-         vittorio baccelli – i racconti – eclisse

 

 

NOTE IN MARGINE AD UN CONVEGNO ACCEDEMICO

 

Non ne potevo proprio più, e così sono fuggito da quell’assurdo convegno accademico che si tiene in una delle tante “ridenti” cittadine balneari dell’Adriatico. Che cosa abbia di ridente, va chiesto a quella miriade di giornalisti che sempre la definiscono così.

Stavo raccontandovi che proprio mentre il convegno stava “entrando nel vivo”, sempre per usare i termini assurdi del giornalismo imperante, io me ne sono andato.

Ma procediamo per ordine, sono stato invitato, non perché fossi in qualche misura gradito a questi signori, ma penso perché non ne potevano fare a meno. Infatti su molte riviste e giornali ultimamente appare la mia firma abbastanza spesso.

Il convegno infatti verteva su la poesia italiana del novecento ed io ho scritto numerose pagine sia sul Pascoli che sul Dannunzio.

Del primo ho affrontato le tematiche legate alla riduzione dell’io ed i suoi sviluppi soprattutto nelle opere del gruppo 63, Eco & C. per intenderci, mentre del secondo ho sviluppato il suo essere lui stesso poesia, “il testo, un pre-testo per il poeta ad esporsi”, antesignano dunque delle teorie body art, dell’estetizzazione dell’artista, ed anche di certi atteggiamenti modello Carmelo Bene. Anche se, un poeta amato dalle folle è un malinteso, come diceva Majakovskij.

Al convegno c’erano i soliti e le solite, quelli che presenziano ad ogni manifestazione, quelli che sono nei comitati scientifici, quelli che si fanno finanziare coi contributi pubblici, quelli che presentano l’opera dell’amico, e l’amico presenterà la loro opera, quelli che si citano e si autocitano tra loro in un feed-beck senza fine nelle note a margine e nelle conferenze.

Mentre da alieno ero presente, ripensavo ad un famoso “Convieni sull’esso” degli anni settanta, scritto in due parti da De Martino sulla rivista L’Erba Voglio, e che pubblicai con aggiunte e modifiche di mio pugno su un foglio che allora editavo. Accadde che una rivista dell’epoca, Re Nudo, lo riprendesse ed erroneamente lo pubblicasse a mio nome. De Martino giustamente si risentì, ma io provocatoriamente lo mal trattai e per aumentare la confusione lo ripubblicai con qualche variante e con una terza parte indegnamente scopiazzata dalle prime due. Anche se quel convegno riguardava scienziati, o presunti tali, mentre questo riguarda letterati accademici o presunti tali, De Martino aveva proprio allora colto nel segno, e mentre pensavo sempre più al suo (mio) scritto disinteressandomi completamente degli sproloqui che avvenivano in sala, si presentarono le prime avvisaglie della mia incomunicabilità con gli accademici.

Si sono manifestate a metà mattinata durante il coffe-break, ove ho osato dire distrattamente ad una signora totalmente imbellettata, che perorava la causa di alcuni intellettuali austriaci che si erano schierati su posizioni anti Haider, che a me il sig. Haider stava molto simpatico.

Sono stato subito guardato come un appestato, per loro non è concepibile che uno come me che si è sempre interessato d’avanguardie artistiche, non sia di sinistra.

- Ma scusi lei non è radicale? S’è anche presentato al senato per quel partito.

Al che ho rincarato la dose, ho detto a chi mi stava attorno che mi sono iscritto a Forza Italia e spero che Berlusconi mandi a casa quanto prima tutti gli ulivisti nostrani.

Ma il clou del convegno è avvenuto alla fine del pranzo, ancora una volta davanti al caffè. Asfissiato dai paroloni sprecati attorno ai due poeti di cui vi ho parlato prima, e sui quali ho scritto molto, non ho resistito, ed ho esclamato “ Ma insomma, oggi il Pascoli è una palla! E Dannunzio un pallone!”

A quel punto tutti mi guardavano allibiti, allora mi sono alzato in piedi ed ho detto:

- Il più grande poeta italiano del novecento è stato Dino Campana, e vi reciterò alcuni      suoi versi:

                      “Vo alla latrina e vomito (verità)

                         Letteratura nazionale

                         Industria del cadavere.

                         Si Salvi Chi Può.”

Poi ho detto loro che mi scusassero perché me ne sarei andato, dato che avevo cose più importanti da fare.

Sono infatti fuggito da quell’aria mefitica e mi sono infilato in macchina diretto ad un’altra cittadina sull’Adriatico, anch’essa “ridente”, nella quale avevo qualcosa di più importante da fare.

Buffe queste cittadine “ridenti” sul mare, perennemente invase da giovani turisti sbracati che girano stanchi sui lungomare zoccolando lentamente alla ricerca, come dice Olivieri, d’un gelato industriale o d’una pizza surgelata.

Mentre sto andando verso la mia nuova meta, infilo l’ultima cassetta nello stereo dell’auto e

                         “ sei etero, sei gay

                            sei etero, sei gay

                            ma fatti i cazzi tuoi

                            che io mi faccio i cazzi miei”

Al ritmo dell’ultima compilation dei Progressiva e qualcosa, mi metto a canticchiare con loro ed arrivo a destinazione.

Fermo l’auto ad un parcheggio in una piazza, tiro fuori il cellulare e formo il numero.

- Ciao Francesca, sono Antonio!

Non è il mio vero nome, ma io gli ho lasciato questo.

-         Ciao Antonio, è un po’ che non ci si sentiva.

-         Sono sotto casa tua, al parcheggio, sei libera?

Domanda inutilmente retorica, certo che è libera! Se non fosse stata libera non avrebbe risposto.

-         Si, la porticina è aperta, non la richiudere, lasciala accostata.

-         Lo so, lo so, salgo.

Lei mi accoglie in mutandine e reggiseno, neri, se li leva in fretta, mentre io mi spoglio, mi sdraio sul letto e lei prende un condom da un cassetto del comodino, me lo infila, apre la sua bocca e….

Il resto potete benissimo immaginarlo e lo tralascio, quando  mezzora dopo esco le lascio sul comò il solito centone e la saluto.

E così mi sono disintossicato dal convegno, ed adesso voglio proporvi quel “Convieni! sull’esso” di cui vi ho parlato e che è rimasto nella mia mente per tutta la durata del convegno, ve lo sistemo nella stesura finale, cioè De Martino e sottoscritto.

 

Convieni sull’esso! Da la Repubica, ovvero 400 aspirati sessuologi assistono ad un film.

Milano – “…il corpo dell’omo mi faceva sesso e ci stavo solo per fallo contento. A otto anni mi cugino grande ha tentato di far l’amore con me a ore: da allora ho avuto paura all’anca perché mi madre m’aveva ossessionato affichè io non mi truccassi mai.”

La storia è sempre quella, stolidi casi come questo intasano le piccole poste dell’immangiabile sessuologo del settim anale femminile.

Ma la ragazza parla gentile questa volta sta dentro un audiovisivo: assieme al prof.Willi Pasini che, come vuole la scienza, si trincera dietro un ascettico cimice bianco.

Li guardano e ascoltano in una sagra semibuia, 400 sileni ansiosi e attent aspirati sesso logi, quasi tutti medici, quasi tutti giovani, che da ieri assistono al “Convieni!” internazionale sulle nuove pie sessuali, orgasmizzato dalla Shering.

La ragazza del videotape assicura che sta risolvendo il suo problema, tatto che adesso non le dispiace accarecciarci.

Più angustriati sembrano invece alcuni spettratori che sono stati appena ingoiati da un film danese sull’esso di una ragazza che si mangia la cartina e che legge porno per eccitarsi mentre un elettrodo le schiaccia il senno, uno speculum la dilata tutta, un medico la tocca, molti fori la illuminano.

Avverte il sessu ologo danese: il film non deve stimolare le v/s cognizioni scienti fiche.

Più che altro impressiona, tanti sono gli sconquassi invocati dall’eccitazione e minuziosamente documentati: cambiamenti di colore essudorazioni groviglio di muscoli contrazioni defoliazioni occhi che si dilat ano piedi che si accartocci ano collo paonazzo, per non parlare del sonoro.

Questo importante “Convieni!” che, secondo i suoi orgasmizzatori, ha lo scopto filo da spezzare i terroni sessu ali dei medici e degli oratori sociali italiani, si serve più che di discorsi, di film e d’audiovisivi, che ano al melo il vantaggio d’eliminare fumosità etniche e precipizzzzi psic ana litici.

Ed ora a voi l’inglese Fox che paragona l’orgasmo allo starnuto e racconta dei suoi preziosi spremimenti compiti non in obitori ma nell’intillimanità della carnera da letto da coppie particolarmente voltate alla scienza.

Radiotrasmittenti nel buttero, antenne sotto il materasson, spirometri nella nocca.

I risaltanti sono importati: si sa ormai certo che durante l’orgasmico la pressione dell’omo varia anche del 10%, che quella della femmina sale ancor più, che persone con pressione a 200 possono arrivare nell’allaccio a 300 pericolosamente; che la tonna al culmine va in apnea, mentre nell’omo si produce un’impervia ventidilatazione; che gli orgasmici plurimi della tonna vengono a un metro di stazza; che le contrazioni del buttero sono così forti che sarebbe consigliabile nei primi tre mesi di gravidazze una certa temperazza.

* * *

Sta prima giornata del “Convieni!” sembra particolarmente interessata nel compl(s)esso a quel mistero iroso e in molticasi mitico e disperante che è il piacere fammi in ile.

Le cliniche del sesso pullul ano, dicono gli espertici, di sirene anaorgasmatiche talvalva recuperabili in una balena, talvalva da pazienti di lungo corso, talvalva mai, olé!

Ne parla trall’altro D.O.C, una giovane spertica che si è sfornata dalla scuola di Saint Louis dei due maestri della tetralogia comportamentale M.& I. (purtroppo assenti) e che conduce grappoli di sole tonne.

Dopo 5 settimane in cui, questu picculu gruppuli di sole tonne impara a toccarsi, caspita che almeno un quarto di lora impara per seno a farsi allacciare dal compagno di svista, provando anche nuove, stupefacenti lozioni.

* * *

Dopo lo stridioso succ(s)esso del raccattage del n/s spertico inviato al “Convieni!” sull’esso orgasmizzato dalla Shering per un’indagine approfon dita sulle nuove pie sessuali, seguito da centinaia d’aspirati sessuologi, molti n/s let tori, in max tonne ci ano scritto per chieder ultimori spiegazioni e porci con ali domande.

Una lettonna di Gravellona Toce con una kilometrica lettera osa metter in dubbio la seriosità scienti fica del “Convieni!”, dice: com’è possibile violare l’intillimanità della carnera da letto con spremimenti del tipo radiotrasmittenti nel buttero, antenne nel materasson, spirometri in nocca e similia.

La lettonna ci assicura che con un vibrante nell’ano c’arriva, ma che con simili attrezzatura infernanali mai giungerebbe all’orgasmico: con tali coppie così voltate alla scienza i dati non potranno mai quadrare.

Altre protestano giurando che la tonna non sempre va al culmine in apnea e che gli orgasmici plurimi non vengono quasi mai ad un metro di stazza.

Altri ancora si lament ano per la n/s mancanza di chiarezza nei confronti del piacere fammi in ile e forse non ano tuti i toti.

Una militantemminista slogana che problemi di sto tipo posson esser dibattuti e risolti solo da grappoli specifici di sole tonne.

Infine ci ha scritto il n/s inviato per com piacersi del succ(s)esso toccato al suo inter (milan 2 a 0)vento.

In particolare si con piace del n/s infatuamento per l’articolo da lui gambizzato e sfigurato, da noi scopato e fuckkizzato (con rinnovata arrapanza) e successivamente taccheggiato.

Disserta poi su Andreotti e Gesùbambino, in totale confusione mentale ci promette un servizio sulle fiche dei ragazzi da casa, dal titolo “topi ragazzi fuggono da casa”.

 

Come vi dicevo l’intervento l’ho ripreso nella sua stesura integrale da Déjà Vu (1980) che l’aveva ripreso a pezzi da Fuck/Aut (77), da Black/Out (77) e da Fuck dell’anello (78) che a loro volta l’avevano ripreso da Re Nudo (76) che l’aveva ripreso dall’Erba Voglio (76), o forse qualcosa del genere. Mammamia!!