- vittorio baccelli - i racconti -

  - apparso per la prima volta su "ferdinandea notizie", foglio di catania - fa parte della raccolta "eclisse"-

 

 

UNDICI AGOSTO MILLENOVECENTONOVANTANOVE

 

                                 La Terra. Questo puntino sotto l’interrogativo.

                                                                                                       (S.J.Lee)                                                                                                  

 

La mattina inizia con un salto all’Agrigarden alla ricerca di vetrini da maschera per saldature perché i miei figli vogliono vedere l’eclisse.

Ovviamente non ne trovo, siamo stati in questi giorni bombardati d’appelli sulla pericolosità di guardare l’eclisse ad occhi nudi, ma pericolose anche le lenti affumicate, guai ad usare gli occhiali da sole e così via. Bisogna munirsi di maschere per saldatura, filtro 14 mi raccomando! o di speciali occhialini per eclissi.

Ma per favore! niente di tutto ciò è trovabile.

Allora ho un’idea, torno dai miei figli e con una candela affumichiamo per bene un vecchio paio d’occhiali da sole, mi ricordo che le eclissi io l’ho sempre guardate così e non ho mai avuto alcun problema.

Questa è una realtà che criminalizza un po’ di tutto: obbligatori i caschi in moto, le cinture di sicurezza, le auto hanno quasi tutte l’air bag, sui pacchetti di sigarette c’è scritto che si muore, tutto è divenuto pericoloso, l’esposizione al sole, i cibi, per non parlare poi del sesso.

Lascio i miei figli con gli occhiali affumicati e con l’auto mi reco a Lucca in ufficio, sto evadendo alcune pratiche col Priolini che il cellulare squilla “Babbo è già cominciata, la stai vedendo?” è mia figlia, le rispondo che sto finendo in ufficio e poi andrò anch’io a vederla, ma mi affaccio alla finestra ed è nuvoloso.

Scendo comunque in istrada, il sole si vede solo a tratti, ho gli occhiali da sole e mi ritrovo abbagliato.

Vedo un puntino luminoso che mi segue ovunque, scomparirà solo dopo qualche minuto.

Vado di corsa nella mia casa in via dei Borghi, nella penombra dell’ultima rampa di scale seguito a vedere il puntino, poi finalmente in casa svanisce, prendo un paio di occhiali da sole bruttissimi che anni addietro ho

 acquistato in una bancarella di cianfrusaglie polacche e con una candela annerisco le lenti per bene.

Poi scendo nella piazzetta sottostante, mi fermo davanti al bar Martini ed inizio a guardare il sole che va e viene tra le nubi.

Una ventina di persone sono ferme a testa in su, chi ha vetrini affumicati, chi più negativi fotografici sovrapposti, c’è uno con l’intera maschera per saldare.

Arriva un gruppo di turisti tedeschi, del tutto disorganizzati per l’occasione, a turno gli prestiamo occhiali, lastre affumicate, così anche loro possono seguire l’evento.

Mi arriva una telefonata: “ I siti internet non funzionano, dev’essere tutto ingolfato”, cerco di telefonare a casa, ma ora neppure il cellulare funziona.

Guardo il sole che si assottiglia sempre più, sembra di vedere la luna con le sue falci ed inizio a riflettere su questo fine millennio, su questi 2000 anni dall’inizio dell’era cristiana, su questi 2000 anni dal giorno in cui la maggior parte degli abitanti del pianeta ha deciso di iniziare a calcolare il tempo.

E’ una scadenza cruciale, anche i computer finiranno in confusione, prima la cometa, poi l’eclisse e l’anno prossimo l’allineamento dei pianeti.

Il fenomeno è stato rimbalzato come non mai dai media, Nostradamus mai era stato citato tanto e a sproposito come in questa occasione.

Mentre sono immerso in questi pensieri provo nuovamente a telefonare, cerco un’amica, Valentine D…., dopo vari tentativi riesco a prendere la linea “Ciao dove sei?” “In darsena a Viareggio, sono con Arianna, sono uscita ora dal mare” “Stai guardando l’eclisse?” “No, non ho neanche gli occhiali, dio come si sente male, ti richiamo più tardi”

Mi concentro sul sole che ormai è quasi coperto del tutto dalla luna: il sole nero.

Quando il fenomeno è all’apice l’aria assume un colore spettrale, qui in città non si vede volare né una rondine né un piccione, ma si sente una sensazione di freddo che dà i brividi.

C’è ansia, c’è attesa in questo fine millennio, i mass media riprendono questa sensazione diffusa e l’amplificano, Chris Carter, il creatore degli X files, col suo serial “millennium” forse è colui che ha interpretato meglio questo disagio, qualche piccola responsabilità forse l’ho anch’io con il mio “millennium project”.

Poi inizia la fase decrescente ed il sole ricomincia a farsi più grande e pian piano a riprendere tutto il suo splendore.

Torno in MediaValle ed a radio D.J. ascolto la chiromante del programma che dice che lei ha passato tutto il tempo chiusa in casa, che le eclissi portano sfiga, e chi ha la sventura di guardarle per esorcizzare il tutto deve accendere una candela rosa.

Poi mi telefona Valentine “Sì l’abbiamo vista l’eclisse, attraverso le nubi, ma poi è venuto un vento gelido, faceva impressione, meno male è durato solo pochi minuti”

Arrivo a casa, tutti eccitati per l’evento “La prossima sarà tra ottanta anni, tu non ci sarai vero?” Faccio gli scongiuri e porto tutti al fiume, a Marina di Campia a fare una nuotata, al ritorno mi fermo all’UPIM di Fornaci ed acquisto una candela rosa.

Il giorno dopo ho tra le mani un bell’articolo di Francesca Duranti che riporta un verso di Giovanni Pascoli “quest’atomo opaco di male” riferito alla Terra ed alle nostre coscienze sporche.

Il sole nero è passato. Questa volta, almeno.