- vittorio baccelli - i racconti -

- pubblicato la prima volta su "storie di fine millennio"-

vittorio baccelli

IL CONTO IN BANCA 

Una moglie insopportabile, un lavoro da incubo, due figlie insaziabili, genitori stressanti che mi consideravano ancora un bambino, una schiera d’amici falsi come dollari di cioccolata, due amanti gelose succhiasoldi e macinaffetti: dieci anni fa questa era la mia realtà quotidiana da incubo.

Poi una mattina, controllando alla macchinetta bancomat il mio conto quasi perennemente in rosso ebbi la più fortunata sorpresa della mia vita.

Un computer impazzito aveva aggiunto quattro zeri al misero milione e ottocentosettantatremilaquattrocentocinquantadue lire.

Rimasi esterrefatto, ma pensai subito – si accorgeranno immediatamente dell’errore – e proseguii la mia giornata nel solito modo.

La mattina successiva andai a ricontrollare, la cifra astronomica era invariata.

Telefonai ad un funzionario di una banca fiorentina, amico mio da moltissimi anni, e gli dissi che avevo bisogno del suo aiuto per alcune operazioni finanziarie.

Il giorno dopo ci incontrammo nel suo ufficio, e voi non ci crederete ma nel tardo pomeriggio quasi tutto il malloppo era a mia disposizione in un conto cifrato alle Cayman.

Dopo aver lasciato una giusta elevata percentuale all’amico cominciai a riflettere sulle future mosse. Tanti anni prima, quando all’università studiavo storia dell’arte mi ero incappato nella “deriva” e questa mi sembrava la mia migliore, possibile e irrazionale via di fuga.

La deriva è nata come gioco surrealista e fu sperimentata anche con gran successo e divertimento dai situazionisti.

Il concetto di “deriva” è legato al gioco ed alla natura psicogeografica, è cioè la vera opposizione all’idea classica del turismo e della passeggiata.

Basta decidere d’abbandonare casa, lavoro, impegni, fatto questo occorre lasciarsi andare alla deriva senza una zona prefissata, essere sensibili solo alle sollecitazioni del territorio ed agli incontri casuali che si verificheranno.

Il caso è assai meno importante di quello che sembrerebbe a prima vista, infatti ogni luogo ha da un punto di vista psicogeografico delle correnti affettive ben precise con dei vortici che possono portare con la massima precisione in zone del mondo ben definite.

Rispetto ai vecchi giocatori ero favorito da un conto in banca invidiabile e protetto da una nuova identità e documenti, ovviamente falsi, forniti da una associazione di tutela per extracomunitari a prezzi veramente stracciati.

Con la mia nuova identità e col denaro regalatomi dal computer impazzito ho scoperto che ogni zona è circoscritta dalla sua morfologia sociale, ad esempio un quartiere urbano non è determinato solo dai fattori geografici ed economici, ma anche dalla concezione che i suoi abitanti e quelli dei quartieri vicini ne hanno.

Con l’esperienza di questi dieci anni, se avessi voluto, avrei potuto disegnare delle mappe psicogeografiche dei territori che ho attraversato, ma questo non era il mio intendimento.

Posso solo dirvi che la mia deriva mi ha portato da una città all’altra dell’Europa, poi imbarcato in splendide crociere ho conosciuto una miriade di porti del Mediterraneo, sono infine sbarcato negli USA ove ho soggiornato a New York per oltre un anno, gustandomi ogni attrattiva metropolitana.

Con un aereo sono poi giunto all’isola di San Tomè e qui ho riscoperto nuove radici.

Col mio nuovo nome ho realizzato la mia esistenza, sono proprietario di un albergo e gestisco un bar all’aperto assieme ad una compagna di colore che è quanto di più bello e squisito avessi mai desiderato.

Ho tre figli che passano le loro giornate a giocare sul mare, qui gli orari sono relativi, il denaro è un optional anche se per me scorre a fiumi, i paesaggi sono da sogno.

Raccogliere le conchiglie è la mia attività preferita e vicino al bar che gestisco, su un lungo asse di legno ho allestito una piccola esposizione.

Spesso qualche turista vorrebbe acquistarne qualcuna, ma gli sorrido e scuoto il capo.

Ho anche imparato assieme ai miei ragazzi a dipingere con le terre sulle cortecce, come fanno i nativi, ed alcuni di questi  lavori li regalo ai figli dei turisti.

Non ricordo quanti anni ho, né in che anno siamo, le uniche notizie giungono dai pescatori e sono relative a ciò che accade nei villaggi vicini, con i turisti, così buffi ed anacronistici, esistono solo scambi commerciali.

Ho imparato ad apprezzare la magica musica tribale ed al tramonto con gli isolani ci ritroviamo con i nostri primitivi strumenti ed improvvisiamo melodie che innalzandosi parlano della natura e dei sentimenti più intimi dell’uomo.

Ho scoperto l’armonia con ciò che mi circonda, un profondo sentimento questo che mi era totalmente sconosciuto.

Ogni gesto diviene rituale, ogni azione è un mito, la totale libertà sta assumendo connotati religiosi.

Il senso del divino è ovunque ed ogni tanto mi soffermo a ripensare gli inferni urbani della mia precedente esistenza.

Anche un conto corrente bancario ed un computer impazzito possono divenire la chiave della liberazione e della conoscenza.