- vittorio baccelli - i racconti -
- apparso per la prima volta su "mainframe -
CANTO DELL’ERBA
Il nostro è un pianeta che fu terraformato alcuni secoli fa, poi vi si insediarono i primi coloni che provenivano dalla Terra, tutti europei o quasi, vi è infatti notizia che alcuni di loro erano di provenienza africana.
La parte abitata è situata sull’unica isola del
pianeta, un’isola grande come l’Italia e la Francia assieme, a forma di
stella a cinque punte.
Il nostro pianeta è dunque formato dall’isola che
abitiamo e da un grande unico continente a forma di banana che si estende
nell’altro emisfero.
L’immenso oceano è popolato da forme di vita
importate dalla Terra ed è ghiacciato ai due poli che sono anch’essi abitati
da forme di vita terrestri; infatti prima della terraformazione il pianeta era
sterile, a parte un’unica forma di vita, un’erba verde filamentosa che
creava dei minuscoli cespugli su alcune rocce dell’unico continente.
Fu chiamata erba, non perché fosse veramente tale,
ma perché alla vista ed al tatto sembrava proprio l’erba di un campo da golf.
Sull’isola sorge un’unica grande città, le
industrie sono state costruite su una punta della stella, mentre numerose
fattorie occupano il resto dell’isola, a parte la zona centrale montana che è
adibita a parco.
Circa cinquanta anni fa, l’erba ha cominciato a
svilupparsi sul continente ed i cespugli sono divenuti distese sconfinate di
prati verdi.
Così si sono intensificati i viaggi sul continente
per ammirare l’immensa distesa verde ed ascoltare al tramonto, quando si leva
la brezza, il canto dell’erba, una melodia prodotta dal leggero vento che
colpisce gli esili steli.
Alcuni sostennero che si trattava di un canto vero e
proprio, e non l’azione meccanica del vento tra gli steli, e che l’erba con
il suo canto trasmetteva messaggi.
Poi l’erba cominciò ad apparire anche
sull’isola, nacque prima nell’area dell’astroporto
che era inutilizzato da più di venti anni, poi si diffuse su tutto il
territorio abitato, occupando anche quegli spazi rocciosi che erano stati
lasciati liberi dalle forme di vita terrestri, quasi volesse rispettare le altre
forme di vita.
Ed al tramonto il canto cominciò a diffondersi anche
sulla nostra isola.
Gli animali iniziarono a comportarsi in maniera
strana, sembravano divenuti autocoscienti, quasi senzienti, comunicavano tra
loro e riuscivano a comunicare telepaticamente anche con gli umani, al tramonto
si sdraiavano sull’erba e con i loro versi si unirono al canto.
Poi fu la volta dei ritardati mentali tra gli umani,
anch’essi si unirono agli animali nel canto della melodia.
Toccò successivamente ai bambini ed infine anche gli
adulti si unirono al coro.
Tutte le sere, al tramonto, per circa un’ora ogni
essere senziente s’unisce al coro con l’erba che da semplice melodia s’è
mutato in un colloquio che coinvolge tutto il pianeta.
Anche gli abitanti del mare stanno intrecciandosi
alla catena, a quell’ora di contatto universale che con le sue fasce orarie
segue la rotazione del pianeta al calare del sole.
Sappiamo che quando tutti gli esseri saranno
collegati nel tramonto, il nostro pianeta acquisterà nuova conoscenza, sarà
esso stesso un essere senziente formato da miliardi di altri esseri divenuti
tutti senzienti, ed il canto sarà volontà, conoscenza, pensiero, individualità
e forza creatrice.
La Terra ci ha dimenticato ed ormai da venti anni
non ha più inviato alcuna
astronave sul nostro pianeta, ed anche le comunicazioni da allora si sono
interrotte.
Ma prima o poi i nostri fratelli umani ci
raggiungeranno ed allora quali splendenti notizie potremo riportare sulla nostra
madre Terra.
Ma ora basta scrivere su questo mio diario, sento che
l’ora del tramonto si sta avvicinando, ed anch’io voglio partecipare a
questo grande coro, a questa agape che, per ora, coinvolge solo tutto il nostro
pianeta.