LA CITTA’ DI COSA

 

1970 – Arrivo per un viottolo di montagna alla città di Cosa, mi trovo dinanzi a mura imponenti costruite con enormi massi incastrati tra loro. Passo la porta ad arco disegnata da grossi blocchi di pietra. L’aspetto delle mura, l’aria all’interno della città morta mi affascina, sento presenze, tutto mi parla degli antichi abitanti.

Seguo ciò che resta della strada principale: sulle pietre del selciato il solco profondo tracciato da generazioni di carri è testimone del fervore d’altri tempi. Ammiro ulivi secolari che sorgono vicino alle basi dei muri perimetrali delle abitazioni che conservano ancora alcuni scalini d’ingresso. Il tramonto mi coglie nel bel mezzo della città, ora morta. Il vento sibila insistente e nell’aria vi è sentore di antiche tragedie, di amori e conquiste. Nel vento trasudano le voci degli antichi abitanti.

Scende la sera in questo magico luogo, un tempo intensamente vissuto ed oggi deserto. Le vite passate, al tramonto cominciano ad opprimermi, esco a passo svelto dalla città di Cosa.

1980 – Voglio rivederla, stavolta non c’è più bisogno di fare a piedi il sentiero, ma arrivo con l’auto fin sotto le mura. L’arco non c’è più, è crollato, giacciono in terra gli enormi massi. La strada principale è nuovamente ricoperta di sterpi, i tracciati delle case più non si scorgono. Anche l’aria etrusca, opprimente ma affascinante se ne è andata, restano solo i blocchi di pietra a testimonianza delle antiche mura.

I cavalli pascolano liberamente tra la sterpaglia e le vecchie macerie. Mi soffermo alla buca dell’Oracolo, l’acropoli romana mi affascina, vedo tutta la Maremma e l’Argentario alto si staglia, il vento è sibilante, umido e salso.

Riprendo il cammino e trovo ciò che resta d’una villa romana con il lezioso giardinetto pompeiano. Accanto alla villa ora sorge un piccolo museo, ovviamente chiuso. Ma dove è finita l’atmosfera etrusca che alla mia prima visita così m’aveva colpito?

L’antica Cosa è morta per la seconda volta, la verde macchia maremmana inesorabilmente avanza.

1981 – Leggo su un libro che Cosa fu città romana, solo le mura furono edificate da manodopera etrusca. C’è anche scritto che Luni fu creduta fino ad oggi etrusca, ma in realtà fu anch’essa romana.

E sì che Luni la conosco assai bene, mia madre lì insegnò i primi suoi anni da maestra. La Luni attuale è solo un paese, gli abitanti sono sicuri d’essere i superstiti etruschi dell’antica città di Luni, che sorgeva poco lontano da dove oggi si trova il paese.

Luni fu conquistata dai romani, così loro dicono, prima di sprofondare nel mare.

Della vecchia città resta oggi solo l’anfiteatro romano. Quando io lo visitai, c’era un campo di grano che alcuni contadini del posto stavano mietendo.