La seconda volta - Ghouls di Francesco Non voglio morire ! Non voglio morire ! Testa di cazzo, tu sei già morto… - Gli urlai allungando la testa fra le sbarre - Siamo tutti già morti - mormorai lasciandomi cadere a terra. "Quella donna mi si avvicinò silenziosamente alle spalle… mi girai all'improvviso e la vidi davanti a me… e rimasi a bocca aperta. Cristo santo… quant'era bella… i suoi occhi… di cos'erano fatti ? di nuvole e cielo ? Mi fissarono a lungo, poi lei mi sussurrò in un orecchio "Scappa, finché sei in tempo… qui fra un po' ci saranno solo morte e distruzione… e le ho portate io." Ehi tesoro - le feci io - ti offrirei da bere, ma a quanto sembra ci ha già provveduto qualcun altro… in ogni caso dimmi cosa posso fare per te… Lei mi sorrise e sospirò "Nulla", poi si andò a sedere al banco. Be' signori… voi mi conoscete… io una come quella non potevo lasciarmela sfuggire così facilmente. Così mi alzai per raggiungerla… ma dopo pochi passi m'arrestai. Cristo santo… il pavimento aveva iniziato a tremare… prima piano… poi sempre più violentemente. Poi le bottiglie e i bicchieri iniziano a volare per aria. La gente urla e scappa fuori. Io perdo l'equilibrio e cado. Mi rifugio sotto un tavolo, terrorizzato. Ma il terrore diventa meraviglia… quando il mio sguardo smarrito si posa su di lei. E' lì al banco… le braccia conserte… e un'espressione placida ad illuminarle il viso. Sembra completamente indifferente a quello che sta succedendo… al terremoto… al soffitto che sta crollando… Cristo santo… come faceva ? Ad un certo punto lei s'alza… la terra sta ancora tremando… il soffitto sta venendo giù pezzo dopo pezzo… e lei si alza e si dirige all'uscita… le schegge di vetro schizzano a destra e a sinistra… ma non la colpiscono. E' un attimo… decido in un attimo… un impulso assurdo… e mi lancio a seguirla. Mi ferisco, ma sono fuori. E Cristo santo… fuori è l'inferno. Dal cielo piove di tutto. Vetri, calcinacci, mattoni, uomini. E lei cammina lentamente fra i palazzi che s'afflosciano, come se uno scudo invisibile la proteggesse. La seguo, indifferente al pericolo. Cristo santo… ero davvero uscito fuori di senno… ma c'era qualcosa in lei che m'attraeva inesorabilmente… Poi il terremoto finisce… lentamente…. come un'onda che si spegne sulla spiaggia. Lei continua a camminare… ed io a seguirla. Giunge ad una carrozza… e vi sale. Si… avete sentito proprio bene… una carrozza… con tanto di cavalli e vetturino… Come fosse arrivata lì… oh non chiedetemelo… solo Dio… o il Diavolo può saperlo. La carrozza sta per partire. Io salto sulla predella. E guardo dal finestrino… Oh Cristo santo… che vedo… non potreste mai immaginare cosa vidi in quella maledetta carrozza…" I racconti del vecchio erano sempre affascinanti… ma proprio in quel momento qualcosa di più affascinante aveva varcato la porta del bar. Di solito in quel posto si poteva raccattare qualche vecchia battona. O ascoltare i racconti del vecchio. Potete immaginare quindi la mia piacevole meraviglia quando vidi entrare quelle due donne. Una bionda, l'altra bruna. Giovani, sulla trentina. Vestite come due puttane. Ma ingioiellate come due grandi signore. "Che cazzo ci vengono a fare due tipe come quelle in uno squallido bar per camionisti ?" mi chiesi subito… e poiché a me non piace rimanere nel dubbio… decisi di chiarire subito la vicenda. Mi avvicino al loro tavolo e chiedo "Avete sete ?". Loro mi guardano… anzi mi scrutano. C'è qualcosa di fastidioso in quello sguardo prolungato… ma non capisco cosa. Poi si scambiano un'occhiata e la bruna mi fa con una voce sibilante "Siamo assetate". Bene… il ghiaccio è rotto… quelle due sono senz'altro in cerca di qualcosa… qualcosa che io sono ben lieto di dare loro. Ordino da bere, mi siedo al loro tavolo, inizio a sciorinare il mio campionario di battutine e spiritosaggini. Passano così dieci minuti… un quarto d'ora. Adesso loro sono dissetate… ed io so che la bionda si chiama Eleonora, la bruna Sara, e che sono due sorelle. Poi Eleonora mi fa "Stasera diamo una festa alla nostra villa… ci vuoi venire ?" ed io "Certo, con molto piacere" "Ce l'hai l'auto ?" "Si" "Allora andiamo" Pago, e usciamo. Montiamo sull'auto… Eleonora affianco a me, Sara dietro. Metto in moto e chiedo: "Allora… per dove si va ?" "Segui le mie indicazioni e non ti preoccupare" mi risponde Eleonora. E da un po' che viaggiamo. Ci siamo allontanati dal centro abitato. E ora stiamo attraversando la campagna. La cosa sta andando un po' troppo per le lunghe… questo mi secca… e decido di agire. Dopo aver scalato una marcia… lascio scivolare la mia mano dalla leva del cambio alla coscia di Eleonora. Lei non dice nulla. Mi volto a guardarla, e il suo volto è una maschera imperscrutabile. Ma ci vuole ben altro per fermarmi… e inizio a carezzarla. Poi le fa: "Ora a destra" Io svolto a destra… e contemporaneamente la mia mano si sposta sulla sua coscia destra. Dopo un po': "Ora a sinistra" Giro a sinistra… e la mia mano torna sulla coscia sinistra. C'inoltriamo in un intrico di stradine. Il gioco mi piace. La mia mano fa la spola… continuando a carezzare la sua morbida pelle. Poi Eleonora divarica leggermente le gambe fa: "Ora più su" Sento, da dietro, la risatina di Sara. "Che troia", penso, ma non mi lascio pregare e insinuo la mano sotto la sua minigonna. Quello che sento mi lascia sbigottito. E' freddo. Ed umidiccio. Ed anche appiccicoso… Poi qualcosa si muove. Di scatto. E inizia a vibrare. Ritiro immediatamente la mano. Una goccia di sudore freddo imperla la mia fronte. Sento, da dietro, un'altra risatina di Sara. Mi sono ficcato in una situazione che non mi piace affatto. Non so più dove siamo… non saprei nemmeno tornare indietro da solo. Intorno è tutto buio. Non c'è traccia di anima viva. Forse Eleonora avverte la mia preoccupazione, perché con un gesto molto dolce mi accarezza i capelli sussurrando: "Siamo quasi arrivati… ora ci divertiamo sul serio" Io deglutisco, per nulla rassicurato. Pochi istanti e Sara esclama: "Ecco, ci siamo… la nostra villa" Cazzo… e la chiamano villa. Sembra apparsa dal nulla. E non è una villa… è un castello. Si… una specie di vecchio maniero come quelli che si vedono nei film di cappa e spada. E' circondato da un alto muro… interrotto solo da un pesante cancello… di fronte al quale ci siamo fermati. E' tutto buio. Tranne una luce davanti a noi. Deve essere una finestra al piano di terra. Scendiamo dall'auto. Io sono indeciso sul da fare. Eleonora tira fuori dalla borsetta un mazzo di chiavi. Cerca di aprire il cancello. Ma è troppo buio e mi chiede "Fai un po' di luce ?". Torno nell'auto e accendo i fari. Appena esco, Sara mi viene alle spalle e mi cinge la vita. "Ma lo sai che sei davvero un bel ragazzo ?" mi sussurra in un orecchio, mentre con le mani mi accarezza il petto. Avverto il calore del suo corpo. Lei è calda… molto calda… La mie paure svaniscono lasciando spazio all'eccitazione. Mi volto, e la bacio, con passione. Che buon sapore hanno le sue labbra. Sento cigolare il cancello. Eleonora sta riponendo le chiavi nella borsetta. Sara mi prende per mano e dice: "Su… andiamo" Attraversiamo una specie di giardino. Eleonora richiude il cancello e ci raggiunge. Siamo quasi arrivati ad una porta quando sento un sordo ringhio, seguito subito da un rabbioso abbaiare. E vedo spuntare due enormi cani che si precipitano contro di noi. Mi fermo spaventato, ed Eleonora si porta davanti a me dicendo: "Non ti preoccupare… sono i nostri cani… sai siamo così isolati… e con i ladri…" Le due bestie si fermano ad un passo da noi. Non capisco di che razza siano… non me ho mai visto di così grossi… e brutti. Li guardo meglio… c'è qualcosa che mi lascia perplesso… sì… nei loro occhi… nei loro occhi c'è qualcosa di oscenamente umano… Eleonora si inginocchia e poggia la fronte contro il muso di una delle due bestie. Inizia a bisbigliarle paroline dolci nell'orecchio, carezzandole la nuca. Ad un certo punto, nella penombra mi sembra di vedere la lingua del cane che scivola sulla lingua di Eleonora… ma forse è solo un'impressione. Sara mi dice: "Andiamo, lasciamola con i suoi cagnolini…" ed apre la porta. Entriamo… e mi ritrovo in un enorme salone tappezzato da tendaggi rossi. Al centro una tavola riccamente imbandita e tutt'intorno dei divanetti pelle. Un uomo ci viene incontro. E' alto, capelli lunghi biondi. Bacia sulle labbra Sara e le dice con enfasi "Finalmente siete arrivate… vi aspettavamo con ansia". Sara gli sorride e lo informa: "Abbiamo portato un amico". E ci presenta. E' suo cugino Alan. Anche lui ha portato degli amici. Sono tre. Una coppietta seduta su un divano a scambiarsi effusioni. Lui piccolo e calvo. Lei piccola e formosa. E un omaccione grasso che vedo già indaffarato al buffet. Poi entra Eleonora ed Alan ridendo: "Ci siamo tutti… la festa può incominciare". Ci dirigiamo al tavolo. Mangiamo e beviamo. Beviamo molto. Poi ci dividiamo. Sara con me… Alan con la coppietta… ed Eleonora con il grassoccio. Sara è calda… molto calda… già me n'ero accorto prima… e ora che affondo la mia faccia nei suoi seni nudi ne sono ancor più convinto. Lei ride e si offre ancora più apertamente. Su un altro divano vedo Alan e il calvo che si stanno divertendo con la piccolina tutta curve. Affianco vedo il grassoccio sotto Eleonora che si agita e mugola come un'invasata. E poi vedo la mano di Sara che armeggia con la patta dei miei pantaloni… prima di tuffarvisi… a bocca aperta. I miei sensi sono annebbiati del piacere. Ma l'avverto lo stesso. Avverto la porta che si apre. E un urlo. Un urlo di dolore. Sì, nello stesso istante il grassone ha urlato. Ed Eleonora ha smesso di agitarsi e mugolare. Dalla porta aperta stanno entrando i due cani. Mi sembrano ancora più orribili. Per un attimo il mio respiro si ferma… ma non si ferma Sara che continua ad andare su e giù con la bocca. Eleonora si alza del divano e si dirige verso un cane. Raggiuntolo, inizia a strofinarsi oscenamente contro quella bestiaccia … il cui uggiolare sembra a miei orecchi il gemito di piacere di essere umano. "Fratellino mio… hai fame… vero ?" Ho paura. Che sta succedendo ? Afferro per i capelli Sara e le tirò su la testa. - "Sara… cosa cazzo succede ?" Ma nel suo volto non ci sono più due occhi in cui leggere una risposta. Ci sono solo due cose morte. E mi ringhia contro. La spingo via… lei afferra un bastone nascosto sotto il divano e mi colpisce al capo. Ho le testa dura… sono intontito… ma non sono svenuto. E vedo. Vedo Alan che colpisce con un bastone, simile a quello di Sara, il calvo. Vedo Alan e Sara che immobilizzano la ragazza… e le legano insieme mani e piedi dietro la schiena. Sento la ragazza gridare dal dolore per quella posizione atroce nella quale l'hanno bloccata. E la sento chiedere disperatamente aiuto… ma non ce la faccio a muovermi Vedo Alan, Sara ed Eleonora che afferrano la ragazza e la scaraventano sul pavimento. Vedo i due cani che si avventano sulla ragazza. Vedo le loro fauci bavose che si chiudono sul suo corpo nudo. Sento le urla inumane della ragazza mentre le due bestie le strappano via pezzi di carne viva. Vedo i due cani che continuano a mordere ferocemente la ragazza… che continua urlare. Vedo il sangue e le viscere della ragazza che inondano il pavimento… mentre lei continua ad urlare. Vedo le ossa della ragazza… che iniziano a spuntare… mentre lei continua ad urlare… anche se ora le lacrime stanno riempendo i miei occhi. Poi finalmente smette di urlare. Ma i cani continuano il loro osceno pasto. Eleonora prende per i piedi il calvo, e lo trascina via. Lo stesso fa Alan col grassone. Sara si avvicina a me. Io scatto. Non so dove trovo la forza. Ma scatto in piedi. Sara è sorpresa. Lo leggo nei suoi occhi. Di nuovo vivi. Prendo il bastone e la colpisco. Con violenza. Colpisco ancora. Lei cade. Io colpisco ancora. E ancora. I cani. Quelle bestiacce abominevoli. Si sono accorti di quello che sto facendo. E mi si avventano contro. Devo scappare. La porta. E' chiusa ! Cazzo l'hanno chiusa ! I cani mi sono addosso. Sento il loro alito… fetido di sangue. Uno mi morde. Con ferocia. Lo colpisco col bastone. Lui molla la presa. Corro dall'altra parte della stanza. Ora anche Alan ed Eleonora si sono accorti di me. C'è una finestra. Stanno tornando. Lui è armato. Non ho scelta. Un cane si lancia contro di me. Io mi lancio contro la finestra. Mi rialzo. Sanguino. Il sangue mi finisce negli occhi. E' buio. Inizio a correre. I cani corrono verso di me. E sono più veloci di me. Non vedo quasi niente… ma li forse c'è il cancello. Incespico. Cado. Mi rialzo. Corro. Corro. Corro. Corro. Corro. Sì… è il cancello… Mi avvicino. Salto. Scivolo. I cani. I cani stanno arrivando ! Salto ancora. Mi aggrappo. Scavalco. Cado. Mi rialzo. La mia automobile. La portiera è aperta. L'ho lasciata aperta. Mi getto dentro. I cani si avventano contro il cancello. Il cancello trema. Ma resta chiuso. La chiave. Dov'è la chiave ? Dove l'ho messa ? Mi frugo nelle tasche… Oh Dio… dov'è la chiave ? Sono arrivati al cancello. Alan ed Eleonora. Sono arrivati al cancello. E lo stanno aprendo. Ma dov'è la chiave ? Oh Dio… l'ho lasciata nel quadro ! Eccola… Stanno aprendo il cancello… Giro la chiave… Mi lasciai cadere a terra. Grossi lastroni di pietra. Duri e freddi. Cazzo era proprio come un maniero dei film di cappa e spada… aveva anche i sotterranei con le segrete. Non voglio morire ! Non voglio morire ! Il grassone continuava a piagnucolare. Un pianto da castrato… ahi lui. L'avrei ucciso io quella testa di cazzo… se non ci avessero pensato prima o poi loro. Due giorni fa erano venuti a prendere il calvo. E i cani erano stati di nuovo saziati. Ora speravo che venissero a prendere lui. O me. Non speravo che qualcuno mi venisse a cercare. Non avevo nessuno che l'avrebbe fatto. E non ho rimpianti per questo. Non speravo che qualcuno sentisse il grassone piangere. Eravamo in una zona troppo isolata… perché qualcuno lo facesse. E non ho rimpianti per questo. L'unico rimpianto che ho… è quello di non aver spento i fari della mia auto quella notte. di Francesco |