- vittorio baccelli - racconti - da: eclisse -

UN MANIFESTO IN VILLA BOTTINI

 

Quando Villa Bottini era occupata, una mattina d’aprile salii sulla torretta, questo posto era per me magico e spesso arrivavo fin lassù per poter dall’alto contemplare la mia città. Mi accorsi che affisso ad una parete c’era un manifesto attaccato con lo scotch con sopra scritto con pennarello rosso:

IL CORPO E’ L’ALBERO DEL BODHI

LA MENTE UNO SPECCHIO LUCENTE

ABBI CURA DI PULIRLO DI CONTINUO

NON LASCIARE CHE LA POLVERE VI CADA SOPRA

Pensai a lungo su che l’avesse scritto, ma quelli che avevo in mente lo negarono il giorno stesso. La sera, quando ci ritrovammo nelle cucine in diversi, parlai loro del manifesto. Nessuno ne sapeva niente, anzi vollero venire a vederlo. Armati di pile salimmo tutte le scale fino alla torretta. Il manifesto era sempre affisso ove l’avevo visto al mattino, ma a lapis qualcuno aveva aggiunto:

NON VI FU MAI UN ALBERO DEL BODHI

NE’ MAI UNO SPECCHIO LUCENTE

IN REALTA’ NESSUNA COSA ESISTE

DOVE ANDRA’ A CADERE LA POLVERE?

Rimanemmo tutti un po’ perplessi, e nessuno seppe mai chi aveva scritto tutto ciò, ma la sera, quando rientrai a casa mia ricordai ove era già avvenuto tutto ciò, mi tornò in mente una lezione all’università di Pisa sul pensiero zen.

La mia mente non riesce a staccarsi da tutto ciò che si è salvato della mia zattera che a lungo ha galleggiato sui tetti, ricerco il dattiloscritto ingiallito e proseguo nella lettura di quel testo ermetico, di quel viaggio forse iniziatico che in questi giorni ho tra le mani. E’ qui sulla scrivania accanto al computer:

41– Il cielo si coprì di fitte nuvole, caddero i fulmini ed i lampi mi fecero constatare, a intervalli, che ero circondato da precipizi e da bestie feroci.

42– Scoprì un rifugio sotto una pietra enorme che chiudeva da un lato una porta assai stretta, vi penetrai e mi trovai a fianco di una tigre che vi si era rifugiata per le mie stesse ragioni. Scorgendola non osai fuggire, perché temevo. Ma vidi che essa aveva paura quasi quanto me. Il tempo si faceva sempre più scuro, la pioggia, l’uragano, i tuoni ed il mio terrore, crescevano continuamente.

43– Un lupo si presentò per approfittare del rifugio che dividevo con la tigre. Quest’ultima si scagliò contro il nuovo venuto, combatterono, si dilaniarono e si soffocarono a vicenda.

44– L’uragano si calmò ed il cielo divenne infine sereno, lasciai la mia grotta e cercai un sentiero nella foresta.

45– Dopo aver camminato per qualche tempo mi trovai in una pianura e vidi un sentiero, all’inizio del quale riconobbi un contrassegno di quelli che aveva posto il fanciullo nell’accompagnarmi al labirinto.

46– Seguii questo sentiero che mi ricondusse al giardino che avevo trovato nell’uscire dal mare. Entrando nel giardino, mi guardai attorno per cercare il fanciullo che mi aveva fatto da guida e lo vidi presso una fontana. Era disteso e credetti che dormisse, ma quando gli fui più vicino, mi avvidi che era morto, perché il movimento del cuore e quello del respiro si erano arrestati. Lo presi allora nelle mie braccia, cominciai a scuoterlo, incollai la mia bocca alla sua per richiamare il calore nei suoi polmoni, ma tutto fu inutile. Tentai delle frizioni con le diverse piante che vedevo nel giardino, uccisi anche parecchi animali nella speranza di trovare un qualche rimedio, ma le mie cure, i miei rimpianti, le mie lacrime, i miei voti, non ebbero successo alcuno.

47– Non mi restava ormai che rendergli l’ultimo addio. Scavai la tomba con le mie mani e ve lo deposi.

 48- Sparsa qualche lacrima sincera sul tumulo, iniziai a percorrere il giardino per cercarvi un asilo e degli esseri simili a me. Ma qualsiasi strada prendessi, mi ritrovavo sempre là ove avevo seppellito il bambino.

49– Compresi allora che era inutile fare degli sforzi per allontanarmi. Mi stesi dunque sul prato e vi passai alcune ore immerso nel sonno più profondo.

50– Le mie pupille si riaprirono alla luce del giorno. Ma quale fu la mia sorpresa quando vidi un ramo d’albero piantato sul tumulo ed attorno ad esso un serpente!

51– Il mio primo impulso fu quello d’allontanarmi, ma poi meditando su quella circostanza misteriosa, mi armai di coraggio ed uccisi il serpente. Quando lo colpii, tre gocce del suo sangue colarono sulla tomba. Il ramo dell’albero ed i resti del serpente rientrarono nella terra, mentre il bambino che avevo pianto ritornò alla vita.

52– “Per te, mi disse, avevo perso la vita, ora tu me l’hai resa e siamo pari. Senza il sacrificio dei miei giorni, tu oggi non saresti vivo”

 53- Egli si spiegò tre volte nella stessa maniera, ed io lo compresi.

54– Mi ero deciso a tentare nuove prove per penetrare nel labirinto. Ci mettemmo dunque in marcia e prendemmo la strada che conduceva al bianco.

55– Ad una certa distanza trovammo una scala di sette gradini ed il fanciullo mi disse di salirvi.

56– Quando fui sulla cima, vidi sotto di me al lavoro alcuni uomini la cui opera procedeva assai lentamente.

57– Discesi dalla scala nel modo dovuto e raggiunsi il fanciullo. Camminammo ancora per qualche ora, a pochi passi da noi, scorsi un uomo armato che sembrava custodire qualche cosa di preciso nella cassetta sopra la quale era seduto.

58– La mia piccola guida mi informò che dovevo dargli battaglia, vincerlo o perire. Per rianimare il mio coraggio prese del balsamo da una scatoletta, ed unse i miei piedi, le mani e la fronte

59– Dopo quest’operazione mi gettai sull’uomo armato e lo battei immediatamente. Impadronirmi delle sue armi e colpirlo non fu che un istante. Il mio primo pensiero fu di aprire la cassetta e fui non poco sorpreso di trovarvi il mantello che avevo dimenticato nel padiglione. Dopo essermene coperto tornai dalla mia guida e la ringraziai nuovamente.

60– Camminammo verso il labirinto, che non tardai a scoprire. Presso il muro, il fanciullo mi disse nuovamente addio, e così ancora una volta mi ritrovai solo.

61– Lo stesso imbarazzo mi colse per scegliere tra le sette porte quella attraverso la quale sarei dovuto passare. Mi presentai alla prima che vidi.

62– Bussai: non si aprì. Chiamai: nessuno rispose.

63– Mentre mi disponevo a bussare di nuovo, vidi la figura venerabile di un vecchio re montato sopra un cammello.

64– Il vegliardo ed il suo seguito, che era molto numeroso, vennero verso di me. Uno dei suoi uomini mi si avvicinò, mi consegnò una chiave e mi fece segno di aprire loro la porta. Obbedii. Tutti entrarono ed io li seguii.

65– Richiusi la porta e resi la chiave a colui che me l’aveva data. Quindi passarono in una grande piazza triangolare nella quale erano due colonne.

66– Il vecchio re scese dal cammello, fu condotto verso la prima colonna, ove fu legato ed ucciso in un solo istante.

67– Tutto ciò mi colpì e mi fece fremere. Mi vidi complice, e senza volerlo, di un delitto orribile. Ma ciò che mi spaventò di più fu quando quegli assassini si gettarono su di me, mi afferrarono e mi posero sul cammello.

68– Non appena fui su quest’animale, tutti uscirono dalla piazza ed io rimasi solo sul cammello. Allora mi affrettai a scendere a terra per soccorrere il re che era stato ferito poco prima sotto i miei occhi.

69– Tagliai i lacci che lo legavano alla colonna, ed esaminai le sue ferite, ma ebbi il dolore di constatare che tutte le mie cure, ormai sarebbero state vane.

70– Mentre consideravo la situazione, un leone furioso si gettò sul cammello che mi stava al fianco, e ne fece strage in pochi istanti. Credetti opportuno lasciare la piazza e senza riflettere sulla strada da prendere, seguii la prima che vidi.

71– Camminai così per sette giorni e sette notti in mezzo ad un fumo assai denso. Ero come avviluppato in una nube. Giunsi in una piazza perfettamente rotonda, ma non potei fermarmici perché al centro di essa si sviluppava continuamente una miriade di sentinelle che mi obbligavano a non lasciare la periferia del cerchio.

72– Mentre mi disponevo a passare più lontano, un essere che non devo nominare, mi venne incontro e mi disse di dargli il mantello. Quello lo portò nel centro di cui ho detto prima ed il mantello fu ridotto in cenere. Questa cenere mi fu consegnata chiusa dentro un flacone e mi si avvertì di averne cura.

73– Continuai allora la mia strada, ma la distesa di quel labirinto era talmente vasta che vedevo sempre davanti a me della strada che non sembrava dovesse più finire. Finalmente scorsi una specie di grotta che non osai visitare quando intravidi un leone verde a qualche distanza dall’entrata. Benché avessi una gran voglia di riposarmi, la prudenza mi impose di andare più lontano.

74– Ecco un fico sulla mia strada. Prendo tre fichi. Un uccello rapace me li disputa: lo uccido. Strappo nove penne all’uccello e le fisso trai miei capelli.