- vittorio baccelli - i racconti -

- apparso su "storie di fine millennio"- per la prima volta sulle edizioni OLFA e su "progetto siderurgiko"-

vittorio baccelli

 

BLACK-OUT

 

Quando negli anni ’70  avvennero i primi black-out nelle metropoli americane, nessuno li mise in relazione con gli avvistamenti UFO che si erano contemporaneamente verificati.

Infatti non passa giorno che un avvistamento di questo tipo si abbia in qualche angolo della terra.

Quel giorno ovunque grosse macchine volanti, brunite e nere arrivarono come se fossero giunte dal nulla.

Il giorno del contatto la relazione fu evidente, per quarantacinque ore il black-out fu totale su tutta la terra.

Enormi oggetti sfereggianti, bitorzoluti, volarono sul pianeta, lentamente, inseguendo le nubi, talvolta così bassi da sfiorare la terra.

Gli uomini pregarono, fecero festa, danzarono, sperarono.

Governi, militari, scienziati e semplici cittadini cercarono con ogni mezzo, dal più sofisticato al più semplice, l’agognato contatto.

Una volta tanto chiromanti, astrologi, ufologi e seguaci della new age furono concordi nel ritenere il giorno del contatto l’inizio di una nuova era.

A questi si aggiunsero storici, medioevalisti, archeologi e predicatori televisivi, poi arrivarono in blocco tutte le sette religiose e gli sciamani delle periferie urbane. Infine i giornalisti di tutto il mondo raccolsero ed amplificarono il coro.

Il giorno del contatto dal deserto dei Gobi a New York, dall’isola di Pasqua a Roma, tutti attendevano, attendevano un nuovo Natale, la pace, l’amore universale, la fratellanza con l’universo, il salto di qualità, la fine delle miserie umane: IL CONTATTO, l’inizio della nuova era, l’età dell’acquario, l’avverarsi delle antiche profezie.

Tutti erano convinti, anche i pochi scettici speravano.

Ma le enigmatiche sagome nere imperturbabili continuarono i loro silenziosi voli, ondeggiavano, si fermavano nel cielo anche per settimane, sorde ad ogni aspettativa.

Chi tentò d’avvicinarle fu gentilmente, ma fermamente respinto.

Una potenza straniera accidentalmente si lasciò sfuggire dei missili: anch’essi furono deviati e si dispersero lontano nel cielo.

Alle attese ed alle speranze mal riposte subentrò prima la familiarità poi l’indifferenza.

I giornali parlarono sempre meno delle nere, enigmatiche macchine aliene.

Inflazione, disoccupazione, litigi politici, disordini razziali, guerriglie locali, terrorismo islamico, fame nel mondo, epidemie, gare sportive e cronache rosa, pian piano ripresero il posto di sempre sui quotidiani e sui notiziari televisivi.

Le onnipresenti macchine nere non fecero più notizia ed i black-out ormai si verificavano con sconcertante  regolarità, ogni tre mesi un black-out di ventiquattro ore fermava l’intero pianeta, ma tutto questo era ormai divenuto normale routine.

* * *

Sono trascorsi più di trenta anni dal giorno del contatto e le indifferenti macchine nere continuano enigmatiche a sorvolare in maniera apparentemente disordinata e casuale il pianeta.

Ed anche il black-out trimestrale è ormai divenuto un giorno festivo contemplato pure dai contratti di lavoro.

Sempre mute ai più sofisticati tentativi di comunicazione, nessuno fa più caso ad esse, dopo le speranze mal riposte, la rimozione.

Fanno ormai parte del panorama come le montagne e le nubi: la gente ha ben altro a cui pensare!.

Le vediamo sullo sfondo delle cartoline illustrate e sui quadri dei pittori di periferia.

Quando si abbassano scendendo troppo vicino al suolo oscurando il sole, s’avverte una sensazione di gelo nell’aria simile all’improvviso sopraggiungere di carica nube temporalesca.

* * *

Sono in un giardino pubblico coi miei figli che stanno rumorosamente giocando con altri bambini.

E’ il giorno del trimestrale black-out, è giorno di festa, su una panchina poco distante una bionda avvenente mi mostra generosamente belle gambe accavallate.

Tra il verde degli alberi scorgo palazzi che sorgono attorno al parco, più oltre s’intravedono nell’aria tersa i picchi delle Apuane.

Il sole di tarda estate fa risplendere alcune piccole nubi bianche che attraversano lentamente il cielo nella loro geometria frattale, alcune rondini volano disordinatamente veloci rincorrendosi, in lontananza tre macchine volanti in quel loro nero totale brunito, in fila indiana, lentamente e silenziosamente s’avvicinano ondeggianti.