-vittorio baccelli - i racconti -
- fa parte della raccolta "eclisse" -
AMARCORD
Era il 1965 ed un gruppo di giovani lucchesi iniziò ad incontrarsi sulle panchine in pietra della centralissima via Roma, uniti dal non farcela più a sopportare la meschina realtà iperconservatrice della piccola città.
Poi
arrivò Jarry da Firenze facendoci fare la conoscenza della buona erba e tornò
Mauro da Londra illustrandoci ciò che bolliva in pentola in quel momento.
Allora
ci definimmo “Gruppo beatnik C.13” ed attorno a noi si crearono molte
adesioni e simpatie. Il “C” stava per piazza Cittadella, quella della casa
natale di Puccini ed il 13 era il numero civico di una mescita, nella quale ci
trovavamo assai spesso a degustare del buon vino delle colline lucchesi.
Eravamo
tutti, più o meno, su posizioni radicaleggianti, amavamo lo sperimentalismo
artistico e la provocazione, qualcuno di noi aveva avuto contatti con gruppi
ludd-lettristi-situazionisti, amavamo il fumo e divertirci.
Molti
giovani si sentirono attratti da noi, mentre i capelli cominciavano a divenire
sempre più lunghi, ma vennero anche a noi molti settori dell’intellighenzia
cittadina che prima tentarono di capirci qualcosa, poi forse anche spinti dalle
mode angloamericane, si dimostrarono tutt’altro che indifferenti alle novità
proposte da queste prime esperienze beat.
Le
amicizie che alcuni del gruppo ebbero con Fernanda Pivano e con Andrea
Valcarenghi, dettero tono e spessore culturale alle nostre iniziative.
A
Marco Pannella organizzammo il primo comizio lucchese che si tenne nel
prestigioso Teatro del Giglio, e sempre nello stesso teatro proponemmo sia
Guccini che il Perigeo.
Guccini
fu addirittura ospite per una settimana in casa di un nostro amico, ed in quel
quartiere si ricordano ancora la confusione notturna di quei giorni troppo
irrorati dal vino rosso.
E’
infatti sul piano della controcultura che i beats lucchesi impegnarono le loro
battaglie pur condividendo i temi della protesta del movimento internazionale:
Contro la famiglia, la scuola, l’integrazione nel mondo del lavoro, il
servizio militare, l’istituzione psichiatrica, i pregiudizi sulle droghe, il
conformismo della sinistra.
Il
gruppo seguì molto da vicino, fin dalle origini, le vicissitudini dei beats
milanesi, che avevano fondato nel 66 Mondo Beat, che dettero vita al
campeggio-comune di via Ripamonti ed ingaggiarono una battaglia contro i fogli
di via con i quali le forze dell’ordine allontanarono da Milano i capelloni
indesiderati.
Alcuni
del gruppo lucchese furono testimoni diretti delle cariche della polizia a
Barbonia-City e della repressione milanese.
In
qui giorni uscì a Lucca un polemicissimo volantino nel quale si rivendicava
l’importanza del movimento e si annunziavano nuove iniziative locali e
nazionali.
Avevamo
già stampato nel maggio un giornale “Noi la pensiamo così….e via”, e poi
a dicembre “Esperienza 2” definiti, nel libro “Ma l’amor mio non
muore” delle edizioni Arcana alla pagina 146, “fra i primi in Italia di
questo genere”.
Mentre
furono mantenuti i rapporti con le redazioni di Urlo Beat e Grido Beat, nati
delle ceneri di Mondo Beat, a Londra il gruppo lucchese si affiliò alla CND, la
campagna per il disarmo nucleare fondata da Beltrand Russel.
Di
questa campagna diffondemmo con gran successo “i bottoni” che servirono a
finanziare noi stessi ed anche la campagna antinucleare.
“Con
l’aiuto dato con entusiasmo dai giovani lucchesi, Lucca è all’avanguardia
del movimento beat nazionale” scrivemmo in “Noi la pensiamo così….e
via”, a proposito delle iniziative contro il nucleare.
Avevamo
due punti di ritrovo in città: una casa in via san Paolino, lasciataci da un
amico pittore temporaneamente trasferitosi a Venezia (era questa la mia base in
quel periodo) e la casa di Barabba (Domenico Livolsi, direttore del primo
foglio) in via Santa Croce. All’esterno ci trovavamo sulle già citate
panchine e nella bettola in piazza Cittadella al numero 13.
Dopo
aver promosso una veglia per la pace e contro la guerra in Viet Nam, alla quale
parteciparono molti del gruppo milanese, nel Natale 1966 ed un’altra a Pasqua
nel 1967, il gruppo lucchese partecipò a d una manifestazione sempre pro Viet
Nam che si tenne a Firenze il 25 aprile. In piazza della Signoria venne
sonoramente fischiato l’oratore socialista ed il sit-in in piazza Duomo venne
interrotto da improvvise cariche della polizia. I beats lucchesi, reduci
dall’aggressione peraltro immotivata, denunciarono con volantini le gratuite
violenze subite. A Lucca il 4 novembre, sempre del 1967, contemporaneamente a
quanto fu organizzato a Firenze da anarchici e pacifisti, il gruppo al gran
completo protestò contro le celebrazioni ufficiali. VIVA GLI ESERCITI CHE NON
ESERCITANO. Slogan e cartelli pacifisti e antimilitaristi provocarono la
reazione di un gruppo di bersaglieri, ci furono vari tafferugli nel centro
storico che culminarono con sei fermi e cinque arresti. Io fui tra i fermati,
arrivato tardi alla manifestazione perché impegnato col lavoro, venni senza
alcun motivo fermato in un bar cittadino e senza alcuna spiegazione rinchiuso in
una cella di sicurezza della caserma cittadina dei CC fino all’ora di cena.
Nei giorni successivi ci furono manifestazioni e cortei studenteschi di
protesta, anche le federazioni giovanili del PRI, del PSU e del PCI, pressate
dalla forte mobilitazione in atto nelle scuole, presero posizione a nostro
favore. La solidarietà attorno al messaggio pacifista ed antimilitarista da noi
lanciato s’allargò sempre più tra la popolazione, solo la stampa cittadina
seguitò a guardarci con molto sospetto. La reazione positiva della gente nei
nostri confronti fu anche confermata dall’entusiasmo tributato alla marcia di
Danilo Dolci, che passò da Lucca e pose trai principali obiettivi la pace nel
Viet Nam, la dissociazione politica dell’Italia dagli USA, il servizio civile,
la riduzione delle spese militari.
Quell’anno
vi furono anche contatti con la rivista genovese Ana Etcetera e con mia grande
sorpresa un gruppo buddhista milanese venne a trovarmi a casa di Barabba per
conoscermi, incuriositi dalla lettura di una mia poesia “Kaddish per
Kwannon” pubblicata su Esperienza 2.
Il
1967 è l’anno di maggior impegno del gruppo: attraverso il giornale ed i
volantini si da informazione sulle attività beat e provo internazionali
dall’Inghilterra e dall’Olanda, pubblicando racconti, reportage e lettere,
tutta la stampa cosiddetta alternativa parlò di noi, avemmo anche una pagina
tutta nostra su Pianeta Fresco, supercolorata rivista cult dell’epoca. Poi nel
corso del 68 il movimento beat lucchese si dissolve, in parte assorbito dalle
vaste e radicali forme di protesta messe in atto dal movimento degli studenti,
lasciando tuttavia molto interesse per un tipo di informazione e di cultura
alternativa che continuerà a produrre fogli e giornali sotterranei collegati
con analoghe iniziative nazionali ed internazionali.
Dopo
l’esperienza beat si formò a Lucca lo Studio 21 che prendeva il nome dal
numero civico, lo studio si trovava infatti in via Santa Croce, al numero civico
21. Animatori dello S21 furono, assieme al sottoscritto, Elio Luigi Ardinghi,
che era già stato il grafico ufficiale del C13 e Marco Pedonesi. Lo S21 fu
all’inizio molto attivo nel campo dell’arte, uscirono tre numeri di un
proprio bollettino, i cui articoli furono quasi totalmente ripresi dalla rivista
nazionale D’ars, nacque anche un gruppo per le arti figurative che si chiamò
G4, il quattro stava per il numero dei componenti: Ardinghi, Baccelli, Pedonesi,
ai quali si aggiunse Antonio Milite, detto Tonino. Fu proprio Tonino che negli
anni 70 divenuto militante PCI e marito della vedova Calabresi, disegnò la
bandiera della pace, quella con i colori dell’arcobaleno. Il G4 organizzò
diverse mostre di pittura, tutte all’insegna della contestazione più radicale
e contro il mercato dell’arte e la sua mercificazione. Tra le tante ricordo
una collettiva a Borgo a Mozzano, che a metà durata fu sospesa per litigi con i
membri del locale circolo Unione che l’ospitava. Altra collettiva, alla sala
Cultura del Teatro del Giglio di Lucca, qui stranamente tutto filò liscio, poi
la Manifestazione Anaoggettuale con Happening al salone Salvemini del PSU, che
fu aspramente contestata dagli stessi socialisti i quali ritennero opportuno
pubblicamente dissociarsi, definirla un atto non-artistico e censurare (fu fatto
sparire) un mio lavoro dadaista, un ready made, trattavasi di un preservativo
imbullonato. Vennero in questa rassegna presentati oggetti di consumo,
violentati e privati così della loro funzione. Questa Manifestazione
Anaoggettuale si tenne il 9 marzo del 1969.
Lo
S21 fu dunque un turbinio d’idee ed all’interno di esso maturarono anche le
posizioni di alcuni che furono militanti di Potere Operaio d’ispirazione
pisana, che dettero poi vita a Lotta Continua. Moltissime esperienze, anche
contraddittorie, si svilupparono in quell’unica stanza con bagno annesso, che
fu lo S21: artistiche, politiche, esoteriche, medianiche, psichedeliche,
religiose e chi ne ha, più ne metta. In quella sede oggi c’è l’ufficio di
un’agenzia assicurativa, il sottoscritto è rimasto radicale, l’Ardinghi è
il presidente della circoscrizione del centro storico, di centro-destra, il
Papini, altro frequentatore e successivamente fondatore di L.C. a Lucca, oggi è
vicino ad AN, alcuni sono rimasti orientati a sinistra con contaminazioni new
age. Favorì lo scioglimento dello S21 anche la repressione che dopo piazza
Fontana s’abbatté di esso: continue perquisizioni con sequestro di materiali.
Perquisizioni che colpirono anche il sottoscritto nella sua casa a Borgo a
Mozzano e che portarono al sequestro ed alla perdita di una numerosa
documentazione cartacea di quel periodo: documenti dello S21, del G4, di Mondo
Beat e dei Situazionisti,
Dopo
l’esperienza dello S21 fondai con alcuni amici il ciclostilato FUCK,
organizzammo eventi musicali, facemmo continua controinformazione, il tutto su
posizioni radicali non pannelliane. In questo periodo si ampliarono i contatti
con Stampa Alternativa, e ricordo il suo direttore, Marcello Baraghini, ospite a
casa mia sotto un’alluvione: durante la notte si allagò la stanza ove lui
dormiva. Contatti anche con il disegnatore Max Capa, direttore della rivista
PUZZ, oggi disperso in qualche campagna della Francia. Esaurita anche
l’esperienza di FUCK lanciai sul mercato alternativo il foglione mensile “La
rivolta degli straccioni” che si stampava nella tipografia degli anarchici a
Carrara e aprii il “Bureau de l’art” uno spazio artistico autogestito in
pieno centro storico lucchese che per molti anni ha raccolto il fior fiore dello
sperimentalismo artistico, quello sperimentalismo volutamente ignorato dai mass
media in quel periodo e del quale solo oggi, alcune punte dell’isberg
qualvolta appaiono su specializzate riviste culturali.
Ero
entrato nel circuito internazionale dell’arte postale e da allora espongo a
raffica in collettive in tutto il mondo. Ero anche entrato a far parte
dell’elitario gruppo dei poeti visivi. Contatti anche con il pittore
Baratella, piovuto in lucchesia con il situazionista Cesarano che mi mise in
contatto epistolare con Joe Fallisi e Coppo. Attivai poi l’Alta Scuola di
Corrispondenza ed il Vittorio Baccelli Magazine, ho dato il via alle due
rassegne multimediali “millennium” e “luther blissett eXperience”, ma
questa è storia di oggi…