LUK
Ancora fogli ingialliti nelle scatole salvate dal
naufragio, questa volta mi sono soffermato su vecchi ritagli di giornale ed uno
in particolare ha sollevato la mia curiosità. E’ un articolo tolto dal Tirreno
di mercoledì undici aprile del 1984, e riguarda una polemica che era sorta
sulle origini della nostra città: è stata fondata dai liguri o dagli etruschi?
In quel periodo questo dilemma turbava gli animi
degli intellettuali locali, così decisi di intervenire come poco più sotto
leggerete.
“Poiché la Regione Toscana era nuovamente partita,
stavolta con il “Progetto Etruschi”, fu dato incarico alle teste d’uovo locali
d’escogitare qualche cosa: pensa e ripensa, ponza e riponza, l’intellighenzia
cittadina uscì con una trovata veramente originale “Lucca Etrusca”! Tra l’altro
così si spiazzava pure la Fondazione Ragghianti che titola il suo notiziario
“LUK” da luk che in ligure significa palude.
Siccome più siamo storici, più siamo confusi, e più
siamo confusi, più siamo apprezzati (dai politici), la pensata fu subito
accolta trionfalmente soprattutto per la sua originalità. (Ricordate come fummo
originali con Lucca nella Toscana dei Medici, quando la regione era impegnata
con la Disneyland Medicea?).
Poco importava se c’era il rischio di confondere
Lucca con Luni e conseguentemente di festeggiare a Lucca la fondazione di Luni.
Infatti viviamo in tempi postmoderni e sarebbe lo stesso che festeggiare a
Tokyo la fondazione di Parigi (a Tokyo tra l’altro hanno costruito in
sedicesimo una torre Eiffel), ma a Lucca non siamo tanto à la page, da essere
postmoderni, siamo solamente confusi.
E così mi è venuta in mente una novella, neppur
tanto azzardata, se pensiamo che uno dei nostri piatti tipici, il farro, deriva
dal sanscrito “far” che per l’appunto significa “cereale”. Ed ecco la novella:
C’era una
volta, tanto, tanto tempo fa, alle pendici di una zona montagnosa, la casa di
una famiglia di liguri che vivevano di pastorizia. In questa famiglia vi erano
due giovani in età di matrimonio, ma le ragazze dei pastori vicini non
riuscivano ad interessare i nostri due baldi liguri.
E così appena
il gregge ed i lavori agricoli lo permettevano, scendevano lungo il fiume fino
ad una zona paludosa detta “Luk” ove da poco abitava un piccolo insediamento di
strana gente che si diceva fosse venuta da molto lontano. Erano contadini e
coltivavano i loro campi in una zona asciutta proprio in mezzo alla palude e,
tra gli altri prodotti agricoli raccoglievano un tipo speciale di grano, il
“far” che avevano importato dalle loro terre d’origine, col quale preparavano
un piatto delizioso che sempre offrivano ad i nostri due liguri quando si
recavano in visita. Ma il far non era l’unica attrattiva di questa umida
località, infatti vi erano ben quattro giovani donne veramente da capogiro con
i loro grandi occhi neri sempre lucenti.
Due si erano
già accasate con giovani etruschi che si diceva in giro fossero dei notabili
caduti in disgrazia presso le loro genti, ed avevano costruito proprio a Luk un
meraviglioso edificio utilizzando pietre e pani d’argilla seccati.
Per farla
breve, anche i nostri due liguri a Luk si sposarono e misero su casa e tutti
assieme vissero più o meno felici e contenti con i loro discendenti. E ben
presto il villaggio divenne paese, il paese, città, mentre la palude veniva
pian piano bonificata.”
Termina qui l’articolo e mi piaceva riproporlo.
Accanto nello stesso mucchio di ritagli vi sono degli appunti che riguardano la
scuola, ma sono fotocopie totalmente sbiadite, su una carta che è divenuta
gialla, e malgrado i miei sforzi non riesco a leggere cosi vi è scritto. Poco
male, tanto la nostra scuola peggio di così non può andare. Leggevo su una
rivista che negli ultimi dieci anni gli studenti si sono dimezzati, in compenso
il numero degli insegnati è raddoppiato. Questo significa che la scuola
pubblica serve solo a mantenere un posto di lavoro ai docenti e non a preparare
gli allievi. Prepararli per cosa? La risposta dovrebbe essere, per il mondo del
lavoro. Ma quando mai il mondo del lavoro è entrato nella scuola? La scuola
pubblica prepara un mucchio di gregari, di cittadini pronti, nel migliore dei
casi, per un impiego fisso statale. Una vera scuola dovrebbe preparare dei
protagonisti, non dei sudditi, eppure c’è chi ha il coraggio di difenderla.
Dimenticavo, gli insegnanti oltre ad essere il
doppio di quelli che dovrebbero, sono anche i peggio pagati in Europa. Ricordo
mio figlio Andrea, il primo giorno di scuola elementare disse ”Questa scuola fa
schifo!” Oggi ha quattordici anni, ed è sempre della stessa idea.