-         vittorio baccelli – i racconti – terzo sigillo –

 

 

 

FATTORIA DI FRONTIERA

 

Era una fattoria altamente fortificata, all’esterno tutta una serie di sensori mettevano in funzione allarmi e difese virtuali capaci d’ingenerare la massima confusione in caso di intrusione da parte di sconosciuti. La guerra era ufficialmente terminata da oltre cento anni, ma piccole ostilità si verificavano ancora in tutto il pianeta. Non c’erano stati né vincitori, né vinti poiché la popolazione si era racchiusa in edifici o villaggi protetti. Nessuno ricordava più i motivi che avevano scatenato la guerra, qualcuno parlava di invasori alieni che avevano aiutato una delle due fazioni in lotta, ma qui alla fattoria nessuno aveva mai visto un alieno. Neppure al villaggio vicino nessuno ricordava i motivi della guerra o gli eventuali aiuti giunti dall’esterno.

Nella fattoria vivevano Pa’ e Ma’ assieme ai loro due figli, Primo di quattro anni e Seconda di tre, c’erano inoltre un cane labrador di nome Cane ed una gatta bianca dal pelo lungo di nome Gatta, vi erano poi numerosi animali da cortile ed una stalla ben fornita di bovini, cavalli e pecore. Pa’ e Ma’ lavoravano a turno i campi usando alcuni speciali trattori, l’energia usata per tutti i macchinari agricoli e per le necessità della casa, era quella solare.

Con loro abitava anche Nuvola Lucente, era il patriarca della fattoria ed i bambini alle volte lo chiamavano nonno. Pa’ e Ma’ non sapevano quanti anni avesse Nuvola Lucente, ma lo ricordavano già vecchio anche quando loro erano bambini. Nuvola Lucente non parlava quasi mai e tutto il giorno se ne stava sdraiato su una comoda poltrona in veranda pensando o leggendo qualche libro o fumando maria con gli occhi persi verso l’orizzonte. Lui vestiva con pantaloni, camicie e gilet di pelle scamosciata, aveva sempre ai piedi dei mocassini anch’essi di pelle e collanine colorate attorno al collo. Sembrava un antico indiano delle praterie. Quando usciva dalla fattoria si recava al mercato del villaggio, portava con se qualche sacchetto della maria che veniva coltivata nella fattoria ed i libri che aveva già letto. Al mercato scambiava la maria con il tabacco ed i libri letti con altri. Talvolta riusciva anche a trovare alcune memorie solide con registrazioni di vecchie canzoni o di olofilm, e questi le lasciava a Pa’ e Ma’ poiché a lui non interessavano. Molto felice era quando riusciva a trovare delle cartine con le quali farsi le sigarette di tabacco o maria, in mancanza di queste si accontentava di usare alcune sue vecchie pipe, ma si vedeva che questa era una soluzione di ripiego, a lui piacevano le sigarette.

Su un pennone eretto da tempo nell’aia davanti alla fattoria sventolava sempre una bandiera azzurra, una bandiera dello stesso colore sventolava all’ingresso del villaggio: loro erano Azzurri, il nemico era Giallo.

Infatti, a due giorni di cavallo dalla fattoria, in direzione est, verso le colline, da quelle alture si vedeva una fattoria fortificata che issava la bandiera gialla. Pa’ e Ma’ si erano recati più volte su quelle alture, muniti di binocoli ed avevano osservato il nemico. Non si erano azzardati ad avvicinarsi di più, poiché avevano intravisto delle pericolose difese simili a quelle della loro fattoria. Avevano scoperto che i Gialli erano quattro adulti e tre bambini e avevano comunicato al villaggio la loro posizione, così i viaggiatori evitavano quel posto che era dominato dai nemici.

La vita alla fattoria procedeva sempre uguale ed i tempi erano scanditi dal movimento del sole e dal lento trascorrere delle stagioni. I genitori lavoravano, Nuvola Lucente leggeva, fumava e pensava, i bambini giocavano tra loro e con gli animali.

Un pomeriggio tutte le difese si allertarono e bloccarono uno sconosciuto in una rete energetica a circa un chilometro dalla fattoria, nel bel mezzo dell’uliveto proprio a due passi ove si trovava una sorgente. Pa’ saltò in groppa al cavallo roano ed in breve raggiunse il luogo ove era scattato l’allarme, disattivò la rete energetica e quando il chiarore si dissolse, vide in terra un bambino biondo che avrà avuto sì e no sei anni, completamente nudo se si esclude qualche brandello di tessuto che era attaccato al suo corpo all’altezza del collo e delle braccia. Il suo corpo era ricoperto d’ecchimosi e di graffi, il sangue nero era raggrumato sulla sua pelle e si vedeva chiaramente che alcune escoriazioni erano infette. Un braccio poi era piegato con un’angolazione impossibile e Pa’ subito pensò che fosse rotto. Pa’ smontò da cavallo, prese in braccio il corpicino martoriato che era privo di conoscenza, e si diresse a piedi, lentamente verso la fattoria, mentre il cavallo lo seguiva trotterellando.

Quando Pa’ giunse alla fattoria tutti gli si fecero attorno, lui posò delicatamente il corpicino su un tavolo di legno in cucina, e con una spugna iniziò a lavargli le ferite. Anche Nuvola Lucente abbandonò le sue meditazioni per venire in cucina e guardare il piccolo malconcio. Mentre Ma’ lo stava pulendo con l’acqua fresca giunse anche Cane ed iniziò a leccargli un braccio che penzolava dal tavolo. Il bambino non riprese conoscenza, ogni tanto qualche lamento usciva dalla sua bocca. Dopo che fu completamente ripulito dal sangue secco e dalla terra, Pa’ disinfettò e medicò le ferite, poi con strisce di tela ed asticelle di legno steccò con perizia il braccio rotto. Finite le operazioni mediche il bambino fu preso delicatamente da Ma’ e posato su un divano del salotto, intanto Pa’ aveva preso da una cassapanca un plaid ed amorevolmente lo avvolse nel morbido tessuto. Il giorno successivo il bambino non aveva ancora ripreso conoscenza e la sua temperatura corporea era talmente elevata che scottava a toccarlo. Pa’ allora costruì una rudimentale lettiga con due assi di legno ed un telo di juta, il bambino fu adagiato sulla lettiga e Pa’ e Ma’ si avviarono a piedi verso il villaggio trasportando il piccolo ferito. Dietro di loro Primo e Seconda, davanti Cane apriva la marcia. Giunti al villaggio si recarono all’abitazione dello sciamano, il quale non appena visto il bambino, delicatamente lo prese e lo portò nella sua casa ove si trovava l’unico autodoctor della comunità. Lo posò all’interno della pseudobara, chiuse il coperchio ed attivò il meccanismo. Mentre l’autodoctor era in funzione lo sciamano si fece raccontare come l’avessero trovato, poi uscì e s’informò se qualche bambino del villaggio fosse sparito, ma nessuno mancava. Disse a Pa’ ed a Ma’ che forse veniva da lontano e chiese loro se avevano intenzione di tenerlo o eventualmente di riaccompagnarlo alla sua casa.

In quel momento il coperchio dell’autodoctor si aprì, ed il bambino totalmente risanato si rialzò con aria interrogativa. Pa’, Ma’ e lo sciamano presero a fargli domande, ma lui li guardava attenti e non rispondeva. Poi si alzò in piedi ed accennò un grato sorriso.

-         Lo portiamo con noi – disse Pa’.

-         Aspettate, ho qualche abito di un mio nipotino che a lui dovrebbe andar bene –

Disse lo sciamano, e da un armadio tirò fuori un paio di pantaloni, una camicia ed un paio di sandali. Il bambino prese i vestiti, sorrise allo sciamano ed iniziò a vestirsi. Lo sciamano offrì loro un tè fumante, poi Pa’ e Ma’ ringraziarono e ripartirono alla volta della fattoria. Primo, Seconda e Cane, che avevano aspettato fuori, quando videro uscire il bambino gli corsero incontro saltellando felici. Durante il ritorno Cane correva e saltava ed ogni tanto leccava le mani al nuovo venuto, i due figli lo presero per mano e lo tempestarono di domande, ma lui sorrideva e non pronunciava parole. Pa’ disse a Ma’: - Non è molto loquace, sembra Nuvola Lucente – e lei sorrise.

Giunti a casa, Nuvola Lucente aveva apparecchiato per sei ed uno stufato di coniglio con patate ed erbe aromatiche era pronto per la cena. Tutti pranzarono felici, ma ogni tentativo di comunicare con il nuovo arrivato fu inutile, sembrava che capisse tutto quello che veniva detto, ma non rispondeva, neppure a cenni, sorrideva però in maniera franca e si capiva che era grato e contento.

-         Non ci vuoi dire da dove vieni, però sembra proprio che tu voglia restare con noi. Neppure il nome vuoi dirci, allora ti chiameremo..

Ovviamente stava per dire Terzo, ma Nuvola Lucente lo interruppe con un gesto e, cosa molto rara per lui, parlò, esclamando: - Fulmine Accecante! –

-         Fulmine Accecante? Nonno, tu parli molto di rado, ma con accortezza, il bambino sicuramente è della tua razza, si vede subito dalla loquacità. Va bene, per noi sarà Fulmine Accecante.

E per la prima volta il bambino annuì, facendo comprendere che il nuovo nome a lui stava più che bene.

In allegria fu consumata quella cena e con gioia fu accolto il nuovo arrivato. Una bottiglia di vino vecchio fu sturata per l’occasione ed anche i bambini ebbero il permesso di assaggiarne un goccio. Terminata la cena Nuvola Lucente si accomodò sull’ampia poltrona del salotto e Fulmine Accecante si accoccolò sulle sue ginocchia, Ma’ aveva messo una dolce musica in sottofondo e lentamente Fulmine Accecante si addormentò in collo a Nuvola Lucente che stava voluttuosamente aspirando alcune aromatiche boccate dalla sua pipa che era caricata con tabacco e maria.