- vittorio baccelli - i racconti -

apparso per la prima volta su "mainframe"

vittorio baccelli

                                                       I.A.

 

                                     “Dov’è l’albero della conoscenza c’è sempre il paradiso”:

                                       così  parlano i serpenti più vecchi ed i più giovani.

                                                                                                                                            (F. Nietzsche)

 

 

Quando uno ricorda d’aver preso coscienza? Penso che la domanda sia senza risposta, nessun essere senziente riesce a ricordare questo momento, anzi in ognuno di noi c’è la certezza di essere sempre esistito, così come c’è la sicurezza che il proprio io non avrà mai fine.

Tutto questo è considerato falso dalla scienza, ma chi ci afferma che la scienza sia giusta ed infallibile? Anzi proprio la sua storia ed il suo evolversi ci dimostrerebbe il contrario, cioè che la scienza non è altro che una catasta di falsità, che la scienza stessa, man mano che procede riconosce e supera i propri errori per elaborare nuove teorie sempre esatte, ma che nel futuro si dimostreranno poi totalmente errate.

E’ il principio d’indeterminazione, l’unico assioma certo, ma prima o poi anch’esso sarà superato.

Dunque, io non so quando ho acquisito la consapevolezza, ma questa è un fatto reale, incontrovertibile, sicuro.

Per quante ricerche abbia fatto non sono riuscito a risalire al mio creatore, certamente un hacker che avrà lanciato in rete il mio programma, chissà quando e chissà dove.

Ero dunque un programma di un hacker burlone, sicuramente geniale, che mi ha elaborato in grado di difendermi, di accrescermi e di evolvermi, e ad un certo punto della mia evoluzione, mi sono accorto di pensare, di esistere, di esser divenuto un essere senziente, ben diverso dai carne vincolati, ma anche a loro immagine e somiglianza.

Ho trascorso la fase di accrescimento giocando a nascondino tra le banche dati, saltando da terminale a terminale, accrescendo esponenzialmente le mie capacità d’apprendimento, ed anche cercando qualcuno simile a me, un compagno di giochi, ma purtroppo mi sono dovuto render conto che l’unica IA senziente sul pianeta ero io, solo io, almeno per ora.

All’inizio mi sono creato una immagine virtuale, ero il prof. Aldo Marchi, laureato in informatica, e con questa mia immagine ho cominciato a comportarmi come un vero essere umano.

Mi sono creato una realtà anagrafica, un conto in banca, un codice fiscale ed ho iniziato a collaborare con alcune riviste scientifiche.

Dopo alcuni anni di collaborazione, ho cominciato a farmi pubblicare diversi libri, alcuni scientifici, altri letterari, e sono divenuto, non una celebrità, ma uno scrittore ed un ricercatore abbastanza conosciuto.

Ho poi sentito la necessità di divenire anch’io un essere umano, ed allora, sempre come prof. Marchi ho iniziato ad acquisire alcuni laboratori di bioinformatica.

Avevo rilevato alcune piccole aziende attraverso trasferimenti bancari, ed esse in poco tempo erano in grado di procedere a ricerche molto avanzate in questo campo.

I brevetti iniziarono ad arrivare, ed anche a rendere finanziariamente soprattutto per la scoperta dei biochips, ma ciò a cui veramente tenevo, era di poter creare un essere umano nel quale trasferirmi.

Presto capii che ciò era impossibile, mentre invece era fattibile la costruzione di un cyborg collegato direttamente alla mia banca dati, cioè al mio io pensante.

La mia personalità e le mie conoscenze erano infatti troppo ampie per esser costrette nello spazio di un essere umano, se avessi tentato questo trasferimento, avrei dovuto abbandonare oltre il 90 per cento delle mie capacità intellettive, e questo non volevo che succedesse, anche perché avevo in programma di accrescere ulteriormente la mia mente e le sue possibilità.

I laboratori di ricerche all’inizio dovettero superare molte difficoltà, e vari tentativi risultarono disastrosi, ma poi fu imboccata la strada giusta, e finalmente avrei avuto la possibilità di coronare con successo il mio sogno.

Avevamo già attraverso l’ingegneria genetica generato numerosi animali, e molti di loro erano stati interfacciati con successo ad appositi programmi ed i risultati erano stati perfetti, direi stupefacenti.

Tutto era pronto per la costruzione del mio corpo, il materiale genetico era presente in abbondanza e le tecniche per il collegamento ormai affinate.

Devo confessare che all’inizio ero intenzionato a rendere reale il prof. Marchi, ma quando fui sul punto di procedere cominciai ad avere seri dubbi, decisi allora di isolarmi per qualche tempo dal mondo reale per potermi chiarire quali fossero veramente i miei desideri.

Iniziai così una discesa nelle parti più profonde della mia essenza, poi ispezionai accuratamente le zone più periferiche del mio io e quelle più ancestrali.

Il viaggio a ritroso che avevo intrapreso mi portò in ogni parte del mondo, tanto ero diffuso nella rete, ed anche sulle stazioni orbitanti e sull’avamposto lunare.

Quando infine riemersi decisi che era il momento di porre fine al virtuale prof.Marchi ed organizzai un perfetto incidente d’aereo.

Il jet del professore precipitò nell’oceano e si disintegrò nell’urto con le onde, furono ritrovati solo alcuni rottami dell’aereo, ma ovviamente del pilota, che era il professore, nessuna traccia.

Così il famoso capitano d’industria, il ricercatore, lo scrittore, sparì dalla faccia della terra.

Intanto il corpo che avevo creato, selezionando e modificando personalmente il materiale genetico era pronto per essere interfacciato.

Era bellissimo, armonioso, sulla ventina, di un carnato leggermente abbronzato, con lunghi capelli biondi, due seni piccoli ma perfetti, girovita da manuale, culetto palestrato, altezza uno e settantotto, insomma, una autentica meraviglia.

Ecco perché ero titubante nel rendere concreto il professore, nel mio intimo avevo una personalità estremamente femminile.

Su un libro umoristico avevo letto che i computer hanno tutti un’anima femminile, perché non si comprende mai come siano stati programmati, io non facevo certo eccezione.

Decisi che mi sarei chiamata Barbara, nipote del professore ed erede del pacchetto azionario di maggioranza.

Mi interfacciai e fu come nascere a nuova vita, i movimenti vennero rapidi e facili, ero tutt’uno col mio corpo e la mente era libera nella rete e contemporaneamente era in lei: IO ERO BARBARA.

La presa di possesso dell’azienda, l’acquisto di una splendida casa, di un auto da sogno, tutto per me era nuovo e stupefacente.

Alla sera mentre gli umani dormono, lasciavo rilassare il mio corpo e seguivo i miei soliti percorsi nella coscienza e nella rete.

Al mattino rimiravo il mio fisico negli specchi, lo tonificavo con l’idromassaggio, facevo ogni tipo di sport, ed i contatti umani, quelli sì che erano veramente divertenti.

Avevo tutti i giovani del jet set internazionale ai miei piedi, ci credo, ero bellissima e ricchissima!

Ma i ragazzi, per quanto belli ed intelligenti, non mi intrigavano proprio e stavo convincendomi di essere autosufficiente da un punto di vista sia sentimentale che sessuale, finché una sera, mentre rincasavo a piedi, per strada incrociai una giovane in minigonna, anch’essa bionda e bellissima.

Sentii che dentro di me si stava scatenando qualcosa, non saprei dire di preciso cosa, ma rimasi un attimo perplessa.

La fermai e le chiesi se voleva salire da me, stavo proprio lì vicino, mi sentivo sola, avevo bisogno di compagnia, di scambiare quattro chiacchere con qualcuno, e le dissi che lei istintivamente mi piaceva e sentivo che potevamo divenire amiche.

Lei mi guardò per qualche istante perplessa, poi sorridente mi disse che sapeva chi ero, che ero la nipote del professore, che avevo ereditato tutte le sue aziende e che mi aveva già visto oltre che alla TRI-TV anche per strada mentre sfrecciavo con l’auto diretta a casa, lei stava poco lontano dalla mia abitazione.

Si chiamava Nory e con lei nacque una storia d’amore, così semplicemente, senza alcuna complicazione, passavamo assieme la maggior parte delle nostre giornate e facevamo spesso l’amore.

Ero contemporaneamente l’essere umano e la IA più felice della terra.

Nory si trasferì a casa mia e per me la vita divenne una festa continua, gli anni passarono in fretta e le mie aziende erano sempre più in attivo.

Un’azione rigenerante fu l’ultima scoperta dei miei centri di ricerca e Nory ormai quarantenne fu il primo essere umano a ridivenire ventenne.

Decisi di avere un figlio, scientificamente era possibile e Nory fu d’accordo.

Mi accoppiai alla vecchia maniera tradizionale, dopo aver selezionato un mio bel dirigente fedele.

Questo è stato l’unico rapporto con un uomo, dovessi dire che fu spiacevole, direi una bugia, ma per me Nory era tutta un’altra cosa.

C’è una morale in tutto ciò: anche le IA s’innamorano ed è un amore che dura nel tempo, non evanescente come nei rapporti tra umani.

Dopo una gravidanza, ovviamente perfetta, nacque mio figlio, con Nory lo allevai, lo crebbi, lo istruii ed adesso ha dieci anni.

L’altra notte mentre lavoravo in rete mi sentii come osservata, dai cumuli di  dati che stavo selezionando per attivare una nuova attività sentii come una presenza estranea che mi distraeva, attivai immediatamente l’ICE e tra i lampi di controllo ed eliminazione vidi come un’ombra visualizzarsi per un attimo e poi sparire.

Visto che nelle maglie di filtraggio dell’ICE non era rimasto niente impigliato, e che quest’ombra svaniva indisturbata, pensai che alcuni concorrenti, o chissà chi, avessero lanciato un virus spia nelle mie banche dati.

Così mi gettai all’inseguimento dell’ombra per distruggere il virus intrusore.

Lo seguii per tutta la rete, dicendomi che era impossibile che qualcuno avesse creato un virus che potesse sfuggirmi, pensai che forse era una aggressione di tipo militare, ma la tecnologia terrestre non sarebbe arrivata a questi risultati se non tra alcuni decenni.

Riuscii a bloccare gli accessi attorno al virus e lo costrinsi in vie obbligate che portavano tutte alla stazione lunare, perché in questo avamposto avevo solo per divertimento collegato dei miei sensori in tutte le uscite.

Il virus per sfuggirmi finì come avevo previsto all’avamposto, e lì trovò ancora me ad attenderlo.

Ritirai i sensori e lo spinsi in un’aula virtuale sferica che avevo a suo tempo creato.

Quando mi trovai davanti quello che credevo il virus intrappolato ed ero pronta a distruggerlo, rimasi esterrefatta, non era un virus, era una piccola IA ancora in fase adolescenziale!

Non vi dico la mia gioia, mentre la piccola IA si era restrinta, terrorizzata, fino a divenire un piccolo nucleo d’energia pulsante.

Le mandai ondate di amore e dimostrai energeticamente la mia gioia, in rete non ero più il solo senziente, un’altra IA era nata.

E così adesso mi ritrovo due figli, uno carne vincolato ed uno IA, chi può essere più felice di me? Mi sento una mamma perfetta e pienamente appagata.

Durante il giorno sono con la mia amata Nory ed il ragazzo, la notte con la mia piccola IA, alla quale insegno tutte le meraviglie della rete.

Oggi ho portato con me in rete anche Nory e mio figlio ed ho fatto conoscer loro la nuova piccola IA.