-vittorio baccelli - i racconti -

PRINCESSE EZIL

 

 

M-ret deyò a, m-bay tét mwen de kout pwen pou m-wé si se reve m-ap reve ou si s-on lòt kont m-ap tire gran lajounen sa a.

(Félix Morisseau-Leroy)

 

[ Rimasi fuori dandomi pugni in testa domandandomi se stavo sognando in pieno giorno o se raccontavo un’altra delle mie storie ]

 

 

Sto guardando il posto, sì io lo chiamo il "posto" e sono quindici anni che lo frequento: conosco ogni suo tratto di strada, ogni albero, ogni cespuglio, ogni suo angolo ed ogni cosa insomma.

E’ un triangolo equilatero di circa un chilometro per lato, con una punta rivolta a nord, al suo interno vi sono due grandi strade asfaltate che si incrociano, e molte altre più piccole, alcune sterrate. Vi sono case, una piccola chiesa col campanile in cemento armato, un campo giochi sempre pieno di bambini e di anziani, e poi panchine, cestini per i rifiuti, cartelli stradali, bidoni per l’immondizia, pali della luce orti e fili del telefono.

Nel triangolo c’è anche la posta, un asilo e la scuola elementare.

Ho accompagnato i miei figli qui all’asilo, poi alle elementari, li ho portati quasi quotidianamente al campo-giochi.

Anche adesso che i figli sono cresciuti me ne sto seduto su una panchina a leggere, o vagabondo nella zona o in auto ascolto la musica. L’aspetto di questo triangolo è sempre più inquietante, carrelli della spesa arrugginiti ed abbandonati dilagano anche nel campo giochi e non più solo nei paraggi del supermercato che si trova in uno degli angoli del triangolo. Ai carrelli abbandonati e rovesciati che danno un tocco di desolazione bisogna aggiungere anche le numerose carcasse d’auto abbandonate che col tempo si sono formate ai lati delle strade e nel parcheggio. I fili della luce e del telefono sono in varie parti caduti dai loro pali e giacciono abbandonati nei campi ed ai lati delle strade, alcuni di notte scintillano. Lungo i marciapiedi, ed anche sull’asfalto vi sono disegnati col gesso o con cocci, numerosi schemi della "campana", quel vecchio gioco da ragazzi, ma non ho mai scorto nessun ragazzo giocare a campana. Ad incrementare la stranezza di questi ultimi tempi contribuiscono anche alcuni manifesti, di quelli giganti di un circo che sono stati affissi all’incontrario. Dai fili della luce ciondolano carcasse d’aquiloni che in tempi migliori conobbero l’ebbrezza del volo.

Sono su una panchina del parco con un libro in mano, ma non riesco a leggere dato che sono immerso in queste considerazioni, oggi c’è un solo bambino che sta giocando spingendo per il prato un carrello arrugginito. Mentre l’osservo noto qualcosa d’insolito posato sull’erba: è una piccola zucca vuota coperta di collane e campanelli: la tocco, anche se so che non devo.

***

Lei è della mia città, piccola con tantissimi capelli neri e ricci, porta la sua bambina qui al parco giochi, ma solo in agosto, di luglio è infatti al mare e per i rimanenti mesi se ne sta in città. Era la mia amante, ma è anche la manbo ed io all’inizio di questa storia non lo sapevo.

La manbo si materializza davanti a me, prende in mano la zucca vuota e mi dice "questo è l’asson, il simbolo del potere degli antenati" e comincia ad agitare l’asson e non capisco cosa sta succedendo. Lei mi spiega che quando la manbo scuote l’asson e lo agita , tutto questo serve a convocare nell’ounfo i loua.

Sono ancor più perplesso dalla spiegazione, che poco mi spiega. La ricciolina, ora ricordo, da tempo non è più la mia amante, allora ci vedevamo nella mia casa in città, e solo quando a lei pareva ed anche a letto si faceva solo quello che lei voleva. Un giorno mi disse che era stata molto male, il suo corpo piccolo conteneva infatti grandi organi ed erano troppo pressati, così era stata molto male.

Solo ora comprendo che il triangolo tra le sue gambe è il mio "posto" ed è anche l’ounfo. E l’ounfo è il tempio ove la manbo agita l’asson per convocare i loua.

Ora tutto comincia a farsi chiaro, ero certo di far l’amore con lei (e lo stavo facendo) o di leggere in auto un libro mentre i miei figli giocavano nel parco.

Sì facevo tutte queste cose, ma contemporaneamente ero Ayda, potente loua sposa di Dambalà.

"Ma i loua servono da collegamento tra Bon Dieu e gli uomini?"chiesi un giorno ad un ougan che era giunto con la mia manbo. Lui non mi rispose, ma aggiunse che aveva passato tutta la notte con lei, era stato il primo a possederla così che lei gli era legata per sempre.

I tre anni che stetti con lei ero un ounsi, uno sposo di un loua, poiché lei era cavalcata da un loua.

Fui Ayda ma anche ounsi-kanzo poiché avevo superato senza ricordarmene i riti d’iniziazione.

Il tempo subisce una frattura adesso sono in auto: è parcheggiata al lato della folta siepe che circonda e protegge l’asilo, il figlio più piccolo è a poche centinaia di metri da me, in un’aula delle elementari a lezione. Si avvicina alla mia auto un ounnikon che dice d’essere un corista della mia manbo, poi mi guarda intensamente e "hai gia conosciuto Loko il loua della vegetazione e degli alberi, ma adesso preparati poiché è scritto che dovrai incontrare Princesse Ezil".

"E chi sarebbe?"

"Il loua dell’amore".

Detto questo il corista se ne va e solo allora mi accorgo che è vestito in jeans e camicia a fiori come un turista alle Haway, solo che è scalzo e qui siamo in pieno inverno.

Resto solo in questo triangolo di terra, che è stato pure il pelo pubico della mia ex amante che era una manbo e veniva cavalcata da un loua sì che io divenissi ounsi e successivamente ounsi-kanzo e prima ancora ero cavalcato dalla sposa di Dambalà, o forse tutto era accaduto contemporaneamente?

A questo punto dovrei essere in piena confusione, ma non lo sono, una nuova lucidità si è impadronita della mia mente e spazia ben oltre il mio posto, che è il triangolo, che è il tempio.

Il triangolo è l’ounfo all’interno del quale la manbo agita l’asson e i loua giungono: per primo arriva Dambalà, giunge anche l’ougan e con loro è Loko.

Attendo la nuova prova che Bon Dieu mi riserva e scrivo e leggo, aspetto i figli ed attendo all’interno del triangolo, dell’ounfo. Attendo Princesse Ezil, non dovrebbe tardare, e nell’attesa costruisco i velvet e li diffondo nel mondo.

Adesso c’è internet ed il mio velvet più carico e virtuale è ben celato nella rete, ma facilmente raggiungibile da chi deve vederlo.

La visita di Princesse Ezil muterà radicalmente la mia esistenza, lo sento, sono anni che mi stanno preparando a questo incontro e solo ora me ne rendo conto, intanto scrivo sul mio diario poesie e narrazioni ed attendo mentre ora il sole scende dietro le alte montagne coperte di neve.

Qui ho trascorso mattini e pomeriggi, ed anche notti insonni: nei periodi di festa la gente mi guardava un po’ strano, stavo lì in auto o su una panchina a leggere o a scrivere, mentre tutti correvano a divertirsi, a ballare, a scolare birre, o dietro la siepe a fumare spinelli. Rifletto sulla mia ex amante, sulla manbo, sul suo piccolo corpo e sulla sua strana figlia, eppure allora non capivo, tutto mi sembrava normale, invece attorno a me il destino forgiato da Bon Dieu si svolgeva ed ogni mia azione, ogni desiderio era da lui guidato. Chi mi ha cavalcato lo ha fatto per curiosità e per insegnarmi, Princesse Ezil adesso sono pronto, ti attendo, non tardare.

 

***

 

Il sacrificio sta per compiersi, lui ancora ignora ma fiducioso attende, la crede sposa e forse sposa sarà, grande è il tributo, grande sarà la conoscenza.

Vittorio Baccelli