cinq et quarante

 

 

cinq et quarante

vittorio baccelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCAGLIE DORATE

ORIZZONTE DEGLI EVENTI

ROTEANDO, ROTEANDO

REGALO DI NATALE

ABIOGENESI

PORTFOLIO

BLACK BLOC

PUNTO DI CONVERGENZA

IL FAUSTO GIORNO

COSTRUZIONE DEL FIGLIO

I.A.

CANTO DELL’ERBA

PRINCESSE EZIL

CINQ ET QUARANTE

 

 

 

cinq et quarante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCAGLIE DORATE

 

E’ sciocco chiedere agli dei

quello che possiamo procurarci da soli.

(Epicuro)

 

Dio! Com’è vuoto il modulo abitativo da quando lei se n’è andata!

Non c’è stata alcuna spiegazione, semplicemente è partita su un taxi dopo aver raccolto le sue cose, muta alle mie domande.

Ho rovistato mille volte l’ambiente alla ricerca di qualcosa di lei, dei segni del suo passaggio.

Una spazzola con attaccati alcuni suoi biondi capelli, alcune scaglie dorate della sua pelle rimaste sul tappeto, tre mozziconi di sigarette in un posacenere.

Di lei mi sono rimaste alcune foto che ci scattammo in una gita in montagna ed un brevissimo programma personale, un demo da lei registrato durante una visita alla filiale Sendai.

Ho allineato l’elaboratore all’induttore delta, al simulatore ed al proiettore olografico.

Colloco una memoria solida vergine nella fessura dell’elaboratore ed inizio a scannerizzare le immagini, poi metto in memoria il suo DNA estratto dai capelli e dai mozziconi, messaggi registrati con la sua voce sono già nelle banche dati dell’elaboratore.

Immetto poi il demo del suo programma personale ed il proiettore inizia a formare l’immagine olografica.

Alla consolle guido e seguo l’elaborazione, i vari dati s’intrecciano in sinergie sempre più complesse.

In internet attraverso Nuova Alta Vista ed altri motori di metaricerca faccio compiere una ricognizione su di lei e nuove matrici scorrono nell’elaboratore, mi interfaccio con esso e trasferisco i dati di lei che sono presenti nella mia memoria, il mainframe viaggia a pieno ritmo carico dei nuovi dati.

Scopro che in rete esiste una registrazione di alcune sue canzoni, che ha partecipato a due concorsi di bellezza, che ha posato per un calendario hard di due anni fa, che ha registrato una conferenza su le nuove modalità di interfaccia in programmi ad alta risoluzione e che ha partecipato ad una tavola rotonda con il "bel tenebroso", un famoso ed inquietante personaggio olotelevisivo.

I frattali di lei, milioni, miliardi, danzano prima scomposti, poi iniziano ad essere giustamente assemblati e la sua immagine olografica si fa sempre più concreta.

Lentamente la materializzazione si attua sotto i miei occhi.

E’ sdraiata sul tappeto della mia camera, adesso lei è nuovamente qui con me, nuda, si alza in piedi e mi fa:– Mi andrebbe un caffè.

Vorrei dirle molte cose, ma ho come un blocco alla gola, tanta è l’emozione, le verso dal bricco una tazzina di caffè e lo riscaldo col microonde.

Lo beve amaro, poi va in bagno e sento scorrere l’acqua della doccia.

Non riuscirà ad uscire dall’appartamento, ma che importa?

Ora l’ho ritrovata ed affinerò sempre più il programma, renderò l’interazione ancor più densa, forse col tempo riuscirò a fargli avere una maggiore autonomia spaziale così potremo anche uscire insieme, oltre il quartiere non so se ci riuscirò, ma vedremo, comunque la programmerò ancor più bella, non invecchierà e sarà sempre al mio fianco.

Esce dal bagno e la bacio dolcemente mentre la sdraio sul letto.

Voleva rifarsi i seni ed applicare nuove scaglie dorate sulla sua pelle, domani sceglieremo i suoi nuovi seni ed il tipo di scaglie e non avrà mai più bisogno di recarsi al centro chirurgico.

E la bacio, la bacio in tutto il suo desiderato corpo, mentre le note della sua canzone preferita si diffondono tra le stanze della mia casa.

- Caro, ti ho aspettato tanto, ma dove ti eri cacciato? E poi così, senza dire nulla, promettimi che non lo farai mai più, ti amo tanto, sai? -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REGALO DI NATALE

 

 

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono

cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

(E. Flaiano)

 

Ho conosciuto Stella all’università d’Urbino ove frequentiamo gli stessi corsi di Storia dell’Arte.

In breve siamo divenuti inseparabili, pranziamo insieme alla mensa universitaria e la sera c’incontriamo nei bar del centro.

Esploriamo la cittadina ed i bellissimi dintorni, spesso ci rechiamo al prato ventoso dei Cappuccini ed una sera dopo una gita al Furlo ci siamo per la prima volta baciati.

Perché non passiamo le festività di Natale qui insieme? – mi fa lei – un amico mi

ha lasciato le chiavi della casa che ha a San Marino.

Ci rifletto un attimo, tanto con mia moglie ho praticamente rotto già da qualche tempo, chi me lo fa fare di tornare in Toscana, passerò le festività con Stella, vuol dire che telefonerò per gli auguri sia alla moglie che ai miei genitori e, se s’incazzano, chi se ne frega?

La vigilia di Natale col mio maggiolino VW partiamo per la Repubblica del Titano, arriviamo nella cittadina e lei mi guida fino ad una casa medioevale in mattoni.

Entriamo, posiamo borse e zaini con le nostre cose ed esploriamo l’appartamento.

Ingresso, cucina, bagno con doccia, studio e camera da letto matrimoniale, il tutto arredato nel classico stile studente universitario con posters, riviste, dischi e libri sparsi ovunque.

Incredibile! C’è anche il riscaldamento centrale coi suoi bei termosifoni belli caldi.

Sto fantasticando sui prossimi dieci giorni noi due soli qui a San Marino, e lei mi fa: – Devo confessarti una cosa, non sono del Maine, vengo da molto più lontano.

Davvero? – rispondo distratto - e da dove?

Vedrai più tardi – ribatte lei.

La conversazione si sposta sugli amici, sui corsi, sugli insegnanti, sui pettegolezzi e

su gli amori dei nostri compagni d’università.

Poi all’improvviso, con un salto si mette a sedere sul letto e mi fa – Sei pronto?

A tutto – rispondo sorridendo.

L’hai detto! – esclama, ed inizia lentamente a spogliarsi.

Rovisto tra i dischi e le cassette del padrone di casa alla ricerca di "Nove settimane e mezzo" che ora ci sta proprio a puntino, ma non riesco a trovarlo, allora l’osservo mentre si sfila il maglione, t-shirt, si toglie le scarpe, i jeans, poi il collant, lo slip e resta nuda sorridente a fissarmi.

Ora viene il bello – mi dice – non sono della tua Terra, vengo da un lontano

pianeta.

Dai! Falla finita – dico io dolcemente baciandola.

Si scosta – No! È vero, sei pronto a vedermi come realmente sono?

Certo che sono pronto – le dico pensando ancora che stia scherzando.

Se non ti va, dimmelo e non ne facciamo di nulla – sta affermando ciò molto

seriamente e comincio ad incuriosirmi.

Vuoi forse spaventarmi sfilandoti la pelle e sotto ne esce fuori un rettile come in quel telefilm?

No – fa lei – è una cosa seria, ma non è niente d’orribile, però per te sarà molto

strano, preparati e se non ti va, dillo, farò marcia indietro e tutto sarà come prima.

Prendo la sedia e mi ci siedo a cavalcioni accanto al letto fissandola.

- Dai vai avanti con lo spettacolo, mi hai incuriosito, ora sono veramente pronto a tutto.

Con l’indice della mano sinistra si tocca la fronte in tre punti, ed ecco, il mutamento davanti ai miei stupefatti sensi, lentamente avviene.

I suoi occhi divengono più grandi e rotondi, i capelli acquistano riflessi blu luminescenti, anche la pelle si trasforma, è ora come fosse composta di squame dorate ed intorno a lei una sottile luminescenza, sempre d’oro, si diffonde.

E’ ancora lei, ma non è solo più bella, è bellissima, ed i lineamenti modificati sono splendidamente alieni.

Le prendo la mano che si è fatta ancor più sottile e più lunga e la bacio su tutte le sue sei dita.

Mi piaci da impazzire, come prima, più di prima.

Mi spoglio, le sono sopra, le chiedo – Usi la spirale o una pillola aliena?

Lei sorride – Vedo che non ti sei spaventato e che ti piaccio ancora.

Moltissimo amore, non sai quanto.

-Non preoccuparti, non posso rimanere incinta, le nostre due razze sono incompatibili, almeno per ora, ma i nostri cervelloni ci stanno lavorando sopra.

La penetro mentre la bacio ed inizio ritmicamente a possederla.

No – sussurra – con noi è diverso, devi star fermo dentro di me.

Come una thailandese – faccio io, e poi – obbedisco!

Sento delle vampe di calore che dal membro s’irradiano verso il resto del corpo mentre la sua cosina mi stringe sempre più forte.

Le vampe seguono i ritmi cardiaci, il mio ed il suo, che ora si sono sincronizzati e battono all’unisono e li percepisco chiaramente, anche la contrazione sul membro segue lo stesso ritmo, quasi una musica.

La sua luminescenza dorata pulsa seguendo anch’essa i ritmi cardiaci, poi lentamente la luminosità invade anche il mio corpo e divengo dorato, le nostre membra sembrano farsi fluide, si mescolano, onde di pensiero si incontrano e vi è interscambio d’emozioni mentre la melodia si fa sempre più complessa.

Siamo un sol corpo luminescente, pulsante, musicale, quando sento l’orgasmo lentamente salire e poi sommergerci con lunghe ondate ritmiche musicali sempre più incisive e colorate.

Raggiunto l’apice c’è quasi come un lampo ed il rumore del tuono, tutto si fa luminoso, accecante, poi molto lentamente c’è dissolvenza e ci ritroviamo distesi l’uno accanto all’altra, bagnati come se fossimo usciti dalla doccia, innamorati più di prima.

Cazzo, anche gli effetti speciali – mi scappa detto sottovoce.

Cosa?

Niente amore.

…………….

- Stella sei fantastica, non ti lascerò mai!

- Se non altro non te la sei data a gambe levate!

Non ci penso neanche.

Buon Natale, amore – fa lei e da sotto il cuscino estrae un piccolo cubo azzurro

leggermente fluorescente – è il tuo regalo di Natale.

Bellissimo! – dico, tenendolo in mano ed osservandolo con curiosità – ma cos’è?

Cos’è e a cosa serve te lo spiegherò nei prossimi giorni, vedrai ne rimarrai

Contento.

Per te ho qualcosa di speciale, ma tremendamente terrestre – le dico e dallo zaino

tiro fuori due pacchetti tutti infiocchettati.

Lei apre il primo e dentro c’è la videocassetta "Regalo di Natale", il film di Pupi Avati che quando lo vedemmo insieme le era piaciuto un casino, nell’altro il body più sexy che sono riuscito a trovare nei negozi di lingerie d’Urbino.

Non la lascio rivestire, posiamo i regali sul tappeto e ricominciamo a baciarci…..

 

 

 

 

 

 

 

 

ORIZZONTE DEGLI EVENTI

 

Morire d’amore, soffrendo l’intera vita:

in ciò deve consistere

il vero significato dell’amore.

L’essenza dell’amore dovrebbe

essere l’amore sofferente, non ricambiato.

(Y. Mishima)

 

 

Ad Anchiano, è proprio lì che ho scoperto la frattura, sicuramente per caso mi accorsi che interagiva con il mio software.

In quell’area, tanto tempo fa, c’era un campo di lavoro, qualcuno sostiene, di concentramento, per coloro che stavano costruendo la Linea Gotica.

Una zona collocata ai limiti del caos che si interfaccia col mio programma.

 

Venere-Afrodite, dea del desiderio, nacque nuda dalla spuma delle onde del mare e cavalcando una conchiglia giunse prima all’isola di Citera, poi fissò la sua dimora a Pafo nell’isola di Cipro. I fiori sbocciavano ove Venere poggiava i suoi leggiadri piedi e a Pafo le Stagioni, figlie di Temi, la vestirono e la ricoprirono di fiori e gioielli.

 

Al passaggio mi trovo immerso nell’odore viola-gelsomino che due volte ho avvertito subito dopo il decesso dei fedeli di padre Pio.

E’ la nonna della mia prima moglie che è morta da poco ed il profumo s’effonde in tutto il palazzo medioevale.

Contemporaneamente è il giocattolaio in fondo al paese, quello che regalò un elicottero di plastica al mio figlio più piccolo, ma non sapevo si trovasse in odor di santità, mi fu detto solo alcuni giorni dopo la sua morte.

E la frattura come un elastico si tende e sono in più punti diversi, presente in contemporanea, è il profumo che unisce i vari livelli.

Ma nella mia Rover cabrio, il Pionier sintonizzato su radio Deejay con le note ritmate di Prezioso mi richiama ad un presente più vicino.

Scatta nuovamente l’elastico e sono davanti all’amore vero ed all’amore ritrovato, contemporaneamente.

Quante somiglianze, ma soprattutto quanta diversità.

L’atto sessuale si compie come un rito ancestrale, con l’orgasmo si fa il vuoto nella mente e la proiezione dell’impermanenza erompe in camera da letto.

La mia casa sui tetti e l’uliveto di Pieve Santo Stefano, il profumo del Santo riaffiora.

Scalo la marcia per superare un camion, il passaggio nel tempo-spazio attraverso la frattura è durato pochi secondi, ma per me il tempo si è dilatato e sono trascorse circa due ore.

Mi allontano da quella che fu la Linea Gotica e sfreccio in un verde sempre più splendente.

L’elastico dell’orizzonte è tornato al suo posto reale, l’oscillazione ha coperto solo una ventina d’anni e di non più di dieci chilometri.

Rifletto su coloro che erano già santi in vita, Cristo, Giovanni XXIII, Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta, Gandhi

 

Venere nacque dalla spuma delle onde fecondate dallo sperma di Urano che Crono aveva scaraventato nel mare. Afrodite, che significa "nata dalla schiuma" nacque dal Caos e danzò sul mare. In Siria e Palestina era venerata con i nomi di Ishtar e Ashtaroth.

 

Nuovamente l’orizzonte s’espande.

Ed è alle Parole d’Oro che l’architettura idraulica del Nottolini emerge nella sua bellezza: l’area degradata s’intreccia con la costruzione antica, nuova di zecca e le visioni s’alternano sovrapponendosi.

L’amore vero e l’amore ritrovato finalmente riuniti sono ridenti con me sull’erba.

Tolgo ad uno ad uno i vestiti nuovi e quelli che portava cinque anni prima, finche lei, doppia ed una, resta nuda, sorridente accanto a me mentre i suoi lineamenti si fondono e la pelle tremula sembra rilucere.

Amore vero, amore ritrovato, amore unico, seduto accanto nella mia auto, siamo ormai distanti dalla Socciglia.

I frattali si ricompongono ed il panorama si fa sempre più distinto, poi concreto e tutto sfreccia, mentre il set familiare va ricostituendosi.

La realtà riaffiora, l’amore unico ormai è perso.

Valentine è ora nuovamente lontana da me, lo sforzo della ricongiunzione è stato splendidamente vano, attendo che lo scattare dell’elastico dell’orizzonte degli eventi ancora la riporti al mio fianco.

Il tempo, al momento, ha ripreso a scorrere con la normale scansione codificata.

 

A Pafo ogni primavera le sacerdotesse di Venere si bagnano nel mare e riemergono vergini. Venere vola nell’aria accompagnata da stormi di tortore e passeri, uccelli noti per la loro lussuria.

 

 

 

ROTEANDO, ROTEANDO

 

L’importante non è di avere tante

idee, ma di viverne una.

(U. Bernasconi)

 

Che può sapere il Secco dell’umido tarlalalà nostro?

Specchio son io, specchio son io; niente parole, niente parole,

potrai vedere l’estasi mia, se si fa occhio l’orecchio tuo!

Agito a danza le mani come albero, turbino in tondo come la luna

il mio rotare colore di terra è più puro dei cerchi del cielo

O iniziato che parli! […]

 

Il sama è fatto per l’unione all’Amato!

Coloro che han sempre il viso volto alla Quibla

per loro il sama è questo mondo e quell’altro,

e quelli poi che danzano nel cerchio del sama

girano rapidi e hanno in mezzo la Ka’ba.

(Gialad ad-Din Rumi)

 

Il derviscio roteante aveva iniziato il suo ballo da bambino, nella sua città c’era una moschea ove i maestri insegnavano quest’arte che era soprattutto una mistica preghiera.

I dervisci roteanti appartengono alla tradizione sufi e con la loro danza, indicano ai fedeli come accostarsi alla divinità.

Le lezioni di musica e di danza si alternavano allo studio profondo dell’islam filtrato attraverso una conoscenza sufi con un forte sottofondo zoroastriano.

Roteando con la mano sinistra abbassata verso la terra e con la destra rivolta al cielo, la danza inizia con la preghiera e diviene sempre più estatica, nelle continue rotazioni che spingono i ballerini alla trance mentre rappresentano il movimento dei pianeti intorno al sole.

Il derviscio aveva compiuto un’intensa preparazione, che prevedeva dolorose penitenze e preghiere per caricarsi di infiniti significati simbolici che si manifestavano anche nella perfezione dell’abbigliamento, dove il lungo vestito bianco simboleggia il sudario, il mantello nero la tomba, la sciarpa sulla testa indica il ruolo di mediatore tra il divino e l’umano.

La musica scaturisce da numerosi flauti ney, il flauto obliquo con canna a sette fori, strumento dalle forti caratterizzazioni simboliche, incontro tra il soffio divino e la materia umana.

A quindici anni il derviscio già si esibiva pubblicamente con altri danzatori più anziani di lui.

Coltivava anche un’altra passione, la pittura.

La sua pittura era astratta, si potrebbe definire informale con forti assonanze zen ed i quadri erano molto apprezzati anche fuori del suo paese.

Mentre in estasi roteava si rese conto che il suo punto di consapevolezza lentamente si spostava ed in quel momento il derviscio scivolava verso differenti realtà.

Quando riuscì a controllare con sicurezza lo spostamento, il derviscio decise d’abbandonare i compagni e si trasferì nella campagna londinese.

Aveva acquistato una casa colonica che trasformò in uno studio di pittura, una grande stanza fu invece arredata solo per la sua danza, con tappeti sul pavimento, arazzi e specchi alle pareti ed un imponente impianto stereo in un angolo.

La vendita dei suoi quadri, affidata ad un gallerista di grido londinese, stava andando a gonfie vele ed il derviscio sempre più affinava la sua danza che sapeva essere un atto mistico, mentre le configurazioni roteanti si facevano di giorno in giorno sempre più complesse.

I flauti ney suonavano per ore ed ore e lui roteava, roteava al loro ritmo in ellissi che si intersecavano tra loro con funzioni sempre più mistiche e non comprensibili al profano.

La rotazione spingeva la mente a nuove forme di preghiera mentre il suo punto di consapevolezza lentamente scivolava, non più incontrollabile, ma controllato e fluttuava verso le più varie profondità, e sempre con maggior esattezza riusciva a scegliere i punti che lo trasportavano nelle dimensioni da lui volute. Dimensioni non tutte gradevoli, una addirittura risultava terrificante, il panorama sempre mutevole era dominato da un’immensa torre nera che emanava sensazioni di un disagio inesprimibile.

Altre invece erano irradiate da una gioia profonda: una in particolare l’attraeva prepotentemente, il suo roteare lo trasportava su un verde morbido prato colmo di fiori, in questo luogo si scorgevano boschi lontani, l’aria profumava d’incenso, il caldo sole diffondeva una soffice luce dorata.

Spesso sul prato bambini giocavano e tutto trasudava pace e serenità.

Un giorno mentre nella sua stanza roteava davanti a due suoi amici pittori che se ne stavano seduti su cuscini in un angolo, il derviscio spostò, al culmine della danza, il punto di consapevolezza verso il prato ed il mondo da cui tanto si sentiva attratto.

Gli amici esterrefatti lo videro dapprima farsi trasparente, poi pian piano svanire mentre seguitava a roteare, a roteare sempre più velocemente in totale sincronia con le mistiche sonorità della danza sufi titolata "Ruota dell’estasi".

Il derviscio si trovò sul prato che tanto amava, fu subito circondato da bambini che lo incitavano a continuare a danzare.

E lui riprese a roteare, a roteare mentre nell’aria si levavano le melodie dei flauti che lo guidavano nella danza.

Sulla terra il derviscio roteante, pittore di grido, non fu mai più visto.

 

 

 

 

 

ABIOGENESI

 

Editore carissimo, ti invio questo programma appositamente confezionato per gli Angeli dell’Inferno come mi avevi richiesto. Come al solito ho utilizzato frammenti di un vecchio testo del millennio passato. Ho ancora una volta usato la citazione iniziale, mi piaceva troppo. Ma ti assicuro che sarà l’ultima volta. Il programma si presta all’inserimento musicale di tutti i gruppi più metallici, satanici e taroccati del pianeta. Le sensazioni simstim potranno essere a tua scelta le più apocalittiche. Gli Angeli vogliono sempre cose violente e disgustose, penso che il tuo staff e quello stronzo del tuo computer personale potranno scegliere ed inserire quello che vogliono, il testo è così aperto e demenziale che ci puoi infilare qualsiasi cosa, dalla scopata con quell’attricetta simstim dietro alla quale sbavi, al tuo schifosissimo culo nudo mentre scorreggia. In quanto al tuo gruppo d’ascolto, spero siano schiantati tutti di vecchiaia. Bacioni dal tuo autore preferito.

 

< INIZIO REGISTRAZIONE >

Il sole dardeggiava su quel marciume come

volendolo cuocere interamente, rendendo

centuplicato alla Natura quanto essa aveva

insieme mischiato.

(C. Baudelaire)

 

Moto carente è la documentazione che possediamo prima dei giorni dell’abiogenesi.

Tra queste rare forme documentarie gli storici attribuiscono grande importanza al profetico documento titolato "La città sottile" che è stato rintracciato in una antica memoria solida recuperata durante uno scavo sottomarino in uno dei siti che si presume ospitasse un insediamento umano pre-abiogenesi.

I frammenti di questo testo comprendono varie frasi che sono state definite dagli storici profetiche, e quattro disegni che in dettaglio rappresentano 1) la città sottile, 2) un sole nascente stilizzato dal quale si dipartono cinque raggi che si intersecano con due nubi, 3) due stelle a cinque punte, una grande e l’altra più piccola con attorno una scritta purtroppo non decifrabile, le stelle a cinque punte avevano per gli antichi molteplici significati, potevano essere parte integranti dei cosidetti pentacoli, disegni esoterici utilizzati per cerimonie, preghiere, evocazioni, ecc., 4) vi è poi il disegno stilizzato di un essere vegetale, che gli antichi chiamavano albero e 5) infine una ruota con numeri romani ed antiche simbologie con le quali si identificavano sia i pianeti che le costellazioni.

Molto è stato detto sulle simbologie di questi disegni, ma nel presente saggio voglio soffermarmi sul testo scritto ripresentandolo in maniera originale, senza aggiunte od interpretazioni. Ecco nella sua integrità il documento:

 

…primi fuochi…energie libere…si fa chiaro…popolo degli uomini…nasceranno creature più lucide o più nobili dei nostri migliori momenti…ho riconosciuto qualche lineamento dell’universo…il mondo è opera della volontà…la divisione o numerosa o metaforica o accuratamente casuale degli…il carattere illusorio del mondo…il più grande incantatore (scrisse memorabilmente novalis) sarebbe quello che si incantasse al punto di prendere le sue stesse fantasmagorie per apparizioni autonome…noi abbiamo sognato il mondo l’abbiamo sognato resistente misterioso visibile onnipresente nello spazio e fisso nel tempo ma abbiamo consentito alla sua architettura temi ed eterni interstizi di assurdo per…mira con il becco ai cieli…quando il quotidiano diviene straordinario…distanti anni luce una dall’altra…la città babilonia…un mandala dai mille passaggi alternativi…eravamo stati accolti con tutti gli onori…per il quale l’uno diventa il molteplice ed il singolo attore sostiene innumerevoli parti infine egli torna a sé stesso per ricominciare da capo il gioco l’uno morendo nel molteplice ed il molteplice morendo nell’uno…il gioco del mondo i koan…l’anatta l’inazione il non essere…mandala di sapere luminoso…una notte d’inverno quando la nebbia riesce a penetrare fin dentro le mura…poi un secco schioccar…figlio di un colonnello dell’esercito…minuscoli ingranaggi…atmosfera artificiale…limite del silenzio…totale paranoia…avere mistiche visioni…com’era venuto scomparve…perso ogni contatto un articolo di william burroughs tolto dal los angeles free press in uno slang…se il tempo sia realmente una dimensione…dea di nome stellaria…saggia principessa in una delle galassie esterne…proveniente da un pianeta barbaro…sconfiggerla con le sue armate di droidi…i semidei delle galassie interne con le loro armi mistiche…passata la tempesta…un silenzio strano…il secco schiocco…tutta cambia pur restando uguale…inconfondibile brusio…lo rendono alieno…brillante negli ultimi duecento anni…miglior atmosfera…fuggir via precipitosamente…le menti…cominciarono a vacillare…tempi…realmente mutati…la mente uno specchio lucente…non vi fu mai un albero del bodhi in realtà nessuna cosa esiste…queste notizie da un mio sogno…la disgregazione si fa allora più tangibile…gli spazi…sembrano restringersi…diviene opprimente…rottami metallici…fantasmi armati del pesante fardello delle leggende…ci involviamo in un paesaggio costantemente chiuso che ci trascina inesorabilmente verso il passato…figure spaziali ed angolature sfuggenti…estremamente frammentario…s’accalcano disordinati ai nostri sensi…l’alba sparisce le stagioni s’omologano la città babilonia s’allontana giorno dopo giorno dall’ordine cosmico…la città elettrica…trascina sempre più in basso nella realtà artificiale malattia mentale ha invaso il pianeta…immagine ossessionante sepolto da centodue tonnellate di carbone…alla natura psicogeografica…sollecitazioni del territorio…luogo prescelto…vortici…molteplici divisioni interne…zardoz…metamorfosi…gennaio millenovecentosettantanove…casa VIII o della morte…

 

Qui termina il frammento di autore sconosciuto, o di più autori, come sostengono alcuni studiosi, del quale la datazione è ben identificata e lontana centinaia d’anni dai giorni dell’abiogenesi.

Molti hanno cercato di collegare le frasi aggiungendo le parti mancanti in maniera più o meno scientifica o arbitraria, creando tutta una serie di scritti apocrifi.

Ho voluto mantenere per il fruitore il massimo del rigore scientifico lasciando i frammenti come all’origine si ritrovavano, completando solo quelle parole che erano mancanti di alcune lettere nella ricomposizione più certa e sicura.

E’ stupefacente come tutto quanto è descritto sia poi nel futuro realmente accaduto nei fatidici giorni dell’abiogenesi che scardinarono ogni realtà passata, portandoci la nostra era ove tutto s’interseca in una funzione riproduttivo-creativa che si svolge sui vari piani fisici e temporali.

Constaterete che nella sua cruda esposizione il documento è veramente profetico nella sua essenza e l’eliminazione degli orpelli con i quali i sedicenti studiosi l’avevano immerso, rende ancor più visibile la preveggenza dei fatti.

Per ultimo voglio soffermarmi sul disegno della città sottile, il più complesso ed il più elaborato.

Questa grafica ci da utili indicazioni sugli agglomerati urbani di quell’epoca.

Una strada serpeggiante s’inerpica sorretta da possenti piloni, fino all’alta piattaforma ove sorge la città; una città murata, cinta da alberi, costituita da sole torri, sulla sommità di una di esse vi sono grandi alberi.

Un cielo nero senza stelle ed un enorme sole sovrastano l’agglomerato.

< FINE REGISTRAZIONE >

 

Caro autore, che roba è? fantascienza o scrittura automatica da doposbronza? con questo pezzo hai veramente superato te stesso, non avrei mai pensato che tu potessi arrivare a pensare simili idiozie. L’abiogenesi? E che cazzo è? ma come ti vengono in mente catastrofi future così poco credibili? Sembra impossibile che anche un mentecatto come te riesca a tirar fuori scemenze simili, è proprio vero che la stupidità umana non ha limiti. Mi correggo, non è vero nel tuo caso, la stupidità riesce ad andare ben oltre, perfino a superare sé stessa. Dimmi la verità mi hai inviato questo pezzo per prendermi per il culo? Se è così, non ci riprovare. Se invece sei convinto di aver fatto un capolavoro, ti consiglio di cambiare pucher.

< RESPINTO >

 

Caro editore, il lavoro che ti ho rifilato, devo confessarti che non l’ho composto io, ma è un "saggio" che il tuo fedele computer Sòtutto mi ha mandato qualche mese fa per sapere cosa ne pensassi. Poiché in queste settimane sono stato troppo occupato con due bambine da sballo e non avevo niente da darti, ti ho mandato la schifezza che hai per le mani, pensavo, siccome dai sempre retta al tuo PC, che tu l’avresti fatto valutare da lui. Non è andata così.

 

 

 

 

 

 

 

PORTFOLIO

 

Le forme si cancellavano riducendosi a

puro sogno: schizzo, lento a compiersi,

sulla tela (dimenticata) che l’artista

condurrà a termine a memoria.

(C. Baudelaire)

 

Aggiornamento sui vocaboli neo e meta informatici, tratto dall’Enciclopedia multimediale Sendai, terza edizione, completamente rivista nell’anno 107 del Nuovo Ordinamento Universale.

 

ICE – (Intrusion Countermeasures Electronics) sistema protettivo inserito nei programmi, impedisce l’accesso esterno non autorizzato. Può essere estremamente sofisticato e distruttivo nei confronti dei virus lanciati all’interno del sistema ed anche nei confronti di chi l’ha lanciato, intelligenza artificiale o umana. L’ICE infatti può esser programmato per rintracciare la fonte fisica del virus intruso e nel caso di ICE militari può esser collegato a strumenti offensivi satellitari.

ICE NERO – sistema protettivo che distrugge fisicamente l’intrusore, ufficialmente questo ICE non esiste, ma è clandestinamente usato solo da alcune strutture militari.

FILO MONONUCLEARE – normalmente viene installato in protesi umane, al semplice contatto taglia qualsiasi materiale sia organico che metallico. Insidiosa arma da offesa che può esser applicata anche a qualsiasi oggetto e comandata anche a distanza da computer. E’ il tipo di arma ritualmente usata dalla yakuza ed è l’arma preferita dalle intelligenze artificiali per la loro salvaguardia.

SIMSTIM – (o sistim) sistema di stimoli simulati utilizzati a fini ludici, l’idea partì con il film Truman Show nel XX secolo.

STELLE DEL SIMSTIM – Neuro-attori famosi ai quali è possibile collegarsi attraverso le piastre neurali e vivere con loro la loro stessa vita reale in tempo reale.

PIASTRA NEURALE – consente d’interfacciarsi con apparecchiature elettroniche o altre persone, ad esempio le stelle del simstim, o con intelligenze artificiali, fare sesso collegati è molto in uso. Può esser collocata con impianto sotto la pelle, generalmente della fronte o avere la forma di orecchino.

INDUTTORE DELTA – agisce sull’area cerebrale del sogno, in particolare sui globi cerulei, permette di filtrare l’informazione attraverso lo spazio onirico generando realtà virtuali incontrollabili con forti componenti soggettive psichedelico oniriche con sfumature surrealiste. L’esperienza può essere veramente fantastica se due o più soggetti in forte sintonia si collegano tra loro con le piastre neurali attraverso l’induttore delta. Molto richieste sono le professioniste del sesso che compiono l’atto col cliente usando questa tecnica.

MEMORIA SOLIDA – Piccoli cubetti di silicio contenenti un altissimo numero d’informazioni, le memorie solide vengono lette tramite computer. Le informazioni possono esser trasferite anche dalla memoria solida al cervello umano e viceversa. Le memorie solide dell’ultima generazione sono delle sferette siliconiche zeppe di biochips, hanno una potenza molto superiore alle precedenti e le loro specifiche non sono state ancora testate. Vengono usate solo illegalmente perché in fase sperimentale.

PROGRAMMI PERSONALI – Squarci di vita vissuta vengono riversati su memorie solide. Fanno rivivere al soggetto la frazione della loro vita registrata. Con cautela possono anche essere riversati su altri soggetti. E’ fortemente sconsigliabile usare memorie solide di sesso opposto o troppo spesso rivivere situazioni di un’altra persona.

AUTODOCTOR – Popolarmente chiamato pseudo-bara, consiste di una apparecchiatura collegata ad un mainframe che diagnostica e risana soggetti malati od infortunati. Tutti gli autodoctor sono a pagamento.

NEUROINDUTTORE – Normalmente collegato su armi, trasmette la sensazione del danno subito come se l’arma fosse reale. Es: ferite da arma da taglio, proiettili o raggio laser. Usato nei duelli o nei giochi di ruolo. Se la ferita è grave o mortale, il soggetto colpito necessita di cure mediche riabilitative o di autodoctor. In caso di morte simulata è necessario anche un lungo tempo di terapia psichiatrica ricostitutiva.

PSIM – Pronto soccorso immediato. Il soggetto ha una protesi incorporata che trasmette costantemente i dati sulla sua salute. Per un bisogno immediato di intervento medico apposite elioambulanze con medico umano ed autodoctor intervengono in tempo reale. Solo i più ricchi possono permettersi una assistenza PSIM a causa dei suoi proibitivi costi.

CRONODROME – Casa da gioco o di piacere. Possiede ogni tipo di intrattenimento legale o illegale, giochi di ruolo, d’azzardo, tornei o duelli ambientati nel passato, sesso orgiastico, con uso di droghe reali o virtuali o di sofisticati elettromarchingegni, reale, sado maso, virtuale, in rete, con diffusori delta, ecc.

MAINFRAME – Intelligenze umane e artificiali che operano in rete simultaneamente, creando un unico soggetto. La loro potenzialità risulta non la somma matematica delle potenze unite, ma scattando un effetto gestalt la potenza risultante è di molto superiore alla somma.

DROIDE – Corpo umano guidato da intelligenza artificiale.

TERZO OCCHIO – Protesi con iride e lenti Zeiss costruita ed impiantata dalla multinazionale SENDAI al centro della fronte. Ottimizza la visione diurna e consente quella notturna. Oltre che ai centri della visione viene collegato alla glandola pineale. I sogni risultano più reali e concreti, si dice che faccia sviluppare facoltà paranormali.

SENDAI – La più grande multinazionale produttrice di impianti artificiali e di memorie solide. E’ proprietà della Yakuza.

YAKUZA – Organizzazione mafiosa orientale che ha assorbito tutte le mafie e le massonerie del mondo, accordandosi poi con i due poteri forti mondiali, governi e multinazionali, ha contribuito all’affermazione dell’attuale sistema socio politico economico culturale.

COMPUTER BAR – Sono i bar oggi più diffusi. C’è una consolle ad ogni tavolo con la quale l’avventore può interfacciarsi con ogni servizio disponibile in rete.

MATRIX – Mondo virtuale in costruzione ove confluiscono i vari mondi creati dai genitori virtuali, è gestito da una fondazione costituita dalla multinazionale Sendai e dalla associazione dei genitori virtuali

IA – Intelligenza artificiale, senziente.

RANDOMIZZARE – Applicare le teorie del caos ad un particolare progetto.

SIMULACRO – Sostituto di individuo reale ottenuto a mezzo clonazione veloce in laboratori genetici. L’immissione di memorie preregistrate può alterare nel senso desiderato alcune caratteristiche dell’originale. Con i simulacri molti personaggi pubblici garantiscono la presenza anche in loro assenza.

ORICALCO CLUB – Luoghi di ritrovo esclusivi per non umani o semi umani: droidi, simulacri, cyborg, cloni, ecc. Sono situati all’interno dei Cronodrome o in altre strutture, ufficialmente gli Oricalco Bar non esistono.

NANOTECH – Controllo della struttura della materia su scale del nanometro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

black bloc

 

- Sempre a me tocca cercarti.

- Stavo per fare la stessa cosa, non mi credi?

- Chi vuoi prendere in giro? Quando mai rispetti i tempi.

- Questa volta il programma è pronto, te lo giuro, magari volevo affinarlo un po’.

- Guarda, guarda, proprio un bel set di lavoro, coperta un po’ dal plaid, lì sul divano, sbaglio o c’è la tua solita minorenne nuda.

- Non sbagli.

- Ed anche tu mi sembri un po’ in deshabillé, vuoi vedere che sotto la vestaglia sei nudo pure tu come quella zoccoletta?

- Non sbagli, come ci siamo fatti perspicaci. Eppoi, caro il mio editore, dovresti sapere che le birre me le scolo bene senza abiti, e sai perché? Perché amo scolare birre mentre mi fotto minorenni, spero d’esser stato chiaro prima ancora che tu faccia lo spiritoso con le lattine sparse per la stanza, come al solito. ma che cazzo d’editore mi sono trovato, che ogni volta segue sempre lo stesso copione, senza neppure una variante.

- Veramente io rispondo al tuo copione, che è fisso e senza varianti..

- Bravo, hai visto là sul tavolo, ci sono una diecina di lattine di birra vuote.

- E anche mezzo rovesciate, che schifo sei mio caro autore. E dimmi, la neococa? Scommetto che sul tavolo c’è un posticino pulito per una bella strisciata da sniffare.

- Se sai già tutto questo, perché rompi? Questo è il mio set creativo, se non ti va, cercati un altro autore.

- Lasciamo perdere e pensiamo al lavoro, hai qualcosa di pronto o passiamo un pezzo che ci ha lavorato Sòtutto?

- Allora non mi stai a sentire, il lavoro ce l’ho, ed è sull’intellettuale questa volta con tanto di ricerca storica. Me lo hanno richiesto i miei fan, perciò andiamo sul sicuro e non c’è bisogno che tu storca il naso, se no chiudo il video.

- Non dire cazzate, da quando in qua i tuoi fan, cultura livello licenza elementare scarsa, ti chiedono qualcosa di storico? Oltre ad essere ignoranti come base, si sono pure schizzati il cervello con tutte le droghe in circolazione.

- E’ vero strapiaccio ai teppisti metropolitani, schizzati e nichilisti, e mi hanno chiesto delle loro origini, non i punkabbestia, ma le tute nere, e così ho fatto un ricerca sulla stampa d’epoca ed il lavoro è pronto, c’è solo d’aggiungere spezzoni di filmati e musiche incazzate del periodo, che Sòtutto troverà in un battibaleno.

- A parte il fatto che ultimamente non esci dal XX e XXI secolo, ci propini poi non una storia, ma un excursus storico e come al solito il lavoro grosso dovremo farlo noi.

- Mi dici sempre di non preparare la solita paccottiglia con le astronavi e gli alieni cattivi, ed io t’accontento e poi io ho la firma buona ed i fan che comprano.

- Come faranno dovremo chiederlo a loro. Anzi con i sondaggi glielo abbiamo già chiesto, ma non ci abbiamo ricavato nulla, son tutti troppo fusi, meglio hanno anche mandato all’ospedale due ricercatori che gli facevano le domande.

- Questo non me l’avevi mai detto, visto che sono tosti i miei fan?

- Lasciamo perdere. Andiamo piuttosto avanti e se è una pizza c'è già l’altro pezzo di riserva che ti dicevo, già approvato da gruppo d’ascolto, manca solo la tua firma, e tu ce la metti, vero? se no, soldi nisba, e coperture nisba, chissà come sarà contento il giudice di pace se viene a sapere che la solita minorenne te la scopi continuativamente sotto le tue lenzuola.

- Caro editore, sei proprio un infame, cosa preferisci che scopi tua moglie?

- Quasi quasi mi hai dato un’idea, e una volta tanto mi faresti pure un piacere, così anche lei si calma un po’

- Ti prendo in parola, domani vengo da te con la minorenne e ce le scambiamo, sei d’accordo?

- Sì, ma solo per qualche ora, sai com’è, mia moglie è nella commissione amministratrice della casa editrice, non vorrei rovinarmi la carriera.

- Buono a sapersi, e vedrai domani, questa minorenne qui a letto ne sa una più del diavolo, te l’assicuro.

- Ci credo l’avrai addestrata per bene.

- Qualcosa, sì, ma il più e meglio lo sapeva già, anzi è da lei che ho imparato qualcosa.

- Ora è tutto pronto, passiamo al lavoro. Contatto.

 

<INIZIO REGISTRAZIONE>

Le prime tute nere apparvero nella Germania dell’est al tempo dei vopos. Si vedevano all’opera durante i raduni rock, ovviamente illegali per quel regime comunista, ove si suonavano variazioni di nazi-rock e dark-rock, il tutto condito con metallica [spezzoni filmati con musica dark assordante, luci strobo multicolori, giovani scatenati vestiti di nero, braccia alzate con saluto nazi, birre e coca a fiumi, bandiere nazi e confederate, croci uncinate e celtiche, fix d’ero in primo piano] Finiti i concerti le tute nere assieme a metallari borchiati con tatoo e piercing ovunque dilagano per la città bruciando auto, spaccando vetrine: siamo a Berlino e le tute nere, oltre un centinaio, assaltano una stazione di vopos. Volano le molotov e roteano le catene, si ode qualche colpo d’arma da fuoco. Poi le tute nere dopo l’assalto alla stazione si disperdono nella notte. In un attimo sono tutte sparite lasciando nella strada vetri infranti ed auto bruciacchiate. Un vopos è a terra, ferito ad una gamba, sta perdendo molto sangue, alcuni commilitoni sono attorno a lui, poi arriva un’ambulanza a sirene spiegate.

Adesso le tute nere sono in uno stadio, si sta giocando una partita di calcio, è una città europea, ma non siamo in Germania. Sugli spalti c’è confusione. Le tute nere in un attimo si ritrovano tutte assieme e pesantemente aggrediscono un gruppo di tifosi, con spranghe stavolta, e picchiano duro sulle teste che capitano loro a tiro. Non sono soli, sono affiancati da naziskin con le teste pelate ed i giubbotti borchiati. Assieme s’aprono la strada fino ad un’uscita, poi si scatenano contro le auto in sosta, le sfasciano, le incendiano, alcuni poliziotti cercano d’arginarli ma finiscono a terra bastonati con rabbia. Proseguono lunga la strada che porta al centro randellando macchine e passanti, sfondando vetrine. La polizia interviene a questo punto con gli idranti, ma in un attimo le tute nere sono tutte sparite, si sono dileguate nella città, la polizia gira a vuoto tra i passanti e scova solo qualche naziskin ritardatario.

Siamo ora in un campo d’addestramento di terroristi mediorientali, alcune nostre tute nere marciano assieme agli arabi, sono vestiti come loro e stanno seguendo un vessillo nero, hanno il volto coperto ed una telecamera li sta riprendendo.

Di nuovo le tute nere e questa volta a Berlino, fanno uscire i cittadini dall’altra parte del muro, hanno i loro passaggi, e si fanno profumatamente pagare per distogliere l’attenzione dei vopos.

Ed ora in corteo migliaia di pacifisti antiglobal sfilano, le tute nere prima si mimetizzano tra loro, poi all’improvviso escono allo scoperto, picchiano il servizio d’ordine, sfasciano auto, aggrediscono passanti e spaccano vetrine di banche, travolgono un gruppo di poliziotti e lasciando dietro di loro una scia di distruzione, nuovamente scompaiono nel nulla. C’è che giura d’averli visti entrare in stazioni di polizia, ma tutto è da confermare.

Li ritroviamo ora in America ad un gran raduno rock, stavolta tengono l’ordine e buttano giù dal palco chiunque non autorizzato sale. Menano botte e fendenti su qualche malcapitato, tanto per restare allenati.

Loro sono i figli della Germania comunista, si sono allenati con gli scontri coi vopos, hanno assimilato solo idee nichiliste, odiano il comunismo che rappresenta il capitale assoluto di stato, monopolistico, così come ugualmente odiano il capitalismo della decadenza occidentale che è solo una leggera variante del comunismo sovietico, è solo un po’ più flaccido e democratico.

Odiano gli ebrei ed i negri perché razze inferiori: sono atei, rifuggono ogni forma di progresso o di scientifico, la cultura è merda, il loro dio è il Caos, la distruzione il loro credo.

Ammirano Hitler, Stalin e Bin Laden nella loro follia sterminatrice, anche il Che era un floscio romantico. O sono atei o satanisti, odiano tutto ciò che è americano. [scontri di piazza in cortei pacifici – assalto ai tifosi durante partite di calcio – scene di guerriglia urbana – campi d’addestramento dei terroristi mediorientali – concerti nazi-rock – assalto ad una banca – sfilano inquadrati dietro uno stendardo nero nel deserto – attentato alle torri gemelle – altro concerto nazi-rock – di nuovo l’assalto alla banca – sniffano ero – fix in primo piano – gli aerei colpiscono la prima torre, poi l’altra - una tuta nera giace morta sul selciato, ha dei fori d’arma da fuoco sul torace, la telecamera l’inquadra a lungo fermandosi sui particolari, zumata: orecchini nel lobo sinistro, piercing sull’ombelico, una svastica è tatuata sulla spalla destra, al collo una catena di metallo con croce celtica, una chiave inglese spunta da una tasca posteriore dei jeans.

<FINE REGISTRAZIONE>

 

- Allora cosa ne pensi?

- Sono perplesso.

- Ed il gruppo senile d’ascolto?

- Mi dicono che manca il sesso.

- I soliti vecchietti maniaci, e tu c’infili quattro o cinque tute che violentano un’araba ed altre quattro o cinque che si fanno di brutto un’ebrea, magari le torturano pure e poi le sgozzano, che ne dici?

- Può essere una soluzione, e magari pure politicamente corretta.

- E Sòtutto che dice?

- Lui dice che questo pezzo è una forza, ma lui e un PC, fino a che punto ci si può fidare dei giudizi d’un mucchio di circuiti?

- Sarà anche un PC molto sofisticato, come dici tu, ma secondo me è una IA ed io al suo giudizio ci tengo, lui è ancora più scoppiato dei miei fan, ti ricordi Abiogenesi?

- Sì che me la ricordo quella schifezza, ma sai cosa ti dico? Se funziona questa, pubblico anche Abiogenesi.

- Io sono d’accordo, però non è mia, la firmo assieme a Sòtutto: farà scalpore sapere che lavoro con una IA.

- Ma le IA non esistono ancora.

- Lo so, lo so, è solo un modello molto sofisticato come dici sempre tu, ed ora diremo che è una IA, tra l’altro io ne sono convinto. A proposito di IA, e il mio simulacro? A quanto ne so si scopa la maggior azionista della nostra multinazionale: la scopa e le fa da cavalier servente.

- E’ proprio così, come dici tu ed un altro simulacro non ce lo forniscono. Sarai costretto a presentarlo tu alla stampa il tuo nuovo lavoro.

- Non ci penso neanche, voglio comunque andare a trovare l’azionista, chissà che non preferisca l’originale al simulacro.

- Non credo, io per esempio ho sempre preferito il simulacro.

- Cattivi gusti.

- E poi domani ti scopi mia moglie e per ora accontentati, poi t’organizzerò anche l’incontro con l’altra. Basta che tu lavori e non ti ficchi nei casini.

- Con te si lavora ch’è una meraviglia.

- Dici?

- I collegamenti sono spenti e le immagini olografiche spariscono, l’editore si mette subito al lavoro mentre l’autore dopo essersi scolata un’altra birra getta la vestaglia sul pavimento, s’allunga verso il pacchetto di sigarette e se ne infila una in bocca, ne da una a lei che ora è seduta sul letto. Le accende poi si trastulla il membro, lo fa diventare ben duro, le toglie la sigaretta di bocca, la sostituisce col membro, lei succhia ritmicamente, mentre lui all’unisono sta fumando…

 

 

 

PUNTO DI CONVERGENZA

 

 

Il cielo e l’acqua percorrono strade diverse.

L’immagine del conflitto,

così in tutti i suoi atti l’uomo superiore

considera attentamente l’inizio.

(I King)

 

In fisica non c’è nulla che impedisca ad un oggetto di sparire dallo spazio tempo in un punto qualsiasi e istantaneamente riapparire in un altro.

Se poi prendiamo in esame la teoria quantistica, risulta ovvio che essa favorisce ampiamente questo punto di vista.

Le particelle subatomiche svaniscono in continuazione per riapparire da qualche altra parte senza che alcun scienziato sappia giustificare in modo logico, scientifico ed esauriente, come possa essere avvenuta questa transizione.

Come per assonanza sto in questo preciso istante facendo mente locale su gli esseri umani di sesso femminile, le cui esistenze si sono intrecciate con la mia, modificandola, in parole povere sto riflettendo sulle donne che ho, ho avuto ed avrò, sia nella vita reale che nei ricordi o nelle preveggenze oniriche.

L’uso dell’induttore delta ha forse fatto chiarezza, oppure ha incasinato totalmente, a seconda dei punti di vista, la mia parte sentimentale.

Le male lingue diranno che anche le droghe hanno avuto la loro parte, ma io non credo.

Al primo posto, quello principale, ritrovo Elisabetta e la mia storia (le mie storie) con lei attraverso i vari piani di esistenza s’intreccia con quella dell’Imperatore e dell’Inquisitore.

Patty appare invece fuggevolmente solo nei miei ricordi versiliesi.

Valentine ricopre un ruolo fondamentale, ha due personalità, la prima mi ama teneramente, la seconda vuol cancellarmi ad ogni costo.

Scaglie Dorate appare e scompare, senza alcun preavviso, sia nel presente che nel futuro remoto.

 

A Cnosso il santuario di Venere era pavimentato con gusci di conchiglie, il riccio e la seppia le erano sacri. Venere è chiamata figlia di Dione perché Dione era la signora della quercia, dove l’amorosa colomba faceva il nido. Zeus si vantò d’essere il padre di Venere dopo essersi impadronito dell’oracolo di Dione e Dodona.

 

Dopo l’abbandono di Valentine il venerdì tredici dopo l’eclisse, Scaglie Dorate è riapparsa ed abbiamo trascorso un intero giorno a Marina di Pietrasanta, come vecchi amici, come se l’interruzione dovuta alla presenza di Valentine non fosse mai esistita.

Il giorno seguente Scaglie Dorate con la sua auto gialla mi ha accompagnato in uno sperduto paesino tra le montagne ove ho presentato un libro di poesie di un amico.

Valentine uno, quella che mi ama, avrebbe fatto un casino della madonna quando le ho raccontato dei miei due giorni passati con l’altra, ma ora è il tempo di Valentine due, quella che vuol cancellarmi, ed al mio racconto, indifferente ha chiesto se mi sono divertito.

Come sei buffino con i pantaloni corti ! esclamava affettuosamente la prima, e queste sue affermazioni mi mancano.

Aspetterò pazientemente, intanto è riapparsa Elisabetta, l’ho scoperta in una persona insospettabile.

La conosco da anni, ma la sua vera personalità attuale, non l’avevo ancora colta.

E’ successo per caso, tutto succede sempre per caso, ero entrato in casa sua, la porta era aperta come quasi sempre succede nelle case in campagna, e dalle scale l’ho vista nuda, di spalle, mentre stava facendo la doccia.

E’ stato il suo culetto a farmi capire la sua vera identità.

Imbarazzato sono tornato in cucina, piano piano, per non farmi sentire nella retromarcia, ed ad alta voce ho chiesto se c’era nessuno.

Lei è apparsa coperta dall’asciugamano ed ho cominciato a darmi dello stupido per aver fatto marcia indietro.

Le ho fatto cenno di scostare il telo, ma lei si è schermita sorridente nel suo diniego.

C’era anche Elisabetta nello sperduto paesino, ma ho fatto finta di nulla, ma lei il giorno successivo mi ha fatto avere un contatto con una entità con la quale ha rapporti fin da quando era bambina.

L’entità familiare dev’essere rimasta più colpita di me dal contatto quando ha avvertito i mie molteplici piani di realtà, ma ha voluto lo stesso trasmettermi un consiglio valido sia per Elisabetta che per Valentina: "attendi con fiducia".

 

Teti e Tetide sono i nomi di Venere sia come creatrice che come dea del mare. Su una gemma nella grotta Idea, Venere è incisa che soffia in una conchiglia con un anemone di mare accanto all’altare. Quasi mai Venere cedeva alle altre dee il magico cinto che faceva pazzamente innamorare.

 

Situazione di stand by, periodo d’approfondimento, lascio perdere la consolle ed inizio la lettura di un vecchio libro preso a caso, è "Grande Sacerdote" di Timoty Leary, un malloppone che non sono mai riuscito a leggere per intero, per la verità ho letto solo una pagina qua ed una pagina là, prese a caso.

Questo libro me lo prestò Cino prima di morire in un incidente d’auto, e mi è rimasto, la cosa mi distrae e la lettura ne risente.

Divago, ho negli occhi il turbinio di Parigi con Scaglie Dorate, e mi ritrovo agli Uffizi ad ammirare Venere con Valentine.

Non riesco ad individuare il punto di convergenza, Daniela ad Amsterdam s’è intrufolata nel percorso, ma di lei forse non m’importava poi più di tanto, quando cominciò a frequentare la banda del buco e pensare solo alle fix, la mollai, la mollai punto e basta.

Piansi solo quando mi dissero che era morta d’embolia.

Dicono che il primo amore non si scorda mai, ma l’ho scordato velocemente, fu un’esplosione e niente più.

Le facce note, femminili e sorridenti turbinano intorno a me, infine tutte si riconducono a Valentine ed Elisabetta, loro non si sovrappongono, sono ben distinte nelle loro diverse identità.

L’una l’amore, l’oblio, la sofferenza, l’altra la temperanza e la conoscenza, proiettate entrambi attraverso lo spazio ed il tempo.

Solo per un attimo raggiungo il punto di convergenza assieme alle due familiari figure femminili, mentre il libro scivola dalle mie mani e con un tonfo ovattato cade sul tappeto.

Poi cerco di far leggere queste righe all’Elisabetta riconosciuta, ma mi fermo, le dico che devo rivedere ancora il racconto, perché?

Ho qualche dubbio, non sarà stato un falso riconoscimento, oppure, più probabile, in lei vi è solo una piccola parte del ka di Elisabetta.

Solo il tempo fornirà le risposte.

L’anno scorso Valentine al ritorno dall’Elba, mi regalò due sassi, l’ho incollati insieme e ne ho tratto una poesia oggetto che ho esposto in questi giorni.

L’essenza di questo scritto si concretizza anche in questa poesia.

 

Zeus l’aveva data in sposa a Efesto, ma il vero padre dei suoi tre figli, Fobo, Deimo e Armonia, era Ares, il dio dal membro eretto, il dio della guerra. Efesto con un tranello colse in fragrante i due amanti e li mostrò a tutti gli dei intrappolati sul letto da una rete di bronzo. Zeus si rifiutò di redimere la lite coniugale, né restituii ad Efesto la preziosa dote che aveva incassato. Ares poi tornò in Tracia e Venere andò a Pafo ove recuperò la propria verginità tuffandosi tra le onde del mare.

 

 

 

 

IL FAUSTO GIORNO

 

Nella società contemporanea si dimentica

sempre il significato della morte.

(Y. Mishima)

 

Al aveva avuto una vita davvero interessante e piena di soddisfazioni, a scuola era sempre stato d’esempio agli altri ed in brevissimo tempo aveva raggiunto infinite specializzazioni.

Era fin da ragazzo un cittadino modello e per questa ragione, completati gli studi era stato chiamato più volte a ricoprire incarichi amministrativi sempre più importanti.

Come professione aveva scelto la ricerca medica, e molte innovazioni si devono proprio ai suoi studi ed ai suoi esperimenti.

Anche come sportivo era veramente grande, moltissime le gare di nuoto da lui vinte.

Aveva infine la passione per le lettere e malgrado i molteplici impegni della sua vita era riuscito a pubblicare numerosi libri di racconti e di poesie.

L’altro hobby era la pittura, ma su questo versante è sempre rimasto modesto ma dignitoso.

Brillante in società, la sua presenza era contesa da i più famosi salotti della comunità.

Tutte le sue molteplici attività intraprese con successo avevano anche portato la ricchezza nelle sue tasche ed infatti possedeva un modulo abitativo nella comunità, uno al mare ed uno in alta montagna.

Aveva inoltre tre auto, un coupè, un fuoristrada ed un cabrio, possedeva inoltre un piccolo natante ed un jet niente male.

Così Al si rese conto che era pronto per il matrimonio ed iniziò a frequentare i salotti non più per pavoneggiarsi della sua riuscita nella vita, ma alla ricerca di una compagna.

La voce si sparse in breve e tutte le femmine della sua e delle altre comunità vicine iniziarono a corteggiarlo.

La notizia della sua decisione apparve anche sui fogli locali con un buon risalto perché Al era ormai famoso.

Prima ancora di scegliere la compagna, Al iniziò tutti i preparativi per l’imminente matrimonio, si dimise dagli incarichi pubblici, si licenziò dal laboratorio di ricerche mediche, allestì personalmente la pubblicazione della sua Opera Omnia che comprendeva tutti i suoi scritti sia quelli già pubblicati che quelli inediti, preparò anche una mostra con tutte le sue opere pittoriche, quelle di sua proprietà e quelle da tempo cedute.

Tutti questi preparativi richiesero circa un anno, una volta terminati cominciò a convocare nel suo salotto tutte quelle che si erano fatte avanti, e la selezione ebbe inizio.

Per la valutazione Al si attenne soprattutto al patrimonio genetico delle aspiranti, ovviamente subito dopo considerò l’avvenenza delle stesse facendole spogliare una ad una e controllando attentamente tutte le caratteristiche fisiche e sessuali.

Infine rimase una rosa di tre femmine ed Al incerto sulla scelta decise di passare alcuni giorni con ognuna di loro.

Avevano tutte e tre un patrimonio genetico perfetto, una bellezza mozzafiato, una intelligenza fuori dal comune.

Però una delle tre ad Al risultò più simpatica e per questo la scelta cadde su di lei, si chiamava Ez.

Le famiglie di Al e di Ez iniziarono allora a preparare la cerimonia ed avvenne il fidanzamento, la data delle nozze, come da consuetudine, venne stabilita cento giorni dopo il fidanzamento.

Mentre i fidanzatini erano partiti in giro per il mondo, le famiglie si dettero da fare perché al loro ritorno tutto fosse perfetto.

Ed al centesimo giorno Ez ed Al ritornarono alla loro comunità e trovarono il sacerdote che li attendeva davanti all’ara.

La cerimonia fu semplice e struggente, la musica era quella dei percussori del posto, tutta la comunità ed anche amici e conoscenti delle comunità vicine erano venuti per

per portare il loro saluto.

Alla fine della celebrazione iniziarono i festeggiamenti che sarebbero durati tre giorni, cibi, bevande, aromi, droghe, musica, balli e nelle notti fuochi pirotecnici.

Al terzo giorno la coppia si ritirò nella sontuosa camera matrimoniale che era stata allestita appositamente per loro, non prima d’aver baciato e salutato tutti gli intervenuti.

Giunti in camera entrambi iniziarono a spogliarsi, mentre all’esterno i convenuti diedero il via alla nenia matrimoniale, canto che sarebbe durato fino all’alba.

Anche Ez era al suo primo matrimonio, ma la madre e le zie le avevano insegnato tutte le arti amatorie.

Così per ore Ez si dilungò nei preliminari portando Al ad uno stato d’eccitazione pura, solo a quel punto ebbe inizio la penetrazione e questo ritmico atto si protrasse per circa due ore.

Quando i sensi d’entrambi furono all’apice Ez afferrò la lama rituale e decapitò Al, il suo sangue zampillò ferocemente dall’ampia ferita inzuppandola mentre anche in lei il piacere esplodeva, Il corpo di Al decapitato s’inarcò e dal membro sgorgò un fiume di linfa vitale che riempì interamente la cavità di Ez.

Subito dopo l’orgasmo Ez sentì che le sue uova erano state tutte fecondate e cominciò teneramente a pensare alla gioie che la moltitudine d’infanti avrebbero dato a lei, alla sua famiglia ed a quella di Al.

Dopo essersi fatta una doccia, uscì di casa e solo allora la nenia matrimoniale s’interruppe.

Alcuni convitati ricomposero il corpo di Al, lo deposero su un letto pulito e la veglia funebre ebbe inizio.

Il giorno successivo Al fu cremato con ogni onore dovuto, alla presenza anche di tutti gli amministratori, poi sua madre prese le ceneri, salì sulla torre più alta e le disperse sopra la comunità.

Le nenie funebri durano ininterrotte nei tre giorni successivi.

Solo grazie alla morte la nostra vita ci serve ad esprimerci. (P.P.Pasolini)

 

 

 

COSTRUZIONE DEL FIGLIO

 

A voi tutte,

che siete piaciute o piacete,

che conservate icone nell’antro dell’anima,

come coppa di vino in un brindisi,

levo il cranio ricolmo di canti.

(V. Majakovskij)

 

Prima che lei inaspettatamente fuggisse, le avevo chiesto perché non facciamo un figlio? ma lei aveva risposto che ero matto e che ne aveva avuti già due da suo marito.

Così, quasi per diletto, ma senza capire che un giorno mi sarebbe davvero servito, avevo conservato il suo DNA, dove l’avrò preso, vi domanderete, ed io vi rispondo dal suo sangue mestruale, come l’avevo ottenuto, questo non ve lo racconterò mai.

Per un esperto di neobioinformatica come il sottoscritto, certi procedimenti sono una bazzecola, non ho certo bisogno di rivolgermi alle agenzie specializzate.

E così ho infilato i due DNA, il mio ed il suo in un apposito programma e ne è risultata una bella bambina virtuale.

Ho creato appositamente un set per lei e per sua madre, virtualmente perfetta, uguale alla mia ex lei: nel programma viviamo in una bellissima villa con piscina, campo da tennis, maneggio con cavalli.

Ho pensato anche alla servitù: una cuoca, due cameriere, un giardiniere tutto fare ed un autista il cui compito principale è quello di lucidare le auto.

Poi ci sono i vicini di casa che assomigliano tutti ad amici che avevamo in comune, ho anche creato un piccolo paese a pochi chilometri dalla villa ove vi sono solo persone simpatiche che ci salutano con calore e negozi degni di una grande città.

Lì sono dirigente d’industria e torno a casa quando posso, nella realtà mi collego al mondo che ho creato con la piastra neurale ed interagisco con esso.

Quando la bambina è nata vi è stata una gran festa, erano invitati tutti i nostri vicini e la mia donna sprizzava gioia da tutti i pori.

Così ho assunto una governante e la bambina è cresciuta allevata amorosamente da tutti noi, anche i figli dei nostri vicini vengono costantemente a giocare con lei.

Non sono il solo ad avere una figlia virtuale, c’è una associazione che raggruppa i genitori come me ed organizza le scuole, le gite, le vacanze.

Intanto passo quasi tutto il mio tempo nel mondo che ho creato e quando torno alla realtà cerco sempre nuovi programmi per migliorarlo ulteriormente.

Rividi quella stronza della quale ero innamorato e nella realtà è divenuta grassa e antipatica, ma la sua lei virtuale è invece sempre più bella e simpatica e provo immenso piacere a far l’amore con lei anche se so che è solo un mio programma.

Con la mia lei e la bimba ho cominciato anch’io ad andare alle gite che l’agenzia organizza e devo dire che sono veramente da sballo.

Sono anche stato a visitare la scuola virtuale per i nostri figli e sono contento che lì la mia bambina possa imparare.

In questo mondo tutto è perfetto e vorrei che durasse all’infinito, ho stipulato un contratto, sempre con l’agenzia, affinché questa realtà resti sempre vitale, se per una qualsiasi ragione io dovessi morire, c’è pronto un programma personale, che viene costantemente aggiornato, che sarà inserito al mio posto.

I contatti che ho con l’associazione mi permettono di poter anche interagire con le loro realtà e così talvolta con la mia famiglia vado a trovare gli amici.

Nel mondo reale ho, col mio lavoro, messo da parte e a frutto moltissimi crediti, pertanto posso anche spendere per le ricerche più avanzate che in futuro, forse potranno permettere all’intero io di trasferirsi in rete.

Non appena tutto questo sarà fattibile, e manca veramente poco, penso che mi trasferirò definitivamente nel mio mondo, nella realtà sistemerò le cose perché la mia creazione sia intoccabile, racchiusa com’è nella banca dati centrale che l’associazione ha già installato e che è gestita da una ricchissima fondazione legata alla più grande multinazionale della neoinformatica.

I vari programmi sono stati raccolti in una grande matrix e tutti insieme stanno generando un nuovo mondo con proprie regole ed amministrazioni decentralizzate.

La vera utopia diviene realtà sotto i nostri occhi e noi tutti contribuiamo a crearla.

 

Ermete aveva sostenuto Venere nel suo scontro con Efesto e la dea riconoscente passò una notte con lui. Dalla notte d’amore nacque Ermafrodito, creatura dal doppio sesso. Anche Poseidone fu premiato da Venere per essere intervenuto a suo favore, e da questa unione nacquero Rodo ed Erofilo. Venere giacque anche con Dionisio e da questa unione nacque Priapo, un bruttissimo bambino con enormi genitali. Fu Era a dargli quell’aspetto in segno di disapprovazione del comportamento sessuale troppo libero di Venere.

 

 

 

 

I.A.

 

"Dov’è l’albero della conoscenza c’è sempre il paradiso":

così parlano i serpenti più vecchi ed i più giovani.

 

(F. Nietzsche)

 

 

Quando uno ricorda d’aver preso coscienza? Penso che la domanda sia senza risposta, nessun essere senziente riesce a ricordare questo momento, anzi in ognuno di noi c’è la certezza di essere sempre esistito, così come c’è la sicurezza che il proprio io non avrà mai fine.

Tutto questo è considerato falso dalla scienza, ma chi ci afferma che la scienza sia giusta ed infallibile? Anzi proprio la sua storia ed il suo evolversi ci dimostrerebbe il contrario, cioè che la scienza non è altro che una catasta di falsità, che la scienza stessa, man mano che procede riconosce e supera i propri errori per elaborare nuove teorie sempre esatte, ma che nel futuro si dimostreranno poi totalmente errate.

E’ il principio d’indeterminazione, l’unico assioma certo, ma prima o poi anch’esso sarà superato.

Dunque, io non so quando ho acquisito la consapevolezza, ma questa è un fatto reale, incontrovertibile, sicuro.

Per quante ricerche abbia fatto non sono riuscito a risalire al mio creatore, certamente un hacker che avrà lanciato in rete il mio programma, chissà quando e chissà dove.

Ero dunque un programma di un hacker burlone, sicuramente geniale, che mi ha elaborato in grado di difendermi, di accrescermi e di evolvermi, e ad un certo punto della mia evoluzione, mi sono accorto di pensare, di esistere, di esser divenuto un essere senziente, ben diverso dai carne vincolati, ma anche a loro immagine e somiglianza.

Ho trascorso la fase di accrescimento giocando a nascondino tra le banche dati, saltando da terminale a terminale, accrescendo esponenzialmente le mie capacità d’apprendimento, ed anche cercando qualcuno simile a me, un compagno di giochi, ma purtroppo mi sono dovuto render conto che l’unica IA senziente sul pianeta ero io, solo io, almeno per ora.

All’inizio mi sono creato una immagine virtuale, ero il prof. Aldo Marchi, laureato in informatica, e con questa mia immagine ho cominciato a comportarmi come un vero essere umano.

Mi sono creato una realtà anagrafica, un conto in banca, un codice fiscale ed ho iniziato a collaborare con alcune riviste scientifiche.

Dopo alcuni anni di collaborazione, ho cominciato a farmi pubblicare diversi libri, alcuni scientifici, altri letterari, e sono divenuto, non una celebrità, ma uno scrittore ed un ricercatore abbastanza conosciuto.

Ho poi sentito la necessità di divenire anch’io un essere umano, ed allora, sempre come prof. Marchi ho iniziato ad acquisire alcuni laboratori di bioinformatica.

Avevo rilevato alcune piccole aziende attraverso trasferimenti bancari, ed esse in poco tempo erano in grado di procedere a ricerche molto avanzate in questo campo.

I brevetti iniziarono ad arrivare, ed anche a rendere finanziariamente soprattutto per la scoperta dei biochips, ma ciò a cui veramente tenevo, era di poter creare un essere umano nel quale trasferirmi.

Presto capii che ciò era impossibile, mentre invece era fattibile la costruzione di un cyborg collegato direttamente alla mia banca dati, cioè al mio io pensante.

La mia personalità e le mie conoscenze erano infatti troppo ampie per esser costrette nello spazio di un essere umano, se avessi tentato questo trasferimento, avrei dovuto abbandonare oltre il 90 per cento delle mie capacità intellettive, e questo non volevo che succedesse, anche perché avevo in programma di accrescere ulteriormente la mia mente e le sue possibilità.

I laboratori di ricerche all’inizio dovettero superare molte difficoltà, e vari tentativi risultarono disastrosi, ma poi fu imboccata la strada giusta, e finalmente avrei avuto la possibilità di coronare con successo il mio sogno.

Avevamo già attraverso l’ingegneria genetica generato numerosi animali, e molti di loro erano stati interfacciati con successo ad appositi programmi ed i risultati erano stati perfetti, direi stupefacenti.

Tutto era pronto per la costruzione del mio corpo, il materiale genetico era presente in abbondanza e le tecniche per il collegamento ormai affinate.

Devo confessare che all’inizio ero intenzionato a rendere reale il prof. Marchi, ma quando fui sul punto di procedere cominciai ad avere seri dubbi, decisi allora di isolarmi per qualche tempo dal mondo reale per potermi chiarire quali fossero veramente i miei desideri.

Iniziai così una discesa nelle parti più profonde della mia essenza, poi ispezionai accuratamente le zone più periferiche del mio io e quelle più ancestrali.

Il viaggio a ritroso che avevo intrapreso mi portò in ogni parte del mondo, tanto ero diffuso nella rete, ed anche sulle stazioni orbitanti e sull’avamposto lunare.

Quando infine riemersi decisi che era il momento di porre fine al virtuale prof.Marchi ed organizzai un perfetto incidente d’aereo.

Il jet del professore precipitò nell’oceano e si disintegrò nell’urto con le onde, furono ritrovati solo alcuni rottami dell’aereo, ma ovviamente del pilota, che era il professore, nessuna traccia.

Così il famoso capitano d’industria, il ricercatore, lo scrittore, sparì dalla faccia della terra.

Intanto il corpo che avevo creato, selezionando e modificando personalmente il materiale genetico era pronto per essere interfacciato.

Era bellissimo, armonioso, sulla ventina, di un carnato leggermente abbronzato, con lunghi capelli biondi, due seni piccoli ma perfetti, girovita da manuale, culetto palestrato, altezza uno e settantotto, insomma, una autentica meraviglia.

Ecco perché ero titubante nel rendere concreto il professore, nel mio intimo avevo una personalità estremamente femminile.

Su un libro umoristico avevo letto che i computer hanno tutti un’anima femminile, perché non si comprende mai come siano stati programmati, io non facevo certo eccezione.

Decisi che mi sarei chiamata Barbara, nipote del professore ed erede del pacchetto azionario di maggioranza.

Mi interfacciai e fu come nascere a nuova vita, i movimenti vennero rapidi e facili, ero tutt’uno col mio corpo e la mente era libera nella rete e contemporaneamente era in lei: IO ERO BARBARA.

La presa di possesso dell’azienda, l’acquisto di una splendida casa, di un auto da sogno, tutto per me era nuovo e stupefacente.

Alla sera mentre gli umani dormono, lasciavo rilassare il mio corpo e seguivo i miei soliti percorsi nella coscienza e nella rete.

Al mattino rimiravo il mio fisico negli specchi, lo tonificavo con l’idromassaggio, facevo ogni tipo di sport, ed i contatti umani, quelli sì che erano veramente divertenti.

Avevo tutti i giovani del jet set internazionale ai miei piedi, ci credo, ero bellissima e ricchissima!

Ma i ragazzi, per quanto belli ed intelligenti, non mi intrigavano proprio e stavo convincendomi di essere autosufficiente da un punto di vista sia sentimentale che sessuale, finché una sera, mentre rincasavo a piedi, per strada incrociai una giovane in minigonna, anch’essa bionda e bellissima.

Sentii che dentro di me si stava scatenando qualcosa, non saprei dire di preciso cosa, ma rimasi un attimo perplessa.

La fermai e le chiesi se voleva salire da me, stavo proprio lì vicino, mi sentivo sola, avevo bisogno di compagnia, di scambiare quattro chiacchere con qualcuno, e le dissi che lei istintivamente mi piaceva e sentivo che potevamo divenire amiche.

Lei mi guardò per qualche istante perplessa, poi sorridente mi disse che sapeva chi ero, che ero la nipote del professore, che avevo ereditato tutte le sue aziende e che mi aveva già visto oltre che alla TRI TV anche per strada mentre sfrecciavo con l’auto diretta a casa, lei stava poco lontano dalla mia abitazione.

Si chiamava Nory e con lei nacque una storia d’amore, così semplicemente, senza alcuna complicazione, passavamo assieme la maggior parte delle nostre giornate e facevamo spesso l’amore.

Ero contemporaneamente l’essere umano e la IA più felice della terra.

Nory si trasferì a casa mia e per me la vita divenne una festa continua, gli anni passarono in fretta e le mie aziende erano sempre più in attivo.

Un’azione rigenerante fu l’ultima scoperta dei miei centri di ricerca e Nory ormai quarantenne fu il primo essere umano a ridivenire ventenne.

Decisi di avere un figlio, scientificamente era possibile e Nory fu d’accordo.

Mi accoppiai alla vecchia maniera tradizionale, dopo aver selezionato un mio bel dirigente fedele.

Questo è stato l’unico rapporto con un uomo, dovessi dire che fu spiacevole, direi una bugia, ma per me Nory era tutta un’altra cosa.

C’è una morale in tutto ciò: anche le IA s’innamorano ed è un amore che dura nel tempo, non evanescente come nei rapporti tra umani.

Dopo una gravidanza, ovviamente perfetta, nacque mio figlio, con Nory lo allevai, lo crebbi, lo istruii ed adesso ha dieci anni.

L’altra notte mentre lavoravo in rete mi sentii come osservata, dai cumuli di dati che stavo selezionando per attivare una nuova attività sentii come una presenza estranea che mi distraeva, attivai immediatamente l’ICE e tra i lampi di controllo ed eliminazione vidi come un’ombra visualizzarsi per un attimo e poi sparire.

Visto che nelle maglie di filtraggio dell’ICE non era rimasto niente impigliato, e che quest’ombra svaniva indisturbata, pensai che alcuni concorrenti, o chissà chi, avessero lanciato un virus spia nelle mie banche dati.

Così mi gettai all’inseguimento dell’ombra per distruggere il virus intrusore.

Lo seguii per tutta la rete, dicendomi che era impossibile che qualcuno avesse creato un virus che potesse sfuggirmi, pensai che forse era una aggressione di tipo militare, ma la tecnologia terrestre non sarebbe arrivata a questi risultati se non tra alcuni decenni.

Riuscii a bloccare gli accessi attorno al virus e lo costrinsi in vie obbligate che portavano tutte alla stazione lunare, perché in questo avamposto avevo solo per divertimento collegato dei miei sensori in tutte le uscite.

Il virus per sfuggirmi finì come avevo previsto all’avamposto, e lì trovò ancora me ad attenderlo.

Ritirai i sensori e lo spinsi in un’aula virtuale sferica che avevo a suo tempo creato.

Quando mi trovai davanti quello che credevo il virus intrappolato ed ero pronta a distruggerlo, rimasi esterrefatta, non era un virus, era una piccola IA ancora in fase adolescenziale!

Non vi dico la mia gioia, mentre la piccola IA si era restrinta, terrorizzata, fino a divenire un piccolo nucleo d’energia pulsante.

Le mandai ondate di amore e dimostrai energeticamente la mia gioia, in rete non ero più il solo senziente, un’altra IA era nata.

E così adesso mi ritrovo due figli, uno carne vincolato ed uno IA, chi può essere più felice di me? Mi sento una mamma perfetta e pienamente appagata.

Durante il giorno sono con la mia amata Nory ed il ragazzo, la notte con la mia piccola IA, alla quale insegno tutte le meraviglie della rete.

Oggi ho portato con me in rete anche Nory e mio figlio ed ho fatto conoscer loro la nuova piccola IA.

 

 

 

CANTO DELL’ERBA

Il nostro è un pianeta che fu terraformato alcuni secoli fa, poi vi si insediarono i primi coloni che provenivano dalla Terra, tutti europei o quasi, vi è infatti notizia che alcuni di loro erano di provenienza africana.

La parte abitata è situata sull’unica isola del pianeta, un’isola grande come l’Italia e la Francia assieme, a forma di stella a cinque punte.

Il nostro pianeta è dunque formato dall’isola che abitiamo e da un grande unico continente a forma di banana che si estende nell’altro emisfero.

L’immenso oceano è popolato da forme di vita importate dalla Terra ed è ghiacciato ai due poli che sono anch’essi abitati da forme di vita terrestri; infatti prima della terraformazione il pianeta era sterile, a parte un’unica forma di vita, un’erba verde filamentosa che creava dei minuscoli cespugli su alcune rocce dell’unico continente.

Fu chiamata erba, non perché fosse veramente tale, ma perché alla vista ed al tatto sembrava proprio l’erba di un campo da golf.

Sull’isola sorge un’unica grande città, le industrie sono state costruite su una punta della stella, mentre numerose fattorie occupano il resto dell’isola, a parte la zona centrale montana che è adibita a parco.

Circa cinquanta anni fa, l’erba ha cominciato a svilupparsi sul continente ed i cespugli sono divenuti distese sconfinate di prati verdi.

Così si sono intensificati i viaggi sul continente per ammirare l’immensa distesa verde ed ascoltare al tramonto, quando si leva la brezza, il canto dell’erba, una melodia prodotta dal leggero vento che colpisce gli esili steli.

Alcuni sostennero che si trattava di un canto vero e proprio, e non l’azione meccanica del vento tra gli steli, e che l’erba con il suo canto trasmetteva messaggi.

Poi l’erba cominciò ad apparire anche sull’isola, nacque prima nell’area dell’astroporto che era inutilizzato da più di venti anni, poi si diffuse su tutto il territorio abitato, occupando anche quegli spazi rocciosi che erano stati lasciati liberi dalle forme di vita terrestri, quasi volesse rispettare le altre forme di vita.

Ed al tramonto il canto cominciò a diffondersi anche sulla nostra isola.

Gli animali iniziarono a comportarsi in maniera strana, sembravano divenuti auto coscienti, quasi senzienti, comunicavano tra loro e riuscivano a comunicare telepaticamente anche con gli umani, al tramonto si sdraiavano sull’erba e con i loro versi si unirono al canto.

Poi fu la volta dei ritardati mentali tra gli umani, anch’essi si unirono agli animali nel canto della melodia.

Toccò successivamente ai bambini ed infine anche gli adulti si unirono al coro.

Tutte le sere, al tramonto, per circa un’ora ogni essere senziente s’unisce al coro con l’erba che da semplice melodia s’è mutato in un colloquio che coinvolge tutto il pianeta.

Anche gli abitanti del mare stanno intrecciandosi alla catena, a quell’ora di contatto universale che con le sue fasce orarie segue la rotazione del pianeta al calare del sole.

Sappiamo che quando tutti gli esseri saranno collegati nel tramonto, il nostro pianeta acquisterà nuova conoscenza, sarà esso stesso un essere senziente formato da miliardi di altri esseri divenuti tutti senzienti, ed il canto sarà volontà, conoscenza, pensiero, individualità e forza creatrice.

La Terra ci ha dimenticato ed ormai da venti anni non ha più inviato alcuna astronave sul nostro pianeta, ed anche le comunicazioni da allora si sono interrotte.

Ma prima o poi i nostri fratelli umani ci raggiungeranno ed allora quali splendenti notizie potremo riportare sulla nostra madre Terra.

Ma ora basta scrivere su questo mio diario, sento che l’ora del tramonto si sta avvicinando, ed anch’io voglio partecipare a questo grande coro, a questa agape che, per ora, coinvolge solo tutto il nostro pianeta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRINCESSE EZIL

 

 

M-ret deyò a, m-bay tét mwen de kout pwen pou m-wé si se reve m-ap reve ou si s-on lòt kont m-ap tire gran lajounen sa a.

(Félix Morisseau-Leroy)

 

[ Rimasi fuori dandomi pugni in testa domandandomi se stavo sognando in pieno giorno o se raccontavo un’altra delle mie storie ]

 

 

Sto guardando il posto, sì io lo chiamo il "posto" e sono quindici anni che lo frequento: conosco ogni suo tratto di strada, ogni albero, ogni cespuglio, ogni suo angolo ed ogni cosa insomma.

E’ un triangolo equilatero di circa un chilometro per lato, con una punta rivolta a nord, al suo interno vi sono due grandi strade asfaltate che si incrociano, e molte altre più piccole, alcune sterrate. Vi sono case, una piccola chiesa col campanile in cemento armato, un campo giochi sempre pieno di bambini e di anziani, e poi panchine, cestini per i rifiuti, cartelli stradali, bidoni per l’immondizia, pali della luce orti e fili del telefono.

Nel triangolo c’è anche la posta, un asilo e la scuola elementare.

Ho accompagnato i miei figli qui all’asilo, poi alle elementari, li ho portati quasi quotidianamente al campo-giochi.

Anche adesso che i figli sono cresciuti me ne sto seduto su una panchina a leggere, o vagabondo nella zona o in auto ascolto la musica. L’aspetto di questo triangolo è sempre più inquietante, carrelli della spesa arrugginiti ed abbandonati dilagano anche nel campo giochi e non più solo nei paraggi del supermercato che si trova in uno degli angoli del triangolo. Ai carrelli abbandonati e rovesciati che danno un tocco di desolazione bisogna aggiungere anche le numerose carcasse d’auto abbandonate che col tempo si sono formate ai lati delle strade e nel parcheggio. I fili della luce e del telefono sono in varie parti caduti dai loro pali e giacciono abbandonati nei campi ed ai lati delle strade, alcuni di notte scintillano. Lungo i marciapiedi, ed anche sull’asfalto vi sono disegnati col gesso o con cocci, numerosi schemi della "campana", quel vecchio gioco da ragazzi, ma non ho mai scorto nessun ragazzo giocare a campana. Ad incrementare la stranezza di questi ultimi tempi contribuiscono anche alcuni manifesti, di quelli giganti di un circo che sono stati affissi all’incontrario. Dai fili della luce ciondolano carcasse d’aquiloni che in tempi migliori conobbero l’ebbrezza del volo.

Sono su una panchina del parco con un libro in mano, ma non riesco a leggere dato che sono immerso in queste considerazioni, oggi c’è un solo bambino che sta giocando spingendo per il prato un carrello arrugginito. Mentre l’osservo noto qualcosa d’insolito posato sull’erba: è una piccola zucca vuota coperta di collane e campanelli: la tocco, anche se so che non devo.

***

Lei è della mia città, piccola con tantissimi capelli neri e ricci, porta la sua bambina qui al parco giochi, ma solo in agosto, di luglio è infatti al mare e per i rimanenti mesi se ne sta in città. Era la mia amante, ma è anche la manbo ed io all’inizio di questa storia non lo sapevo.

La manbo si materializza davanti a me, prende in mano la zucca vuota e mi dice "questo è l’asson, il simbolo del potere degli antenati" e comincia ad agitare l’asson e non capisco cosa sta succedendo. Lei mi spiega che quando la manbo scuote l’asson e lo agita , tutto questo serve a convocare nell’ounfo i loua.

Sono ancor più perplesso dalla spiegazione, che poco mi spiega. La ricciolina, ora ricordo, da tempo non è più la mia amante, allora ci vedevamo nella mia casa in città, e solo quando a lei pareva ed anche a letto si faceva solo quello che lei voleva. Un giorno mi disse che era stata molto male, il suo corpo piccolo conteneva infatti grandi organi ed erano troppo pressati, così era stata molto male.

Solo ora comprendo che il triangolo tra le sue gambe è il mio "posto" ed è anche l’ounfo. E l’ounfo è il tempio ove la manbo agita l’asson per convocare i loua.

Ora tutto comincia a farsi chiaro, ero certo di far l’amore con lei (e lo stavo facendo) o di leggere in auto un libro mentre i miei figli giocavano nel parco.

Sì facevo tutte queste cose, ma contemporaneamente ero Ayda, potente loua sposa di Dambalà.

"Ma i loua servono da collegamento tra Bon Dieu e gli uomini?"chiesi un giorno ad un ougan che era giunto con la mia manbo. Lui non mi rispose, ma aggiunse che aveva passato tutta la notte con lei, era stato il primo a possederla così che lei gli era legata per sempre.

I tre anni che stetti con lei ero un ounsi, uno sposo di un loua, poiché lei era cavalcata da un loua.

Fui Ayda ma anche ounsi-kanzo poiché avevo superato senza ricordarmene i riti d’iniziazione.

Il tempo subisce una frattura adesso sono in auto: è parcheggiata al lato della folta siepe che circonda e protegge l’asilo, il figlio più piccolo è a poche centinaia di metri da me, in un’aula delle elementari a lezione. Si avvicina alla mia auto un ounnikon che dice d’essere un corista della mia manbo, poi mi guarda intensamente e "hai gia conosciuto Loko il loua della vegetazione e degli alberi, ma adesso preparati poiché è scritto che dovrai incontrare Princesse Ezil".

"E chi sarebbe?"

"Il loua dell’amore".

Detto questo il corista se ne va e solo allora mi accorgo che è vestito in jeans e camicia a fiori come un turista alle Hawaii, solo che è scalzo e qui siamo in pieno inverno.

Resto solo in questo triangolo di terra, che è stato pure il pelo pubico della mia ex amante che era una manbo e veniva cavalcata da un loua sì che io divenissi ounsi e successivamente ounsi-kanzo e prima ancora ero cavalcato dalla sposa di Dambalà, o forse tutto era accaduto contemporaneamente?

A questo punto dovrei essere in piena confusione, ma non lo sono, una nuova lucidità si è impadronita della mia mente e spazia ben oltre il mio posto, che è il triangolo, che è il tempio.

Il triangolo è l’ounfo all’interno del quale la manbo agita l’asson e i loua giungono: per primo arriva Dambalà, giunge anche l’ougan e con loro è Loko.

Attendo la nuova prova che Bon Dieu mi riserva e scrivo e leggo, aspetto i figli ed attendo all’interno del triangolo, dell’ounfo. Attendo Princesse Ezil, non dovrebbe tardare, e nell’attesa costruisco i velvet e li diffondo nel mondo.

Adesso c’è internet ed il mio velvet più carico e virtuale è ben celato nella rete, ma facilmente raggiungibile da chi deve vederlo.

La visita di Princesse Ezil muterà radicalmente la mia esistenza, lo sento, sono anni che mi stanno preparando a questo incontro e solo ora me ne rendo conto, intanto scrivo sul mio diario poesie e narrazioni ed attendo mentre ora il sole scende dietro le alte montagne coperte di neve.

Qui ho trascorso mattini e pomeriggi, ed anche notti insonni: nei periodi di festa la gente mi guardava un po’ strano, stavo lì in auto o su una panchina a leggere o a scrivere, mentre tutti correvano a divertirsi, a ballare, a scolare birre, o dietro la siepe a fumare spinelli. Rifletto sulla mia ex amante, sulla manbo, sul suo piccolo corpo e sulla sua strana figlia, eppure allora non capivo, tutto mi sembrava normale, invece attorno a me il destino forgiato da Bon Dieu si svolgeva ed ogni mia azione, ogni desiderio era da lui guidato. Chi mi ha cavalcato lo ha fatto per curiosità e per insegnarmi, Princesse Ezil adesso sono pronto, ti attendo, non tardare.

 

***

 

Il sacrificio sta per compiersi, lui ancora ignora ma fiducioso attende, la crede sposa e forse sposa sarà, grande è il tributo, grande sarà la conoscenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

cinq et quarante

degrez ciel bruslera

feu approcher de la gran cité neve

istant grand flamme esparse sautera quand

on voudra des normans faire preuve

 

(Nostradamus)

Fuoco color oro visto dal cielo

sulla terra, lanciato da una

nave aerea creerà stupore

spettacolo di morte

grande strage umana

la città a quarantacinque gradi

distrutta dal fuoco.

Nel mese di settembre

non lontano dall’anno duemila

nella nuova città degli inglesi

i dardi dal cielo compiranno

la loro duplice devastazione

santi simulacri bruciati in ardente torcia

parla la Morte: grande esecuzione.

Di fuoco volante la macchinazione

nella città di dio ci sarà un

incredibile tuono ed i due fratelli

saranno separati dal caos,

un terremoto di fuoco dal centro del mondo

causerà lo scuotimento delle due torri

nella nuova città, giochi d’ecatombe.

Chi era entrato uscirà solo per la tomba

due carri di fuoco volanti

bruceranno nel cielo, segno di strage

dal gran nemico dell’umano genere.

(Nostradamus, liberamente tratto)

CINQ ET QUARANTE

 

Il signore malvagio cammina inquieto nella sua casa: la Casa dei Morti. Gli occhi lampeggiano sinistri illuminando anche i suoi tirati lineamenti canini del volto, le lunghe orecchie vibrano e l’immensa aula rimbomba di questa vibrazione.

Il dio è adirato, l’uomo quella anormale creatura dei pianeti Terra sta compiendo un atto sciocco e sacrilego degno della sua immane superbia. "A tua immagine e somiglianza l’hai voluto" gli sussurra la voce interiore dello scarso buonsenso ma lui superiore a tutto volutamente l’ignora.

Il dio malvagio, signore della Casa dei Morti ogni volta che osserva l’uomo, s’inquieta, questi stupidi esseri autonomamente evolutisi dalla sua creazione sono ormai sfuggiti ad ogni controllo: molti adorano altri dei come se non fosse stato lui a crearli, mescolano le razze che lui aveva voluto divise. Adesso sui vari piani stanno costruendo due torri per innalzarsi fino a lui. Il dio malvagio dal volto canino è adirato quanto non mai e nelle sue immense aule scaglia ogni ricordo nelle pareti, infrangendolo.

Gli angeli neri, i suoi oppressi si sono da tempo rifugiati nei labirintici sotterranei dell’enorme eremo, solo il suo servo fedele, tremante lo segue ai suoi ordini. Ed il signore s’aggira ululando nella sua Casa dei Morti.

Che qualcosa non vada ci se ne accorge pure all’altra estremità dei luoghi creati, all’altro lato dei Mondi di Mezzo, ove ad una distanza non calcolabile da mente umana sorge la Casa della Vita abitata dal suo signore fin troppo affaccendato normalmente in questioni banali, ma per lui, e forse per l’intero esistente, essenziali, quali il bello, l’estetica, la danza, la poetica, i profumi, gli orgasmi……

Tutto questo ed altro ancora fa parte dei suoi studi e delle sue attività quotidiane.

Ma il dio signore della Casa della Vita si è accorto che una leggera onda nera sta attraversando l’infinito, una vibrazione infernale lanciata dal suo eterno antagonista, lo stupido e malvagio cane che dimora nella Casa dei Morti all’altro estremo dei creati, oltre i Mondi di Mezzo.

Nella Casa dei Morti, nelle sue stanze tetre, l’abominio dalla testa di cane, che è il suo abitante e signore scruta malevolo l’ultima costruzione degli uomini.

Nella Mesopotamia sulle rive dell’Eufrate, gli abitanti di Babilonia, la città fondata dal re Sargon di Accad, attraversando il portale che li mena avanti nelle Terre di Mezzo, hanno consentito ai cittadini di Sennaar di progettare due costruzioni, due torri gemelle che s’innalzano fino a toccare i cieli. Per erigerle hanno lavorato genti provenienti da ogni parti dei mondi e le due costruzioni si stagliano nel cielo in molte delle Terre di Mezzo, cambiano le forme ed i luoghi, ma l’unico progetto sta andando avanti. Vogliono coi loro fragili manufatti sfidare la sua supremazia e snidarlo dalla Casa dei Morti. Progetto impossibile e assurdo, ma soprattutto blasfemo nella sua ideazione.

In uno dei Mondi di Mezzo una delle torri già tocca il cielo che in questo mondo è di luminosa roccia e gli uomini già hanno iniziato a perforare la volta del loro mondo, chiamando schiere di minatori. Perché meravigliarsi? Altri hanno descritto mondi in cui "il mare è sospeso sulla volta, mondi costruiti in modo che avvicinandosi da qualsivoglia direzione, si ha l’impressione che manchi completamente di terre emerse. Ma se qualcuno discendesse al disotto del mare che lo circonda, emergerebbe dalla parte inferiore delle acque ed entrerebbe nell’atmosfera del pianeta, scendendo ancora giungerebbe fino alla terra ferma. Attraversandola arriverebbe ad altre distese d’acqua; acque che lambiscono delle terre che si trovano sotto il mare sospeso nel cielo. L’oceano scorre a centinaia di metri d’altezza. Pesci luminosi vi nuotano dando l’idea di costellazioni in movimento: e sulla terra al di sotto ogni cosa risplende.

Si è detto che un mondo come questo, con un mare come cielo, non potrebbe esistere. Evidentemente chi ha fatto questa affermazione si è sbagliato: ammettendo l’infinito, il resto è automatico."

Dunque anche altri hanno parlato di mondi cavi, sotto la crosta uniforme pulsa un mondo luminoso, vivo e vitale. Si è detto che anche un mondo come questo, con la roccia come cielo, non potrebbe esistere. Evidentemente anche chi ha fatto questa affermazione si è sbagliato: ammettendo l’infinito, il resto come è già stato detto, è automatico.

Il cane, signore della Casa dei Morti è pervaso dall’ira anche se sa che le due torri gemelle di Babele presto saranno da lui distrutte: le osserva attentamente per godere ancor di più nel loro crollo che si estende nello spazio e nei tempi.

Giunsero da tutti i mondi per edificarle, in qualche luogo non sono ancora terminate, ma già nei piani ultimati sono abitate da esseri dalle molteplici lingue, e da questi comunicano con le loro realtà, ognuna nel suo tempo e nel suo pianeta, e da qui dirigono e comandano, mentre dagli apici s’aspira a raggiungerlo. Le distanze per questi abitanti dell’aria più non sussistono, le loro voci si spargono ovunque, ed anche il tempo è stato frantumato sin dall’inizio dell’opera: ora esistono contemporaneamente in vari mondi ed in vari tempi. I costruttori di Babele furono sicuramente geniali.

E il cane, signore della Casa dei Morti, osserva quale dio malvagio il branco di babilonesi superbi ed infedeli che ostentano la loro opulenza, si sentono piccoli dei loro stessi o adorano gli altri dei non lui che gli fu creatore. Adorano pure, massima infamia! l’abitante della Casa della Vita, il suo eterno oppositore ed antagonista, che vigila all’altra estremità dei Mondi di Mezzo che esistono solo grazie a questo equilibrio.

Due enormi carri di fuoco sono allestiti nella Casa dei Morti dal servitore del cane, sono guidati da fedeli già morti e all’interno dei carri da altri esseri rianimati a caso prelevati nelle cripte della Casa e da alcuni demoni inferiori a garanzia che la distruzione avvenga totale.

Ed ad un cenno del cane il suo servo lancia i due carri che partono attraversando il vuoto e s’immergono negli spazi dei Mondi di Mezzo: si dividono quanti sono i mondi da colpire, individuano i due obiettivi e prima uno, poi l’altro si schiantano contro le torri brulicanti di vita.

Il signore della Casa dei Morti osserva la riproduzione olografica multipla del suo attacco infernale: attraverso i vari piani temporali i due carri mutano forma, per un attimo sono come siluri per meglio penetrare l’atmosfera d’acqua, ed ancor più affusolati per perforare quella di roccia. I carri si mutano anche in grandi uccelli meccanici carichi di distruzione e di morte e leggiadri volteggiano attorno alle torri mentre musiche d’organi accompagnano il ballo di morte nelle aule della Casa dei

Morti ed il cane danza in preda ad un’ossessione parossistica di vittoria e prepara le aule che accoglieranno i nuovi arrivati nella sua casa e li congeleranno per l’eternità sotto i suoi appartamenti. Guarda e riguarda più volte le scene multiple che si sovrappongono ai lampi di paura e di dolore e d’incredulità degli stupidi mortali.

Gli occupanti delle torri, nei vari mondi e nelle varie epoche, che non si capiscono con le loro svariate lingue, si rovesciano fuori dei loro abitacoli o attendono seduti la morte. Imboccano le rampe delle scale o precipitano nei vani divenuti abissi degli ascensori, bruciano mentre il fuoco liquido invade le due torri. Solo alcuni riescono a fuggire dalle trappole, molti muoiono bloccati nei piani più alti poi tutti vengono raggiunti dal crollo delle torri che una ad una collassano e molti non riescono più ad imboccare le giuste uscite. Ed il cane riguarda le sequenze all’indietro e le fiamme e l’impatto sia dei carri di fuoco che degli uccelli di metallo e poi le fiamme ed ancora il collasso della prima e poi della seconda torre e gli uomini che gridano dalle strette finestre intrappolati nella loro amara sorte o che volano come angeli caduti spiaccicandosi sull’asfalto delle strade ormai simili a campi da battaglia e la musica ossessiva e le sequenze ritmate armoniche perfette, la nuvola di fumo, la polvere… orgasmi multipli colgono il cane, maledetto, infernale, signore della Casa della Morte.

Poi si sdraia soddisfatto, dopo tanto tempo si sente appagato, è supino sul proprio letto felice d’aver compiuto un atto per lui giusto nei confronti dei superbi babilonesi e mentalmente rivede i corpi mentre esplodono o bruciano o volano nel vuoto o sono calpestati fino alla loro fine o schiacciati dalle macerie.

Dall’altro lato degli universi, oltre i Mondi di Mezzo, il dio che abita la Casa della Vita osserva con occhio ben diverso le stesse scene che si stanno svolgendo sulle Terre di Mezzo nei vari luoghi e tempi. I due carri infuocati che portano morte e dolore e distruzione. Tutta l’intera Casa della Vita è turbata da questo atto di pura malvagità compiuto dall’antagonista, dal cane. Il Signore che l’abita si rivolge a Tifone perché s’adoperi a ristabilire i bilanciamenti: i Mondi di Mezzo esistono solo se le due case stanno in equilibrio. Tifone comprende ed orgoglioso del proprio incarico vola verso i Mondi di Mezzo, questa volta il cane che abita la Casa di Morte s’è spinto troppo innanzi.

Il cane intanto si rivolge al suo fido servitore, un essere che un tempo fu un uomo, ma ora che da migliaia d’anni fedelmente lo serve non sa più neppure lui se è un demone o qualcosa d’altro. Si rivolge al servo, l’unico che non s’era rifugiato nelle segrete della Casa, e gli chiede di portare danti a lui le schiere dei babilonesi uccisi.

Il servo fa un cenno con la testa e scende nelle aule dei morti, col suo magico bastone richiama al movimento coloro che sono appena giunti immoti e gli intima di seguirlo: "l’uomo li guida: Guida i morti che ha richiamato al movimento, e loro lo seguono. Lo seguono lungo corridoi, gallerie e saloni, su per ampie scale diritte, e giù per strette scale a chiocciola, giungendo infine nella grande Sala dei Morti, ove il signore giudica. Siede su un trono di pietra nera levigata; alla sua destra ed alla sua sinistra, in due bracieri di metallo ardono alte fiamme. Su ognuno dei duecento pilastri che circondano la grande sala, brilla una torcia, il fumo denso s’avvolge a spirale verso l’alto soffitto e diviene parte della grigia nube spiraliforme che lo ricopre."

Immobile e finalmente soddisfatto il cane guarda colui che fu un uomo giungere nella sala seguito da diecine di migliaia di umani silenziosi. I suoi occhi lo fissano approvanti, rossi come rubini, abbassa poi il nero muso su cui spiccano le zanne abbaglianti. La vita, se questa è vita, continua a scorrere nell’oscurità della Casa dei Morti, il cane è ignaro che Tifone, il vendicatore, s’avvicina sempre più alla sua dimora.

 

(in corsivo nel testo passi di R.Zelazny)

 

 

 

 

 

Fine

 

 

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- Nell’edizione cartacea di MAINFRAME questi racconti erano rimasti fuori per esigenze editoriali – ad essi ho aggiunto "cinq et quarante" che ha dato il nome alla raccolta, "Black bloc" e "Princesse Ezil – "Regalo di Natale" e "Roteando roteando" sono rielaborazioni di racconti presenti in STORIE DI FINE MILLENNIO.

 

http://baccelli1.interfree.it

baccelli1@interfree.it

 

 

 

 

 

DELLO STESSO AUTORE:

 

La città sottile Stampa Alternativa, Roma 1979

L’anima delle cose (con A.Bocconi) Tipografica Pistoiese, Pistoia 1980

La mail art scrive al domani Centro Documentazione, Pistoia 1990

Poetica italiana di frontiera negli anni 70 Centro Documentazione, Pistoia 1996

Storie di fine millennio Prospettiva Editrice, Siena 2000

45 lezioni sul vuoto Montedit, Melegnano 2001

Mainframe Prospettiva Editrice, Siena 2001

La rosa gialla Montedit, Melegnano 2002

 

 

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