- vittorio baccelli - i racconti -
-pubblicato per la prima volta nel 2000 sul quotidiano "la nazione" in forma ridotta, poi integralmente su "portobello" - fa parte della raccolta "eclisse" -
GHIACCIO
DAL CIELO
I
primi blocchi cominciarono a venir giù dal cielo verso gli anni ottanta, mi
ricordo il primo che cadde nella nostra provincia, successe a Gallicano il 24
luglio del 1983. Precipitò proprio davanti a numerosi testimoni nella via
centrale del paese, in un orto di via Roma non prima d’aver centrato un albero
da frutto.
All’inizio del duemila iniziarono a colpire la
Spagna, poi l’Italia, infine fu una pioggia generalizzata su tutto il pianeta.
La colpa se la presero gli aerei, poi i burloni, ma
le indagini scientifiche più studiarono il fenomeno e meno lo compresero. Una
cosa era certa, il ghiaccio si formava nell’atmosfera, non poteva venir giù
dagli spazi siderali, poiché si sarebbe sciolto prima di arrivare a terra.
Anche l’ONU fu mobilitato, ma i blocchi e talvolta
le sfere, di peso oscillante tra i due e i cinquanta chili seguitarono a cadere
a dispetto di tutte le teorie che assicuravano l’impossibilità di questo
fatto.
Sembrava che gli esseri viventi fossero risparmiati
dal venir colpiti, infatti i blocchi arrivavano sempre al lato delle strade,
nelle piazzole dei parcheggi, nel bel mezzo dei campi e talvolta su qualche
automezzo parcheggiato, ma questo era un evento raro.
I burloni s’impadronirono dell’accaduto ed
iniziarono a lanciare blocchi dalle finestre e dai terrazzi, furono aperti siti
in internet ove si spiegava come ottenere sfere ghiacciate anche di notevoli
dimensioni, sembrava d’essere ritornati alla beffa dei settenani che venivano
rubati nei giardini e liberati nei boschi.
Anche per piccole vendette personali molti si
servirono dei blocchi di ghiaccio, facendoli magari precipitare sull’auto
della ragazza che li aveva appena mollati.
Ma poi la cosa cominciò a prendere una piega
veramente brutta, il ghiaccio iniziò a forare i tetti, a piombare sulla gente,
a colpire scuole ed ospedali.
Scoppiò una vera e propria psicosi, i giornali ed i
telegiornali sembravano un bollettino di guerra, con l’elenco giornaliero
sempre più ampio di cadute, di morti, di danneggiamenti.
C’era chi si rifiutava d’uscire dalla propria
cantina, chi si recava al lavoro con l’elmetto da minatore o con il casco da
motociclista; i rifugi antiaerei furono tutti riaperti ed in fretta e furia ne
vennero allestiti di nuovi.
La vita cominciò a svolgersi sotto terra, ma non
tutte le attività umane potevano essere adeguatamente protette.
La psicosi si diffuse su tutto il pianeta e gli
scienziati erano sempre più impotenti e sgomenti perché non avevano uno
straccio di spiegazione logica da fornire.
Molti
cominciarono a pensare ad un castigo divino e nacquero pure delle sette
d’adoratori del blocco di ghiaccio.
A quel punto i blocchi divennero tutti delle sfere
del peso uniforme di circa trenta chili, formate di acqua purissima, con le
stesse caratteristiche di quella con la quale è composta la neve in altissima
montagna.
Tutti gli organismi scientifici e sovranazionali
finirono in tilt, qui da noi in Italia l’impotenza fu totale e l’unica legge
concreta riguardò un adeguamento della 626 fortemente voluto dalle
organizzazioni sindacali, che nella pratica risultò inattuabile, ma nessuno ci
fece caso perché molte delle leggi italiane erano storicamente o obsolete o
impraticabili.
Un pomeriggio, mentre passeggiavo sulle Mura
infischiandomene tranquillamente dei pericoli che potevano provenire dal cielo,
con un sibilo la solita palla di ghiaccio di una trentina di chili sprofondò
nel bel mezzo del vialetto a non più di dieci metri dal sottoscritto.
Dimenticavo di dirvi che ormai queste cadute non
facevano più notizia, il bollettino di guerra aveva lasciato lo spazio agli
avvenimenti di sempre, la cronaca nera, gli incidenti stradali, le disavventure
politiche, le cronache rosa. Ormai la pioggia di sfere era rientrata
nell’ordinario e di essa continuavano ad interessarsene solo gli artisti, i
pittori, i poeti, i musicisti, i filosofi e purtroppo anche i vigili del fuoco,
le ambulanze ed i medici.
Fu davanti a quel meteorite di ghiaccio che ebbi
l’intuizione: dopo le prime notizie, la gente aspettava gli impatti
successivi, desiderava la caduta dei blocchi di ghiaccio, la desideravano
inconsciamente migliaia, milioni di persone, era come i miracoli, la gente li
desidera ed in certi posti che fungono da catalizzatori, talvolta i miracoli
avvengono e sono sempre avvenuti. O più banalmente è come il superenalotto, da
un punto di vista statistico è quasi impossibile che il sei esca, ma invece
ogni tanto succede.
Fu così che intuii il “principio di
randomizzazione miracolistica”. Lo comunicai alla stampa, lo misi su
internet e volete sapere una cosa? Da quel momento le palle di ghiaccio
cessarono di cadere, avevo smascherato l’inconscio collettivo ed il fenomeno
cessò di colpo.
Fui ovviamente ridicolizzato e nessuno mi dette alcun
merito, solo qualche scienziato spericolato abbracciò la mia tesi ed il
“principio di randomizzazione miracolistica” oggi appare su alcuni dizionari
scientifici poco attendibili.