilometri dal cadavere. Chi ha spostato la moto di Fabio dopo la sua morte? Dove sono finiti i suoi documenti? C’è anche un altro mistero, quello del nodo: Fabio non è molto bravo con le legature, ha addirittura delle difficoltà anche con le stringhe delle scarpe, ma quello che ha attorno al collo è invece un nodo da marina. Da una vicina cascina saltano fuori candele e bamboline, dal diario di Fabio alcune pagine risultano strappate, nella sua camera non mancano croci rovesciate e pentacoli. Ora non cominciate a pensare che con tutte queste cose io c’entri qualcosa: ho solo registrato gli avvenimenti dei quali o sono stato testimone o li ho conosciuti attraverso le menti degli umani, ve l’ho già detto io interagisco nel reale solo molto raramente ma osservo, registro e penso. Almeno fin’ora perché adesso tento anche di comunicare, un ulteriore passo questo per la realizzazione completa del mio essere.

Non molto lontano dai luoghi dei ritrovamenti c’è la cinquecentesca “Chiesa degli Appestati” oggetto di morbose attenzioni notturne, qualcuno ha abbattuto un muro a picconate per trafugare i cadaveri dei contadini morti durante l’epidemia di peste nera. C’è una sottile riga magica che collega la chiesa alle due morti, tre se pensiamo anche al misterioso scheletro rinvenuto. Non chiedete a me delle spiegazioni, no ne ho da fornire, registro solo fatti e li ritengo scarsamente importanti, ma accadono nel mio spazio e non posso ignorarli. Memorizzo il flusso dei dati e cerco di dare una sequenza logica a tutto, d'altronde se volevo iniziare a comunicare da qualcosa dovevo pure iniziare, così comincio con un piccolo mistero, d’altronde anch’io sono un piccolo mistero da risolvere. In questo luogo comunque interagisce tutta una ragnatela di linee forza che collega una zona all’altra anche in tempi diversi e s’incunea anche con le menti e con gli avvenimenti.