- vittorio baccelli - i racconti -

- apparso per la prima volta su "mainframe"-

vittorio baccelli

IL FIGLIO DELLA VEDOVA

 

 

Dalmazio gira sempre con la sua valigetta color testa di moro e non se ne separa mai, ha le dimensioni di una classica ventiquattrore con minute borchie dorate agli angoli, ma è molto più sottile e leggera.

E’ il suo inseparabile PC, un PC veramente personalizzato costruito appositamente per lui da una tribù magico-informatica che da lungo tempo si è specializzata in queste perfette e ricercatissime costruzioni artigianali.

La tribù degli Elfi, così si fa chiamare, si trova in zone remote dell’Appennino Tosco-Emiliano, luoghi raggiungibili solo da chi loro vogliono, perché le montagne sono state integrate con realtà virtuali e labirinti informatici insuperabili per gli ospiti non desiderati.

Ma Dalmazio è sempre stato in sintonia con gli Elfi e con loro collegato fin da bambino, quando raggiunse la maggior età gli regalarono quel PC, così invidiato da tutti i suoi amici e dal quale lui mai si separa.

Il regalo avvenne tramite la rete, scaricarono il PC virtuale degli Elfi nel suo Sendai, poi si attuò la trasformazione.

Dalmazio era pronto per poter usare la tecnologia magico-informatica degli Elfi ed attivando la sua piastra neurale assemblò nei minimi particolari il set d’entrata , che lo volle costituito ricalcando l’abitazione di un suo lontano antenato con il quale era innumerevoli volte entrato in contatto con la droga antientropica.

Infatti Dalmazio ha molte affinità con l’antenato, per questo aveva vissuto con lui innumerevoli esperienze a cavallo tra il XX ed il XXI secolo.

E’ un antenato molto particolare, la sua mente allenata lo porta a contatti con il futuro probabile e molte volte Dalmazio è stato certo di vivere con lui nella realtà ordinaria.

La casa, il set d’entrata, è composta da una stanza d’ingresso con tavolo da lavoro e libreria, cucina con annessi e connessi, studio con scrivania e vari mobili stracolmi di riviste, videocassette, libri, etc., c’è poi una stanza con gli armadi, una camera da letto matrimoniale ed un piccolo bagno con doccia, filodiffusione in ogni stanza, quadri alle pareti e tappeti per terra.

Le icone le ha sistemate nelle videocassette, basta prendere in mano “Morte a Venezia” e sei nella Venezia del XVI secolo, “La dolce vita” ed ecco una festa in un castello medioevale della Roma del XX secolo, “Tokyo decadence” porta invece ad una Tokyo del XXIII secolo, violenta, depravata, erotica e supervirtuale.

Ha scaricato tutti i suoi programmi nelle videocassette, toccarle equivale a scegliere un’icona.

C’è voluto tempo e pazienza per la creazione dell’appartamento, ma ancor di più ha richiesto la minuta configurazione della città medioevale nella quale l’appartamento è inserito.

I siti degli Elfi sono in rete e non lo sono, in rete tra loro come l’evoluzione dell’intranet, ma sfasati dalla rete centrale con accessi rari e controllati.

L’intranet degli Elfi è un’anomalia riorganizzata da un caos iniziale di monnezza frattale e di bit decomposti, una melma primordiale di scarti e rifiutato sita a fianco della rete, ma che ad un certo punto si riorganizza e si ristruttura dando ordine all’ammasso.

Solo a Tokyo Dalmazio incontra gli Elfi, in un quartiere ricreato all’interno della vecchia città, è lì che gli Elfi lavorano e vivono, un punto che ha contatti psicogeografici con l’Appennino.

Troviamo Dalmazio con la sua nuova ragazza che stanno connettendosi verso il set d’ingresso, pochi istanti prima della connessione Dalmazio sente in sé la presenza dell’antenato e pensa – OK, saremo in tre.

L’ingresso è raggiunto, la sua ragazza si guarda intorno, è la prima volta che viene qui.

Dalmazio non riesce ad assemblarsi e sente la sua immagine farsi tremula e confusa, poi con un sussulto si sdoppia ed i due simili e diversi si guardano a bocca aperta.

Superato lo stupore – Finalmente ci conosciamo!

-         Veramente ci siamo conosciuti già fin troppo bene.

-         E sì, quando faccio qualcosa d’intrigante tu sei sempre in me.

-         Perché tu no? Brutto guardone!

-         Io sono Vic, lo sai benissimo.

-         Ed io sono Dalmazio, il tuo futuro.

-         Risuoniamo così in sintonia che temo d’essere sempre me stesso.

-         Anch’io ho la stessa sensazione.

-         E’ buffo trovarci qui separati, tutte le volte che ci siamo incontrati eravamo l’uno

nell’altro.

-         A quanto sembra la situazione oggi è diversa, comunque io sono più bello di te.

-         A me sembra che tu sia solo un po’ più alto.

Intanto la lei, che si chiama Marta, sta guardandoli a bocca aperta e – Dalmazio, ma che succede? Ti sei sdoppiato?

- No, questo è un mio antenato, col quale risuono così tanto bene, che temo di essere la stessa persona.

-         Io non ci capisco nulla, sembrate gemelli.

-         Ecco, brava, seguita a non capirci nulla che è meglio.

E Vic – Ma dove ci hai portato? Sembra casa mia, ma non è casa mia, è leggermente più grande, mille piccoli particolari non tornano e poi è ordinata e pulita come non è mai stata…. Il panorama che si vede dalle finestre, anche quello è leggermente diverso…. Anche il campanile, è spostato più a destra.

-         Infatti, non è casa tua, è il simulacro che ho costruito per il set d’ingresso.

-         Copione!

Vic inizia a curiosare in quell’ambiente che è così simile alla sua casa, ma possiede infinite diversità – La collezione di Re Nudo non è completa come la mia, comunque hai molte più videocassette di me.

Marta intanto si butta su un’ampia poltrona e tenta invano di far mente locale, con Dalmazio attorno che fa di tutto per rassicurarla. Lui prende un pacchetto di sigarette ed un accendino che sono posati su un tavolinetto lì accanto, ne accende due e ne passa una a Marta.

-         Guarda hai anche “Tokyo decadence”, ce lo guardiamo?

-         Fermo! Non toccarla!

Troppo tardi! Si ritrovano in un’ampia sala circolare seduti su cuscini davanti ad un tavolo trasparente all’interno del quale una fitta neve multicolore si muove in lente spirali.

-         Le cassette sono icone!

-         Che cazzo ne sapevo! Potevi dirlo prima!

-         Ci siamo scambiati sì e no due parole.

-         E ora dove siamo?

-         A Tokyo, è qui che incontro gli Elfi, e solo quando loro vogliono.

E Marta – Io vorrei rientrare, è possibile?

- In questa simulazione no, sono gli Elfi a rimandarci indietro.

Entra in quel momento un ragazzino che avrà sì e no una diecina d’anni.

-         Ecco un Elfo!

-         Ma se è solo un ragazzino.

-         Qui niente è quello che sembra, gli Elfi normalmente si presentano o come bambini, o come strane colorate farfalle che svolazzano qua e là.

E l’Elfo – Benvenuti, vi stavamo aspettando.

-         Aspettando? E’ per caso che siamo qui.

-         Niente avviene mai per caso, volevamo che tu ci portassi Vic, e l’hai fatto.

-         Perché volevate me?

-         Se avrete la compiacenza di seguirmi, vi sarà spiegato tutto.

E prima ancora che qualcuno apra bocca per dire di si, si ritrovano immersi in un grande cinerama ove immagini ed onde pensiero si susseguono vorticose in un programma d’apprendimento, facendo lor comprendere cosa sta accadendo: un folle maestro del XXX secolo che s’autodefinisce “figlio della Vedova” ha creato un mondo parallelo finanziato da frange industrial massomafiose sfuggite al repulisti della yakuza.

Questo mondo è freddo, impersonale, assolutista, fuori dal tempo, è tutta la negazione del caos creativo della nuova era, è la vendetta di una rivincita.

Personaggi feroci spadroneggiano omologando la realtà ad ogni loro freddo volere. Ma la cosa più pericolosa è che le forze di questo condottiero si sono avvicinate troppo al fulcro della totalità, la Torre Nera, un misterioso manufatto che regge gli equilibri dell’esistente. Si dice che questa torre sia difesa da senzienti di varie razze e che gli ultimi piani siano abitati da semidei. Ma tutto quanto è nascosto dietro le pieghe di mille leggende.

I tre si ritrovano nella stanza circolare seduti davanti all’Elfo.

- Avete visto che casino? Capite che questi folli vanno bloccati in tutti i modi? Si stanno espandendo sempre più velocemente in tutti i piani delle esistenze e quello che loro toccano o viene distrutto o modificato in quell’incubo gelido. Per la prima volta stati, multinazionali e yakuza si sono rivolti a noi, perché tutti i loro tentativi di fermarli sono risultati vani.

-         E noi che c’entriamo?

-         Abbiamo studiato un modo per fermarli, nel mondo di Vic c’è una ragazza che rappresenta un punto nodale dell’effetto farfalla per l’interruzione della catena genetica che genererà il figlio della Vedova. Vic deve neutralizzare quella donna, contemporaneamente noi provvederemo a bloccare le forze finanziarie che hanno supportato quel gelido incubo, con altri interventi mirati ai punti nodali dell’effetto farfalla.

-         E che dovrei fare, ucciderla? Temo di non essere per niente adatto a queste cose.

-         No, basta che tu muti il corso della sua vita, la puoi sposare, le puoi far fare figli tuoi, la puoi convincere a farsi sterilizzare, la puoi portare qui in rete, basta che viva un’esistenza diversa da quella che ha avuto nel nostro passato.

-         Prima cosa, come faccio? E seconda cosa, che ci guadagno?

-         Per come fare, noi ti daremo tutte le indicazioni, ed in quanto a guadagnarci, tu avrai un credito illimitato e poteri con i quali potrai praticamente fare tutto  ciò che vorrai.

-         Tutto sommato mi sembra un’offerta allettante.

Ed istantaneamente Vic si ritrova nella sua casa, nel suo tempo, seduto sulla poltrona davanti al televisore sintonizzato su canale cinque, ai suoi piedi, sul tappeto, una grande busta gialla formato A4.

Prende la busta e l’apre, estrae un CD trasparente e senza etichetta, otto carte di credito ed una serie di fogli spillati assieme.

Li legge con attenzione, per prima cosa deve infilare il CD nel suo PC che si trasformerà in un PC virtuale degli Elfi e questa valigetta dovrà sempre portarsela appresso.

Poi vi è il nome della ragazza alla quale lui deve far mutare il destino “Anna Ronchi”, l’indirizzo della sua abitazione che si trova alla periferia di Pisa, il nome dei suoi parenti e degli amici, i bar che lei frequenta, le scuole che ha fatto, il circolo culturale a cui è iscritta, il caffè ove la mattina abitualmente fa colazione e mille altre piccole cose su di lei.

In una pagina ci sono due sue foto olografiche, una presenta il suo volto, nell’altra è presa per intero.

-         Niente male – pensa Vic – la situazione si fa interessante.

In un altro foglio ci sono i numeri di PIN delle carte di credito.

Comincia con l’accendere il PC e vi inserisce il CD, dopo alcuni minuti sotto i suoi occhi il PC si trasforma in una valigetta bruna con le borchie d’ottone, identica a quella di Dalmazio e sulla valigetta appare una scritta oro < APRIMI > e la valigetta s’apre al semplice tocco, all’interno un paio di guanti di pelle nera e degli occhiali a goccia tipo Ray Ban.

Vic tira fuori occhiali e guanti e la valigetta si richiude, appare la scritta <NON HAI LA PIASTRA NEURALE DEVI USARE GUANTI E OCCHIALI >

-         Ho capito – dice Vic, riapre la valigetta e rimette tutto dentro.

Afferra il PC degli Elfi a mo’ di valigetta e si reca a far compere con i soldi che adesso i bancomat buttano senza tregua.

Acquista una macchina sportiva usata, si rifà il guardaroba e può permettersi alcune cosette che da tempo desidera, tra queste un Longines da cinque milioni che gli piace un casino.

Alcuni giorni dopo in casa prova il nuovo PC, si mette guanti ed occhiali e si ritrova nel set d’ingresso che è quello di Dalmazio, cioè nella bella copia virtuale del suo appartamento.

Si guarda bene, questa volta, dal toccare le videocassette ed al PC che l’ha seguito chiede – Puoi darmi informazioni?

< CHIEDI > appare la scritta.

-         Guanti e occhiali posso farne a meno?

< SI, SDRAIATI SUL TAPPETO E CHIUDI GLI OCCHI >

Vic si distende sul morbido tappeto orientale e chiude gli occhi, subito è preso da una vertigine ed è sicuro di essere trasportato in qualche altro posto, poi avverte una sensazione di freddo in tutto il corpo, infine uno strano sfrigolio seguito da lampi di luce e si sente di nuovo trasportare.

A quel punto apre gli occhi e si ritrova nel set d’ingresso, sdraiato sul tappeto, si porta la mano al lobo dell’orecchio sinistro e tocca un orecchino che prima non c’era.

- Computer fammi rientrare – ed è in casa sua sempre con occhiali e guanti, se li toglie e li rimette nel PC, si guarda allo specchio e nota l’orecchino, un piccolo diamante che sa essere la piastra neurale.

Alcuni giorni dopo lo ritroviamo a Pisa nel bar che sa frequentato da Anna Ronchi, sono le dieci e mezzo del mattino, quella è l’ora del caffè e cornetto per lei.

Ma la prima mattina non viene, il giorno successivo, invece, arriva con qualche minuto d’anticipo e Vic è ad attenderla.

Conoscerla risulta facilissimo.

-         Ciao, sei Anna, vero?

-         Si, ma ci conosciamo?

-         Ti ho visto alla presentazione di alcuni libri, al circolo dei Cavalieri.

-         Sei iscritto anche tu al circolo?

-         Non ancora, ma sono venuto qualche volta ai pomeriggi letterari, al prossimo che vengo m’iscriverò sicuramente, a proposito, io mi chiamo Vic.

Ed a Vic Anna piace al tal punto che si dimentica completamente dell’incarico ed inizia a farle la corte.

Divengono subito amici, Vic è brillante e coi soldi delle carte l’accontenta in tutto, ormai è un mese che sono sempre insieme.

-         Ma quella valigetta non l’abbandoni mai?

-         No, è un PC sperimentale e lo voglio avere sempre appresso, un giorno ti spiegherò il motivo.

Passano ancora alcuni giorni ed infine Vic la porta nel set d’ingresso facendole usare i guanti e gli occhiali, deciso di raccontarle tutta la storia.

-         Ma questo set, come lo chiami, è quasi identico alla tua casa.

-         Si, ma non toccare le videocassette, sono icone che ci portano chissà dove, io non conosco ancora il loro significato.

Dalmazio intanto prosegue la sua vita di sempre ma è incuriosito da quello che Vic avrebbe dovuto fare, decide così di prendere una dose della droga antientropica e, sorpresa, si ritrova nel suo set d’ingresso in Vic che sta facendo l’amore con Anna.

-         Tutto OK – pensa, e in Vic s’abbandona all’amplesso.

Vic s’accorge subito della presenza e ne è felice.

- Domani ci ritroveremo tutti e tre qui – pensa Dalmazio e sente che Vic ha compreso.

Il giorno successivo Vic e Anna si materializzano nel set d’ingresso e trovano Dalmazio che li sta aspettando.

-         Sembrate proprio gemelli – esclama Anna alla quale ormai è stata raccontata ogni cosa, ma non è ancora convinta del tutto.

Il giorno prima infatti, Vic le ha raccontato tutta la storia, specificando bene che i suoi sentimenti per lei sono autentici, ma lei è se non incredula, quanto meno sbalordita.

-         Ed ora cosa facciamo?

-         Io direi di andare dagli Elfi.

E mentre Dalmazio sta per prendere la cassetta di “Tokyo decadence” sentono bussare alla porta.

E’ il ragazzino, l’Elfo che entra sorridendo – Ciao a tutti, so che tutto sta andando alla perfezione.

-         Abbiamo già salvato il mondo? È un po’ logora come frase.

E tutti si mettono a ridere e l’Elfo fa cenno di sedere indicando i cuscini.

-         Bisogna coordinare le prossime mosse.

-         Voi cosa avete intenzione di fare?

-         Fare? In che senso?

-         Sarebbe bene che Anna rimanesse qui con noi,  voi due potete scegliere di tornare ai vostri tempi, in questo caso anche Dalmazio avrà credito illimitato. Però potete anche decidere di essere uniti nel tempo che vorrete. Altra soluzione, potete tutti stabilirvi qui e voi due o uniti o insieme.

-         Che cazzo significano tutti questi o uniti o insieme?

-         Che siete simili al punto di essere uguali, potete essere due o uno, dovete solo scegliere.

-         Come quando viaggiamo.

-         Un’altra cosa se decidete di stabilirvi qui avrete piena disponibilità delle nostre risorse, potrete vivere nel vostro set d’ingresso, o stabilirvi da noi a Tokyo o avere un’isola o un’intera città tutta per voi, le scelte sono illimitate.

-         Direi di rimanere tutti e tre qui, ed io e Dalmazio insieme.

-         Sono d’accordo, non ci sentiremo mai soli.

-         Che strana coppia saremo, ho due uomini in uno, penso che così sia il massimo.

-         Se siete d’accordo, allora….- e l’Elfo armeggia sui comandi del PC e Vic e Dalmazio, si scompongono in miliardi di frattali vorticanti per riformarsi in un unico Vic-Dalmazio.

Ed Anna – Ed ora come devo chiamarti?

-         Come ti pare.

-         Diamo il via alle altre mosse - e l’Elfo inizia a gesticolare davanti al PC, dopo alcuni minuti – Ecco, tutti i punti nodali sono stati raggiunti e l’effetto farfalla ha distrutto le frange della massomafia.

-         Il figlio della Vedova non esiste più.

-         Non è mai esistito, non è mai nato.

I corpi di Vic, Dalmazio e Anna che sono rimasti nei loro tempi reali si affievoliscono, poi si dissolvono mentre i loro simulacri divengono sempre più densi, per effetto dell’interazione nello spazio caotico, fuori rete, nell’intranet degli Elfi, che ora è il loro mondo nel quale potranno creare a piacere e, se vorranno, discendere in ogni tempo del reale e del virtuale.