- vittorio baccelli - i racconti -

- per la prima volta sulle edizioni OLFA di ferrara - fa parte della raccolta "storie di fine millennio"-

vittorio baccelli

IL DERVISCIO

 

Il derviscio rotante aveva iniziato a danzare da bambino, nella sua città c’era una moschea ove i maestri insegnavano questa arte che era soprattutto una mistica preghiera.

Le lezioni di musica e di danza si alternavano ad uno studio profondo dell’islam filtrato attraverso una conoscenza sufi con un forte sottofondo zoroastriano.

A quindici anni il derviscio già si esibiva pubblicamente con altri danzatori molto più anziani di lui.

Coltivava anche un’altra passione, la pittura. La sua pittura era astratta ed i suoi quadri erano molto apprezzati anche fuori dal suo paese.

Mentre in estasi ruotava si rese conto che il suo punto di consapevolezza lentamente si spostava ed in quei momenti il derviscio scivolava verso differenti realtà.

Quando riuscì a controllare con sicurezza lo spostamento il derviscio decise d’abbandonare i compagni e si trasferì nella campagna londinese.

Aveva acquistato una casa colonica che trasformò in studio di pittura, una grande stanza fu invece arredata per la sua danza con tappeti sul pavimento, arazzi alle pareti ed un imponente impianto stereo in un angolo.

La vendita dei suoi quadri, affidata ad un gallerista londinese, stava andando a gonfie vele ed il derviscio sempre più affinava la sua danza che sapeva essere un atto mistico.

La musica suonava per ore e lui ruotava, ruotava al suo ritmo, la rotazione spingeva la mente alla preghiera mentre il suo punto di consapevolezza scivolava, non più incontrollabile, ma controllato, e fluttuava verso le più varie dimensioni, e sempre più con esattezza riusciva a scegliere il punto che lo trasportava nelle realtà da lui volute.

Una in particolare l’attraeva prepotentemente, il suo ruotare lo trasportava su un verde morbido prato colmo di fiori, in questo luogo si vedevano boschi lontani, l’aria profumava d’incenso, il caldo sole diffondeva una morbida luce dorata.

Spesso sul prato bambini giocavano e tutto trasudava pace e serenità.

Un giorno mentre nella sua stanza ruotava davanti a due amici pittori che se ne stavano seduti su cuscini in un angolo, il derviscio spostò il punto di consapevolezza verso il prato ed il mondo che tanto amava.

Gli amici esterrefatti lo videro dapprima farsi trasparente, poi pian piano sparire mentre seguitava a girare, a girare sempre più velocemente.

Il derviscio si trovò sul prato che tanto amava, fu circondato da bambini che lo invitavano a danzare.

E lui iniziò a ruotare, a ruotare mentre nell’aria si levavano le melodie che lo guidavano nella danza.

Sulla terra il derviscio non fu mai più visto.