VIBRAZIONI
La pubblicità, con le sue omologazioni, le sue frasi
fatte, l’uso del nudo femminile ovunque: eppure non tutta è uguale. A
dimostrazione di ciò, l’altro giorno per strada ho raccolto un depliant che
sponsorizzava tutta una serie di abiti casual di una nota marca americana.
All’inizio sono state le immagini ad interessarmi, un tipo di messaggio veramente
fuori dal comune: un servizio su Gerusalemme con foto dei luoghi di culto delle
varie religioni. Una volta giunto su una panchina pubblica, mi sono messo gli
occhiali ed ho iniziato anche a leggere ciò che vi era stampato in caratteri
molto piccoli. Da non crederci, ciò che vi riporto nelle righe seguenti è non
proprio il testo fedele, ma quasi, state a sentire.
La scienza quando parla della realtà usa sempre
parole come ritmo, relazione, intensità o vibrazione. Dopo aver scoperto che
non c’è niente che si tocca, descriviamo la materia in termini sonori, la
risonanza che crea in noi il ritmo, non si ferma al battito del cuore, ma
risuona tra le molecole, mette in vibrazione gli spazi tra le particelle
d’energia che vorticano. Tutto il mondo materiale è una musica gradatamente
consolidatasi, una somma di vibrazioni le cui frequenze si allungano
materializzandosi. La musica congiunge perché porta al consuonare tutto ciò che
è capace di vibrare spazi: l’universo è un organismo di vibrazioni. Le sue
parole sono energia, simpatia, sincronicità, analogia, ritmo, ripetizione.
Troviamo la ripetizione nell’autosomiglianza. Tutte le volte che la genesi è
descritta con sufficiente precisione, un elemento acustico interviene nel
momento decisivo dell’azione. Dalla melodia degli Ainur sgorga l’energia
creativa. Nell’istante in cui un dio manifesta la volontà di dare vita a se
stesso o ad un altro dio, di far apparire la Terra, oppure l’uomo, egli emette
il suono. Il suono è la sostanza primordiale, l’unico mezzo d’unione tra cielo
e terra, la sua offerta è il sacrificio più grande, gli dei se ne nutrono,
crescono grazie al canto degli uomini. E’ alle leggi del suono che la materia,
nata dal rallentamento dell’energia, obbedisce, noi compresi, è qualcosa di
antico, qualcosa che ha a che fare con le fondamenta dell’universo. Lo sapeva
il Kremmerz, il grande maestro ermetico che rivendicava una via italiana e
mediterranea alla conoscenza. Con le “catene oranti” voleva guarire a distanza:
l’energia del canto diretta verso uno scopo preciso. Il suono è più reale o
esistenziale di altri oggetti dei sensi, nonostante che sia anche il più
evanescente, è legato alla realtà presente, emana da una fonte che è attiva nel
momento, qui ed ora. La relazione col suono è quella col presente, passato e
futuro sono spinti ove li colloca lo zen: nel nulla, e che non disturbino, il
tempo del suono è l’adesso, una forza è in azione ora, in movimento. Il ritmo è
la ripetizione dell’analogo, ritorna ciò che è fondamentale con forme nuove,
oscillando in una ripetizione continua, gira attorno ad un centro inafferrabile
con un movimento a spirale simile a quello di una corda che s’avvolge ad un
bastone. Ritmo non come misura, ma come direzione e senso. Ritmo e ripetizione
fanno parte delle modalità preferite dallo spirito per manifestarsi, della
realtà per esistere, della materia per vivere. Il ritmo è l’architettura
dell’essere, la dinamica interna che gli da la forma, è la pura espressione
della forza vitale. E’ lo shock che genera la vibrazione, è la forza che
tramite i sensi afferra alla radice il nostro essere. Ogni uomo è un intreccio
di pulsazioni o ritmi fisiologici e psichici, un’orchestrazione di ritmi che,
soggettivamente coordinandosi, produce ciò che si chiama ben-essere. Facendo
movimenti e suoni ritmici la potenza sopraggiunge, i sensi si accordano.
Reich divise l’energia primordiale vibrante nei due
sessi, la loro fusione creava la vita. Le stelle nacquero da un atto d’amore,
con le scatole orgoniche concentrò i due flussi, con essi voleva sconfiggere il
male, ma lo ritennero pazzo e millantatore. Lui aveva commesso un sacrilegio
mescolando le teorie taoiste, lo jin e lo jang con la scienza positivistica.
Ecco la dimostrazione di come anche un opuscolo
pubblicitario, può diffondere non solo un marchio, ma anche una serie di
ragionamenti intelligenti. Sarà servito tutto ciò a far vendere più jeans?