- vittorio baccelli - i racconti -
- quando il cronodrome esplose è apparso per la prima volta su "evasion" fanzine libertaria di rionero - fa parte della raccolta "mainframe" -
In mezzo a un fitto bosco, un castello
dava rifugio a quanti la notte aveva
sorpreso in viaggio: cavalieri e dame,
cortei
reali e semplici viandanti.
(I. Calvino)
Il Cronodrome doveva il suo nome alla gran quantità
di ologiochi ambientati nel passato che possedeva quando dieci anni fa fu
inaugurato.
Oltre agli ologrammi vi erano un’infinità di
programmi neurali che attraverso gli induttori delta ti trasportavano
direttamente nelle arene dei circhi del romano impero, nelle lande di
cavallereschi tornei o a piacere nei giochi di guerra di tutte le ere, oppure ti
consentivano di fare duelli, in apposite sale, più o meno virtuali.
Oggi il Cronodrome è una realtà ben più complessa,
oltre ai giochi di ruolo e di tradizione troviamo intere sale ove attraverso le
piastre neurali ci si può connettere con le stelle del sistim e vivere la loro
vita in tempo reale.
Poi ci sono i computer bar ove puoi degustare ogni
tipo di droga conosciuta, legale ed illegale, ed interfacciarti con ogni tipo
d’intelligenza, umana o artificiale, rintracciabile in rete, sale da gioco
ricopiate in ogni pur minimo dettaglio dai casinò del ventesimo secolo,
boutiques chirurgiche pronte a fornire ogni tipo d’impianto, teatri ove le
migliori (e le peggiori) compagnie si esibiscono dall’opera lirica ai balletti
hard.
E’ divenuto, insomma, un tempio del piacere e qui
ti puoi togliere ogni sfizio legale od illegale, reale o virtuale.
Il Cronodrome è gestito dalla yakuza che da molti
anni ha assorbito ogni mafia conosciuta, vincente o perdente, con il placet dei
governi, delle associazioni sovranazionali e delle multinazionali, che hanno
visto così la mala organizzarsi ed autogestirsi entro limiti prestabiliti e
concordati.
Non è che la vittoria della yakuza sia stata
indolore, ma chi si è opposto al nuovo ordine globale è stato praticamente
fatto a fettine coi fili monomolecolari.
Questo tipo d’esecuzione ha assunto risvolti
simbolici per la mafia, sostituendo gli antichi rituali: incaprettamento, sasso
in bocca, lupara ed altre antiche piacevolezze.
Per avere accesso al Cronodrome, si entra in una
cabina ad un solo posto: uno si siede, infila la propria carta di credito
nell’apposita fessura mentre uno scanner retinale controlla la proprietà e la
consistenza valutaria della carta.
Se il tuo conto è OK, cioè se hai almeno cinquemila
crediti spendibili, la porta d’ingresso si apre.
Non ho quasi mai un credito perché ho l’abitudine
di spendere sempre di più di quello che guadagno, ma il mio conto è sempre OK
perché il microchip è di mia ideazione ed i crediti sono sempre superiori a
cinquemila, ma questi crediti non li spendo certo nel Cronodrome, non voglio
finire i miei giorni diviso in sottili fettine.
Un altro fondamentale servizio del Cronodrome è la
gestione pubblica di autodoctor, basta infilarsi vivi, con la carta di credito
ben fornita appresso, nelle pseudo bare e, dopo un tempo ragionevole, ne esci
ricostruito a nuovo, anche se sei proprio frantumato o consunto da un tumore
terminale, ovviamente saranno scalati crediti dalla tua carta a secondo dalla
complessità dell’intervento.
Io frequento il Cronodrome per lavoro, mi piazzo al
computer bar, guardo chi entra, ascolto ed aspetto che capiti qualcosa da fare,
tipo organizzare una rapina, la ricerca di un sicario, la compra vendita di
organi, l’apertura di un buco in qualche ICE, il riciclaggio di crediti, la
fornitura di documenti falsi, la compravendita di partite di armi ed esplosivi o
di droga, e cose del genere.
Sono molto bravo in tutte queste operazioni, ma per
gli altri non le faccio più di persona, conosco tutti quelli del giro ed
indirizzo il cliente dal fornitore desiderato, poi riscuoto percentuali sia dal
cliente che dal fornitore.
Il dieci per cento di quello che incasso lo verso al
Cronodrome, perché questa è la regola.
Ogni operazione lì organizzata deve essere
autorizzata e la percentuale serve per ogni copertura, compresa quella legale,
dell’operazione stessa.
Chi non rispetta le regole, e la yakuza viene sempre
a sapere tutto di tutti, sparisce e se uno volesse veramente ritrovarlo,
scoprirebbe che molti dei DNA degli organi forniti dalla banca, sono proprio
degli scomparsi.
Non voglio che i miei pezzi vengano trapiantati e non
voglio conoscere sulla pelle l’effetto del filo monomolecolare, perciò
rispetto sempre le regole, sono un cittadino malavitoso, modello.
Oggi è una giornata floscia, sono pochi gli
avventori presenti e tutti del giro, neppure l’ombra di un cliente, così dopo
essermi fatta una negretta niente male collegandomi con la piastra neurale, ho
ordinato una vodka e sto bevendo direttamente dalla bottiglietta ghiacciata
mentre assaporo una pipetta d’erba.
Un barista in perizoma stracolmo di trapianti è
sempre pronto a servire i vari clienti.
La serata volge al termine, quasi tutti gli avventori
sono per noia collegati agli induttori delta, ad un tavolo si gioca il vecchio
poker che non è mai passato di moda.
Solo in un angolo c’è del movimento, alcuni hacker
stanno gesticolando con il miglior cow boy del cyberspazio che conosca, mi
avvicino incuriosito e sento che sta raccontando d’aver bucato un ICE
interessante poche ore prima e d’essersi trovato davanti a dei banchi memoria
zeppi di crediti, ne ha trasferiti quanto pattuito al cliente ed una parte
l’ha riversati sul suo conto protetto, racconta anche che da una banca dati,
assieme ad altre notizie demenziali, è uscita quella di un attentato al
Cronodrome.
Tutti gli avventori gli stanno dando del matto, che
quanto dice è assurdo, così lui se ne va avvilito ed esce.
Sono incuriosito e lo seguo.
E’ nel piazzale e sta per entrare nel suo modulo di
trasporto quando lo chiamo.
Lui si volta ed in quel preciso istante letteralmente
esplode, imbrattando anche me di materia organica.
Con la coda dell’occhio, mentre sto vomitando, vedo
un’ombra che mi sembra indossi l’inconfondibile divisa dei “bambini
dell’islam”, una banda di fanatici schizzati che scimmiottano i vecchi
terroristi islamici, ma in realtà se ne stanno tutti i giorni collegati in
rete, bombardati da induttori delta che li fanno vivere nel giardino delle Uri:
visto che l’aldilà è problematico, loro preferiscono godere ora, sparandosi
il paradiso mentre sono ancora in vita.
Che i bambini abbiano dichiarato la guerra santa alla
yakuza? Mi sembra proprio improbabile.
Entro nel mio modulo già schifosamente sporco
insozzandolo definitivamente e mi reco nel cuballoggio che ho in affitto, getto
gli abiti nell’inceneritore e mi sparo una doccia.
Quando esco dal bagno la TRI TV sta trasmettendo un
comunicato: il Cronodrome è collassato, si pensa che qualche terrorista suicida
abbia liberato molecole d’antimateria che hanno generato un’implosione
sferica che lo ha totalmente distrutto uccidendo all’istante tutti coloro che
si trovavano all’interno.
Polizia ed uomini della yakuza hanno bloccato ogni
uscita dalla città e la stanno congiuntamente rastrellando alla ricerca
dell’ipotetico commando.
La popolazione è invitata a collaborare ed a
rimanere nelle proprie abitazioni fino a nuove disposizioni.
L’ho scampata questa volta proprio per un pelo,
grazie al cow boy, ho voglia di non pensare ed attivo la piastra neurale
collegandomi ad una stella del sistim scelta a caso.
Sono in smoking bianco, è notte, mi trovo sul ponte
di uno yacht e sto ballando con una bellissima ragazza vestita all’ultima moda
con indosso solo un trasparente sari rosa, i suoi capezzoli sono disegnati di
blu e li sento strusciare sul mio corpo, un’orchestra intona melodie new rap e
tra le altre coppie che ballano scorgo altre stelle del sistim.