- apparso per la prima volta su "mainframe"-
IL FIGLIO DELLA VEDOVA
Dalmazio gira sempre con la sua valigetta color testa di moro e non se ne separa mai, ha le dimensioni di una classica ventiquattrore con minute borchie dorate agli angoli, ma è molto più sottile e leggera.
E’
il suo inseparabile PC, un PC veramente personalizzato costruito appositamente
per lui da una tribù magico-informatica che da lungo tempo si è specializzata
in queste perfette e ricercatissime costruzioni artigianali.
La
tribù degli Elfi, così si fa chiamare, si trova in zone remote
dell’Appennino Tosco-Emiliano, luoghi raggiungibili solo da chi loro vogliono,
perché le montagne sono state integrate con realtà virtuali e labirinti
informatici insuperabili per gli ospiti non desiderati.
Ma
Dalmazio è sempre stato in sintonia con gli Elfi e con loro collegato fin da
bambino, quando raggiunse la maggior età gli regalarono quel PC, così
invidiato da tutti i suoi amici e dal quale lui mai si separa.
Il
regalo avvenne tramite la rete, scaricarono il PC virtuale degli Elfi nel suo
Sendai, poi si attuò la trasformazione.
Dalmazio
era pronto per poter usare la tecnologia magico-informatica degli Elfi ed
attivando la sua piastra neurale assemblò nei minimi particolari il set
d’entrata , che lo volle costituito ricalcando l’abitazione di un suo
lontano antenato con il quale era innumerevoli volte entrato in contatto con la
droga antientropica.
Infatti
Dalmazio ha molte affinità con l’antenato, per questo aveva vissuto con lui
innumerevoli esperienze a cavallo tra il XX ed il XXI secolo.
E’
un antenato molto particolare, la sua mente allenata lo porta a contatti con il
futuro probabile e molte volte Dalmazio è stato certo di vivere con lui nella
realtà ordinaria.
La casa, il set d’entrata, è composta da una
stanza d’ingresso con tavolo da lavoro e libreria, cucina con annessi e
connessi, studio con scrivania e vari mobili stracolmi di riviste,
videocassette, libri, etc., c’è poi una stanza con gli armadi, una camera da
letto matrimoniale ed un piccolo bagno con doccia, filodiffusione in ogni
stanza, quadri alle pareti e tappeti per terra.
Le icone le ha sistemate nelle videocassette, basta
prendere in mano “Morte a Venezia” e sei nella Venezia del XVI secolo, “La
dolce vita” ed ecco una festa in un castello medioevale della Roma del XX
secolo, “Tokyo decadence” porta invece ad una Tokyo del XXIII secolo,
violenta, depravata, erotica e supervirtuale.
Ha scaricato tutti i suoi programmi nelle
videocassette, toccarle equivale a scegliere un’icona.
C’è voluto tempo e pazienza per la creazione
dell’appartamento, ma ancor di più ha richiesto la minuta configurazione
della città medioevale nella quale l’appartamento è inserito.
I siti degli Elfi sono in rete e non lo sono, in rete
tra loro come l’evoluzione dell’intranet, ma sfasati dalla rete centrale con
accessi rari e controllati.
L’intranet degli Elfi è un’anomalia
riorganizzata da un caos iniziale di monnezza frattale e di bit decomposti, una
melma primordiale di scarti e rifiutato sita a fianco della rete, ma che ad un
certo punto si riorganizza e si ristruttura dando ordine all’ammasso.
Solo a Tokyo Dalmazio incontra gli Elfi, in un
quartiere ricreato all’interno della vecchia città, è lì che gli Elfi
lavorano e vivono, un punto che ha contatti psicogeografici con l’Appennino.
Troviamo Dalmazio con la sua nuova ragazza che stanno
connettendosi verso il set d’ingresso, pochi istanti prima della connessione
Dalmazio sente in sé la presenza dell’antenato e pensa – OK, saremo in tre.
L’ingresso è raggiunto, la sua ragazza si guarda
intorno, è la prima volta che viene qui.
Dalmazio non riesce ad assemblarsi e sente la sua
immagine farsi tremula e confusa, poi con un sussulto si sdoppia ed i due simili
e diversi si guardano a bocca aperta.
Superato lo stupore – Finalmente ci conosciamo!
-
Veramente ci siamo conosciuti già fin troppo bene.
-
E sì, quando faccio qualcosa d’intrigante tu sei sempre in me.
-
Perché tu no? Brutto guardone!
-
Io sono Vic, lo sai benissimo.
-
Ed io sono Dalmazio, il tuo futuro.
-
Risuoniamo così in sintonia che temo d’essere sempre me stesso.
-
Anch’io ho la stessa sensazione.
-
E’ buffo trovarci qui separati, tutte le volte che ci siamo incontrati
eravamo l’uno
nell’altro.
-
A quanto sembra la situazione oggi è diversa, comunque io sono più
bello di te.
-
A me sembra che tu sia solo un po’ più alto.
Intanto la lei, che si chiama Marta, sta guardandoli
a bocca aperta e – Dalmazio, ma che succede? Ti sei sdoppiato?
- No, questo è un mio antenato, col quale risuono
così tanto bene, che temo di essere la stessa persona.
-
Io non ci capisco nulla, sembrate gemelli.
-
Ecco, brava, seguita a non capirci nulla che è meglio.
E Vic – Ma dove ci hai portato? Sembra casa mia, ma
non è casa mia, è leggermente più grande, mille piccoli particolari non
tornano e poi è ordinata e pulita come non è mai stata…. Il panorama che si
vede dalle finestre, anche quello è leggermente diverso…. Anche il campanile,
è spostato più a destra.
-
Infatti, non è casa tua, è il simulacro che ho costruito per il set
d’ingresso.
-
Copione!
Vic inizia a curiosare in quell’ambiente che è così
simile alla sua casa, ma possiede infinite diversità – La collezione di Re
Nudo non è completa come la mia, comunque hai molte più videocassette di me.
Marta intanto si butta su un’ampia poltrona e tenta
invano di far mente locale, con Dalmazio attorno che fa di tutto per
rassicurarla. Lui prende un pacchetto di sigarette ed un accendino che sono
posati su un tavolinetto lì accanto, ne accende due e ne passa una a Marta.
-
Guarda hai anche “Tokyo decadence”, ce lo guardiamo?
-
Fermo! Non toccarla!
Troppo tardi! Si ritrovano in un’ampia sala
circolare seduti su cuscini davanti ad un tavolo trasparente all’interno del
quale una fitta neve multicolore si muove in lente spirali.
-
Le cassette sono icone!
-
Che cazzo ne sapevo! Potevi dirlo prima!
-
Ci siamo scambiati sì e no due parole.
-
E ora dove siamo?
-
A Tokyo, è qui che incontro gli Elfi, e solo quando loro vogliono.
E Marta – Io vorrei rientrare, è possibile?
- In questa simulazione no, sono gli Elfi a
rimandarci indietro.
Entra in quel momento un ragazzino che avrà sì e no
una diecina d’anni.
-
Ecco un Elfo!
-
Ma se è solo un ragazzino.
-
Qui niente è quello che sembra, gli Elfi normalmente si presentano o
come bambini, o come strane colorate farfalle che svolazzano qua e là.
E l’Elfo – Benvenuti, vi stavamo aspettando.
-
Aspettando? E’ per caso che siamo qui.
-
Niente avviene mai per caso, volevamo che tu ci portassi Vic, e l’hai
fatto.
-
Perché volevate me?
-
Se avrete la compiacenza di seguirmi, vi sarà spiegato tutto.
E prima ancora che qualcuno apra bocca per dire di
si, si ritrovano immersi in un grande cinerama ove immagini ed onde pensiero si
susseguono vorticose in un programma d’apprendimento, facendo lor comprendere
cosa sta accadendo: un folle maestro del XXX secolo che s’autodefinisce
“figlio della Vedova” ha creato un mondo parallelo finanziato da frange
industrial massomafiose sfuggite al repulisti della yakuza.
Questo mondo è freddo, impersonale, assolutista,
fuori dal tempo, è tutta la negazione del caos creativo della nuova era, è la
vendetta di una rivincita.
Personaggi feroci spadroneggiano omologando la realtà
ad ogni loro freddo volere. Ma la cosa più pericolosa è che le forze di questo
condottiero si sono avvicinate troppo al fulcro della totalità, la Torre Nera,
un misterioso manufatto che regge gli equilibri dell’esistente. Si dice che
questa torre sia difesa da senzienti di varie razze e che gli ultimi piani siano
abitati da semidei. Ma tutto quanto è nascosto dietro le pieghe di mille
leggende.
I tre si ritrovano nella stanza circolare seduti
davanti all’Elfo.
- Avete visto che casino? Capite che questi folli
vanno bloccati in tutti i modi? Si stanno espandendo sempre più velocemente in
tutti i piani delle esistenze e quello che loro toccano o viene distrutto o
modificato in quell’incubo gelido. Per la prima volta stati, multinazionali e
yakuza si sono rivolti a noi, perché tutti i loro tentativi di fermarli sono
risultati vani.
-
E noi che c’entriamo?
-
Abbiamo studiato un modo per fermarli, nel mondo di Vic c’è una
ragazza che rappresenta un punto nodale dell’effetto farfalla per
l’interruzione della catena genetica che genererà il figlio della Vedova. Vic
deve neutralizzare quella donna, contemporaneamente noi provvederemo a bloccare
le forze finanziarie che hanno supportato quel gelido incubo, con altri
interventi mirati ai punti nodali dell’effetto farfalla.
-
E che dovrei fare, ucciderla? Temo di non essere per niente adatto a
queste cose.
-
No, basta che tu muti il corso della sua vita, la puoi sposare, le puoi
far fare figli tuoi, la puoi convincere a farsi sterilizzare, la puoi portare
qui in rete, basta che viva un’esistenza diversa da quella che ha avuto nel
nostro passato.
-
Prima cosa, come faccio? E seconda cosa, che ci guadagno?
-
Per come fare, noi ti daremo tutte le indicazioni, ed in quanto a
guadagnarci, tu avrai un credito illimitato e poteri con i quali potrai
praticamente fare tutto ciò che
vorrai.
-
Tutto sommato mi sembra un’offerta allettante.
Ed istantaneamente Vic si ritrova nella sua casa, nel
suo tempo, seduto sulla poltrona davanti al televisore sintonizzato su canale
cinque, ai suoi piedi, sul tappeto, una grande busta gialla formato A4.
Prende la busta e l’apre, estrae un CD trasparente
e senza etichetta, otto carte di credito ed una serie di fogli spillati assieme.
Li legge con attenzione, per prima cosa deve infilare
il CD nel suo PC che si trasformerà in un PC virtuale degli Elfi e questa
valigetta dovrà sempre portarsela appresso.
Poi vi è il nome della ragazza alla quale lui deve
far mutare il destino “Anna Ronchi”, l’indirizzo della sua abitazione che
si trova alla periferia di Pisa, il nome dei suoi parenti e degli amici, i bar
che lei frequenta, le scuole che ha fatto, il circolo culturale a cui è
iscritta, il caffè ove la mattina abitualmente fa colazione e mille altre
piccole cose su di lei.
In una pagina ci sono due sue foto olografiche, una
presenta il suo volto, nell’altra è presa per intero.
-
Niente male – pensa Vic – la situazione si fa interessante.
In un altro foglio ci sono i numeri di PIN delle
carte di credito.
Comincia con l’accendere il PC e vi inserisce il
CD, dopo alcuni minuti sotto i suoi occhi il PC si trasforma in una valigetta
bruna con le borchie d’ottone, identica a quella di Dalmazio e sulla valigetta
appare una scritta oro < APRIMI > e la valigetta s’apre al semplice
tocco, all’interno un paio di guanti di pelle nera e degli occhiali a goccia
tipo Ray Ban.
Vic tira fuori occhiali e guanti e la valigetta si
richiude, appare la scritta <NON HAI LA PIASTRA NEURALE DEVI USARE GUANTI E
OCCHIALI >
-
Ho capito – dice Vic, riapre la valigetta e rimette tutto dentro.
Afferra il PC degli Elfi a mo’ di valigetta e si
reca a far compere con i soldi che adesso i bancomat buttano senza tregua.
Acquista una macchina sportiva usata, si rifà il
guardaroba e può permettersi alcune cosette che da tempo desidera, tra queste
un Longines da cinque milioni che gli piace un casino.
Alcuni giorni dopo in casa prova il nuovo PC, si
mette guanti ed occhiali e si ritrova nel set d’ingresso che è quello di
Dalmazio, cioè nella bella copia virtuale del suo appartamento.
Si guarda bene, questa volta, dal toccare le
videocassette ed al PC che l’ha seguito chiede – Puoi darmi informazioni?
< CHIEDI > appare la scritta.
-
Guanti e occhiali posso farne a meno?
< SI, SDRAIATI SUL TAPPETO E CHIUDI GLI OCCHI >
Vic si distende sul morbido tappeto orientale e
chiude gli occhi, subito è preso da una vertigine ed è sicuro di essere
trasportato in qualche altro posto, poi avverte una sensazione di freddo in
tutto il corpo, infine uno strano sfrigolio seguito da lampi di luce e si sente
di nuovo trasportare.
A quel punto apre gli occhi e si ritrova nel set
d’ingresso, sdraiato sul tappeto, si porta la mano al lobo dell’orecchio
sinistro e tocca un orecchino che prima non c’era.
- Computer fammi rientrare – ed è in casa sua
sempre con occhiali e guanti, se li toglie e li rimette nel PC, si guarda allo
specchio e nota l’orecchino, un piccolo diamante che sa essere la piastra
neurale.
Alcuni giorni dopo lo ritroviamo a Pisa nel bar che
sa frequentato da Anna Ronchi, sono le dieci e mezzo del mattino, quella è
l’ora del caffè e cornetto per lei.
Ma la prima mattina non viene, il giorno successivo,
invece, arriva con qualche minuto d’anticipo e Vic è ad attenderla.
Conoscerla risulta facilissimo.
-
Ciao, sei Anna, vero?
-
Si, ma ci conosciamo?
-
Ti ho visto alla presentazione di alcuni libri, al circolo dei Cavalieri.
-
Sei iscritto anche tu al circolo?
-
Non ancora, ma sono venuto qualche volta ai pomeriggi letterari, al
prossimo che vengo m’iscriverò sicuramente, a proposito, io mi chiamo Vic.
Ed a Vic Anna piace al tal punto che si dimentica
completamente dell’incarico ed inizia a farle la corte.
Divengono subito amici, Vic è brillante e coi soldi
delle carte l’accontenta in tutto, ormai è un mese che sono sempre insieme.
-
Ma quella valigetta non l’abbandoni mai?
-
No, è un PC sperimentale e lo voglio avere sempre appresso, un giorno ti
spiegherò il motivo.
Passano ancora alcuni giorni ed infine Vic la porta
nel set d’ingresso facendole usare i guanti e gli occhiali, deciso di
raccontarle tutta la storia.
-
Ma questo set, come lo chiami, è quasi identico alla tua casa.
-
Si, ma non toccare le videocassette, sono icone che ci portano chissà
dove, io non conosco ancora il loro significato.
Dalmazio intanto prosegue la sua vita di sempre ma è
incuriosito da quello che Vic avrebbe dovuto fare, decide così di prendere una
dose della droga antientropica e, sorpresa, si ritrova nel suo set d’ingresso
in Vic che sta facendo l’amore con Anna.
-
Tutto OK – pensa, e in Vic s’abbandona all’amplesso.
Vic s’accorge subito della presenza e ne è felice.
- Domani ci ritroveremo tutti e tre qui – pensa
Dalmazio e sente che Vic ha compreso.
Il giorno successivo Vic e Anna si materializzano nel
set d’ingresso e trovano Dalmazio che li sta aspettando.
-
Sembrate proprio gemelli – esclama Anna alla quale ormai è stata
raccontata ogni cosa, ma non è ancora convinta del tutto.
Il giorno prima infatti, Vic le ha raccontato tutta
la storia, specificando bene che i suoi sentimenti per lei sono autentici, ma
lei è se non incredula, quanto meno sbalordita.
-
Ed ora cosa facciamo?
-
Io direi di andare dagli Elfi.
E mentre Dalmazio sta per prendere la cassetta di
“Tokyo decadence” sentono bussare alla porta.
E’ il ragazzino, l’Elfo che entra sorridendo –
Ciao a tutti, so che tutto sta andando alla perfezione.
-
Abbiamo già salvato il mondo? È un po’ logora come frase.
E tutti si mettono a ridere e l’Elfo fa cenno di
sedere indicando i cuscini.
-
Bisogna coordinare le prossime mosse.
-
Voi cosa avete intenzione di fare?
-
Fare? In che senso?
-
Sarebbe bene che Anna rimanesse qui con noi,
voi due potete scegliere di tornare ai vostri tempi, in questo caso anche
Dalmazio avrà credito illimitato. Però potete anche decidere di essere uniti
nel tempo che vorrete. Altra soluzione, potete tutti stabilirvi qui e voi due o
uniti o insieme.
-
Che cazzo significano tutti questi o uniti o insieme?
-
Che siete simili al punto di essere uguali, potete essere due o uno,
dovete solo scegliere.
-
Come quando viaggiamo.
-
Un’altra cosa se decidete di stabilirvi qui avrete piena disponibilità
delle nostre risorse, potrete vivere nel vostro set d’ingresso, o stabilirvi
da noi a Tokyo o avere un’isola o un’intera città tutta per voi, le scelte
sono illimitate.
-
Direi di rimanere tutti e tre qui, ed io e Dalmazio insieme.
-
Sono d’accordo, non ci sentiremo mai soli.
-
Che strana coppia saremo, ho due uomini in uno, penso che così sia il
massimo.
-
Se siete d’accordo, allora….- e l’Elfo armeggia sui comandi del PC
e Vic e Dalmazio, si scompongono in miliardi di frattali vorticanti per
riformarsi in un unico Vic-Dalmazio.
Ed Anna – Ed ora come devo chiamarti?
-
Come ti pare.
-
Diamo il via alle altre mosse - e l’Elfo inizia a gesticolare davanti
al PC, dopo alcuni minuti – Ecco, tutti i punti nodali sono stati raggiunti e
l’effetto farfalla ha distrutto le frange della massomafia.
-
Il figlio della Vedova non esiste più.
-
Non è mai esistito, non è mai nato.
I corpi di Vic, Dalmazio e Anna che sono rimasti nei
loro tempi reali si affievoliscono, poi si dissolvono mentre i loro simulacri
divengono sempre più densi, per effetto dell’interazione nello spazio
caotico, fuori rete, nell’intranet degli Elfi, che ora è il loro mondo nel
quale potranno creare a piacere e, se vorranno, discendere in ogni tempo del
reale e del virtuale.