- VITTORIO BACCELLI - LE INCHIESTE - LUTHER BLISSETT -

 

Luther BlissettLUTHER BLISSETT

             luther_blissett@lycos.it 

(devo ancora rivedere il testo - per ora prendetelo così com'è - poi lo rimetterò in sesto - l'indirizzo postale di blissett l'ho ricavato dal forum NAMIR, sicuramente vi saranno altri indirizzi, se me li comunicate saranno messi su questo foglio)

Il settimanale L'Espresso, a suo tempo, defini' Luther Blissett "un mix straordinario tra Internet e i Templari". Nell'epoca in cui l'immaginario collettivo si e' fuso con lo spettacolo e l'informazione, tali ibridi non sorprendono più. Si pensi che "Luther Blissett" è, all'origine, il nome di un calciatore del Milan. Ma chi o cosa è oggi Luther Blissett? E' un fantasma dei mass-media, conosciuto soprattutto per le sue beffe ai danni della stampa e della tv, il cui mito è stato costruito come quello di una pop star, che tutti possono fare propria. "Luther Blissett" e' un nome "multiplo", ovvero un nome che chiunque è invitato ad usare e a diffondere, un'opera aperta, un personaggio collettivo che alcuni giovani (e meno giovani) pensano di usare come cavallo di Troia nel mondo della cultura di massa ed intorno al quale fioriscono culti apocalittici e rave-party, performance radicali e centinaia di siti internet in ogni lingua. Il suo programma e' decisamente sovversivo: una guerriglia semiologica contro i mass-media, con preoccupanti coincidenze, secondo alcuni intellettuali poco informati, con il "pensiero" di Eco (ma esiste proprio un eco-pensiero?). Chissà cosa penserà l'autore de Il nome della rosa del chiacchierato imparentamento con tale creatura... a forza di scherzare con il "fanta-occulto", vi si è ritrovato coinvolto, suo malgrado, in veste di protagonista. Ma veniamo alle origini del nostro LB, se sfogliamo "Mail art terzo millennio" e "Luther Blissett dossier" entrambe le pubblicazioni del sottoscritto (Vittorio Baccelli) ed edite nel 1997 all'interno del "millennium project", testualmente leggiamo:

LUTHER BLISSETT era un calciatore inglese che indossò la maglia del Milan e divenne famoso perchè a porta vuota riusciva a colpire il palo. LB andò a trovare Ray Johnson il giorno prima della morte per suicidio di quest'ultimo. LB dai microfoni delle radio (quasi)libere di Bologna guida la notte dei giovani in viaggi psicogeografici. LB è una ragazza morta suicida. LB è l'autore di Mind Invaders. LB è un progetto collettivo. Appare in librerie specializzate, invia interventi a rassegne di mail art, viene denunciato da alcune Procure, è un calciatore, uno spazzino, un agitatore politico, un mailartista, una casalinga, una prostituta, un dirigente d'azienda, un operaio in (perenne)cassa integrazione, uno scrittore, un poeta, ecc. LB è un nome collettivo ed un anarco-situazionista, LB esiste e non esiste: è virtuale.

La sua faccia è nota e sconosciuta insieme: è una sfida ed una provocazione. LB è una rivoluzione ed un rifiuto del sistema di comunicazione del mondo d'oggi, e quindi del mondo  tutto intero se è vero che la comunicazione è la dichiarazione dell'esistenza del mondo, che rappresenta l'ultima frontiera antagonista di chi non ce la fa a digerire tutto quello che passa il convento del villaggio globale.

Il primo LB era un centravanti del Southampton passato poi al  Milan, giocatore di colore, pessimo esempio d'acquisto nel mercato del calcio. Oggi è un multiplo che lavora per una guerriglia psicologica il cui scopo è portare il panico nei santuari del potere, opposizioni comprese, insinuando anticorpi nel sistema di falsificazioni e menzogne che le società avanzate edificano per estendere il loro contributo al controllo poliziesco sulle identità. LB è allo stesso tempo multiplo e replicante per meglio fare opera di resistenza e di sabotaggio mediatico nel mondo.

LB distribuisce volantini in Biennale, fa stampare note critiche di artisti inesistenti, parla alle radio libere, rilascia interviste, annuncia inesistenti convegni dell'Internazionale Situazionista (il prossimo sarà nel dicembre del 2002 a Parigi), sguazza in molteplici siti internet - addirittura è responsabile del programma - CINEMA di fmcinema - sul web beffa "chi l'ha visto?", anche la sua faccia è multipla poiché la sua foto ufficiale (ma ce ne sono anche tante altre) è frutto d'un assemblaggio tra venti volti anonimi. LB canterà per il Papa, ha un posto all'ONU ove rappresenta  il sultanato dell'Occussi Ambeno , inseguiva lady D. la fatale sera, per un soffio Dario Fo gli ha soffiato il Nobel. (un nobel per la letteratura a Fo! pazzesco: la realtà talvolta supera ogni fantasia).

LB ha dato appuntamento ai suoi fan per la notte del 31 dicembre (2002?) a Pomaia nel monastero di Lama Tzuong Kapa ove col Dalai Lama si svolgerà una meditazione collettiva per scongiurare l'imminente fine del mondo. LB è stato lo sceneggiatore della serie di telefilm  "millennium". LB viene dalla stampa definito lettrista e situazionista, si attribuisce il suo progetto a Ray Johnson, ma LB smentisce e dice che i suoi ispiratori sono i Templari, i veri ideatori di una scienza psichica. LB è anche l'ideatore del gioco del calcio a tre porte, contro il bipolarismo trionfante. LB è un terrorista mediatico e le sue (male)fatte sono illustrate nel progetto "luther blissett eXperience"lanciato nel 2000 ovviamente dal sottoscritto (Vittorio Baccelli) e terminato (?) nel gennaio del 2002.

L'intreccio di cronaca e voci incontrollate è denso e sempre più intricato e la curiosità spinge a venirne a capo. Persino il settimanale tedesco Der Spiegel, nel numero del 26 maggio 1997, trattando delle attività di Luther Blissett in Germania, citava apertamente Eco tra i padri del progetto. A complicare il tutto si aggiungono i brusii di fondo delle inevitabili teorie del complotto, che covano sia a destra che a sinistra. Siamo di fronte all'ennesima paranoia cospiratoria? Se lo chiedono anche gli autori di un pamphlet. Oppure si tratta solo di un provocatorio giallo giornalistico? Per cautela è meglio mantenere un profilo basso, un understatement investigativo. Tant'è che Eco è ormai la primadonna dei salotti dell'intellighenzia, bersaglio scontato di ogni maldicenza: nella primavera '97, e' stato persino accreditato come l'Anticristo da molti giornali italiani ( se è per questo questa nomina è stata affibbiata anche a Bill Gates - Gheddafi invece l'ha già da tempo assieme alle illazioni di essere l'ultimo discendente di Cristo). Per tacere poi del ritorno in auge della caccia al complotto, che ha furoreggiato su tutti i giornali dopo le morti di Lady D. e Gianni Versace. Infine rimane da capire chi si celi dietro la fantomatica sigla K.M.A. che firma il pamphlet e che promette di svelarsi solo a tempo debito.

Nel febbario 1999 Einaudi pubblica "Q", romanzo storico a firma Luther Blissett. L'uscita del romanzo riaccende l'interesse dei giornalisti e le polemiche intorno a Umberto Eco. Numerosi giornalisti, anche stranieri, lo contattano per chiedergli, ingenuamente, se sia proprio lui Luther Blissett e per avere chiarimenti riguardo al caso del pamphlet (vedi Il Messaggero).

La semplicità e la leggerezza (per non dire altro) dei giornalisti portano a capolavori di delirio come l'articolo de Il Mattino, dove tale Jacopo Iacoboni mette in bocca a Luther Blissett parole dei suoi avversari e viceversa. Fa comunque piacere che buona parte del materiale provenga proprio da  ciò che contraddittoriamente su internet viene scritto attorno a LB.

Sono soprattutto i giornalisti a non comprendere il caso e a strumentalizzarne soltanto l'aspetto di gossip. Non c'e Eco dietro a Luther Blissett, quanto al massimo sprazzi della sua cultura, delle sue ispirazioni, delle sue strategie e sopratutto dei suoi marchingeni semiotici, ma non sempre anche perchè talvolta troviamo affermazioni di LB completamente opposte a quelle d'un Eco qualsiasi.

La Repubblica del 6 Marzo dedica la prima pagina della cultura al romanzo, titolo: "Luther Blissett siamo noi". Nell'articolo si rivelano i (falsi) nomi delle persone, solo quattro, che in questi anni sarebbero state dietro a tutte le gesta di Luther Blissett. Questi nomi sono spudoratamente  falsi, ed anche la fotografia dei nostri fantastici quattro che campeggiano su uno sfondo bucolico è tutta una bufala. Perchè proprio ora Luther Blissett dovrebbe dire il vero e per quale scopo? Se anche fossero di "veri" Luther Blissett, quei nomi non sarebbero esaustivi dell'intero progetto che al contrario è composto da un'infinità si soggetti sparsi in tutto il mondo. Certo è invece che, come era stato detto su questa pagina, una buona parte del progetto, almeno quello che si è sviluppato in Italia dal 97 al 99, è di stanza a Bologna e proviene  anche dagli ambienti dei centri sociali che hanno frequentato le lezioni del professor Eco, ma questo non chiarisce nulla, altri tasselli del progetto provengono da locolità distantissime da Bologna e pure dall'estero e contraddicono clamorosamente le posizioni dei centri sociali ed addirittura avversano idee anti-global.

Molti hanno subito paragonato "Q" a Il pendolo di Foucault. I valori di fondo sono diversi, molto più politicizzati e radicali nel caso di Blissett, che dimostra di aver superato l'adorazione del pensiero debole, ma  non per passare al pensiero 'forte' dell'ideologia vetero-marxista, una utopia assurda che al momento ha causato solo cento milioni di morti, e poi le ideologie sono morte e defunte (fortunatamente) ma qualcuno finge di non essersene accorto. Come ne Il Pendolo di Foucault, anche in "Q" il Piano si realizza, vince il nemico e i pochi superstiti corrono a ripararsi fuori dalle vicissitudini della Storia. In "Q" il pessimismo manicheo-marxista e' ancora più totale: il Piano consiste nell'affermazione della Chiesa Cattolica Romana, la "Grande Babilonia" che rimane invitta a dominare la Storia. 


Ma allora, chi è Luther Blissett? Quanti sono Luther Blissett? Cosa vuole Luther Blissett?  Domande, domande, domande per un fenomeno dai confini imprecisati che ha negli anni assaltato il concetto di cultura e l'idea di realtà imposta dai media. Più anime che scrivono, dileggiano e frustano a sangue attraverso le "controculture" esistenti nel mondo reale e virtuale, la galassia del grande mondo economico ed editoriale che propina giornalmente contenuti e costumi a proprio esclusivo interesse. E fu in primis "Q". Fenomeno fuoriuscito dal mondo alternativo, contrario ad ogni idea di una mente con dei copyright ed è proseguito alle soglie del terzo millennio con "Mind Invaders". Perché dietro Luther Blissett, pseudonimo basato sulla figura del poco fortunato bomber milanista anni 80, si celano più menti pensanti e scriventi che trovano anche nello spirito di Seattle il loro humus culturale. 
 

 

1995

LA LIBERTA' DI LUTHER BLISSETT

PER LE LIBERTA' MOBILI DI LUTHER BLISSETT

 

Nella notte fra il 17 e il 18 marzo 1995, intorno alle tre di mattina, si svolge una performance molto particolare lungo le strade di Roma: gruppi di giovani si muovono secondo un progetto ipermediale che coinvolge una rete collocata a Radio Città Futura, ascoltatori-attivi dispersi lungo telefoni pubblici o nelle loro case, alcune automobili che, sintonizzate sulla radio, si spostano lungo linee metropolitane determinate di volta in volta dal desiderio, dal caso, da istanze nomadiche che trasformano la mappa psichica della città in una sorta di ipertesto su cui cliccare con i corpi, con le auto, con i media integrati telefoni-radio-PC. E' una performance inventata da un gruppo di giovani che si riunisce sotto un nome multiplo: Luther Blissett, un ex calciatore del Milan particolarmente sfortunato trasformato in critica vivente e mobile all'identità fissa. Nel progetto Blissett si riallacciano e si spostano in avanti alcune sperimentazioni nate con i situazionisti e, prima ancora, con le avanguardie degli anni '20-'30. Questo multiplo-Blissett è spinto, in quella notte, a trasformare uno stanco 30 notturno in un happening ludico e vivo. Molti Luther salgono sul tram per mettere musica, danzare, cantare. Il mezzo è "detournato" e trasformato in qualcosa di animato che sposta, lungo la linea rigida delle rotaie, desideri mobili e multipli. Tramite la rete ipermediale, ad ogni stazione salgono nuovi giovani-passeggeri. Arrivano telecamere. Il tram in festa, il tram ludico, arriva a Piazza Ungheria e qui si arresta bruscamente la sperimentazione. Arrivano le forze dell'ordine che, incapaci di decodificare l'evento, decidono di reprimere immediatamente quanto sta accadendo. Un carabiniere in borghese, spara dei colpi di pistola in aria e gli stessi poliziotti restano interdetti di fronte a questa spropositata reazione. Infelicemente la rete ipermediale si trasforma in retata. Vengono fermati circa 20 tra quel centinaio di Blissett presenti all'evento. A quattro di questi vengono date delle imputazioni sproporzionate e ingiuste: resistenza e oltraggio. L'unica infrazione compiuta dai Blissett multipli è - forse - quella di non aver pagato il biglietto. Invece verranno processati il 15 marzo. Forze dell'ordine e magistratura ancora non hanno i codici per interpretare un evento che ormai in Italia ha prodotto libri, articoli, performance. Nei movimenti di Blissett vi è il senso di una critica radicale e sperimentale al concetto d'identità così come si è solidificato nella storia culturale dell'Occidente: cioè come identità fissa, statica, compatta. E' contro tale antropologia dell'identità che si muove Blissett e a favore di moltiplicazioni, transiti, allacciamenti, ibridizzazioni. Non è concepibile che contro tali movimenti sperimentali continui a scattare così spesso la repressione giudiziaria. Blissett è libertà di critica e di ricerca applicata lungo il corpo mobile della metropoli. Per tutto questo, gente comune e gente anormale, intellettuali, scrittori, giornalisti, artisti, lavoratori e anche sindacalisti, possono essere spinti a interrogarsi sulla loro identità e sull'identità in generale.  

1996

PROCESSO A LUTHER BLISSETT?

Conferenza Stampa Performativa Multimediale

12 Marzo 

 

Il 15 Marzo si svolgerà un processo a quattro delle personalità dello sperimentatore mediale Luther Blissett (anti-identità multipla adottata da migliaia di artisti, video-maker, gruppi musicali, riviste, trasmissioni radiofoniche, programmatori d'informatica, attivisti delle culture urbane, gruppi politici universitari, intellettuali, ecc.) accusato di adunata sediziosa, oltraggio, resistenza ed altri reati per la performance di arte nomadica Bus Neoista.

Dall''88 in Italia il Luther Blissett Project è nell'ambito della ricerca artistica e della sperimentazione mediale uno degli eventi più rilevanti, non solo per gli happening, le mostre e performance metropolitane, ma anche per i numerosi interventi nelle principali pubblicazioni del settore e per i libri pubblicati con gli editori Castelvecchi (Mind Invaders), Mondadori (Net.gener@tion) e A.A.A. (Totò, Peppino e la guerra psichica). Negli ultimi due anni tutte le maggiori testate della stampa nazionale hanno riportato nelle proprie pagine culturali le attività del progetto.

Con l'intensificarsi dell'attività performativa di Luther Blissett negli spazi pubblici, sia urbani che mediali, attività che s'inscrive nel progetto aperto dalle avanguardie storiche di superamento dell'arte e di congiunzione dell'agire creativo con la vita quotidiana, gli artisti sono incorsi in tutta una serie di ostacoli rappresentati dall'equivocabilità del senso delle performance innanzi ai tutori dell'ordine.

Il culmine di queste incomprensioni è stato toccato proprio durante la performance Bus Neoista (era il 17 Giugno 1995) che consisteva nell'attraversamento ludico della città di Roma sull'autobus della linea 30 notturno, in collegamento interattivo (a mezzo cellulari e radio portatili) con l'emittente Radio Città Futura in cui era in corso la trasmissione "psicogeografica" Radio Blissett. Il tentativo era quello di immergere i corpi dei partecipanti in una fitta trama di flussi comunicativi, quelli del piano urbano e quelli del piano mediale e tecnologico, per ridefinire creativamente lo spazio, per valorizzare inoltre il mezzo pubblico come luogo di eventi straordinari oltre i confini della quotidiana mobilità coatta. Un fraintendimento sulla mancata vidimazione di un biglietto da parte di uno degli artisti ha prodotto una situazione che è andata ben al di là delle intenzioni della performance. Ad autobus fermo sono intervenuti poliziotti e carabinieri che, vedendo un centinaio di persone in festa e piene di coriandoli non comprendevano il valore dell'evento e facevano degenerare rapidamente la performance. Un uomo, che solo successivamente si farà riconoscere come carabiniere in borghese, sparava due colpi di pistola in aria creando un situazione di panico che degenerava nell'uso ripetuto di manganelli sui partecipanti. L'errore era riconosciuto immediatamente da alcuni agenti di polizia e dal commissario in servizio di Via Guido D'Arezzo che rassicurava tutti in merito ad eventuali procedimenti penali. La performance ripresa da alcuni video-maker è stata trasmessa per due volte su RAI2, prima dal programma culturale "L' Altra Edicola" e più recentemente da "Format - Professione Reporter", volutamente priva delle scene di tensione.

Oggi quattro di essi sono costretti in giudizio. In realtà nulla di illegale è avvenuto quella notte se non il pericoloso utilizzo di arma da fuoco da parte di un carabiniere in borghese, probabilmente l'unico motivo che ha innescato il procedimento giudiziario.

 

CHIUNQUE PUO' ESSERE LUTHER BLISSETT

IN QUESTO SENSO CHIUNQUE E' OGGI IMPUTATO

N.96/96 R R.G. notizia di reato

 

PROCURA DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

 

RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO

(Artt.416,417, C P P 130 D.Lv. 271/89)

 

AL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI

PRESSO IL TRIBUNALE Dl ROMA

 

 

 

Il Pubblico Ministero Dr.ssa Maria Gloria Attanasio
Visti gli atti del procedimento penale n. 96/96 R nei confronti di:

1. Blissett Luther nato il XX.XX.19XX in XXXX, quivi residente in via XXXX;

2. Blissett Luther nato il XX.XX.19XX in XXXX, residente in XXXX via XXXX;

3. Blissett Luther nato il XX.XX.19XX in XXXX, quivi residente in via XXXX;

4. Blissett Luther nato il XX.XX.19XX in XXXX, quivi residente in XXXX.

 

I M P U T A T I:

 

a) del reato di cui all'art. 341 cp, per avere offeso l'onore e il prestigio dell'Ag. di P.S. Guzzardi Giuseppe, in presenza di questi e di più persone, mentre lo stesso Guzzardi procedeva ad accertare l'identità del Blissett, proferendo le seguenti parole oltraggiose "vai a fare in culo, questo non lo potete fare, che cazzo credi di essere". In Roma il 18.6.95

b) del reato di cui all'art. 651 cp, perché si rifiutava di esibire un documento di identità agli Agenti di P.S. Guzzardi Giuseppe e Petracca Antonello e all'Ass. di P.S. Micciché Salvatore, che gliene facevano richiesta all'atto di accertare che il Blissett viaggiava sull'autobus di linea 29N sprovvisto di biglietto e comunque di dichiarare le proprie generalità;

c) dei reati di cui agli artt. 81 - 337 e 341 cp, per avere offeso l'onore e il prestigio degli Ag.ti di P.S. Guzzardi Giuseppe, Petracca Antonello e dell'Ass. di P.S. Micciché Salvatore in presenza degli stessi e di più persone nell'esercizio delle loro funzioni, attesa la condotta del Blissett descritta sub b), che cercavano di farlo scendere coattivamente dall'autobus, proferendo le seguenti parole oltraggiose "andate a fare in culo, che cazzo volete", e, nella medesima circostanza, usato violenza per opporsi agli stessi operanti consistita nello spingerli e strattonarli. In Roma il 18.6.1995

d) dei reati di cui agli artt. 81 - 337 e 582 - 585 - 576 - 61 n. 2 cp, per avere usato minacce contro l'App. dei CC. Bruno Santo concretatesi nel tentare di aggredirlo, nonché usato violenza contro l'Ass. di P.S. Micciché Salvatore, colpendolo con pugni e con una busta di plastica contenente oggetti metallici, per opporsi a questi mentre cercava di mettergli le manette di sicurezza onde evitare l'aggressione dell'App. dei CC. Bruno Santo, cosi' cagionandogli lesioni personali consistite in escoriazioni e contusione della regione epigastrica, dichiarate guaribili in giorni 2. In Roma il 18.06.1995

e) del reato di cui all'art. 651 cp, perché si rifiutava di esibire un documento di identità nonché di declinare le proprie generalità all'App. dei CC. Bruno Santo, che gliene faceva richiesta nell'esercizio delle sue funzioni volte ad accertare le modalità degli episodi di cui ai capi precedenti;

f) dei reati di cui agli artt. 81 - 341 cp, 337 cp, per avere offeso l'onore e il prestigio dell'App. dei CC. Bruno Santo, in presenza sua e di più persone, mentre questi lo invitava a seguirlo presso l'autovettura di servizio per l'identificazione proferendo, tra le altre, le seguenti espressioni oltraggiose 'servo dello Stato' e, nella medesima circostanza, usato violenza consistita nello spintonare il predetto per opporsi a lui. in Roma il 18.06.1995

Identificate la persone offese in:

- Ag.ti di P.S. Guzzardi Giuseppe, Petracca Antonello, Ass. di P S. Micciché Salvatore, App. dei CC. Bruno Santo.

Evidenziata l'acquisizione delle seguenti fonti di prova:

- nota informativa redatta dalla P. di S. e allegati in atti.

 

C H I E D E

 

L'emissione del decreto che dispone il giudizio nei confronti dell'imputato e per i reati sopraindicati. Manda alla segreteria per gli adempimenti di competenza e in particolare per la trasmissione, unitamente alla presente richiesta, del fascicolo contenente la notizia di reato, la documentazione relativa alle indagini espletate e i verbali degli atti eventualmente compiuti davanti al giudice per le indagini preliminari.

 

IL PUBBLICO MINISTERO
(Dr.ssa Maria Gloria Attanasio)

 

Roma li 11 Set. 1996

 

1997

LA STAMPA SU LUTHER BLISSETT

dal: Mattino di Roma 9-3-1997 - pag.19

Luther Blissett finisce alla sbarra

 

Un processo ad un personaggio reale, ma immaginario. Un imputazione nei confronti di persone che non s'identificano in delle singole individualità. Un confronto tra lo Stato di diritto e un'entità multipla. Inizierà così, il 13 marzo prossimo, con una provocazione intellettuale, il primo procedimento giudiziario della Capitale a carico di tutto quello che rappresenta il nome Luther Blissett. Già ma chi è costui? [la risposta poteva essere un sincero "non ne ho la più pallida idea" ed invece...] Forse sarebbe meglio dire chi sono costoro, ma sicuramente non ne sarebbero contenti. Luther Blissett è infatti un nome multiplo nato negli anni Ottanta intorno al movimento Neoista, un'avanguardia artistica che si richiama al Situazionismo degli anni Venti, rapidamente diffusosi in tutto il mondo e che ha avuto i suoi maggiori centri di attività in Inghilterra e negli Stati Uniti. Campi d'azione preferiti dagli artisti neoisti sono stati inizialmente la body-art e successivamente la mail-art.
Reminiscenze ancestrali e proiezioni di futuro allo stesso tempo.
Se infatti durante le performance di body-art i protagonisti consideravano la loro superficie corporea come una tavolozza, incidendo la pelle con scarnificazioni in diretta, sotto gli occhi attoniti degli intervenuti, la mail-art è la diffusione via posta [anche] elettronica di opere artistiche quali disegni, poesie, racconti o altro. Internet in quel periodo era all'inizio della sua enorme diffusione, ma il movimento neoista aveva già avuto una incredibile intuizione: con l'avvento dell'era delle autostrade informatiche la libera circolazione dei messaggi vanificava il concetto di proprietà intellettuale. Ogni opera d'ingegno appartiene a tutti, poiché tutti ne possono usufruire liberamente.
E' l'inizio della lotta al copyright. E' la nascita di Luther Blissett (nome preso a prestito da uno sfortunato calciatore che giocò anche nel Milan). Se non esiste più la proprietà intellettuale, non ha senso neanche la persona che la produce; quindi tutti possono più semplicemente identificarsi in un unico nome, quello di Luther Blissett appunto. Una nuova personalità planetaria che non annulla le individualità, ma le somma. La storia di Blissett e' infatti nient'altro che l'addizione di tutte le vicende personali di coloro che scelgono di fregiarsi di questo nome.
Dietro questo appellativo quindi, con la diffusione della rete Internet, si sono successi una serie incredibile di happening, provocazioni e sabotaggi reali e simulati. Un magma di personalità multiple pronte ad innescare cortocircuiti intellettuali, a destrutturare culture e sistemi sociali ordinati. Blissett ha colpito un po' ovunque in Europa e negli Stati Uniti, anche grazie ad alcuni Blissett italiani, ma mai aveva organizzato eventi clamorosi nel nostro paese (fatta eccezione per un libro-beffa edito da Castelvecchi) come quello di Roma del 17 e 18 giugno 1995, quello per il quale saranno processati 20 "entità" con l'accusa di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.
I fatti: nella tiepida notte del giugno di due anni fa, intorno alle tre di mattina viene posto in atto un progetto ipermediale lungo le strade di Roma. Fulcro dell'iniziativa è Radio Città Futura che diffonde via etere il messaggio di tutti i Luther che si sposatano per le linee metropolitane con l'intento di disegnare attraverso questo nomadismo, una "mappa psichica" della città raccontata in diretta. Un'idea come un altra se non fosse che viene preso come vettore principale il tram 30 notturno, che si trasforma ben presto in un happening ludico itinerante. Ad ogni fermata, richiamati dai messaggi via radio, nuovi Blissett si uniscono all'esperimento fino a che la circolare, piena di "entita' multiple" viene bloccata dalla polizia e dai carabinieri a piazza Ungheria. E la rete ipermediale si trasforma in un riconoscimento di massa con la denuncia di 20 partecipanti.
La critica al concetto di identità arriverà così tra qualche giorno in tribunale, aprendo il primo clamoroso caso romano. Un avvenimento che sta mobilitando un gran numero di personalità che hanno firmato un appello al quale hanno aderito, tra gli altri, Massimo Canevacci (docente di Antropologia Culturale), Alberto Abruzzese (docente di Sociologia delle Comunicazioni), Franco "Bifo" Berardi (scrittore), Rossana Campo (scrittrice), Alberto Castelvecchi (editore), Lorenzo "Jovanotti" Cherubini (popstar), Carlo Freccero (direttore di Rai2), Maria Pia Fusco (giornalista), Claudio Lolli (cantanutore) e Helena Velena (sacerdotessa del cybersex). Un processo che sarà preceduto mercoledì 12 marzo, alle ore 11 all'Art Gallery Internet (via degli Irpini 30), da una "conferenza performativa" alla quale parteciperanno l'avvocato Arturo Salerni, Luther Blissett, Massimo Canevacci (primo firmatario dell'appello), Mario Perniola (docente di Estetica), Lidia Reghini di Pontremoli (critico d'arte e docente di Storia dell'Arte Contemporanea) e rappresentanti di Radio Città Futura. Il tutto all'insegna del motto: "Chiunque può essere Luther Blissett, in questo senso chiunque è oggi imputato". Una rivisitazione del Nessuno omerico, che si mostra tuttora di grande attualità.  (Maurizo Belfiore)

 

 

IL FATTO. Mondadori prende le distanze da un suo libro. Perché? Storie di cyber-guerriglia e copyright

UNO, DIECI, UN MILIONE

MA CHI E' LUTHER BLISSETT?

Mondadori pubblica un volume con lo pseudonimo Luther Blissett.
Ma chi è Luther Blissett? O sarebbe meglio dire "chi sono"?
Il fatto è che dietro c'è una complicata storia di tradimenti, visto che Luther rifiuta il copyright mentre c'è qualcuno che si è appropriato del suo nome.

di Stefano Bocconetti

Un libro scritto a dieci, mille, un milione di mani. Raccolto, impacchettato, in qualche modo legato da una sola persona, con tanto di timbro del copyright. E fra gli "autori", quelli veri - e che hanno fatto della loro non-riconoscibilità una filosofia - suona scandalo. Non è una metafora, è successo proprio così, ma forse vale la pena spiegare le cose con calma. Dunque, per gli "Oscar narrativa" della Mondadori esce oggi nelle librerie "Netgeneration", un volume a doppia firma. Una è di Giuseppe Genna, appunto la persona che ha raccolto, impacchettato, ecc. L'altra firma è quella di Luther Blissett. La stessa firma, quest'ultima, che campeggiava su un altro libro, "Mind Invaders", Castelvecchi, uscito tre mesi fa, subito esaurito e di cui a giorni uscirà la ristampa.
Già, ma chi è Luther Blissett? Innanzitutto non è, nel senso che la risposta non può essere al singolare. Sono. Luther Blissett, infatti, è un nome collettivo. Scelto da chi? Anche in questo caso, come tutto ciò che riguarda l'argomento, i contorni sono sfumati. All'inizio degli anni '60, è stato il titolo di una rivista dei situazionisti parigini. Uno, due numeri, scritti dai seguaci di Debord, convinti, anche allora, che la destrutturazione del Potere avvenisse rompendo "i nessi logici".
Molti anni dopo, quello pseudonimo ritorna. Il nome ritorna (anni'80) su un manifesto degli studenti inglesi neosituazionisti, firmato: Luther Blissett. Un nome e un cognome che proprio in quegli anni apparteneva (e appartiene tuttora) anche ad un singolo individuo, piuttosto popolare: il centravanti di colore del Watford, la squadra di Elton John. Quel numero 9 che tentò la fortuna anche in Italia, col Milan (all'epoca a corto di osservatori internazionali). In tutto, dalla brevissima esperienza italiana, Blissett - ironia della sorte - ne guadagnò solo un "soprannome": il "Calloni nero". Dove Calloni sta per un'altra, assolutamente improbabile, nel senso di incapace, punta rossonera di qualche tempo fa.
Ma il vero ispiratore del ritorno sulla scena di Luther Blissett come nome collettivo, è stato Ray Johnson, suicida nel gennaio dell'anno scorso, un artista 67enne. Anche se questa definizione, artista, serve a poco a capire: Johnson si fece promotore di quella che si chiama Mail Art, cioé le opere costruite attraverso la posta. C'era chi mandava una lettera, chi un disegno, chi una foto. Chi nulla. E a sostegno di questo progetto, c'era (e c'è) la filosofia che rifiuta il copyright sulle opere d'arte, concepite, invece, come lavoro collettivo. Da questa impostazione all'approccio dei punk americani il passo è breve. Ed è qui che nel '92, al "Convegno Panamericano della Sovversione" che si reintroduce l'uso del nome Luther Blissett. Nome che tutti possono usare, il nome di tutti. Banalmente perché in questo modo si evita che "il Potere li possa identificare". Ma c'è di più, molto di più: lo sbarazzarsi del concetto di In-dividuo ("concetto reazionario, profondamente connesso alla cultura antropocentrica") diventa uno strumento di liberazione. Scrivere tutti, progettare tutti, elaborare collettivamente, insomma, manda in corto circuito le logiche del profitto.
E' la rinascita del situazionismo, dunque. [Perché non dei Pre-raffaelliti? n.d.LB.] Che ora può contare su uno straordinario mezzo in più: la rete telematica. Dove espressioni come "progetti collettivi" possono diventare cose concrete, anche se virtuali. Il nodo telematico "Avana" di Roma ne è un esempio. Lo scambio di informazioni, di "pezzi di opere d'arte", la diffusione di saperi: tutto questo grazie al modem. Ma non solo, visto che le Mail Art, attraverso la posta, continuano a funzionare, c'è un fiorire di riviste autoprodotte, numeri unici. Anche da noi, in Italia. C'è un crescere di fenomeni che, loro stessi, definiscono di "guerriglia mediatica". Assolutamente incruenta. Si fa così: si diffondono notizie false, "leggende" che vengono poi amplificate dai media. La "gaffe" dei giornali o delle Tv è uno degli obiettivi. Tutto qui.
E di questo crescere d'interesse per il ritorno di Debord & C. alla fine si è accorta anche l'editoria. Pure quella ufficiale.
Per ultima, arriva la Mondadori. Che pubblica con una stranissima premessa ("Le cose scritte non rispecchiano la proposta culturale dell'Editore") ciò che è capitato a Giuseppe Penna [sic]. Lui la racconta così: approdato ad Internet, s'è imbattuto in (nei) Luther Blissett. Che discutono della loro concezione dei miti, della modernità, della loro speranza di un mondo costituito da "con-dividui", senza copyright. Li ha messi insieme, li ha conditi con qualche riflessione di stampo "giovanilista" (ed anche qualcosa in più: come il recupero di Evola e frasi del tipo 'i giovani non se la sentono più di aspettare un nuovo '68) e li ha dati alle stampe. Con tanto di firma, e copyright, del curatore.
Difficile la situazione, ora, per i veri Luther Blissett: non possono rivendicare nessun diritto, e visto che quella sigla "sono tutti" non possono rivendicare coerenza. Possono però scrivere, per esempio il gruppo "Fatwah" di Bologna, che "se il libro fosse almeno decente, consiglierei a tutti di fotocopiarlo, di depositarlo nelle Bbs, di diffonderlo nei centri sociali in edizioni pirata... Ma non vale tanta fatica".

 

TORNIAMO AL 1995

Luther Blissett

luther blissett

Lasciate che i bimbi

Viterbo: un anno vissuto satanicamente

Un resoconto completo della maxi-beffa scritto dai suoi autori.

Le scritte

Fine dicembre '95: Luther Blissett tappezza i muri di Viterbo con scritte recitanti "Comune, Massoni Satanisti: sappiamo tutto !" e "Lutero vi osserva" firmate L.B.

Le scritte vengono ripetute a varie tornate finché il 4 febbraio '96, Il Messaggero pubblica un articolo in cui si riporta l'accaduto e si danno ragguagli sul personaggio "Luther Blissett".

Nello stesso periodo compaiono scritte dal contenuto provocatorio inerenti ad un fatto di cronaca nera locale, firmate sempre "Luther Blissett" il quale immediatamente si accorge di essere estraneo alla vicenda. Si tratta semplicemente di un caso di omonimia che lusinga il troppo solo multiple nome e desta clamore in ambito giornalistico.

Per alimentare la psicosi degli imbrattatori notturni, Luther fa un'altra tornata di scritte questa volta di stampo, che viene dalla stampa definito fascista (facendosi aiutare da un gruppetto di fascistelli da muretto, da bar insomma, circuiti e convinti con l'inganno), riportate poi in un articolo dell'11 febbraio '96 de Il Messaggero e duramente condannate dagli ex partigiani (...e ti pareva..) che chiedono all'autorità più severi controlli. Abbandonati gli inconsapevoli definiti fascistelli, Luther Blissett sferra, sul fronte delle scritte, l'attacco decisivo, tappezzando in modo più massiccio le vie di Viterbo con scritte "sataniche" firmate con la svastica (Satana, 666,etc..) cancellando le precedenti scritte di dicembre/gennaio.

Questa volta Il Messaggero sembra "capire" il gioco ed attribuisce, tirando a casaccio, nell'articolo apparso sulle sue pagine il 6 aprile '96, le scritte a Luther Blissett. Questo è un momento importante per gli sviluppi successivi della beffa; l'articolo de Il Messaggero è infatti la prima delle tante azioni disinformative compiute dai media locali, con esito per lo più autolesionista. La casuale attribuzione delle scritte a L.B. genera infatti confusione nel cronista che tenta invano di dare un senso alla patologica grafomania del nostro eroe, che si vede addirittura tacciato di eresia: "Sono messaggi lontani da quella che era originariamente la base del multiple nome". Ma in fondo l'ortodossia e la coerenza militante non erano gli obiettivi di Luther Blissett; di questo ci si accorgerà molto presto [...]

 

Valle Spina

 

E' necessario a questo punto coinvolgere direttamente i media viterbesi, produrre qualcosa di reale e tangibile che avesse un effetto detonante e permettesse di contestualizzare le precedenti mosse del beffardo guerrigliero mediatico (le scritte e - come vedremo in seguito- le lettere). Luther Blissett tenta senza successo di dare l' allarme ai media viterbesi lasciando resti di un rito satanico su un monte nei pressi di Viterbo, la Palanzana, avvertendo poi le forze dell'ordine. Questa si rivela subito una mossa da non ripetere; infatti la polizia non fornisce ai giornali alcuna notizia sull'accaduto. Luther Blissett si scaltrisce e, letto un articolo in cui si diceva che alcuni ambientalisti avrebbero pulito nei giorni seguenti la pineta di Valle Spina, a due passi da Viterbo e di domenica molto frequentata, coglie la palla al balzo e decide che quello sarà il "teatro" della prossima messinscena. Nella notte tra sabato 4 e domenica 5 maggio '96, luna piena, vengono quindi lasciati finti resti di un rito satanico: due candele nere poste ai lati di un tavolo da picnic, un pentagramma disegnato maldestramente col gesso, lumini da cimitero, una ciotolina contenente fotografie bruciacchiate trafitte da spilli, capelli, peli pubici e unghie di Luther Blissett. Tutto viene condito con abbondante fango curativo (prelevato presso la località "il Bagnaccio" ben nota agli autoctoni per le proprietà terapeutiche delle sue acque sulfuree). Insomma, un' improvvisata accozzaglia di elementi incongruenti, frutto di massimalismo esoterico, visto che Luther Blissett di messe nere se ne intende ben poco. Ma si sa, per quanto ci si sforzi di essere cialtroni, c'è sempre qualcuno che, senza sforzo, riesce a far "meglio".

Lunedì gli ambientalisti trovano i resti, e martedì 7 aprile '96 "Il Corriere di Viterbo", "Il Tempo", e "Il Messaggero", nelle pagine locali, riportano ampiamente e con preoccupazione il fatto. La truffa è a buon punto. Le inesattezze, i particolari fantasiosi, le invenzioni, la ruffianeria nei confronti delle forze dell'ordine rendono particolarmente comica la lettura comparata degli articoli, il cui contenuto raggiunge livelli tali di disinformazione da competere con le pratiche di "guerriglia mediatica" proprie di Luther Blissett. Mentre "Il Messaggero" non fornisce la descrizione minuziosa del rito, "Il Corriere di Viterbo" e "Il Tempo" si sbizzarriscono nei particolari: il fango diventa "calce", per il primo, e addirittura "cemento" per il secondo. I moccolotti solo parzialmente consumati a causa del vento di sabato sera, diventano, per entrambi i quotidiani, il segnale di una brusca interruzione della cerimonia. Il rito è stato effettuato da veri e propri "operatori dell'occulto", "persone esperte con tecnica precisa, da professionisti". A sostenerlo è un mago locale notoriamente cialtrone e perdigiorno, intervistato per l'occasione dal "Corriere di Viterbo", il Mago del Brasile (esperto di magia Macumba e cucina Pakistana). Qust'ultimo si lancia poi, sulle colonne de "Il Tempo" in un ridicola spiegazione sull' utilità nel nostro bislacco rito: "Il cemento rappresenta la forza della terra e viene usato nel rafforzamento della fattura che è stata effettuata nel bosco". Il ritrovamento del tutto fortuito di una cintura, su una panchina nei pressi del tavolo allestito per il rito, appartenente a chissà quali pantaloni, diventa per "Il Corriere di Viterbo" una buona occasione per formulare gratuite illazioni, giustificate soltanto dalla volontà di aggiungere qualche altro macabro dettaglio alla vicenda. La cintura, nella concitata fantasia del cronista, diventa "un oggetto personale della vittima". [...]

L.B. è ora più sicuro dei propri mezzi e ha un attacco di mal di pancia quando i quotidiani, riallacciando l'ultimo rito alle scritte sataniche di matrice nazista, offrono a un settimanale locale, Il Corriere di Pietro Morelli, lo spunto per uno degli articoli più grevi e scoreggioni dai tempi di Gutenberg. Il raffinato elzeviro, apparso nel suddetto settimanale l'11/5/96, s'intitola "Troppi 666"ed inizia con un accostamento di matrice decisamente razzista: "la Tuscia come l'Africa" (analisi del consequenziale ragionamento del colto e preparato autore: "Che é 'sta robba, qui semo gente civile e nun ce piaceno quelli che credono al diavolo. Li negri giù pe' l'Africa fanno ancora 'ste cose, e lo fanno perché so' incivili, 'gnoranti e senza riliggione". Ne consegue che chi ha fatto le scritte è un negro; con tutto il peso della connotazione negativa che questo termine si porta dietro: incivile, ignorante, barbaro, fannullone, perdigiorno, e, quelli come Morelli aggiungeranno, puzzolente). Il pezzo prosegue col tentativo di dimostrare, con argomentazioni degne di un analfabeta, la stupidità di chi si rivolge alle pratiche demoniache: "il Demonio non può esistere se dall'altra parte non c'è un Dio e se quest' ultimo esiste cosa serve a bussare alle porte dell' inferno, quando ci si può rivolgere a Lui direttamente e contare, in caso di risposta, di ottenere certamente più che dal Diavolo") chi vuole può rileggere con attenzione il periodo. Ogni commento sarebbe veramente riduttivo.

Questo peto giornalistico si conclude in maniera inaspettata con l'elegante pubblicista che afferma: "Sarebbe interessante venire a sapere l'identità di chi sporca i muri e pratica riti satanici, tanto per farsi due risate". Siamo ormai alla deriva del senso del discorso, che a questo punto ci piace pensare che sia totalmente fuor di metafora (ci immaginiamo Morelli, davanti a un satanista con una bomboletta in mano, che ride come un ebete).

Un altro rito in tutto simile a quello di Valle Spina viene simulato da L.B. in una pineta nei pressi del lago di Vico. Il Corriere di Viterbo, avvisato telefonicamente da L.B. della presenza di tracce di un rito satanico, non si reca sul posto, ma pubblica ugualmente un articolo (18/6/96) in cui afferma che è la stessa setta ad aver agito a Valle Spina e al lago di Vico.

 

 

Lettere

 

Ancor prima della riuscitissima beffa di Valle Spina, Luther Blissett si muove per far sentire nel già affollato panorama mediatico viterbese altre voci sull'argomento delle sette sataniche, in modo da stimolare ed eventualmente pilotare le opinioni e le polemiche sulla questione. E' necessario, al fine di alimentare la psicosi collettiva sul satanismo, beffare non solo i giornali-spazzatura e i relativi redattori forcaioli, ma anche quelli dall'indole più mite e riflessiva.

La prima azione disinformativa in questo senso colpisce il settimanale Sotto Voce e il quindicinale La Città a cui viene spedita la lettera di un inesistente studente universitario, Stefano Molinari. Molinari, usando come pretesto le scritte sataniche, si spinge fino ad accusare la giunta comunale, ritenuta responsabile dell'inquietante svolta esoterica della destra viterbese. Entrambi i periodici pubblicano la lettera più o meno in coincidenza con le cronache del rito di Valle Spina (4 e 8 maggio '96). Soddisfatto del polverone sollevato da quest'ultima trovata, Luther Blissett, pensa già di poter rivolgere la propria vis polemica verso altri obiettivi quando, inaspettatamente, un giornalista di Sotto voce, nel.18 del 21 maggio '96, attacca duramente la lettera dello studente. Nelle stesse pagine il direttore di Sotto voce, non condividendo tale severità di giudizio, si dissocia dall'articolo del suo giornalista. Una nuova lettera di Stefano Molinari, dove si accusa sia l'articolista sia il direttore di Sotto voce di aver trattato con troppa leggerezza un tema delicato come quello delle connessioni tra esoterismo e politica, viene scritta con l'unico intento di far proliferare le chiacchiere sul satanismo. L'operazione riesce, perché anche questa lettera viene pubblicata. In essa lo studente attacca anche la faciloneria di un altro giornalista del settimanale, che in passato aveva ironizzato sull'incursione degli astarottiani nel viterbese (nel '95 questa setta, agendo in varie città italiane tra cui Viterbo, ha distibuito denaro ai passanti con il seguente slogan: "La chiesa vi toglie, Satana vi dà"), servendosi di un tristissimao gioco di parole per individuare il nemico pubblico numero uno non in Astaroth, bensì in "Andreoth".

Su un altro versante Luther Blissett tenta di confondere i media locali inviando due lettere al gretto e forcaiolo Diario Viterbese, altro giornalaccio locale preso di mira soprattutto per le velleità da opinionista del suo redattore, tale Eraldo delle Monache. Vista la natura del destinatario si presenta la necessità di cambiare registro linguistico, operazione che L.B., per la sua intrinseca mutevolezza, riesce sempre ad attuare. Dalla sua penna escono infatti la gretta lettera di una tale Luciana Crovato (L.C.), ed un'altra più moderata e interrogativa di Vittoria Baroni (V.B.). La prima è una congerie incoerente di luoghi comuni sul dilagare del fenomeno delle messe nere; la seconda chiede invece, dopo aver espresso la propria preoccupazione per il dilagante fenomeno etc. etc., notizie sull'identità di tal Luther Blissett, visto che quest'ultimo sembra essere il responsabile, secondo l'articolo de Il Messaggero del 6 aprile '96, delle scritte di stampo satanista. Nel n.8 del 24-05-96 il redattore, rispondendo ad entrambe le lettere, taglia le parti più interessanti della lettera di V.B. Questa scrive nuovamente al Diario viterbese formulando con più precisione le domande rimaste prive di risposta. Ma l'interlocutore viene evidentemente sopravvalutato dal troppo fiducioso mittente. La risposta alla seconda lettera (nel n.10 del 21-06-96) fornisce infatti informazioni senza senso e per lo più sgrammaticate, che tuttora lasciano lo stesso L.B. perplesso sulla propria identità: "Luther Blisset [sic] è un nome inventato per un personaggio che non esiste, prodotto da fantasie bacate (l'unico Blisset [sic] conosciuto giocava come centravanti, anni addietro nel Milan). Essendo prodotto confezionato nelle fogne dei centri sociali, spiccatamente di sinistra, è naturale che accusino la nostra giunta di destra, di massoneria, di satanismo ed altro - Perché l'articolo sul Messaggero che mi ha inviato non sia firmato, dovrebbe chiederlo alla loro redazione; e non è esatto che accusa (come sostiene lei) Luther Blisset [sic], bensì parla di nome utilizzato a conferma di quanto Le ho risposto alla Sua prima domanda". Dopo questa, un'ennesima lettera di Vittoria Baroni raggiunge la redazione del giornale col solo intento di stimolare l'incauto redattore ad esporsi in ulteriori strafalcioni sull'argomento, come puntualmente avviene in un articolo nel n. 12 del 19-07-96. Il buon Eraldo infatti, nuovamente interrogato sull'origine di L.B. risponde alla "cara lettrice": "Quanto al nome oggetto delle scritte, debbo ricordarLe un vecchio detto latino che le traduco: 'I nomi degli stolti sono scritti ovunque'. Petanto se ne deduce che questo Luther Blisset [sic] o non esiste, oppure è uno dei tanti stolti che scrivono il loro nome dappertutto".

Sul fronte delle false lettere è da considerare una delle più riuscite quella pubblicata nella pagina locale de Il Messaggero il 25-06-96. Spedita da Luther Blissett tedeschi, giunge in redazione una missiva in cui un ingegnere di Heidelberg di nome Florian Cramer, shockato dal diffondersi del satanismo nel viterbese (!), scrive al suddetto giornale per ipotizzare un parallelo tra Tuscia e Germania in materia di sette occulte, citando un gruppo di "veri cristiani" tedeschi chiamato "Luther" che, tappezzando i muri della città di Tubinga di scritte contro gli adoratori di Satana, ha fatto sì che la polizia arrestasse un noto uomo politico mentre celebrava una messa nera con un gruppo di naziskins. Il Messaggero pubblica la lettera sotto il titolo: "Messe nere: la Germania come la Tuscia".

Da segnalare infine la falsa lettera di Luciana Crovato (L.C.), cittadina viterbese che si lamenta del proliferare delle scritte sataniche sui muri della città, pubblicata dal settimanale nazionale Cronaca Vera.

 

Il Comitato per la Salvaguardia della Morale

 

Questa fantomatica entità nasce dall'esigenza di contrappuntare le azioni dei falsi satanisti con le gesta di un loro altrettanto immaginario nemico, sfruttando lo spazio concesso dagli onnivori (ma sopratutto coprofagi) media locali. Nella fervida fantasia di L.B. questo naturale antagonista degli adoratori del demonio prende il turpe nome di "Comitato per la Salvaguardia della Morale" (Co.Sa.Mo.). Per mezzo di proclami e comunicati inviati alle redazioni dei giornali locali, il Co.Sa.Mo. definirà gradualmente il proprio profilo ideologico: un gruppo di vigilantes volontari, inquisitorio, perbenista, fanatico, violento, dall'ambigua collocazione religiosa, che agisce al di fuori della legalità. Veri e propri cacciatori di satanisti.

Il Comitato lancia l'allarme sulla pericolosa presenza di sette sataniche nella città di Viterbo e nella sua provincia, con una lettera inviata al Corriere di Viterbo e mai pubblicata. Ma il rito inscenato a Valle Spina offre la possibilità di un risentito "ve l'avevamo detto" che stavolta trova spazio sulle colonne del quotidiano (se gli eventi non sono favorevoli, basta produrli). Questo l'orrendo incipit della lettera pubblicata integralmente dal Corriere il 14-05-96." Voi, schiavi della vostra assurda realtà, schiavi dello scetticismo. Vi avevamo avvertito ma avete fatto finta di niente. Adesso basta ! Dovete smetterla con la vostra ignavia". Segue, sullo stesso tono, un preoccupato sermone sulla potenza delle miriadi di satanisti al servizio dei loro potenti capi e sull'influenza che questi avrebbero sui nostri "giovani". Il Comitato svela poi la sua matrice violenta: "abbiamo sventato con la nostra presenza il compimento di un rito da parte di un gruppetto di adoratori dell'occulto nerovestiti nella campagna vicino al Poggino [la zona industriale di Viterbo], intenti nel maleficio della Morte Maligna. Eravamo quasi riusciti a catturarli, ma ci sono sfuggiti per poco."

Il Corriere pubblica questa merda senza insospettirsi né per il testo, di per sé abbastanza ridicolo, né tantomeno delle ambiguità religiose di fondo che caratterizzano Il Comitato. Così infatti si conclude il comunicato: "se il Dio della Luce ci aiuterà, verrà un giorno in cui tutto questo sarà distrutto". Chi cazzo è 'sto Dio della Luce ?

Il Corriere dimostra una grande irresponsabilità nel dare spazio ad un gruppo di violenti fanatici religiosi forse anche più pericolosi degli stessi satanisti, e nemmeno in futuro cercherà di indagare (se non ricorrendo a supposizioni "tajate col roncio" sui motivi psicologici delle azioni del comitato) su ciò che si nasconde dietro questa entità che ha l'inequivocabile parvenza di un'altra pericolosa setta. Il quotidiano preferisce commentare l'escatologico finale della lettera pubblicata con queste parole: "Sarà pure così: Intanto però, lungo le vie di Viterbo sono ricomparse quelle scritte nere (il 666 e la svastica) che, nelle scorse settimane, erano state tracciate con grande evidenza e cancellate dagli abitanti delle case". Come a dire: il Comitato può vantarsi finché vuole della sua opera di demolizione del satanismo, ma la presenza massiccia degli adoratori del demonio, almeno a Viterbo, sembra stia vanificando ogni sforzo in questo senso. [...]

 

 

Botte da orbi nei pressi di Ronciglione

 

La notte tra venerdì 17 gennaio e sabato 18 (e la scelta di questa data è un ammiccamento all'arguzia interpretativa dei giornalisti viterbesi) L.B. si reca sul luogo dello stesso rito del giugno '96 (una pinetina presso il lago di vico). Luther appronta su un tavolino i soliti fetenti reperti: ciotola, fango, lumini e fotografie bruciate, cui si aggiunge un vecchio registratore a cassette contenente un nastro satanico appositamente preparato. Luther, con due robusti bastoni, si lascia un po' andare e spacca tutto, registratore compreso, e - a simulare una violenta colluttazione - scalpiccia coi suoi numerosi piedi e smuove un po' di terra attorno al tavolino imbandito al Maligno. L'indomani la telefonata di un ignaro sportivo (Luther Blissett) che si allena correndo per quelle zone allerta il Corriere di Viterbo che pubblica il giorno seguente l'articolo "Riti satanici in riva al lago". Il cronista, oltre alla descrizione dei resti del convivio satanico, ci regala un'altra interpretazione fantasiosa: "Il ritrovamento di ieri, stando alla prime impressioni, sembrerebbe confermare un'ipotesi che da tempo circola negli ambienti investigativi: il coinvolgimento in questi riti 'neri' , di personaggi che hanno un recapito a Ronciglione [un paese vicino Viterbo]". Di chi si tratti non si saprà mai, visto che con tutta probabilità il cronista del "Corriere", a corto di idee, non ha trovato niente di meglio che inventarsi una pista improbabile su Ronciglione che é il paese più vicino alla zona del falso rito.

Tuttavia nell'articolo non affiora neanche l'idea della colluttazione, né viene fatta menzione dei segni di violenza simulati o del registratore. Luther Blissett invia al Corriere un lungo comunicato del Co.Sa.Mo., articolato nei punti che seguono:

a) Da tempo organizziamo ronde notturne nei boschi e venerdì 17 gennaio '97, nei pressi del lago di Vico, ci siamo imbattuti in un gruppo di satanici adepti che stavano operando il rito della "Morte Maligna". Bastoni alla mano, li abbiamo puniti severamente.

b) La notte tra il 14 e 15 luglio '96, muniti di telecamera, abbiamo filmato di nascosto in un casale abbandonato una vera e propria messa nera durante la quale è stato commesso uno stupro.

c) Il Corriere di Viterbo ha dimostrato grande sensibilità sul fenomeno del satanismo, facendoci ricredere su di esso. Vi proponiamo una collaborazione ESCLUSIVA tra il Co.Sa.Mo. e il vostro giornale. A queste condizioni potremmo spedirvi il video della Messa nera.

Giovedì 30 gennaio '97 il Corriere spara in prima pagina: "Botte da orbi alla messa nera. Aperta la caccia ai satanisti.", ma non rispetta la riservatezza richiesta dal Comitato nel secondo punto e scrive: "un video amatoriale avrebbe ripreso anche alcune scene raccapriccianti". Godibilissima la ricostruzione romanzata, ad opera del cronista, dell'incontro avvenuto tra il Co.Sa.Mo. e i satanisti: "Ora contro il diavolo, si muovono le ronde coi bastoni [...] Una scaramuccia, con tanto di colpi proibiti, urla e rimbrotti, sarebbe accaduta, la notte del 17 gennaio, in un boschetto in riva al Lago di Vico". Il giornale diligentemente riporta e commenta con sagacia ampi stralci del lungo comunicato del Co.Sa.Mo.: "Erano presenti, oltre a un registratore a cassette che diffondeva una irritante musica, e la bacinella usata durante il rito, anche altri oggetti che, insieme alle solite fotografie, gli incappucciati si accingevano a trafiggere. A quel punto siamo intervenuti, Non abbiamo tuttavia distrutto completamente quanto da loro allestito affinché non vadano perdute le prove di quanto sta accadendo. E' nostra intenzione, infatti, allertare la popolazione prima che le cose possano precipitare". E, in crescendo: "La sera del rito abbiamo ascoltato i loro discorsi. Farfugliavano, tra l'altro, qualcosa riguardo i loro capi e a quattro entità che rivelate attraverso incarnazioni terrene, rendono infinitamente potenti". Il Corriere di Viterbo continua a pubblicare questo immondo ciarpame non accorgendosi dell'assoluto eclettismo religioso del Comitato: "la legge del Dio della Luce, che illumina la retta via della verità e della redenzione, è ben più forte di quella di questa società di corrotti e corruttori". Segue la seconda parte del comunicato - che secondo la volontà dello stresso, sarebbe dovuta rimanere segreta - in cui si avverte il giornale dell'esistenza di un video documentante una messa nera durante la quale si è consumato uno stupro.

Il cronista si interroga: "Al rito, oltre agli incappucciati, era presente anche una donna: sembrava però tramortita e come fuori di sé. Aveva bevuto qualche pozione particolare ? Oppure era nello stato di trance tipico dei riti orgiastici ?". La scusa accampata da L.B. per giustificare il mancato intervento allo scopo di fermare lo stupro, è quella della superiorità numerica dei satanisti. Il Corriere riporta la descrizione della stanza in cui sarebbe avvenuto il rito: "Siamo poi ritornati il giorno dopo nel luogo del rito, per trovare, tra le altre cose, un enorme pentagramma disegnato per terra e, sulle pareti, i nomi di quattro presunti demoni o entità che, ascoltando il video, ci siamo accorti essere state invocate durante la messa nera". Segue poi l'articolo ricorrente che rievoca le gesta dei satanisti astarottiani a Viterbo.

 

 

Le agghiaccianti urla della vergine, ovvero: il rito satanico

 

Il video della messa nera è stato girato da L.B., nella notte tra il 14 ed il 15 luglio '96, in un casale abbandonato in località Castel d'Asso, a pochi chilometri da Viterbo. L'azione ha impegnato 10 personalità di Luther: sei attori (cinque satanisti e la vittima), un operatore, un palo e due autisti alle Luther-mobili per scaricare in loco e riportare indietro l'allegra brigata.

Le immagini, a causa di due torce capricciose (che hanno quasi soffocato ben sei Luther), sono di scarsissima qualità: non si vede proprio niente se non una tenue fiammella attraverso una grata della finestra; un vero e proprio non-luogo. L'audio, in compenso, è ottimo. Si sentono i cori dei satanisti, distintamente le invocazioni del sacerdote, e con raccapricciante evidenza le urla della Luther "vittima". L.B. si è premurato di lasciare i resti già menzionati (lumini, pentagramma in terra, le scritte sui muri dei nomi delle quattro entità). Come promesso al Corriere di Viterbo, Luther Blissett spedisce a nome del Co.Sa.Mo. il video in questione, rimproverando però il giornale di non aver rispettato le condizioni richieste. Il Comitato, quindi, chiede di essere rassicurato sulla natura del rapporto che intende condurre col Corriere: "Se avete intenzione di continuare a ricevere IN ESCLUSIVA il nostro materiale, ce lo farete capire anzitutto con un articolo sul nostro filmato, dove si dovrà fare esplicito riferimento al luogo del rito indicandolo come il 'sinistro casale'". Luther allega al video e al comunicato la piantina con l'ubicazione del casale. A questo punto succede qualcosa di insperato: il Corriere pubblica una serie di articoli sul satanismo per otto giorni consecutivi (dal 6 al 13 febbraio 1997), coinvolgendo involontariamente nella truffa il "Tg3 Lazio" e addirittura "Studio Aperto". Anche gli altri quotidiani viterbesi prendono posizione sulla vicenda. Da questo momento sarà utile seguire un ordine cronologico:

 

Giovedì 06-02-97: Il Corriere di Viterbo titola in prima pagina, con tanto di deflagranti locandine di fronte alle edicole: "Le urla strazianti di una ragazza violentata durante un rito satanico". L'articolo è corredato da alcune fotografie del casale e della stanza in cui si è celebrata la "messa nera", segno (finalmente) di un'ispezione in loco. Sui muri si leggono i nomi delle quattro entità ("Gnoil", "Solir", "Milig", "Reieg") riportate, tra l'altro, erroneamente ("Solir" diventa "Solr" e "Milig" diventa "Miug"). Ma la cosa che balza agli occhi di Luther Blissett quando apre il giornale, è la fotografia di un piccione impiccato con filo di ferro alla grata della finestra del casale. Luther Blissett, che non ha impiccato nessun piccione, si chiede chi possa aver commesso la riprovevole azione [...] Luther Blissett conclude che il piccione impiccato altro non é se non una lugubre trovata del Corriere, finalizzata a spettacolarizzare una vicenda forse, a giudizio del cronista, poco sanguinolenta. L'articolo riporta dettagliatamente il contenuto del video, che è stato oggetto di un'attenta e preoccupata visione: il buio avvolgente, i cori degli adepti, l'invocazione a Lucifero del sacerdote, le urla della vittima definite "lame sonore", il Comitato che fugge a chiamare aiuti. Il testo dell'invocazione, tra l'altro, è tratto da un libro cialtronissimo, Il Vero Libro Infernale, edizioni Brancato. I nomi segnati in rosso sulle pareti, invece, si riferiscono a quattro "entità" (di incerta origine) citate da un altrettanto cialtrone ed ignobile "testo": una fanzine pseudo-esoterica di stampo nazi-maoista, circolante negli ambienti romani di estrema destra, arrivata nelle nostre mani per mezzo dei nostri contatti (puramente strumentali, come nel caso delle scritte sataniche) negli ambienti neo-fascisti viterbesi.

Dopo mesi e mesi di immondizia e panzane sparate a tutta pagina, il Corriere di Viterbo ha anche il coraggio di insinuare dubbi sulla veridicità dell'intera faccenda: "Quando e perché è stato girato quel video ? E'autentico ? O invece è solamente un gioco (magari pericoloso) ?". E riferendosi ai fatti del maggio '96 in Valle Spina: "In realtà poteva trattarsi dell'opera di un burlone: di qualcuno che, a conoscenza d'un imminente intervento degli ecologisti nella zona, aveva pensato bene di preparar loro una sorpresa". Nonostante i dubbi, il Corriere accetta il rapporto preferenziale col Co.Sa.Mo., scrivendo per due volte il messaggio criptato "sinistro casale" come richiesto dal Comitato.

 

Venerdì 07-02-97: Titolo principale del Corriere: "Ragazza 'sacrificata'. Aperta un'inchiesta". Nelle pagine interne due articoli; uno riepiloga le vicende riportate nei giorni addietro con l'aggiunta del testo integrale dell'invocazione satanica ed elementi riportati ancora in maniera inesatta (i nomi delle entità) o travisata (una "bacinella di latta" ?), e insiste col "sinistro casale", e tenta di istituire un delirante parallelo con un fatto di cronaca nera avvenuto in zona Castel d'Asso nell'agosto '96: "Sul margine del video, qualcuno ha scritto la (presunta) data in cui fu girato: una notte di metà luglio. Poche ore dopo, a qualche chilometro di distanza, fu scoperto un cadavere: era quello di S.. Tra la messa nera e il delitto, una inquietante contiguità di 'atmosfera'.". L'altro articolo, invece, è firmato da Don Salvatore del Ciuco (nomen est omen), un parroco di Viterbo. Benché il Corriere lo abbia intitolato "Continue denunce di 'messe nere'. Preoccupati i parroci della Tuscia.", con l'evidente intenzione di ingigantire il fenomeno, l'articolo non contiene alcuna rivelazione su sette sataniche operanti a Viterbo. Sono invece esposti dati storiografici sull'occultismo e, molto vagamente e senza nessun dato alla mano, la preoccupazione dei parroci viterbesi sulla nefasta influenza che questi riti potrebbero avere sui giovani. Viene ripubblicata la foto del piccione impiccato dal Corriere. Lo stesso giorno anche il "TgR Lazio" viene coinvolto nel girotondo: il cronista viterbese di cronaca nera viene intervistato in un servizio da un preoccupatissimo Fausto Pace ("in questa cassetta è contenuto il rituale di una messa nera che abbiamo deciso di non mandare in onda") e descrive il contenuto del raccapricciante video, mentre scorrono le immagini di una ridicola ombra "satanica" su un muro usata a mo' di "omo nero" e di un qualunquissimo casale che Luther Blissett non ha mai visto. Questa è la prova che anche il "TgR Lazio", come il Corriere di Viterbo, il Resto del Carlino e chissà quanti altri, è esperto nella pratica della disinformazione-spettacolo.

 

Sabato, 08-02-97: La truffa è a livello nazionale! Il video sbarca a "Studio aperto" di Italia 1 il video, venduto a quest'emittente dal Corriere di Viterbo previo lauto compenso (come Luther Blissett verrà a sapere in un colloquio telefonico con un irato giornalista del Tg in questione). Durante il servizio, oltre al video - presentato come "un documento eccezionale" - vengono mandate in onda le immagini del vero casale. Il giorno stesso sul Corriere esce un farneticante articolo contenente un'intervista al vescovo della Tuscia, dal titolo sensazionalistico: "Il vescovo Tagliaferri tuona contro i satanisti" ("tuona col culo" è il sagace commento di L.B. dopo la lettura del pezzo). In verità il vescovo nell'intervista non "tuona" affatto contro i satanisti, e le sue dichiarazioni sono invece di tutt'altro tenore: "[il satanismo nella Tuscia è] un fenomeno che io definirei di patologia esistenziale più che religiosa, perché l'alternativa, per quel che riguarda l'atteggiamento verso le religioni, è tra credere e non credere. Ora, addirittura, inventarsi una religione di Satana mi sembra che sia patologico. Sommessamente, mi sentirei di dire che questo, come altri fenomeni patologici, non meriti di essere eccessivamente pubblicizzato, altrimenti si contribuisce ad avvalorarlo. Non merita l'allarme che c'è." Parole sagge, un invito alla calma e alla prudenza che il Corriere ha invece tramutato, nella foga inquisitoria, in un titolo tanto rumoroso quanto redditizio, dimostrando così per l'ennesima volta la sua totale malafede. Naturalmente nell'articolo c'è il solito riassunto delle ultime vicende. La potente macchina disinformativa è ormai autopropellente: infatti il giornalista de "Il Corriere", nel ricordare i fatti accaduti nel bosco il 17 gennaio (il rito e le "botte da orbi"), scinde l'avvenimento in due parti, facendo così credere al lettore che nel mese di gennaio ci siano stati due riti in riva al lago di Vico anziché uno: "In passato, intorno al lago di Vico, furono trovati i segni di un rito satanico. Si è poi saputo che, attorno a quei segni, c'era stata una rissa: qualcuno, infatti, aveva sorpreso i 'satanisti' e, quasi subito, ne era nato uno scontro. I carabinieri - lo si è appreso ieri - effettuarono una nutrita serie di denunce.". Segue, subito dopo, il fatto moltiplicato per due: "Un episodio analogo - non meno inquietante - è stato segnalato, nei giorni scorsi, al 'Corriere' da un sedicente Comitato per la salvaguardia della morale, sarebbe avvenuto durante le notte del 17 gennaio, in riva al lago di Vico".

Nello stesso, lunghissimo, articolo è inoltre riportato il testo di una telefonata anonima di un lettore di Bolsena (un L.B. inconsapevole ?) che ha raccontato al "Corriere" di aver assistito per caso, tempo addietro, a qualcosa che poteva essere una messa nera, visto che anche qui c'erano urla strazianti di una presunta vittima

Sempre sabato 8 febbraio esce un piccolo articolo sulla cronaca locale de Il Tempo che avanza dubbi sull'attendibilità del video arrivato alla redazione del Corriere, riserve che in un primo momento ha espresso anche quest'ultimo organo di (dis)informazione, ma che nella furia di perseverare nel satanico scoop, ha da giorni dimenticato.

 

Domenica, 09-02-97: Dopo preti e vescovi ci mancava solo l'esorcista. Si tratta dell'ennesima squallida trovata del "Corriere", alla continua ricerca di pretesti per la pubblicazione di satanico pattume. Titolo in prima pagina: "La mappa dei satanisti. L'esorcista si confessa". Titolo interno: "Sesso, droga e alcool. Sono poveri diavoli". Dopo il consueto riepilogo del contenuto del video e delle affermazioni del vescovo Tagliaferri, è riportata un'intervista a don Angelo Bissoni, esorcista ufficiale della diocesi di Viterbo. Questo il testo: "Fino a cinque anni fa i gruppi che praticavano forme di liturgie magiche oscillavano tra i dieci e i quindici. Da allora il fenomeno è cresciuto, sia in quantità che in qualità [...] Da qualche anno a questa parte s'è verificata l'introduzione di elementi di ritualità satanista, probabilmente portati da qualcuno che ha avuto altrove esperienze di questo tipo e che fa delle puntate nella Tuscia, rispolverando i rituali da qualche vecchio manuale. Non parlerei però di vere e proprie messe nere. Più che della diffusione di una cultura satanista parlerei di desiderio confuso di emozioni forti, di evasione, in un cocktail dove hanno un ruolo forte il sesso, l'alcool e la droga. Niente a che vedere con la lucida cultura satanista di certi gruppi di Torino e Milano. Quelli della Tuscia sono "indiavolati poveri" dove l'ignoranza si sposa al disagio [...] il fenomeno per ora è così, ma occorre vigilare perché non diventi terreno fertile per i satanisti veri, per la diffusione di una cultura satanista". Come vedremo, le affermazioni di Don Bissoni, inutili ed opinabili sotto ogni profilo, offriranno un altro appiglio polemica all'ormai inferocito Co.Sa.Mo.

L'articolo prosegue con la segnalazione dei luoghi in cui, in un passato più o meno recente, si sarebbero svolte pratiche demoniache. A dar credito a quanto riportato , ogni paesetto del viterbese sarebbe un covo di adoratori del Maligno: "Ci sono casali abbandonati dove tali liturgie si svolgono con una certa regolarità. Si trovano a Viterbo, sui Cimini, a Soriano, e in un casale sulla strada per Orvieto": Un clima da Santa Inquisizione. Di quella "mappa dei satanisti" annunciata a grandi lettere in copertina (per vendere qualche copia di più), oltre a queste vaghe indicazioni, nell'articolo non c'è nemmeno l'ombra. La sostituisce un ben più modesto "Identikit del satanista viterbese" in cui vengono esposti dati di nessuna rilevanza.

 

Lunedì 10-02-97: Siamo al culmine dello squallore: il Corriere, fermamente intenzionato a proseguire lo scoop ma a corto di argomenti, tenta pretestuosamente di interpretare le azioni e le motivazioni del Comitato per la Salvaguardia della Morale titolando: "La 'messa nera' filmata dalle vittime d'una violenza".

All'interno il seguente delirio: "Potrebbero essere persone che, in un lontano passato, hanno subito una violenza morale se non fisica, durante una messa nera, ad aver girato il video-shock recapitato nei giorni scorsi al 'Corriere'. E' questa un'ipotesi investigativa che viene coltivata con particolare attenzione in queste ore. [...] Resta da capire qual'è la molla che, a un certo punto, ha spinto alcune persone (ragazzi e ragazze?) a raggiungere un casale dove, secondo le loro informazioni, si celebravano le messe nere, e tentare di registrarne le sequenze. Un rifiuto etico, psicologico e religioso dei rituali neri, oppure - ed appare la spiegazione più probabile - la volontà di richiamare l'attenzione su un fenomeno che, se non controllato, potrebbe provocare un grave stato di sofferenza a tante persone ?". Il Freud di turno si rivela abbastanza scaltrito nel fare illazioni su moventi psicologici che avrebbero spinto alcuni cittadini a creare il Co.Sa.Mo., ma è cieco come una talpa di fronte al confuso fanatismo religioso del Co.Sa.Mo.

Lo stesso giorno esce su "Il Tempo" un articolo titolato: "Riti satanici: la Digos sapeva" in cui si accenna in modo poco chiaro all'operato delle forze dell'ordine. Si sostiene cioè che la Digos, la notte tra il 14 e il 15 luglio '96, avrebbe ricevuto le telefonate di alcuni cittadini denuncianti lo svolgimento di loschi incontri notturni in un cascinale a Castel d'Asso. Trovato il casale, sarebbero partite delle indagini che, a parte alcune fotografie scattate all'interno del casale, non avrebbero prodotto alcun risultato. Ora, è vero che qualcuno quella sera ha telefonato alla polizia (naturalmente si trattava di Luther Blissett) ma questa, forse pensando ad uno scherzo, non si è recata sul luogo se non all'inizio del '97. Lo dimostra il fatto che nelle foto scattate dal Corriere nel febbraio '97, dopo la spedizione del video satanico, sul pavimento c'erano ancora i lumini usati per il il rito. Se nel luglio '96 la Digos si fosse davvero recata al casale per fare fotografie ed avviare un'indagine, avrebbe certamente sequestrato i lumini e il resto del materiale. Invece tutto il materiale usato da Luther Blissett per la sua messa-truffa era ancora là ! Vista la patente falsità di questa notizia e la sua mancata pubblicazione nelle cronache degli altri quotidiani locali, viene spontaneo chiedersi in che strani rapporti di confidenza sia Il Tempo con la polizia. Che scambi di "favori" intercorre tra di loro ?

 

Martedì 11-02-97: Breve articolo del "Corriere di Viterbo" che correla arbitrariamente al video girato da L.B. nel "sinistro casale" un altro cascinale dove in passato si sarebbero consumati riti demoniaci. L.B., che aveva scelto la zona di Castel d' Asso per aver letto anni addietro di un capannone in quella zona dove si riunivano gli adepti di Satana, vede ora, con perversa soddisfazione, crescere di giorno in giorno la psicosi delle messe nere, alimentata dal continuo accanirsi dei media su alcuni fatti privi di nesso arbitrariamente messi in relazione.

Anticipando le mosse successive del fantomatico Co.Sa.Mo., il Corriere asserisce che alle messe nere svoltesi nel capannone avrebbero partecipato alcuni Vip della zona.

 

 

La lettera della "ragazza sfortunata"

 

Negli stessi giorni in cui "Il Corriere" pubblica questa sfilza di balle, L.B. decide di infierire e spedisce ai tre quotidiani locali la lettera anonima di una studentessa fuori sede che afferma di essere ststa stuprata durante un rituale satanico (chissà, forse proprio quello filmato dal Comitato), lettera firmata "una ragazza sfortunata".

 

Mercoledì, 12-02-97: Il Corriere di Viterbo titola in prima pagina: "'Sono io la ragazza violentata'. Una lettera agghiacciante". All'interno, per l'occasione, un articolo di due pagine che inizia con un commento alla lettera della studentessa, della quale l'esaltato cronista non mette in discussione l'autenticità: "Coincidenze impressionanti. Forse il 'giallo' del video choc, con le urla strazianti di una ragazza violentata, è vicino alla soluzione". Difficile ora contentenere le risate: "In ogni caso, si tratta di un documento umano che, per forza di verità, ha pochi precedenti. Soltanto una mente sofferente, volendo dar vita ad una vicenda immaginaria, sarebbe capace di concepirla. Difficile che si tratti di uno scherzo." Blissett una mente sofferente? Sofferente sì, ma di mal di pancia, per le risate! Segueil testo integerale della lettera della "ragazza sfortunata" , preceduto da un altro commento del cronista: "Di fronte ad un documento come questo, il dovere di cronisti impone (e non c'è spazio per le esitazioni) di pubblicarlo integralmente. Nella sua crudezza, nelle sua nuda umanità". Nella lettera la ragazza introduce la sua incredibile vicenda, parlando di una strana relazione da lei avuta con un ragazzo di Viterbo. Tra i due nasce una intensa storia d'amore, nell'atmosfera inquietante della villa signorile appartenente alla famiglia del ragazzo, in cui lei si è trasferita dopo aver abitato per un certo tempo in una casa di studentesse. I due conducono una vita tranquilla ma in fondo monotona. Per sfuggire alla convenzionalità di una relazione che altrimenti durerebbe ancora per poco, lui le propone l'esperienza di uno scambio di coppia. Lei sulle prime rifiuta, ma, rinfrancata dal fatto che molte colleghe di università, sue confidenti, avevano, con un misto di curiosità e incoscienza, provato l'ebbrezza dell'amore di gruppo, finisce per accettare. Lui, per tranquillizzarla, le da garanzie sul tipo di persone con cui avrebbero praticato lo scambio ("amici di cui io mi fido"). Così una sera, dopo essere stati bendati, insieme all'altra coppia si dirigono in macchina verso una casa di campagna. Durante il tragitto le viene offerto del vino che, a giudicare dagli effetti, si rivelerà sofisticato con del sonnifero (simili beveroni si vedono spesso sortire analoghi effetti su alcuni numeri di Diabolik, o vengono destinati a risolvere problemi di stitichezza della nonna su qualche film di Pierino, di cui L.B. è orgoglioso cultore e fervido divulgatore). La ragazza si ritrova in uno stato di semincoscienza e da quel momento avrà difficoltà a capire quanto le sta accadendo. Di fatto si ritrova in una stanza poco illuminata dove un numero imprecisato di persone (sicuramente più di tre) abusa di lei tra strane litanie e lamenti cantilenanti. Dopo la violenza subita viene riportata in città e scaricata dal ragazzo davanti alla casa di studentesse in cui aveva abitato prima della funesta convivenza. L'ex-fidanzato, divenuto suo aguzzino, la minaccia di non dire a nessuno dell'accaduto, se non vuole che la sua famiglia sia messa al corrente della loro relazione e dello scambio di coppia da lei accettato. Inoltre lui ha amici molto potenti che possono mettere a tacere ogni suo tentativo di denuncia.

La ragazza quindi, dopo aver letto dell'arrivo del video alla redazione del Corriere, si decide a scrivere, anche perché, vista la coincidenza della data in cui sarebbe stato girato il video con la sua terribile vicenda, potrebbe essere lei stessa la vittima le cui "urla strazianti" hanno sconvolto la cristallina coscienza dei giornalisti.

Alla lettera seguono le chiose dell'articolista: "dalla circonvenzione d'incapace alla violenza sessuale, dal furto allo spaccio di stupefacenti, sono molte le ipotesi di reato che, dopo la 'notitia criminis' contenuta nel video choc recapitato a "Il Corriere", impongono agli inquirenti di approfondire la vicenda.". Unico particolare inedito, l'apparire della Madonna al cronista del "Corriere": "Un casale in cui, ancora ieri, erano presenti i lumini rossi [...] le scritte sui muri (Gnoil, Reieg, Solir, Milig), ed anche una vecchia immagine, rappresentante la Madonna incoronata con il bambino". Non c'è dubbio: proprio una visione, visto che nei giorni precedenti nelle cronache del Corriere non si faceva cenno a nessuna madonna , ma qui siamo vicini a Civitavecchia...

Il Tempo, pur scettico, non rinuncia allo strillo in prima pagine: "così mi hanno sacrificata a Satana".

Il Messaggero invece si dimostra più prudente. Pur riportando ampi stralci della lettera della "ragazza sfortunata", nell'articolo non solo solleva fortissimi dubbi sull'autenticità della missiva e, in generale, su tutta la vicenda (video compreso) ma accenna, senza fare nomi, ad un "certo" giornalismo locale fin troppo sensazionalistico.

 

 

Giovedì 13-02-97: Il Corriere titola in prima pagina: "C'è gente influente che protegge i satanisti", e pubblica l'ennesimo comunicato del Co.Sa.Mo. che, oltre ad avvertire il giornale di essere molto vicino a poter esporre al pubblico sdegno alcuni influenti personaggi che accordano protezione ai satanisti, è furibondo per le incaute affermazioni dell'esorcista Don Angelo Bissoni. Le irate parole del Comitato: "Dobbiamo lasciare mano libera a questi 'poveri diavoli' e permettere loro di stuprare le nostre figlie? Dovremmo forse lasciare che il satanismo di serie B, non d'élite, trascini i nostri figli verso la perdizione?". Il Co.Sa.Mo. prosegue accusando don Bissoni di aver teorizzato e distinto tra un satanismo colto e qualificato ("consequenziale") e uno povero, teppistico, istintuale, non qualificato (e "non consequenziale"). Il Comitato è lapidario: "Ad entrambi i gruppi appartengono degli SPREGIATORI DELLA RELIGIONE, ed entrambi sono preda degli istinti più bassi. Sono accumunati da un percorso di sovvertimento di tutto ciò che è giusto, degno, decente, decoroso; che nei primi (i satanisti 'colti') prende le forme di una 'elevazione spirituale', mentre nei secondi, si lascia andare ad eccessi 'non consequenziali'. Dunque resta da vedere cosa è consequenziale per tutti gli altri, le persone perbene. Sicuramente entrambi sono i sintomi della stessa malattia, una malattia delle anime e della società, che va estirpata ad ogno costo".

Con questi fanatici sproloqui del Comitato si conclude l'ottavo articolo consecutivo pubblicato dal Corriere di Viterbo sul tema del satanismo.

 

 

Le polemiche

 

A questo punto si possono sfruttare le ultime prese di posizione de Il Messaggero, scettico su tutta la vicenda, anche a costo di mettere a repentaglio la truffa, che comunque stava ormai volgendo al termine in quanto già decisa la data della rivendicazione (il 2 marzo).

Luther Blissett, quindi, scrive due false lettere a Il Messaggero locale: una in cui la "ragazza sfortunata" protesta per il trattamento ricevuto da quest'ultimo organo di stampa, l'altra di una tale "Alessia Negro" che lamenta la presa di posizione del Corriere di Viterbo su una vicenda dai contorni così poco definiti, sostenendo che non è possibile dare tanta rilevanza a prove, tutto sommato, inconsistenti.

Scopo di Luther Blissett: far divampare la polemica tra il Corriere di Viterbo e Il Messaggero.

Il trucco funziona: entrambe le lettere arrivano alla redazione de Il Messaggero, guardacaso, lo stesso giorno. Domenica 16 febbraio il giornale se ne esce con un articolo in cui si attacca apertamente l'operato del Corriere: "Stupri e messe nere: chi ci gioca?". Il Messaggero ci va decisamente pesante: "Una vicenda che ha dell'incredibile e che tale rimane per l'inconsistenza delle prove addotte. Sembra proprio che sotto tanto fumo ci sia poco arrosto. Una videocassetta contenente praticamente il nulla e una lettera anonima. Su questo è stato costruito il castello di ipotesi che ha portato un quotidiano locale, 'Il Corriere di Viterbo', a montare un caso giudiziario che non è mai esistito": Nell'articolo, al fine di avvalorare la tesi appena esposta, è chiamato in causa anche il capo della digos viterbese, che precisa che il suo ufficio non si sta occupando del caso, affermando oltretutto che "non ci sono riscontri concreti per dar credito alle voci circolanti in questi giorni". Si parla anche del passaggio sul "TgR Lazio" del "video-choc". Si passa alla "ragazza sfortunata" e ad Alessia Negro: "Ieri in redazione sono arrivate altre due lettere. La prima è (ma anche qui il dubbio è legittimo) della solita 'ragazza sfortunata' e rigorosamente anonima che si lagna per come il Messaggero ha trattato l'argomento". Si riporta poi un brevissimo stralcio della lettera in questione: "[Il Corriere di Viterbo] onestamente, ha dato voce e fiducia a chi era quasi convinta di non trovarne". L'articolo seguita così: "La seconda lettera è di un'altra ragazza (stavolta la missiva è firmata), che critica un certo modo di fare giornalismo. 'E' mai possibile - dice Alessia Negro - che dei seri professionisti quali sono i cronisti di un quotidiano basino il lavoro di un'intera settimana (estenuante, presumo, sia per il redattore che per il malcapitato lettore) su 'prove' supposte e mai verificate ?'"

Senza queste ultime due lettere-truffa, Il Messaggero (che non ha minimamamente sospettato che la lettera di Alessia Negro potesse essere falsa, in quanto "stavolta la missiva è firmata" Ah! Ah! Ah!) non si sarebbe mai deciso a sparare a zero contro il Corriere di Viterbo.

Quest'ultimo due giorni dopo si difende dalle accuse, assumendo posizioni ancor più squallide e trascinando con sé nel ridicolo anche il Questore di Viterbo. L'articolo del 18 febbraio '97 reca il titolo: "Il questore: 'Sulle messe nere non ci gioca proprio nessuno'", e ospita quest'autorevole parere: "Vi sono indagini accurate per inquadrare il fenomeno [...] Nelle indagini di squadra mobile e digos ho inserito anche l'accertamento di eventuali riti, per vedere di portare serenità nelle famiglie che, inaspettatamente, potrebbero trovarsi di fronte ad un fenomeno sconosciuto: quello di figli che, a loro insaputa, frequentano sette, come succede a Bologna" [corsivo nostro]. Il cronista, poi, attacca nuovamente il pippone della preoccupazione dei parroci: "Ragazzi che dopo aver partecipato a 'sedute' e ne hanno riportato traumi gravissimi, sono purtroppo fuori della realtà. C'è allarme.". Siamo alle solite. Il Corriere (s)cambia le voci, le opinioni e le dicerie con i fatti. L'opinione del questore, poi, in netto contrasto, con le dichiarazioni del capo della digos rilasciate a Il Messaggero due giorni prima, rende ancor più divertente tutta la vicenda lasciando credere che ci siano stati dei diverbi anche tra le forze dell'ordine.

Il Corriere riferisce anche di misteriosi resti di riti rinvenuti nelle grotte dei Monti Cimini, notizia mai apparsa negli ultimi due anni della cronaca di viterbo e, probabilmente riguardante fatti avvenuti in un passato remoto, riportati in una forma che li colloca in un allarmante presente, ingannando così, in una sublime vertigine accumulatoria, l'inconsapevole lettore.

Per mantenere il clima di tensione, venerdì 28 febbraio il Corriere pubblica un articolo in cui si dà notizia del ritrovamento di un cane impiccato nei pressi della città di Orte, non troppo lontana da Viterbo. L'improbabile connessione, per dare una valenza esoterica a quest'ultima vicenda, tra il cane impiccato e i rituali magici, sarebbe la presenza di grotte, ad un chilometro di distanza dal luogo del ritrovamento del povero animale, nelle quali, secondo il Corriere, si sarebbero ritrovati dei resti, segno "inequivocabile" di strane presenze: "Scritte, disegni osceni, candele rosse accese in una nicchia, coltelli conficcati alle pareti". Vale a dire che se dei coatti vanno ad ubriacarsi in una grotta, accendono candele per non sbattere la testa sulla roccia, disegnano genitali maschili e femminili sui muri, e sbruffoneggiano coi coltelli, si tratta sicuramente di satanici adepti all'opera.

 

 

La rivendicazione

 

A metà febbraio Luther Blissett ha contattato anonimamente Loredana Lipperini, una giornalista di "Repubblica", esperta in controculture, per proporle uno scoop: la rivendicazione della "diabolica truffa". Le ha spedito tutto il materiale, video compreso, e ha concordato la data e i termini della rivendicazione: domenica 2 marzo ore 22:40, durante "TV7", il settimanale del "TG1".

Venerdì 28 febbraio arriva alle redazioni dei quotidiani il comunicato di Luther Blissett che annuncia la rivendicazione televisiva di domenica. Sabato 1 articoli su Il Manifesto , Il Messaggero e Il Giornale un articolo annunciano che la truffa sarà svelata l'indomani, con succulenti particolari in anteprima.

Domenica sulle pagine locali de Il Messaggero di Roma e di Viterbo appare un articolo a caratteri cubitali: "Satanisti e stupri: la grande beffa" contenente i dettagli della truffa dalla comparsa del video in poi, un' intervista a un Luther non viterbese e un articolo addirittura firmato da "Luther Blissett" (il giornalista si é divertito a impersonificare Luther). Peccato che al Messaggero non si siano accorti di essere coinvolti, seppure in maniera minore, nella truffa. Il Tempo esce con un articolo breve dai toni smorzati. E'chiaro, per loro, l'imbarazzo nell' affrontare per esteso l'argomento. In coda al "TG 1" delle 20.00 si annuncia che la sera stessa su "TV7 " verrà rivelata la truffa delle sette viterbesi. Ore 22.40 inizia "TV 7". E finalmente, in coda ecco il servizio di 4 minuti curato da Loredana Lipperini e Gianluca Nicoletti. Vengono mandati in onda i titoloni dei giornali viterbesi, e alcuni frammenti dei servizi sul "Tgr Lazio" e su "Studio Aperto". Appare la giornalista di "Repubblica" che annuncia che il tutto è una beffa, e che l'autore è nientepopodimeno che Luther Blissett, noto guerrigliero dell'informazione. Alla fine del servizio Gianluca Nicoletti introduce le immagini conclusive del video che mostrano i protagonisti mentre si abbandonano ad una chiassosa ridda, o meglio tatantella. Queste immagini sono successive alle urla della ragazza, laddove si interrompeva la versione recapitata al Corriere di Viterbo. Quest'opera di prevenzione si è rivelata indispensabile.

Lunedì 3 marzo, infatti, il Corriere di Viterbo, disperato per la colossale truffa ai suoi danni, per due pagine intere, cerca pateticamente di organizzare la difesa nel modo che ormai gli è consueto: intervistando nuovamente i parroci. Le nuove dichiarazioni riportate risultano ancor più ridicole delle precedenti. La forma dell'articolo, partendo dalle affermazioni dei parroci, sempre di carattere generale e/o teologico, adotta una tecnica di assemblaggio tutt'altro che brillante. Racconti di "persone fidate", atti di teppismo giovanile, confessioni anonime di ragazze spaventate, voci che circolano, opinioni, luoghi ipotetici.

Nella interminabile autoperorazione, il Corriere affonda, deciso, con l'articolo: "Nessuno Scoop. E' solo cronaca." in cui difende il proprio operato giornalistico: "Se è stato tutto un bluff di Luther Blisset [sic] complimenti a lui. Ha beffato tutti non solo noi" e per difendersi dalle accuse mosse da Il Messaggero: "I fatti vanno separati dalle opinioni, ma ormai l'hanno dimenticato tutti. Nel nostro articolo c'erano solo i fatti" quasi a voler dire che, nel caso del Messaggero, tentare di interpretare la realtà esprimendo dubbi (poi, tra l'altro confermati) è giornalisticamente scorretto. Il pezzo prosegue poi facendo riferimento alla pubblicazione anche da parte de Il Messaggero e de Il Tempo della lettera della "ragazza sfortunata": "I giornali romani, viterbesi d'importazione, facevano la stessa cosa, pubblicavano la lettera, ma invitavano al 'buon senso' (sic)". Il bello viene quando l'articolista arriva al piccione impiccato "che invece Luther Blisset [sic] dice di non aver mai immolato al grande altare della beffa satanica. Noi non ce l'abbiamo messo", e come uno scoreggione abituale è solito attribuire ad altri i miasmi dei propri visceri...

Nell'arrancante autodifesa, si arriva a teorizzare l'assurdo: "perché non pensare ad un lavoro di 'intelligence' degli stessi adoratori del demonio per convincere mass-media e investigatori di aver preso una 'bufala' dietro l'altra da due anni a questa parte?". Segue una breve "storia" di Luther Blissett, dopo la quale si arriva a velate minacce di azioni legali contro il medesimo.

Insomma, prima i complimenti a Luther, infine le minacce. Eppure il peggio deve ancora arrivare: "risulta che il Comitato per la Salvaguardia della Morale esiste davvero a Viterbo e che molte persone hanno subito sulla propria pelle le conseguenze devastanti della partecipazione a riti demoniaci". Qui siamo in pieno delirio. Prima si sostiene che la truffa è riuscita, poi, si afferma che il Comitato, che ha fatto recapitare il video al "Corriere", non è frutto della fantasia di Luther Blissett? Non c'è alcun dubbio: Il Corriere é in un vicolo cieco.

 

A questo punto L.B., impietosito da tanta disperata perseveranza, decide di contattare telefonicamente uno qualsiasi dei reduci della satanica sòla. Quello che segue è grossomodo la trascrizione della telefonata in redazione:

 

Corriere: Pronto?

Luther: Pronto. Sono Luther Blissett.

Corriere: Ah......[10 secondi di silenzio] ehm...che desidera ?

Luther: Per quanto tempo avete intenzione di continuare a pubblicare questo ciarpame ? Lo volete capire sì o no che il comitato per la Salvaguardia della Morale non esiste ?

Corriere: Ah! Ah! Ah! Noi invece col nostro giornale possiamo dimostrare che esiste.

Luther: Si? Bene! "Ah! Ah! Ah!". Dovete sapere che ogni comunicato del Comitato da voi pubblicato contiene dei riferimenti criptati ad un altro testo. Negli scritti del Comitato ci sono parole e frasi ricavate da un testo preesistente. In qualsiasi momento possiamo decidere di spedire tutto ad un altro giornale, sputtanandovi definitivamente. E vi assicuriamo che il testo in questione è MOLTO ridicolo [si tratta della sceneggiatura del film splatter Il bosco 1 di Andrea Marfori].

Corriere: Ah...Ehm...forse è meglio se le dò il numero di telefono del direttore... Sa, io non mi occupo direttamente di questa vicenda.

 

[Luther Blissett telefona al direttore del "Corriere di Viterbo"]

 

Dirett.: Pronto ?

Luther: Pronto. Sono Luther Blissett.

Dirett.: Ah......[10 secondi di silenzio] ehm...cosa vuole ?

Luther: Ma vi rendete conto che continuando a scrivere queste cretinate vi state mettendo nella merda da soli?

Dirett: Veramente... noi, nell'articolo abbiamo fatto i complimenti a Luther Blissett.

Luther: NO ! VOI AVETE DETTO CHE IL COMITATO PER LA SALVAGUARDIA DELLA MORALE ESISTE ! E poi non ci interessano i complimenti. Avevamo intenzione di spedirvi del materiale per tirare in ballo anche gli altri giornali ma ora, non so se lo faremo. [segue spiegazione riguardo i riferimenti criptati]. Se nei prossimi giorni continuerete su questo tono useremo le altre testate per screditarvi definitivamente.

Dirett.: No...no... per carità !

Luther: Bene, vi spediremo le prove di false lettere spedite agli altri organi di stampa viterbese. Confidiamo in un loro proficuo utilizzo, a nostro e vostro vantaggio.

 

Il Corriere di Viterbo non si azzarderà più ad affrontare l'argomento e non utilizzeà il materiale spedito da Luther Blissett temendo nuove polemiche o forse un nuovo tiro mancino.

 

Il Tempo, uscito malconcio da tutta la vicenda, dopo aver ricevuto un fax spedito a stampa locale e nazionale in cui si rivendicava nei dettagli la truffa, pubblica un articolo (4 marzo '97) che ospita le patetiche dichiarazioni del Questore di Viterbo che tenta di rattoppare le figuracce fatte con le dichiarazioni al Corriere (a cui, forse, ha tolto il saluto, visto che l'articolo è apparso solo su Il Tempo).

 

Un ultima considerazione: Luther Blissett non ha mai voluto dimostrare che a Viterbo non siano esistiti dei satanisti. I media però nel periodo che va dal febbraio 1996 al febbraio 1997 hanno riportato solo le balle propinate da Blissett. In lasso di tempo, a parte le "opinioni" (e non i fatti) di qualche prete, i giornali non hanno riportato nessun evento satanico che non fosse stato architettato da Luther Blissett. Eppure in passato, con una certa scansione periodica, apparivano notizie sul satanismo nella Tuscia, ad esempio la misteriosa setta satanica chiamata E.A. e i suoi rituali a base di fango, i rilevamenti bancari che i satanisti facevano per indagare sul patrimonio dei novelli adepti, gli astarottiani a Viterbo etc...

La nostra opinione quindi è che il materiale propinato da Luther Blissett abbia in qualche modo saturato una probabile sete di satanica informazione. In parole povere, è legittimo sospettare che durante il periodo di balle blissettiane il Corriere di Viterbo non abbia avuto bisogno di inventare balle di propria iniziativa.

Marzo 1997

 

Conferenza Stampa Performativa Multimediale
12 Marzo 96 - ora e luogo da definire

Il 15 Marzo si svolgerà un processo a quattro delle personalità dello sperimentatore mediale Luther Blissett (anti-identità multipla adottata da migliaia di artisti, video-maker, gruppi musicali, riviste, trasmissioni radiofoniche, programmatori d'’informatica, attivisti delle culture urbane, gruppi politici universitari, intellettuali, ecc.) accusato di adunata sediziosa, oltraggio, resistenza ed altri reati per la performance di arte nomadica Bus Neoista.

Dall'’88 in Italia il Luther Blissett Project è nell’ambito della ricerca artistica e della sperimentazione mediale uno degli eventi più rilevanti, non solo per gli happening, le mostre e performance metropolitane, ma anche per i numerosi interventi nelle prinicipali pubblicazioni del settore e per i libri pubblicati con gli editori Castelvecchi (Mind Invaders), Mondadori (Net.gener@tion) e A.A.A. (Totò, Peppino e la guerra psichica). Negli ultimi due anni tutte le maggiori testate della stampa nazionale hanno riportato nelle proprie pagine culturali le attività del progetto.

Con l'’intensificarsi dell'’attività performativa di Luther Blissett negli spazi pubblici, sia urbani che mediali, attività che s'’inscrive nel progetto aperto dalle avanguardie storiche di superamento dell'’arte e di congiunzione dell'’agire creativo con la vita quotidiana, gli artisti sono incorsi in tutta una serie di ostacoli rappresentati dall’equivocabilità del senso delle performance dinnanzi ai tutori dell’ordine.

Il culmine di queste incomprensioni è stato toccato proprio durante la performance Bus Neoista (era il 17 Giugno 1995) che consisteva nell'’attraversamento ludico della città di Roma sull'’autobus della linea 30 notturno, in collegamento interattivo (a mezzo cellulari e radio portatili) con l'’emittente Radio Città Futura in cui era in corso la trasmissione "psico-geografica" Radio Blissett. Il tentativo era quello di immergere i corpi dei partecipanti in una fitta trama di flussi comunicativi, quelli del piano urbano e quelli del piano mediale e tecnologico, per ridefinire creativamente lo spazio, per valorizzare inoltre il mezzo pubblico come luogo di eventi straordinari oltre i confini della quotidiana mobilità coatta. Un fraintendimento sulla mancata vidimazione di un biglietto da parte di uno degli artisti ha prodotto una situazione che è andata ben al di là delle intenzioni della performance. Ad autobus fermo sono intervenuti poliziotti e carabinieri che, vedendo un centinaio di persone in festa e piene di coriandoli non comprendevano il valore dell'evento e facevano degenerare rapidamente la performance. Un uomo, che solo successivamente si farà riconoscere come carabiniere in borghese, sparava due colpi di pistola in aria creando un situazione di panico che degenerava nell'uso ripetuto di manganelli sui partecipanti. L'errore era riconosciuto immediatamente da alcuni agenti di polizia e dal commissario in servizio di Via Guido D'Arezzo che rassicurava tutti in merito ad eventuali procedimenti penali. La performance ripresa da alcuni video-maker è stata trasmessa per due volte su RAI2, prima dal programma culturale "L' Altra Edicola" e più recentemente da "Format - Professione Reporter", volutamente priva delle scene di tensione.

Oggi quattro di esse sono costrette in giudizio. In realtà nulla di illegale è avvenuto quella notte se non il pericoloso utilizzo di arma da fuoco da parte di un carabiniere in borghese, probabilmente l'unico motivo che ha innescato il procedimento giudiziario.

CHIUNQUE PUO' ESSERE LUTHER BLISSETT
IN QUESTO SENSO CHIUNQUE E' OGGI IMPUTATO

 

"Tra le figure dell'affresco, io rimango nello sfondo"
(Luther Blissett, Q, Einaudi 1999)

"Ormai l'arte è spinta a concentrarsi in campi chiusi, in più o meno confortevoli territori rituali, che appaiono illusoriamente separati dalla miseria culturale del vissuto quotidiano mentre sono realmente separati dalle forze reali della cultura e della natura. Se però un qualsiasi missile è in grado di colpire il suo obiettivo su qualunque territorio, anche un artista lo deve saper fare. L'arte autentica sarà sempre più profuga, dunque deve esercitarsi in condizioni di emergenza, deve contare sull'aiuto di tutti, nuotare tra il pubblico come un pesce nell'acqua. Finisce il monopolio degli artisti, il pubblico stesso è mobilitato. Ogni Museoaperto non è solo un deposito di armi culturali, è anche un capo scuola di addestramento artistico, una base operativa e un rifugio temporaneo.
In pratica, e rifiutando ogni ricorso alla violenza, Museoaperto, funziona come un rifugio di montagna, che è completamente affidato alla cultura degli ospiti.
La chiave per entrare è al suo solito posto."

A molti il nome Luther Blissett ricorderà il calciatore britannico d'origine giamaicana acquistato dal Milan pre-berlusconiano nella stagione 1983-84, in realtà l'autore di Totò, Peppino e la guerra psichica 2.0è un'entità multipla, un multiple name, per usare il termine più appropriato. Luther Blissett è un fenomeno multimediale che ha attirato nel corso degli anni molti personaggi, fagocitati all'interno di un essere collettivo ed interscambiabile, nato per scardinare i meccanismi (ed evidenziare le debolezze) dei mass media, impegnato nella lotta ai concetti dell'identità, del lavoro intellettuale, del copyright, della figura dell'autore, e infine ad elaborare una nuova critica pratica al capitalismo. Luther Blissett in tal senso è un'entità decisamente al passo con i tempi che corrono, anzi in grado di prevederli ed incanalarli al proprio fine, ovvero la guerriglia psichica: per aderirvi basta aderire al Luther Blissett Project, attivo da anni anche in Italia sia nella rete, che sulla carta stampata ed infine nell'etere radiofonico.

In questo volume sono ripubblicati i passi più significativi del pamphlet filosofico Mind Invaders accanto alla riedizione integrale di Totò, Peppino e la guerra psichica, una variegata antologia del fenomeno Luther Blissett: il tutto preceduto da un lungo saggio introduttivo scritto dagli autori di Q, romanzo a firma blissettiana, divenuto sorprendentemente un best seller anche grazie al passaparola dei lettori. Particolarmente notevole, anche per i neofiti, l'antologia, blissettiana fin dal titolo, allusione scoperta ai film-fantasmi di Totò e Peppino che si affacciano nelle programmazioni televisive notturne. All'interno si possono trovare assemblati i materiali più diversi inerenti al Luther Blissett Project: divagazioni filosofiche, volantini, manifesti, escursioni fumettistiche, teatro situazionautico, escursioni esoteriche, rudimenti di psicogeografia, i sermoni radiofononici dell'avambardo L.B., recensioni cinematografiche di film mai visti, proposte per centri sociali, le mitiche beffe blissettiane. Mirabili, sotto questo profilo, le trappole di controinformazione tese alle redazioni di quotidiani in cerca di notizie ad effetto, o l'invenzione di un fantomatico missing per "Chi l'ha visto?", o l'utilizzo di un poeta rampante come cavallo di Troia per rifilare "falsi" blissettiani assemblati ad arte dai Blissett medesimi ai danni di una nota casa editrice milanese, prontamente sbeffeggiata sui quotidiani al momento dell'uscita del libro sugli scaffali delle librerie.

Luther Blissett

Uno spettro a molte facce
si sta aggirando per l'Europa

Dall'inizio degli anni Novanta, Luther Blissett si è affermato come personaggio immaginario sulla scena delle controculture giovanili europee. Adottando questo pseudonimo collettivo, migliaia di persone di diversi paesi hanno prodotto beffe mediatiche, controinchieste militanti, testi teorici e di narrativa. Con un obiettivo preciso: la guerriglia contro il sistema ufficiale dell'informazione.

Perché centinaia, migliaia di persone decidono di adottare lo stesso pseudonimo, di condividere - non senza contrasti - la stessa reputazione, per firmare azioni politico-culturali, performances, scritti teorici o di narrativa e, in generale, "opere dell'ingegno"? A cosa si deve il successo del nome "Luther Blissett" tanto sul world wide web quanto nel mondo "reale", nelle strade delle città europee, nell'editoria su carta stampata, nelle installazioni della Biennale di Venezia?
Da anni semiologi, antropologi, studiosi delle sottoculture giovanili e del loro rapporto con le tecnologie si interrogano su quali siano esattamente le caratteristiche di questa sfuggente comunità aperta...1 Come può definirsi "comunità" quello che sembra soltanto un incostante flusso di informazioni palesemente contraddittorie? Da anni i giornalisti coniano strampalate definizioni, una meno calzante dell'altra: «pirati telematici», «terroristi culturali», «artisti radicali» ecc. Da anni Luther Blissett continua a spiazzare gli osservatori e a mettere in crisi ogni definizione che non nasca direttamente dalla prassi di chi sceglie di adottarne il nome.

1. Luther Blissett Project.
Fin dai primi anni Novanta, "Luther Blissett" si è affermato come personaggio immaginario sulla composita scena delle controculture giovanili (e non solo) europee. Firmandosi con questo pseudonimo collettivo e multi-uso, diverse persone in diversi paesi (attivisti politici e sociali, artisti, scrittori, saggisti - insomma, "operatori culturali" di vario genere) hanno prodotto riviste e fanzines (sia elettroniche sia cartacee), saggi e opere di fiction, dischi, performances, pièces teatrali, siti web, controinchieste militanti e soprattutto azioni di "guerriglia mass-mediatica" (beffe ai danni degli organi di informazione: false notizie, depistaggi, messa in circolazione di leggende urbane ecc). In Italia il nome inizia a circolare nell'estate 1994 2. Nel gennaio 1995, Blissett propina alla trasmissione tv Chi l'ha visto? il caso di un inesistente artista inglese, tale Harry Kipper (un pun inglese: "Kippered herring" significa "aringa affumicata"), disperso tra Nord Italia ed ex-Jugoslavia. Una troupe viene sguinzagliata per mezza Europa a intervistare presunti amici e colleghi di Harry, in realtà tutti complici della beffa, la cui rivendicazione fa scalpore e attira su Blissett l'attenzione dei media nazionali. Da quel momento, parte una lunga serie di beffe, sempre più clamorose 3.

Tra le tante caratteristiche del pensiero e dell'azione di Blissett, quella che più lascia perplessi è la feroce, violenta critica al concetto di "Individuo", inteso come soggetto principe del diritto borghese («Uomo Egoista», lo definì Karl Marx). In nome di che cosa questo concetto viene continuamente sbertucciato, cortocircuitato, spinto al paradosso? In certe fasi del Progetto, è sembrato che Blissett opponesse all'individualismo liberale un collettivismo da Rivoluzione Culturale, cementato dal culto di un inesistente Grande Timoniere (appunto, Luther Blissett); in altre, è sembrato che la critica all'in-dividuum fosse fatta in nome della divisibilità del singolo, di un'apologia della schizofrenia e del desiderio sfrenato, con evidenti echi deleuzo-guattariani. La mia immodesta opinione è che non si possa comprendere il "comunitarismo" di Blissett senza partire dal concetto di "mitopoiesi", creazioni di mito. Tempo al tempo.

2. Una definizione?
"Luther Blissett" è uno pseudonimo multi-uso, adottabile da chiunque per costruire un personaggio virtuale, una versione postmoderna del folk hero, "anti-eroe dai mille volti", Waldganger la cui reputazione è costantemente de-costruita e re-inventata da coloro che adottano il nome. "Luther Blissett" è metodologia dell'anti-copyright e manifestazione della Gemeinwesen. Vi gira la testa?

3. Un glossario?
Anti-copyright. «Per noi un individuo non è una entità, una unità compiuta e divisa dalle altre, una macchina per sé stante, o le cui funzioni siano alimentate da un filo diretto che le unisca alla potenza creatrice divina o a quella qualsiasi astrazione filosofica che ne tiene il posto, come la immanenza, la assolutezza dello spirito, e simili astruserie. La manifestazione e la funzione del singolo sono determinate dalle condizioni generali dell'ambiente e della società e dalla storia di questa. Quello che si elabora nel cervello di un uomo ha avuto la sua preparazione nei rapporti con altri uomini e nel fatto, anche di natura intellettiva, di altri uomini. Alcuni cervelli privilegiati ed esercitati, macchine meglio costruite e perfezionate, traducono ed esprimono e rielaborano meglio un patrimonio di conoscenze e di esperienze che non esisterebbe se non si appoggiasse sulla vita della collettività [...]» (Amadeo Bordiga, 1924). E ancora: «La tecnologia dapprima, poi la scienza, si trasmettono di generazione in generazione come una dotazione dell'Uomo Sociale, della Specie, che in tutti i suoi individui vi ha lavorato e collaborato. Nella nostra costruzione il Profeta, il Sacerdote, lo Scopritore, l'Inventore, vanno verso una pari liquidazione. L'Uomo Sociale in queste pagine è detto anche Individuo Sociale, il cui senso non è "persona umana" come cellula della Società; ma invece società umana trattata come un organismo unico che vive una sola vita [...] Questo organismo, la cui vita è la Storia, ha un suo Cervello, organo costruito dalla sua millenaria funzione, e che non è retaggio di alcun Teschio e di alcun Cranio. Il Sapere della specie, la Scienza, ben più che l'Oro, non sono per noi privati retaggi, ed in Potenza appartengono integri all'uomo Sociale» (Amadeo Bordiga, 1957). In ossequio a questa posizione (oggi resa finalmente praticabile, grazie alle nuove tecnologie di riproduzione/ compressione/distribuzione dei prodotti intellettuali), tutto quanto viene firmato col nome multiplo è rigorosamente privo di copyright, liberamente riproducibile, modificabile, perfezionabile senza dover rispondere ad alcuna Autorità.

Gemeinwesen. [tedesco: essere comune] Termine usato da Karl Marx nei suoi scritti giovanili (1844) e poi "evocato" nelle pieghe dei celebri Grundrisse... (Lineamenti per la critica dell'economia politica, 1859). Indica la dimensione collettiva della vera comunità umana, che non s'identifica con alcuna comunità esistente (Gemeinschaft) o gruppo limitato, ma con la molteplicità e la ricchezza delle relazioni che il proletariato avrebbe potuto e dovuto creare nella stessa cooperazione sociale capitalistica, «una volta gettata via la limitata forma borghese», oltre comunità fittizie quali la "cittadinanza" e oltre la stessa lotta di classe. La Gemeinwesen è il principio comunitario che non si «rapprende» mai in una data Gemeinschaft. Proprio come la comunità aperta di Luther Blissett.
Le nuove figure del lavoro vivo create dall'estendersi delle tecnologie informatiche - abituate a lavorare "in rete", a produrre comunicazione sociale, a collaborare (come richiede il modo di produzione post-fordista) - sono le più vicine a un'esperienza di Gemeinwesen. Nelle pieghe del lavoro post-fordista va formandosi una comunità allargata che vive con crescente insofferenza l'espropriazione e lo sfruttamento della ricchezza (anche "immateriale", relazionale, emotiva) che essa produce, a opera di parassitiche multinazionali.
La maggior parte delle persone che adottano il nome di Luther Blissett, infatti, rientra nella sempre più diffusa tipologia del lavoratore "immateriale" e/o "atipico" (programmatori, web designers, operatori culturali, grafici, copy writers, traduttori, lavoratori del "terzo settore", "lavoratori autonomi di seconda generazione", "popolo delle partite Iva", ecc).

Folk hero. L'eroe popolare non è semplicemente l'eroe della mitologia, colui che «s'avventura oltre il mondo del quotidiano, in una regione di meraviglie soprannaturali, dove s'imbatte in potenze favolose e vince una battaglia decisiva, dopodiché torna da questa misteriosa avventura recando in sé il potere di fare del bene agli altri uomini» (Joseph Campbell, 1949). No, l'eroe popolare è una leggenda vivente, la sua lotta non è un'allegoria del ritrarsi nella psiche, bensì ha luogo nel "mondo del quotidiano", o perlomeno in una sua versione idealizzata. Che quest'eroe sia realmente esistito o meno, i racconti delle sue gesta sono sempre stati materia di manipolazione collettiva, per dare una speranza di rivalsa e una temporanea consolazione a una limitata Gemeinschaft, come una classe contadina oppressa da tiranni e feudatari di origine straniera (Robin Hood, Wong Fei Hung), o l'aristocrazia rovesciata dalla Rivoluzione Francese (la Primula Rossa), ecc. Questo mito rivive nelle narrazioni guerrigliere, da Ho Chi Mihn agli Zapatisti ecc. Luther Blissett è un folk hero postmoderno, che non fa riferimento a un'etnia né a un'élite, bensì a un vasto bacino di "lavoro immateriale" che si estende su tutto il pianeta.

Waldganger. Il mito nordico del ribelle che "va al bosco", come Robin Hood e altri personaggi del genere. Nel 1951 lo scrittore reazionario tedesco Ernst Jünger scrisse un pamphlet intitolato Der Waldgang (tit. it. Trattato del ribelle, Adelphi, 1990), in cui descriveva la società come governata da modelli plebiscitari e sistemi panottici di controllo sociale. Per sfuggire al controllo, il ribelle doveva darsi alla macchia e organizzare la resistenza. Nel millenovecentocinquantuno! Che dovremmo dire noi oggi? Intercettazioni, videosorveglianza ovunque, tracce elettroniche delle nostre operazioni bancarie, continue violazioni della nostra privacy...4 Darsi alla macchia è più importante che mai. Questo mito è strettamente associato alla guerra di guerriglia, ai cambiamenti d'identità, alle operazioni clandestine e allo spargimento di boatos...5

4. Da che parte è il bosco?
Lo sviluppo orizzontale e trans-nazionale di Internet porta con sé una cooperazione sociale potenzialmente autonoma dalle imposizioni degli stati e delle gendarmerie sovranazionali. Il paesaggio della Rete è la sintesi di diverse insubordinazioni e di alcune importanti vittorie politiche (per esempio la mancata approvazione del Computer Decency Act, grazie alla campagna "Blue Ribbon" del 1996-97), ed è continuamente modificato dal conflitto. La Rete viene continuamente modificata dalla pirateria informatica e dalla violazione del copyright. La proprietà privata delle idee è continuamente sfidata e molto spesso sconfitta. Come "istituzione", la Rete sta attraversando una crisi di crescita che ha ripercussioni sull'intera società. A sua volta, questa crisi è un motore di conflitto.
E' la Rete il bosco da cui colpire. Questa non è una visione acritica (o utopica) del networking; ovviamente c'è un grande divario tra potenza e atto, ma potenza e atto sono ormai vis-à-vis, è un duello, e la Rete è l'OK Corral. Dobbiamo mantenere questa nostra "istituzione" incompiuta e aperta a qualunque possibilità, impedendo allo stato di colmare il suddetto divario con la censura, e al capitale di colmarlo con la pura mercificazione. Non è solo una battaglia per la libertà d'espressione: è... guerra di popolo. Lotta di classe. Per combatterla, abbiamo bisogno di una nuova mitopoiesi. Ogni fase storica della guerra tra classi ha bisogno di una propulsione mitologica. Oggi ci occorrono mitologie aperte, interattive, nomadiche, nuovi folk heroes e waldgangers, ma anche inedite situazioni comunitarie, che Blissett chiama «Picard e Daton su El-Adril».

5. Picard e Daton su El-Adril.
In una puntata di Star Trek - The Next Generation, intitolata "Darmok"(data astrale 45047.2) l'equipaggio dell'Enterprise s'imbatte nei criptici e misteriosi Tamariani, il cui modo di esprimersi è totalmente incomprensibile agli umani e agli altri popoli della Federazione dei pianeti. I Tamariani sembrano comunicare tra loro enumerando nomi e date, nessuna loro frase segue una consequenzialità logica o linguistica. Ai nostri eroi occorre un po' di tempo per capire che i Tamariani citano episodi della loro storia e mitologia, episodi che costituiscono dei veri e propri "precedenti segnico-linguistici"a cui ricondurre la situazione in cui ci si trova. Ad esempio: «Sha'kah quando caddero le mura» può significare «Fallimento», «Ho sbagliato!», oppure «Che sfortuna!»; «Temba'h, le sue braccia aperte» si può tradurre con «Generosità», «Prendi questo dono», o «Grazie di questo dono»; «Mira'h, le sue vele spiegate» sta per «fuga», «Andiamo via !» o «Io me ne vado»; «Il fiume Temark durante l'inverno» significa più o meno «immobilità», «Fermo!» o «Stai zitto!»; «Sindah, la sua faccia nera e gli occhi rossi» significa «morte», «moribondo», «sto per morire» ecc. Il linguaggio tamariano non è logico-referenziale ma immaginativo-simbolico, iconico, analogico, ed evolvendosi non ha dato luogo a quella che noi chiamiamo "identità".

Da quel poco che lo spettatore riesce a capire, non si tratta di una "omologazione" totalitaria all'interno di una società intesa in maniera organicistica, o (in parole più povere) di un livellamento delle differenze individuali in nome di una tradizione, di una memoria acritica e monumentale. Al contrario, i tamariani attingono collettivamente a un patrimonio di storie e di immagini che si modifica costantemente, e i loro rapporti interpersonali sono una specie di gioco di ruolo nel quale il singolo si appropria e/o si sveste di tutti i ruoli e di tutte le "identità"; la condivisione delle esperienze, la comunanza e la compartecipazione emotiva, sono per loro tutt'uno con l'essere "singoli", in quanto prescindono dal concetto di individuo: l'Io dei tamariani è molteplice e multiverso, la loro soggettività è decentrata. Per questo non c'è una vera e propria distinzione tra soggetto, predicato e complemento oggetto: nelle frasi che ho riportato ci sono, genericamente, un "non riuscire", un "donare", un "andare via" e un "non-agire", azioni di cui si ammettono serenamente la complessità, la ricchezza di significati e l'irriducibilità a una analisi logica. La situazione che si crea non viene definita e intrappolata nel linguaggio.

Il linguaggio tamariano non è segreto né esclusivo, non è un argot che la comunità crea per difendersi dal mondo esterno. Anzi, i Tamariani vogliono condividere il loro immaginario e la loro memoria, vogliono ampliarli e contaminarli per capire e farsi capire. Difatti, poiché è impossibile capirsi senza conoscere gli stessi miti, occorre crearne assieme di nuovi, così Daton, il capitano della nave tamariana, si fa teletrasportare assieme al capitano dell'Enterprise Jean-Luc Picard su El-Adril IV, un pianeta disabitato e inospitale, dove essi devono collaborare per sopravvivere e difendersi dalle irradiazioni di una energia distruttiva. Questa situazione si ispira a quella definita «Darmok e Tjalad a Tanagra» (due eroi della mitologia tamariana, intrappolati su un'isola abitata da una Bestia pericolosa). Resta scolpito nella memoria dello spettatore il grido d'esultanza di Daton allorché Picard inizia a capire i suoi messaggi: «SUQAT, I SUOI OCCHI NON PIU' COPERTI!». Dei due si salva solo Picard, ma ormai il precedente è stabilito: d'ora in poi, tamariani e federati potranno manifestare l'intenzione di comunicare dicendo: «Picard e Daton su El-Adril».

6. Una conclusione?
«Picard e Daton su El-Adril» è la necessità di trovare un mito di lotta, una mitologia comune a tutto l'odierno "lavoro immateriale", quella vasta cooperazione sociale resa possibile dalle tecnologie informatiche (e non solo), quella galassia di soggetti che si dibatte per il controllo poliziesco esercitato dai rentiers della proprietà intellettuale.
La comunità del Lbp è sempre stata tesa a creare una situazione come «Picard e Daton su El-Adril», il cui risultato sarebbe stato una tipologia completamente nuova di folk hero, eroe mosso sulla scena del mondo dai più importanti settori dell'odierno lavoro vivo, quelli che di fatto rappresentano al meglio lo sviluppo del cervello sociale.
Luther Blissett è stato un primo esperimento, certo coi suoi difetti, ma importante, perché tendeva al superamento della miseria, della completa assenza di adeguati miti di lotta, della cristologia d'accatto dei Che Guevara da T-shirt.
Diventa anche tu Luther Blissett!


Note

1 Cfr, tra le tante fonti di questo genere, il Rapporto Italia 1999 dell'Eurispes, scheda 41 (L'insurrezione invisibile: il caso Luther Blissett), pagg 723-748.

2 Nella vita reale, un calciatore giamaicano di nome Luther Blissett ebbe una certa notorietà in Italia giocando da centravanti nel Milan nella stagione 1983-84.

3 Per saperne di più sul fenomeno Luther Blissett: Luther Blissett, Mind Invaders. Come fottere i media, Castelvecchi, Roma, 1995; Luther Blissett, Totò, Peppino e la guerra psichica. Materiali dal Luther Blissett Project, AAA, Udine, 1996; Luther Blissett, Lasciate che i bimbi. "Pedofilia": un pretesto per la caccia alle streghe, Castelvecchi, Roma, 1997; Luther Blissett, Q, Einaudi, Torino, 1999; Luther Blissett Project, Nemici dello Stato. Criminali, "mostri" e leggi speciali nella società di controllo, DeriveApprodi, Roma, 1999. I primi due libri saranno presto ripubblicati da Einaudi nella collana Stile Libero.

4 Su come possano conciliarsi l'anti-individualismo di Blissett e la difesa di un concetto apparentemente borghese come quello della privacy, cfr Luther Blissett Project, Nemici dello Stato: criminali, "mostri" e leggi speciali nella società di controllo, DeriveApprodi, Roma 1999, pagg 165-169.

5 Alcuni giornalisti hanno descritto Luther Blissett come un "pirata" o un "corsaro". E' un errore. Ok, la net-culture e le culture underground ortodosse sono piene zeppe di metafore marinare e, certo, "pirata" è anche chi riproduce illegalmente materiale protetto da copyright. Ma Luther Blissett è un mito di terra. Non si respira aria salmastra nei boschi. Il mare è lontano, magari un orizzonte utopico verso cui il fuorilegge si muove gradualmente. Se c'è un elemento utopico nella narrazione di Luther Blissett, si tratta dell'utopia della classe criminale: «mettiglielo in culo e dattela a gambe», utopia malinconicamente evocata nel film di Gary Fleder Cosa fare a Denver quando sei morto, un gangster-movie i cui personaggi si salutano dicendo «Boat drinks!» (nella versione italiana: «Al panfilo!»). E' il lieto fine di tutti i film i cui protagonisti riescono a fare il colpo grosso (una truffa, o una rapina): nell'ultima sequenza, li si vede alle Antille, in barca, col Daiquiri nel bicchiere. E' ovvio che «boat drinks!» può solo essere una sotto-mitologia propulsiva, non un progetto realistico, perché non c'è più alcun "altrove", la miseria è dappertutto. A questo proposito, è molto istruttivo l'epilogo di Getaway di Jim Thompson. A qualcuno è andata bene: Ronald Biggs, l'inglese che fece la grande rapina al treno del 1963, scappò in Brasile e, a quanto mi risulta, è ancora lì. Ma il Waldganger è troppo lontano dal mare, anzi, solo chi sta nel bel mezzo della terraferma può coltivare «boat drinks!» come la propria utopia.

Con un singolare romanzo quattro autori rivendicano la paternita' delle beffe telematiche.
E per la prima volta rivelano la loro identita'

di Loredana Lipperini

ROMA - Che fine ha fatto il minimalismo? Dove sono i racconti in interni, estesi al massimo tra pianerottolo e quartiere? Questa e' tutt'altra storia, e vede l'irruzione sulle scene di Q, romanzo golosamente atteso come l'esordio narrativo del sovversivo Luther Blissett (pseudonimo dietro cui si nascondono diversi autori, protagonisti in passato di beffe telematiche) e rivelatosi un colpo di scena letterario: solido, solidissimo, al di la' di ogni possibile e previsto successo di scandalo. Seicentoquarantatre' pagine di una straordinaria avventura storica di fede e di rivolta, trent'anni di fughe, intrighi e stermini nel primo Cinquecento, nella Sassonia dei cavalieri di ferro, nella Westfalia dell'utopia anabattista, nella Roma dei Papi: dove i potenti tessono trame sanguinosissime e dove due antagonisti si inseguono. Un ex studente di teologia e Q., occhio e spia del Grande Inquisitore e futuro papa Giovanni Pietro Carafa.

Colta, avvincente, asciutta pur nella sua complessita', la storia (che esce per Stile Libero Einaudi a 26.000 lire) e' piaciuta a piu' di un illustre lettore che ha potuto gustarla in anteprima e ha alimentato cio' che era prevedibile: la caccia al vero autore, fin qui identificato in prelati eretici e, naturalmente, in Umberto Eco. Le cose stanno diversamente. Gli autori sono quattro e sono nel "Luther Blissett Project" fin dai suoi esordi. Hanno accettato di svelarci i propri nomi, ai quali non intendono dare peso. Per la cronaca, si chiamano Federico Guglielmi, Luca Di Meo, Giovanni Cattabriga e Fabrizio P. Belletati. Hanno tra i ventisei e i trentacinque anni. Vivono a Bologna: qualcuno lavora nel terzo settore e nell'industria culturale, uno fa il buttafuori in locali e centri sociali della citta'. Fine della biografia.

"I nostri nomi", dicono in un'intervista che resta rigorosamente collettiva, "hanno pochissima importanza, e ancor meno le nostre storie individuali. Siamo il team che ha scritto Q, ma allo stesso tempo siamo meno dello 0,04% del Luther Blissett Project". Perche' accettare di venire allo scoperto, allora? "Non per spettacolarizzare noi stessi e diventare scrittorucoli giovani da salotto o da talk show. Sarebbe una fine ingloriosa, e altri Blissett farebbero bene ad abbatterci come cavalli feriti. Questa mossa serve a far vedere che siamo un collettivo, non un Autore singolo. Dietro Blissett, e dietro Q, non c'e' nessun Grande Vecchio, ne' un misterioso erudito, ne' tantomeno soltanto noi. E’ il network il futuro della "scrittura creativa". Pero' cominciate dal passato. Perche' avete deciso di scrivere un romanzo storico, e perche' lo avete ambientato nel Cinquecento? "Q e' un romanzo di genere, anzi un romanzo di generi. E' un giallo, e' un noir, e' una spy story, e' un romanzo d’avventura, e poi e' anche un romanzo storico. Abbiamo affrontato una narrazione impegnativa, corale, in cui s'intrecciano sottotesti e sottostorie. E' questo che ci piace, e' questo che deve fare la letteratura: raccontare storie, produrre mito. Non ne possiamo piu' di raccontini basati su un'unica idea, e spesso nemmeno su quella, che si riducono a esercizietti di stile, libercoli pseudo-autobiografici e generazionali. Roba da cento paginette. L’ondata minimalista finira', deve finire. Anzi, e' finita. E' dimenticata. Quanto al XVI secolo, lo abbiamo scelto perche'  e' il secolo in cui nasce il moderno, e tutto cio' che oggi sta marcendo: l’Europa, la comunicazione di massa, gli apparati di polizia, il capitale finanziario, lo Stato. E poi, come dice nel romanzo il libraio Pietro Perna: 'Puttane, affari, libri proibiti e intrighi papali. C'e' forse qualcos'altro che da sapore alla vita?'". Ci sara' stato uno spunto iniziale. "Piu' d'uno. L’idea ci e' venuta verso la fine del 1995 leggendo l’enciclica papale *Ut Unum Sint*, le ricerche di Raoul Vaneigem sul movimento del libero spirito e *American Tabloid* di James Ellroy. Potremmo definire Q un frullato di tutto questo. Abbiamo impiegato sei mesi per reperire il materiale storiografico, altrettanti per comporre l’intreccio, piu' due anni per la stesura. E come si fa a scrivere a otto mani? "E' come per un 'combo jazz': grande affiatamento, arrangiamenti collettivi e assoli individuali. Ma un altro esempio possibile e' la realizzazione di un videogame: ci sono sempre almeno una ventina di nomi accreditati come autori. C'e' forse differenza tra un romanzo e un software interattivo? Del resto, da anni Blissett dice che la scrittura e la creazione sono in tutto e per tutto progetti collettivi, le idee non possono avere proprieta', il genio non esiste, c'e' solo una Grande Ricombinazione". Infatti il libro esce con una clausola fin qui inedita: puo' essere riutilizzato, in tutto o in parte, purche' da singoli e non da altri editori. "Gia': per la prima volta nella storia dell'editoria abbiamo imposto a una major una formula anti-copyright. E' un precedente importante di cui siamo molto soddisfatti". In piu', Q e' anche la summa teologica del "Luther Blissett Project": e certo non perche' a pagina 69 appare la parola Luther scritta sui muri, in questo caso riferendosi a Lutero. Ma perche', cercando bene, si trovano tutti i vostri temi: identita' multipla (i tanti nomi del protagonista), le infiltrazioni nel potere. Dimentico qualcosa? "Preferiamo che le analogie vengano scoperte dai lettori, ma una cosa va detta: Q e' un omaggio alla storia fatta dai comprimari, alla moltitudine viva e senza nome che regge su di se' l’intero peso delle vicende umane. Tempo fa abbiamo dato a questa moltitudine il nome di Luther Blissett, ma il battesimo e' ovviamente facoltativo".

E sempre nel 1996, in occasione delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Lucca, LB fa la sua apparizione: un settimanale locale aveva predisposto delle schede con chi volete candidato a Sindaco? e numerose furono le risposte :LUTHER BLISSETT!!

 

2000 - 2001

L.B. è stato anche presente con i suoi lavori di mail art sia a LUCCA che a VILLA BASILICA nelle rassegne "schegge di fine millennium" organizzate dal circolo culturale "il soffio".  A proposito: il "Luther Blissett Project" italiano sarebbe dovuto terminare, secondo i LB ideatori del progetto, entro il 2000, ma come era facile prevedere il progetto continua ad andare avanti con le proprie gambe fregandosene altamente dei programmatori ed ignorando  l’immenso Cary Grant,  che disse: e' meglio andarsene un minuto prima, lasciando le persone con la voglia, che un minuto dopo, avendole annoiate".

LB: annoierà? si annoierà? ai posteri l'ardua sentenza. Troverete in fondo a questa kilometrica pagina l'e-mail di LB ricavata dal forum di NAMIR, scrivetegli.

2002

LB è di nuovo alla ribalta questa volta per quello che definisce il suo capolavoro Manuale crudele al bon ton. Ne appaiono sporadiche copie fotocopiate a Bologna ed a Firenze, poi le copie spariscono nel nulla. Si dice, e lui lo conferma, che il testo sia stato venduto ad un editore straniero che al momento non ha nessuna intenzione di pubblicarlo.

Forse tutto questo è vero, ma noi stimo cercando di rintracciare il testo (alcuni pezzi li abbiamo già) ed appena lo avremo nella sua interezza lo pubblicheremo sia su carta che su questo sito:"Q" lo trovate già nella pagina degli e-book.

 

Link:

 

http://www.virgilio.it/canali/libri/itinerari/053/ 

 

 

Sbirro in borghese spara durante la deriva psicogeografica "Bus Neoista" a Roma
[18-06-95][Italiano]

 

 

 

Roma: 50 denuncie per una sola persona: Luther Blissett.
[22-12-95][Italiano]

 

 

Da "La Repubblica - Roma": "Festa sul bus: venti denunce".
[28-12-95][Italiano]

 

 

da "King" lungo articolo su Luther Blissett di Ippolita Franciosi.
[__-06-96][Italiano]

 

 

da "Il Tempo": "Processo ai seguaci del caos dei media" articolo sul Bus Neoista, di Maurizio Giallo.
[13-02-97][Italiano]

 

 

da "L'Unità": "La festa su un autobus finisce in tribunale" articolo sul Bus Neoista.
[13-02-97][Italiano]

 

 

da "The Guardian":  "LB still finds Italy a trial", sul bus Neoista, di James Tandy.
[13-03-97][Inglese]

 

e-mail    luther_blissett@lycos.it

Luther Blissett