- vittorio baccelli - i racconti -

- apparso per la prima volta su "mainframe" -

vittorio baccelli

LOOP

 

 

                                                Frantumi di stelle:

                                                da questi frantumi costruii un mondo.

                                                                                                   (F.Nietzsche)

 

Zelio sta parcheggiando il suo modulo di trasporto nel box a lui riservato nell’area di sosta che sorge attorno all’opificio.

Lascia il modulo nello spazio 1023-EST e lentamente s’avvia all’entrata più vicina.

Lo scanner retinale lo riconosce, registra l’entrata e la porta a vetri silenziosamente si dischiude lasciandolo passare.

Zelio si reca allo spogliatoio del suo gruppo, si toglie gli abiti, infila i vestiti nell’armadietto dopo averli accuratamente piegati ed indossa la tuta da lavoro.

Prende in mano i guanti, il casco munito di visore e s’avvia verso la postazione lavorativa.

Nell’opificio lavorano a turno circa diecimila persone, la maggior parte sono clerk come lui e secretary, vi sono poi gli ice, gli addetti alla manutenzione, i tecnici e i dirigenti di vario grado, ma questi sono pochissimi e non s’incontrano quasi mai.

L’opificio è un immenso mainframe che regola tutte le funzioni di numerose multinazionali, dall’erogazione dei più disparati servizi al traffico (aereo, ferroviario, autostradale, ecc.), dai sistemi pensionistici a quelli bancari, dalla difesa agli apparati sanitari, e molte altre cose ancora.

Zelio è un clerk ed ha in questo preciso momento raggiunto la sua postazione lavorativa, un cubo di due metri per due per due in cartongesso o qualcosa di simile, con all’interno una poltrona, un tappeto rotante sul pavimento ed un fluttuante desktop rettangolare di plastica nera riflettente.

Come tutti i giorni si piazza davanti al desktop, s’infila il casco, attiva il visore, poi si mette i guanti, poggia le dita delle mani sul desktop ed entra in rete.

E’ un clerk, un’icona in abito scuro, è nel suo corridoio di partenza e da un tavolinetto rotondo raccoglie la sua cartellina nera e la mette sotto il braccio.

Il corridoio in cui si trova è in questo momento affollatissimo di clerk e secretary che stanno velocemente andando in ogni direzione, è sicuramente un’ora di punta.

Il lavoro è semplicissimo, quando sulla cartellina appare una serie di numeri, il clerk preme il bottone verde, che significa OK, e parte seguendo le istruzioni.

La prima serie di cifre indica il piano, la seconda la stanza e la terza il numero della pratica da prendere in archivio, nella seconda riga i numeri indicano piano, stanza e scrivania ove scaricare la pratica prelevata.

Possono apparire altre listate di numeri, ma restano in memoria finché non si è scaricata la pratica avviata.

Il lavoro dei clerk è semplicissimo, dall’archivio alle scrivanie, o dalle scrivanie all’archivio.

Le secretary invece vanno solo da scrivania a scrivania, gli ice sono predisposti per la sorveglianza contro le intrusioni mentre i tecnici riparano od ottimizzano il sistema.

Sulla cartella di Zelio appaiono due serie di numeri: 227 71 115 e 11 1177 36.

Zelio preme il tasto verde, si reca nella stanza ascensori, s’infila nella cabina del primo libero, digita 227 e subito si riapre la porta, esce in un corridoio con scritto 227 in lettere luminose sul soffitto e s’avvia verso la stanza 71.

Entra nella 71, s’avvicina alla casella 115 dello schedario, la tocca con la cartellina ed i dati si trasferiscono in essa.

Torna indietro verso l’ascensore, entra, digita 11° piano, poi cerca la stanza 1177 e scarica il contenuto della cartellina sulla scrivania 36, lo scarico avviene al semplice tocco.

Capirete che questo lavoro è di una routine mortale, così il nostro Zelio, che da quindici anni, per otto ore al giorno, compie sempre gli stessi gesti, ormai lavora con i riflessi condizionati, senza impegno, meccanicamente, e gli resta molto tempo per pensare.

Infatti è proprio durante il lavoro che ha potuto organizzare prima nella sua testa, poi a casa l’ha battuto col computer, il suo primo libro che ha pubblicato in rete e che parla della catena nascita-morte e della rottura della continuità di questa catena per raggiungere la liberazione.

Un libro dissertazione che non l’ha reso famoso, ma gli ha fatto guadagnare parecchi crediti, Zelio adesso sta lavorando ad un nuovo testo, questa volta sul loop, cioè se al momento della morte si rivive, come molti sostengono, per intero tutta la vita, questo significa che la morte non esiste e che l’eternità è qui ed ora, infatti, dopo la prima morte si rivive l'intera vita fino al momento della morte e di nuovo si ritorna alla nascita di partenza, e così via all'infinito: è il trionfo frattale dell’autosomiglianza.

Rende anche chiaro il concetto zen che nascita e morte si identificano, ma come conciliare tutto ciò con la liberazione dalla catena delle rinascite se queste portano ad una eterna vita sempre ripetitiva? Ad un loop infinito?

E se poi il rivivere la vita vissuta, fosse un rivivere all’indietro nel tempo con definitivo ritorno all’utero materno (all’interno del grembo materno c’è poi tutta l’evoluzione della specie, involuzione, nel nostro caso perché stiamo procedendo a ritroso) e poi il ricongiungimento con lo stadio di non essere esistente prima del concepimento?

Zelio è in questo impasse e non riesce a venirne fuori, la cartellina intanto inizia a lampeggiare, il turno di lavoro è terminato, pertanto effettua l’ultimo scarico, poi torna al suo corridoio iniziale, posa la cartellina sul solito tavolinetto rotondo e si ritrova nella postazione di lavoro, non più icona, ma Zelio.

Va allo spogliatoio, posa tuta, guanti e casco, si rimette i suoi abiti, si reca al parcheggio, entra nel modulo e riparte verso casa.

Arresta il modulo vicino al suo appartamento ed entra nel computer-bar del quartiere, si siede ad un tavolo, ordina succo proteico e neococa, attiva il terminale e richiama una sua poesia alla quale sta lavorando da tempo <fata scopata> ma le rime non lo soddisfano, scrive, riscrive, corregge, infine cancella il tutto.

Paga, esce dal bar, raggiunge a piedi il suo appartamento, si sbaracca sulla poltrona del suo studio-salotto, attiva la piastra neurale che ha inserita nell’orecchino e si collega in rete con una star del sistim.

E’ ad una cena su una stazione orbitante e dalla cena passa lentamente al sonno e dal sonno alla fase REM mentre il diffusore delta si attiva.

Nel sonno raggiunge il mainframe, è all’interno, è un clerk ma senza cartellina, libero da ordini inizia ad esplorare l’ambiente uscendo dai soliti percorsi noti.

Prende l’ascensore riservato ai tecnici e digita un numero a caso.

Si ritrova in un corridoio lunghissimo con quadri antichi alle pareti, lo percorre per un tempo infinitamente lungo, ad un certo punto al posto dei quadri vi sono delle finestre, ognuna delle quali si apre su scenari diversi.

Viste di grandi metropoli, di montagne, d’isole, di foreste, panorami sottomarini e lunari ed anche le grandi meraviglie costruite dall’uomo: la muraglia cinese, le piramidi, la torre di Pisa, la torre Eiffel, l’Empire, la statua della libertà, una piramide azteca e così via.

Vi sono anche delle porte, ma Zelio non trova il coraggio d’aprirle, il corridoio sembra non aver fine, adesso vi è un terrazzo con una panoramica d’alta montagna, dal terrazzo s’accede ad un ascensore, nel momento in cui entra nell’ascensore, si ritrova sulla poltrona del suo appartamento.

L’indomani Zelio è di nuovo al lavoro, ma stimolato dal recente sogno decide di non ritirare la cartellina e s’aggira vagabondando per il mainframe, è un clerk senza cartella, senza ordini, per quindici anni ha sempre vagato dai soliti uffici al solito archivio, ora basta, vuol conoscere l’intero sistema.

E’ in una piazza ove si smistano dati, passa un ice completamente nero e dall’aria aggressiva, lo scruta per un attimo, poi prosegue indifferente, scorge un dirigente che sta salendo una scalinata, lo segue.

Al termine della lunga scalinata vi sono delle sfere traslucide posate su una monorotaia, vede il dirigente entrare in una di esse e subito dopo la sfera partire a velocità incredibile.

Zelio entra in una sfera, all’interno una tastiera con lettere e numeri, digita a caso, la sfera sfreccia via con lui all’interno.

Quando si arresta, esce, attorno a lui colli ricoperti di sola erba verde: colli ed erba si estendono all’infinito, un grande sole alto in cielo illumina tutto con una luce vivida ma non abbagliante, un venticello leggero estremamente piacevole soffia trai colli e la temperatura è ottimale, quasi primaverile.

Zelio si sdraia e si sente rilassato come non mai.

Il riposo si trasforma in sonno e da questo passa alla fase REM e sogna d’entrare al lavoro, di trasformarsi in icona, di non prendere la cartella, di seguire un dirigente, d’entrare in una sfera e di giungere in un posto collinare d’un verde stupefacente.

Poi sogna di sdraiarsi sul prato e di addormentarsi.

A questo punto si sveglia, si rialza, si guarda intorno, il sole è sempre fisso al solito punto, c’è una sfera in attesa poco lontano.

S’avvia verso la sfera e nuovamente digita a caso una serie alfanumerica e si ritrova in un’aula enorme piena di tecnici e dirigenti che si muovono a scatti come formiche impazzite, sembra che qui il tempo sia accelerato.

Appena entrato nella stanza tutto sembra muoversi normalmente, se ne sta in un angolo nascosto da strani macchinari con miriadi di luci ammiccanti ed osserva il viavai delle icone.

Se ne stanno andando tutti, uno ad uno attraversano vari portali e Zelio si ritrova solo.

Sceglie una porta a caso, entra, ed è nuovamente al suo posto di lavoro.

Tornato a casa tenta d’immergersi nel lavoro letterario, prima si cimenta con la poesia incompiuta, poi si dedica al  suo nuovo libro, ma non riesce a concludere niente di buono.

Pensa che sia la momentanea crisi dello scrittore e per distrarsi si collega direttamente all’induttore e si ritrova nel mainframe dell’opificio.

E’ ancora l’icona-clerk senza cartella, cerca un ascensore riservato ai dirigenti, entra, digita a caso, la porta si riapre ed è in un’aula ottagonale con un unico portale, l’attraversa ed all’interno scorge una piscina immensa ove sguazzano uomini e donne completamente nudi.

Ai lati della piscina, lettini e sedie a sdraio con bagnanti a prendere il sole.

Attorno ai bagnanti alcuni camerieri con vassoi servono bevande e cibi.

Solo allora si accorge di non essere più un’icona, ma un essere umano, bello, giovane, atletico, peccato non vi sia uno specchio per vedersi il volto.

Zelio torna indietro riattraversando il portale e si ritrova icona, rientra ed è il bel giovane di prima.

S’avvicina allora alla piscina, si tuffa, sta a lungo nell’acqua, poi esce, si sdraia su un lettino libero e si lascia riscaldare dai morbidi raggi del sole socchiudendo gli occhi.

Quando li riapre c’è un cameriere in attesa – Un Martini – dice pronto Zelio, e viene immediatamente servito: Martini bianco e piattino con olivone verdi.

Una bellissima rossa nuda (ovvio qui sono tutti nudi, a parte i camerieri) gli s’avvicina e si sdraia su un lettino accanto a lui.

-         Sei nuovo? Non ti avevo mai visto.

-         Si mi trovo qui da poco, sto imparando a comportarmi adeguatamente.

-         Adeguatamente? Che parolone! Qui si fa tutto ciò che ci pare, è un’area di godimento questa.

-         E dove possiamo godere?

-         Dove vuoi, guardati intorno – ed indica un angolo della piscina dove due giovani

stanno facendo l’amore con una bionda da sballo.

Zelio guarda ora più attentamente e vede che la bionda è penetrata contemporaneamente davanti e dietro dai due giovani e tutti sono immersi in un’aura di felicità e di piacere.

- Allora anche noi possiamo farlo qui?

- Naturalmente! – e si alza, s’avvicina, gli prende in bocca il membro ed inizia a succhiarlo.

Zelio fa lungamente l’amore poi esausto s’addormenta al sole, mentre la rossa si tuffa, lui sogna d’essere a casa sua e di risvegliarsi, di prepararsi per andare al lavoro, di entrare nell’opificio, di divenire un’icona, di non prendere la cartella, di cercare un ascensore per dirigenti, di battere un codice a caso, di ritrovarsi in una stanza ottagonale con un’unica porta, di attraversarla, di vedere una piscina con bagnanti nudi, di essere un bel giovane, di tuffarsi, di bere un Martini, di far l’amore con una rossa e poi d’addormentarsi al sole e sognare d’essere a casa sua, di svegliarsi, di prepararsi per il lavoro, di entrare nell’opificio, di divenire un’icona, di non prendere la cartella, di prendere un ascensore per dirigenti, di trovarsi in una stanza ottagonale, di vedere la piscina, di essere un giovane, di tuffarsi, di bere un Martini, di scopare con una rossa…..