- vittorio baccelli - i racconti -
- pubblicato per la prima volta dalle edizioni OLFA di ferrara - fa parte di "storie di fine millennio"-
La moglie non voleva più saperne di lui, aveva dei dubbi, dei forti dubbi, ma nessuna certezza. Marco era sempre più irraggiungibile, spesso partiva per paesi esotici, sempre da solo, e quando tornava passava le sue giornate davanti al computer.
E così il divorzio fu inevitabile, i viaggi si fecero sempre più frequenti e quando era in casa navigava la notte in internet.
Ed eccolo visitare un sito di una compagnia assicurativa con sede nel terzo mondo. Dopo innumerevoli pagine incomprensibili, con infinite listate di numeri, alcune addirittura scritte in quell’alfabeto svolazzante che è il cingalese, con tutta una serie di chiavi si poteva accedere al “paradiso”, il paradiso dei pedofili, naturalmente.
Marco era faticosamente riuscito, aiutato da alcuni suoi “colleghi” ad ottenere tutta la serie alfanumerica di chiavi per accedere al suo agognato “paradiso”.
Ed ecco sullo schermo una lunga serie di immagini, per lui eccitanti. Un catalogo insomma, e poi il questionario: nome, sigla di riconoscimento, nazionalità, preferenze.
Era proprio il questionario che Marco cercava: digitò il suo nome, la sua sigla, ed a preferenza inviò ambosesso, dagli otto ai 10 anni. Poi apparve la scritta “incontri” e Marco digitò “si”.
- in quale provincia d’Italia? – e lui scrisse la sua provincia.
Apparve in italiano la scritta “attendi” e dopo alcuni minuti una località con l’indirizzo. Ancora una volta digitò “si”.
Poi una data e l’ora e Marco ancora “si”.
- Istruzioni: accanto al numero civico esiste una cabina telefonica, attendere una chiamata all’ora fissata, seguiranno nuove istruzioni – e Marco – confermo, grazie e chiudo –
Ed il venerdì della settimana successiva alle 22 esatte, Marco era fermo con la sua auto accanto ad una cabina telefonica.
Alle 22 e 10 il telefono iniziò a squillare.
Trepidante alzò la cornetta ed una voce di ragazzina chiese – Nome e sigla – lui rispose – Marco - e disse la sigla.
- OK, resta dove sei, tra poco arriverà un motorino, seguilo-
Rientrò in auto e rimase in attesa, dopo qualche minuto giunse un ragazzino su un ciclomotore che gli si fermò davanti e poi si mise in moto. Marco seguì il motorino che procedeva molto lentamente e che lo condusse fuori dal paese, poi si inoltrò in una strada sterrata che saliva in collina.
Dopo circa un quarto d’ora arrivarono ad un cancello aperto, la strada proseguiva lungo un parco e terminava davanti ad un casolare ottocentesco.
- E’ qui, entra ed attendi – disse il ragazzino indicando il portone aperto, poi ripartì lungo il vialetto sterrato.
Marco chiuse l’auto ed entrò, c’era un grande salone con luci soffuse, il pavimento era coperto da giornali, come se avessero appena tinteggiato le pareti, nel bel mezzo della sala era piazzato un grande divano, in sottofondo si udiva musica operistica e l’aria profumava d’incenso misto ad un altro aroma dolciastro ed eccitante, che Marco non riuscì a definire.
Da una porticina laterale, che nella tenue luce appena si intravedeva, entrò un ragazzino nudo che avrà avuto sì e no otto anni e rivolto a lui – Sei Marco, vero? –
- Sì - rispose, e lui – mettiti comodo sul divano, tra cinque minuti si comincia –
Sorridente, ma un po’ teso, Marco si sdraiò sul divano e mentre si sbottonava la camicia, iniziò a rilassarsi.
All’improvviso si accese un faretto fissato al soffitto, un cercapersone, un occhio di bue come lo chiamano in teatro, e Marco pensò – cazzo! anche gli effetti speciali! –
Abbagliato dal cerchio di luce che l’avvolgeva cercò di guardarsi attorno e quando i suoi occhi si furono abituati, restò a bocca aperta, mentre una erezione improvvisa e prorompente si manifestò con violenza.
Intorno a lui, completamente nudi vi erano almeno quindici ragazzini, maschi e femmine, che si avvicinavano lentamente, molto lentamente, sorridenti e che muovevano le mani sul loro corpo in maniera volutamente oscena.
- Troppa grazia, non è possibile! – pensò, mentre l’erezione si faceva sempre più violentemente esplosiva.
Poi delle acuminate lame scintillarono mentre i ragazzini sempre sorridenti gli si erano fatti accanto.
L’ultima cosa nella sua vita che Marco vide fu una bimba di una diecina d’anni con le tettine già prorompenti che lo stava riprendendo con una videocamera.
Poi fu il buio mentre stava venendo e mentre il suo sangue lo stava ricoprendo.