LAURIE  di Lorena Lippi

 


Guardandosi allo specchio noto` che non era ancora pronta, cerco`
dentro il suo portagioie un anello particolare e le sue unghie
nere spostarono una enorme quantita` di orecchini grossi, piu`
esili, ad anella, ed alcuni con una sola pietruzza che luccicava,
finalmente trovo` l`anello adatto per il pollice.
Avvito` il coperchio allo smalto nero.
Lo specchio rivelo` la sua figura con i capelli non ancora total-
mente asciutti, si passo` il pennello dell`eye-liner sul contorno
dell`occhio poi lo apri` e contemplo` silenziosamente l`opera, le
pupille azzurre brillavano sotto le luci dello specchio di qualcosa
di indefinito.
Si allaccio` il braccialetto, d`oro, che il suo ragazzo le aveva
regalato, lascio` sul tavolo l`orologio, quella notte non faceva
per lui, poi si stiro` per bene la manica della giacca di pelle
nera anch`essa, che indossava.
Fece roteare fuori dal tubo il rossetto ben appuntito nella sua
dolcezza e levigatezza, le piaceva il rosso, sinonimo del peccato
e della sfrontatezza, se lo passo` sulle labbra tese e non umide
ma ripiene.
Aveva nel cervello tutta la sottile arte della seduzione e tutta
l`arte del trucco che giocava un ruolo importante nella seduzione.
I suoi occhi rivelavano la pungente voglia di liberta` e la
furbizia di una ragazza che sapeva ammaliare ma anche ferire col
solo sguardo, poteva essere cacciatrice ma anche rendersi indifesa
per farsi cacciare nella guerra dell`amore.
Aspettava il suo ragazzo, sarebbe arrivato col suo fuoristrada,
restando nell`ombra, annunciandosi solo con la musica perennemente
accesa, le piaceva tutto cio` che era maschio, ma vantava di
non essere mai uscita con ragazzi che avessero meno di ottanta o novanta
centimetri di misura di torace.
Impugno` delicatamente il rimmel e se lo passo` sulle ciglia
aumentandone il volume, le ciglia nere erano in contrasto con gli
occhi chiari, la sua pelle di colore terracotta era vellutata, un
solitario ciuffo moro le scivolo` sulla fronte.
Controllo` per l`ultima volta la borsetta, dentro c`erano i suoi
documenti, il rossetto, un fazzolettino di seta ricamato di rosa
con una spruzzata di profumo, un foglio che le aveva dato la
polizia per eccesso di velocita`, e le sigarette, nel loro pacchetto
rosso con la scritta bianca.
Da tutte le varie cianfrusaglie che aveva in fila contro il bordo
del suo tavolo, prese il profumo, una agitata appena, e lo spruzzo'
delicatamente sul collo, vicino al bordo della camicia di
pelle nera.
Si specchio` e si giudico` sublime, bellissima, senza alcuna
rivale possibile, insuperabile.
Non voleva essere paragonata a nessuna perche` lei si riteneva
insuperabile, nessuna nella scuola era al suo livello per quello
che riguardava la bellezza secondo quello che diceva lei.
Viveva la vita alla grande, dormire era sprecare la vita nella sua 
filosofia,
il tempo coi ragazzi non era mai sprecato, ma il concetto che aveva di 
'ragazzo' era molto limitato.
Faceva tutto il contrario di quello che sua madre le diceva, per
diciotto anni non aveva avuto un ragazzo perche` sua madre non voleva
e la impauriva, ma ora quell`epoca era finita, faceva cio`
che voleva dappertutto, coi ragazzi, nella vita, decideva con chi
uscire e quando uscire.
I suoi occhi rimirarono l`immagine dell`intero corpo e una luce
maliziosa fece capolino dall`azzurro dell`iride, sbatte` le
ciglia trasformate, raccolse l`accendino sul tavolo e l`accese
lasciandolo riflettere nello specchio; si paragono` alla fiamma e
le venne naturale, bella ma pericolosa.
Non poteva sopportare sua madre, se l`avesse vista conciata cosi`
avrebbe potuto cadere in una nuova crisi depressiva, del resto la
sua vita ne era costellata.
Ne aveva una per ogni situazione diversa che le si presentava
davanti durante l`arco di un mese oppure due, ma le piu` frequenti
erano per l`educazione della figlia.
Era riuscita a tenerla lontano dai ragazzi, la piu` grande paura
della madre e il piu` bel passatempo della figlia, per diciotto
anni, segregata in casa, senza amici e senza rapporti con i
maschi, in totale ignoranza su questa specie aliena per lei
proibita nel nome e nei discorsi.
Quando arrivo` il fuoristrada con la musica perennemente alzata
e con i bassi distorti che facevano vibrare le lamiere della
macchina, Laurie usci` immediatamente dalla porta col vestito di
pelle nera, guardo` nella mansarda nella stanza della madre, era
degli abbaglianti riflessa, con indosso solo una vestaglia color
latte, la guardava tristemente e apaticamente.
Sali` sulla macchina, da dentro la figura di Laurie si avvicino`
al suo ragazzo e lo bacio`, poi la macchina si mosse all`indietro
ed usci` dal vialetto.
Sua madre si sedette alla scrivania dove disegnava progetti per
societa` importanti prima di cadere in una delle sue crisi che
duro` per dieci anni, che ogni volta sfociava in un`altra come un
ramo della piu` grande.
Apri` il cassetto nella stanza buia della mansarda ed estrasse da
sotto una cartella rossa tenuta chiusa da un elastico una busta
bianca su cui erano stampati quasi in trasparenza dei cuori che
salivano a ripetizione verso la parte di chiusura piu` alta della
busta.
Il solo tatto della busta catapulto` Marie indietro nel tempo, in
una estate del '68 in America.
Un ragazzo, l`ultimo forse che avrebbe avuto veramente sincero,
la seguiva in bicicletta molto timidamente, l`aria era afosa e al
manubrio erano legate delle cordine.
Era lo stesso ragazzo che le aveva mandato giorni prima la lette-
ra, ma lei non lo considerava, le piaceva un ragazzo di nome
Patrick, che l`aveva gia` conciato per le feste una volta o forse piu'.
Si divertiva a sapere che i muscoli che l`avrebbero tenuta stretta
nel boschetto che avevano scelto come punto di ritrovo per i
loro appuntamenti erano capaci di diventare anche offensivi per
difendere la donna amata.
Stava facendosi avvolgere da un senso di torpore nel buio e il
sogno di una vita normale cominciava a realizzarsi.
La sorprese il pugno di Patrick con le dita strette e chiuse a
formare un muro, con il luccichio dell`anello nella luce del
mattino e una luce argentea come un lampo mentre la colpisce alla
mascella.
Marie spalanco` gli occhi nel buio, con il viso perlato di sudore
e il respiro affannoso.
Recupero` la lettera del suo ammiratore di venti anni prima e
penso` al bambino che non aveva mai avuto perche` l`aveva perso
proprio nella sua stanza per colpa di Patrick, mentre solo la
sorella gemella si riusci` a salvare.
Lo penso` e si immagino` la vita con lui, giocarci, insegnare a
lui come a sua sorella, scoprire che era capace di camminare,
andare per negozi con sua sorella, spingere il girello a due
posti, parlare con la sua ragazza quando lui era lontano, aiutarlo
nei suoi sogni, vederlo mentre scherzava con la sorella, farlo
sorridere...

E` di nuovo notte, un`altra volta questa si e` avvicendata al
giorno, questa volta una ragazza perde sangue dalla bocca mentre
tossisce e cerca di mettersi la borsa del ghiaccio sul setto
nasale; le e` stato rotto da suo marito, si guarda nello specchio
e la sua immagine la fissa, le sembra di sentire una voce, sembra
quella di un fantasma di tanti anni fa tornato per vendicarsi che
le sta chiedendo chi e` la vera perdente tra lei e sua madre.
Laurie abbassa lo sguardo e non risponde, accascia la borsa sul
setto nasale ed aspetta che il flusso di sangue si calmi.

Lorena Lippi