-          vittorio baccelli – i racconti – terzo sigillo –

 

 

 

BISOGNA METTERLI IN UN FRULLATORE E POLVERIZZARLI

 

L’interfono della comunicazione olografica suona a lungo nell’appartamento dell’Artista, poi lui giunge alla consolle con una vestaglia sdrucita e di malavoglia attiva il comunicatore.

-         E così m’è toccato recuperarti di nuovo.

-         Ciao Editore, devo dirti grazie?

-         Non mi ringraziare, ringrazia i tuoi fans, piuttosto, se non era per loro ti lasciavo marcire in quel carcere sudamericano.

-         I soldi che i miei fans ti procurano, vorrai dire.

-         Soprattutto quelli, certo hai toccato il fondo, farsi arrestare in culo al mondo, fatto di stupefante, e questa non è una novità! La novità è che tu ti sei fatto beccare con una ragazzina, drogata pure lei, e di tredici anni.

-         E’ così che va la vita, mi ero fatto una nuova fan.

-         Una nuova fan? Ma se vi hanno trovati tutte e due nudi che te la stavi facendo su un tappeto!

-         No, era una stoia.

-         Mi pare che sia la stessa cosa, il risultato non cambia: drogato e anche pedofilo, che cazzo d’artista sei! E pensare che i giovani sbavano per le tue storie sistim!

-         E’ un mondo cattivo! Se tutti volete che sia sempre più creativo, e tutti lo volete, vero? I giovani e gli scoppiati che m’adorano, le multinazionali ed i suoi servi, come te, che con le mie opere guadagnano, e cazzo se guadagnano! Mezzo mondo è collegato coi miei programmi sistim!

-         E’ vero, però che tu fossi anche pedofilo, questo non me lo sarei aspettato.

-         E’ un mondo cattivo, te l’ho già detto, e poi che cazzo dici, hai presente Giulietta, il simbolo dell’amore, quella di Romeo e Giulietta, la tragedia di Shakespeare? Ma lo sai vero chi è Shakespeare? Da un ignorante d’Editore come te c’è d’aspettarsi di tutto. Dunque, Giulietta, sai quanti anni aveva? Te lo dico io, tredici! E Ilaria, quella del sarcofago a Lucca, non ti ha mai detto nessuno a quanti anni s’è sposata? A dodici, ora lo sai, ignorante d’un Editore, e a tredici è morta di parto..

-         Va bene, va bene…comunque abbiamo pagato la cauzione e t’abbiamo fatto uscire di galera. In questi mesi di tua assenza abbiamo sopportato un mucchio di casini.

-         E perché? Il mercato ne risente così tanto se non ha un mio nuovo lavoro? Avete il mio simulacro per mantenere viva la mia presenza, dici sempre che è meglio di me, te lo sei dimenticato?

-         Il tuo simulacro? Non c’è più, è stato trasferito presso la direzione generale, con non so quali compiti e siamo stati costretti a disdire tutti i tuoi impegni pubblici.

-         Il mio simulacro ha cambiato lavoro? Sta facendo carriera? Ah!ah! Questa sì che è bella, i simulacri ora fanno carriera! E fattene preparare un altro.

-         E chi lo trova uno perfetto come lui? Sembrava te, ragionava come te, parlava come te, e a differenza di te, era astemio, educato e presentabile!

-         Avrà scelto la libertà! Ma se avevate bisogno di un po’ di mia presenza sui mass media, potevate dare la notizia del mio arresto, avrebbe fatto notizia!

-         Avrebbe fatto scalpore, e sai che pubblicità! Questo tipo di pubblicità proprio non c’interessa, ma lo sai che in alcuni stati c’è la pena di morte per la pedofilia?

-         Te lo ripeto, è un mondo cattivo!

-         Lasciamo perdere e parliamo di lavoro: siamo indietro di oltre tre mesi sulla presentazione di un tuo nuovo programma, ed il mercato se non lo tieni attivo, scende, maledettamente scende, e poi risalire è difficile. Hai in mente qualcosa per rimediare in fretta, o meglio ancora, hai un lavoro già pronto nel cassetto?

-         - No, non ho in mente nulla e non ho niente da parte. Ma ho passato molte esperienze nuove in questi ultimi mesi, dammi una ventina di giorni per riorganizzarmi ed altri venti per buttar giù qualcosa..

-         Vorrai mica scherzare, sei già fuori di tre scadenze, se non t’inventi subito qualcosa metto in azione le penali previste dei nostri accordi.

-         Ed io rompo il contratto con voi, sai quanti editori trovo che mi sbavano dietro.

-         Sai perfettamente che le altre produzioni sistim sono tutte di serie B e tu ti sei ormai abituato al meglio del meglio, cioè a noi.

-         Ed il meglio del meglio, questa volta dovrà attendere due o tre mesi prima che possa tirar fuori qualcosa.

-         Non è proprio possibile, il mercato esige ora un tuo lavoro.

-         Me ne sbatto del mercato, io ho i miei tempi!

-         Senti, avrei una soluzione: il mio computer ha creato un lavoro utilizzando ogni tua specificità. Tu lo firmi e prepari un altro lavoro nei prossimi due mesi. Stesse provvigioni anche per il lavoro non tuo, e la cosa rimane tra te e me.

-         Fammi capire, dovrebbe uscire in rete un lavoro a mia firma, fatto da Sòtutto? Ma ti ricordi “Abiogenesi”? visti i precedenti chissà che schifezza!

-         No, ha seguito ogni tuo parametro di lavoro, compresa la ricerca, e secondo me è soddisfacente, almeno per tacitare il mercato.

-         E tacitare anche gli azionisti! E quando dovrebbe finire in rete?

-         Anche oggi, è già pronto.

-         Posso rifiutarmi?

-         Non te lo consiglio.

-         Almeno avrò il diritto di visionarlo e magari modificarlo?

-         Visionarlo sì, modificarlo non se ne parla neanche.

-         Volete proprio prendermi per la gola.

-         Attiva la piastra neurale che te lo scarico.

-         Almeno dimmi prima di cosa si tratta.

-         È un viaggio fatto con una droga allucinogena, la descrizione è stata tolta dalla vecchia stampa del XX secolo, usando il tuo metodo di ricerca, l’abbiamo rintracciato su una pubblicazione amatoriale in lingua italiana titolata “Déjà vu” stampata nel 1980 a Minas Tirith.

-         A Minas Tirith? Dio mio!

-         Sì, ma non siamo riusciti a sapere ove fosse questa località, tu sai dov’era?

-         Lo so si, ma lasciamo perdere che è meglio, andiamo avanti.

-         Su Déjà vu c’è scritto che il pezzo è stato ripreso da YEACH!, un numero unico uscito a Lucca nel gennaio del 1974.

-         E questo lavoro puoi sintetizzarlo?

-         Sì, il viaggio inizia con la polverizzazione di alcuni semi allucinogeni, prosegue in Giudea al tempo di Cristo, si sposta in cortei sessantottini metropolitani, torna in Galilea, scivola nel medioevo con un uomo, cioè con ciò che ne resta, chiuso in una giara, con solo la testa fuori ed il resto del corpo trasformato in un groviglio di fibre nervose galleggianti nell’olio di sesamo e cristo sa anche cosa. Da quello che ho capito è una specie d’oracolo sacro. Poi un soldato scaglia un martello contro la giara e la rompe, uccidendo e così liberando l’oracolo dal suo destino….Dimenticavo, molte delle musiche e delle immagini sistim sono state tolte dai tuoi vecchi lavori, il resto l’ha preparato il mio computer.

-         Basta così! Sei riuscito ad interessarmi, sono pronto, scarica il programma neurale.

-         Vado!

 

< INIZIO CONNESSIONE >

Bisogna metterli in un frullatore e polverizzarli, hanno un sapore disgustoso – ti consiglio di preparare un bel bicchiere pieno d’acqua per buttar giù l’intruglio.

La sua memoria ferita s’acquieta, e fino al prossimo plenilunio nessuno lo disturberà: né l’assassinio di Hestas, senza naso, né il crudele quinto procuratore della Giudea, il cavaliere Ponzio Pilato.

La cerulea va benissimo – ma se non la trovi puoi usare la rubro-cerulea: certo con quella c’è un po’ di mal di pancia e talvolta nausea, ma va bene lo stesso.

L’indomani il professore si sveglia taciturno ma del tutto calmo ed in buona salute.

L’ipomea l’usavano gli aztechi per i loro riti – ne facevano una speciale ostia e poi via…tra piramidi a scala / Quetzalcoatl / riti di sangue / vegetazione lussureggiante.

In un caldo tramonto primaverile nei pressi degli stagni dei Patriarchi apparvero due cittadini.

La manifestazione sbuca all’improvviso riempiendo la strada al canto di bandierarossa – è lotta continua che viene avanti per prima con un grande striscione – dietro a lettere cubitali MIR & una selva di bandiererosse & canti rivoluzionari & slogan & poi viva il comunismo & poi avanguardia operaia….

La gente svicola veloce allontanandosi dal corteo, i negozianti hanno sbarrato le saracinesche, questurini nervosi in assetto antisommossa, seguono attenti non molto distanti…

Paesaggio medioevale con case rifinite in legno – una corte con rada erba – tre persone attorno ad una giara – probabilmente piena d’olio di sesamo – dal collo della giara spunta una testa barbuta – un uomo è intrappolato lì dentro.

Frullatore, manciata di semi, bicchiere, giradischi, finestra, stik fingers, tappeto, scacciapensieri, camel filtro, maestro e margherita…

Ha occhi tristi-verdi, fissi nel vuoto.

Capelli lunghi e neri scendono giù lungo la giara – una musica di flauti.

Un soldato s’avvicina e lo nutre con delle noci, una ad una nella bocca.

Il sole sorge e tramonta più volte – in fila donne e bambini entrano nel cortile – ininterrottamente: fissano l’uomo per qualche secondo e se ne vanno.

Ogni quattro, cinque ore il solito soldato s’avvicina all’uomo con un vassoio di noci sgusciate

Ogni giro di sole tre sinistri individui con un lungo abito di seta nera ed in testa uno strano tricorno, si recano attorno alla giara. Uno ha un grosso libro con la copertina blu, mentre gli altri due pongono domande, scrive qualcosa con una piuma d’uccello.

Il sole sorge – tramonta – sorge e così via e tutto si ripete infinite volte, sempre uguale.

Di colpo la musica dei flauti cessa – il sole si ferma a metà del suo percorso – le donne se ne vanno dalla corte – anche i bambini uno ad uno spariscono.

Nella corte esiste solo la giara, proprio nel mezzo, con la testa che spunta incorniciata dai lunghi capelli neri – anche le case lentamente si dissolvono – la corte s’allarga e diviene un prato circondato da verdi colline; da un sentiero appena tracciato nel verde, sbucano tre uomini avvolti in bianchi mantelli – s’avvicinano all’uomo nella giara – si vedono di spalle – restano accanto a lui per un tempo infinitamente lungo.

Ogni tanto si scorgono i lineamenti del volto dell’uomo – i suoi occhi sono ora di un rosso brillante, terrificanti, acuti & intelligenti – attorno alla scena v’è un’emanazione di luce.

Anche uno di loro ha un libro e con una penna scrive, scrive, scrive….

Si sentono gli scricchiolii lievi della penna sul foglio – la bocca dell’uomo si muove ora senza soste, ma senza emettere alcun suono, per ore, forse giorni.

Poi i tre se ne vanno; la testa è reclinata sulla giara – riappaiono le case – rivedo la corte medioevale – dei soldati entrano lentamente e si siedono su un tratto erboso della corte – la musica di flauti si diffonde nuovamente nell’aria – il sole riprende il suo corso sfolgorante che s’era interrotto / un soldato s’alza in piedi, s’avvicina alla giara mentre gli altri commilitoni lo stanno osservando, ha in mano un grosso martello, avvicinatosi lo scaglia con violenza contro la giara che si rompe con un sordo tonfo.

L’olio di sesamo scivola sui cocci, si spande sull’erba – i soldati distolgono lo sguardo ed uno ad uno se ne vanno in silenzio. I cocci brillano al sole nell’erba assieme ad ossa umane ed una testa, rotolata a pochi metri dai cocci, dalla quale si diparte un groviglio confusionale di fibre nervose ancor palpitanti negli ultimi sprazzi di vita.

Erba, testa, ossa, cocci, sole, radici neuroniche….

….sfila la IV internazionale, poi arrivano gli anarchici – il colore cambia: il nero si mescola al rosso – pugni chiusi nel sole, facce ridenti.

Sister morphine nell’aria, un cucchiaio, un bicchiere, una finestra, un tappeto, un posacenere, camel filtro, maestro e margherita, uno scacciapensieri, un poster di Adolf Hitler che saluta la folla esultante.

Così diceva Margherita, camminando con il Maestro verso la loro eterna dimora e parve a lui che le sue parole fluissero come fluiva e sussurrava il ruscello rimasto alle loro spalle.

< FINE CONNESSIONE >

-         Autore, poeta, artista, sei sempre lì?

-         O ci sei o ci fai, dove vuoi che sia?

-          Mi sembravi un tantino straniato, non reggi più i programmi sistim?

-         Stavo solo riflettendo, la parte narrativa è ottima, musica e immagini l’avrei scelte diverse, ma il prodotto finito penso sia all’altezza della mia produzione, anzi ci sono degli spunti innovativi che penso utilizzerò in seguito. Autorizzo la mia firma, fa i miei complimenti a Sòtutto, è cresciuto dai tempi d’Abiogenesi.

-         Si è cresciuto, ed anche il gruppo d’ascolto aveva dato l’OK, anche se hanno rilevato che non è uno dei tuoi migliori lavori.

-         I tempi sono veramente cambiati, questa è la prima volta che sono stato io a darti l’OK!

< APPROVATO >

-         Artista prima di salutarti un’ultima cosa, verresti domani alla presentazione alla stampa?

-         Non ci penso nemmeno! Fatti prestare il mio simulacro dalla direzione generale oppure ordinatene uno nuovo, lo sai non sopporto gli stronzi dei miei fans, ma soprattutto i giornalisti non posso vederli.

-         Ci ho provato, ti saluto e cerca di non rimetterti nei casini.

-         Ci si risente, al massimo tra un paio di mesi, e la prossima volta ti prometto d’avere qualcosa di mio pronto.

-         Speriamo!

-         Contaci, salutami Sòtutto e fammi avere il contatto in rete col mio simulacro, sono curioso di sapere cosa sta combinando.

-         Va bene. Sòtutto…vedi che sei contagioso…ho cominciato a chiamarlo così anch’io. Dicevo, Sòtutto lo rintraccerà e poi si metterà in contatto con te. E mi raccomando, stai lontano dalle ragazzine, la prossima volta la cauzione la tratterrò dei tuoi emolumenti.

-         Significa che questa volta sono uscito a gratis?

-         Si, ma è l’ultima! Addio!

-         Adieu!

Il contatto è tolto e l’artista disattiva il PC, poi si dirige al frigo e prende due lattine di birra, mentre le stappa esclama – Susan, ora sono da te!

La tredicenne Susan è nuda nel letto dell’artista distesa sopra un lenzuolo sporco di birra, di cibo e di sperma. Ora s’arriccia i radi peli biondi del delta di venere, posa il medio della mano sinistra sulla sua acerba fessura, entra, si sente umida, esclama – Sbrigati! Ho sete ed ho ancora voglia! – e con un colpo alla parete accende l’impianto stereo dell’appartamento.