ARTE POSTALE 10

Hans Hartung con il suo dipinto "T 1948-19" stimolò la mia predisposizione allo sperimentalismo artistico fin dagli anni '50. Avevo trovato questo dipinto raffigurato su una rivista d'arte dell'epoca ed all'interno c'era un servizio fotografico sull'Autore: su cartoncini telati mescolavo colori di varia provenienza a gesso, sabbia e cemento, infine sull'opera incollavo sassolini, cocci e piccoli oggetti.

Non appena riuscii a mettere le mani su una fotocopiatrice iniziai a duplicare con trascinamento paesaggi fotografici e dipinti, intervenivo poi con inchiostri colorati e così l'opera era finita. Anche alcuni disegni di Hartung (Periferia) vennero da me trattati con quest'ultima maniera.

La fotocopia ha dunque avuto una posizione di rilievo tra gli artisti di frontiera, merita pertanto riassumere ed approfondire ciò che ho già scritto. Abbattute le frontiere della tradizione e superato in massima parte l'individualismo, si è passato ad un sistema collettivo di far arte; la fine dell'isolamentop dell'artista e della sua dipendenza dalle regole del sistema ha segnato l'inizio d'una nuova era caratterizzata come non mai dalla necessità d'un dialogo creativo più immediato tra l'artista e la sua sfera d'influenza più diretta, ovvero i "colleghi". Si sono quindi affinati mezzi più spontanei ed anticonvenzionali attraverso i quali proporre una propria visione artistica: ecco la popolarità della copy art, la raffinata estensione della funzione della macchina fotocopiatrice fuori dagli usi d'ufficio.Comune desiderio degli operatori di copy art è quello d'amplificare al massimo ogni messaggio ed ogni presentazione, è inoltre possibile clonare ogni cosa, l'opera d'arte, o presunta tale, è proprio nel suo massimo periodo di riproducibilità tecnica: nulla e nessuno è più sacro, anzi è proprio un confronto con i catalogati capolavori e maestri che più stimola il desiderio di copiare. La rete come un ecosistema autosufficiente è in grado di riequilibrare automaticamente le energie profuse da ciascun operatore: un buon progetto di mail art genera risposte interessanti, un invio poco ponderato o prodotto in serie ha come risultato risposte altrettanto massificate e frettolose. L'arte postale è quindi un'esperienza che può dar molto, anche molto poco, ciò che se ne ricava è direttamente proporzionale alla quantità e spessore della comunicazione che vi si riversa. Non è concesso barare, ma c'è una larga tolleranza per i principianti che ancora non abbiano ben compreso il funzionamento del sistema. L'effetto feed-back che si determina all'interno del circuito rappresenta un ottimo stimolo a imparare e progredire in continuazione.

Come dice una vecchia canzone dei Beatles "alla fine l'amore che ricavi è uguale all'amore che dai". Facciamo un passo indietro e torniamo ad analizzare il tema arte-postale mail-art entrato oggi nell'uso corrente quale minimo comun denominatore fra le molte sigle utilizzate negli anni, con differenti sfumature di significato, tutte per dare un nome alla rete postale creativa. Nei paesi anglosassoni "postal art" è stato più volte suggerito senza però ottenere gran successo, come variazione priva di contenuti maschilisti infatti MAIL=POSTA e MALE=MASCHIO, in inglese mail e male hanno pari assonanza. Corrispondence-art viene invece solitamente preferita da quanti pongono l'accento, non senza buoni motivi, nella messa in atto di un vero processo comunicativo più che nel mezzo utilizzato dei canali postali: porto ad esempio il pionieristico studio CORRISPONDENCE ART di Michael Crane e Mary Stofflet. C'è stata anche una proposto nell'ottobre 1983 da parte del futurista Umberto Luigi Ronco che così scriveva "..siccome anch'io faccio quasi da sempre e da futurista (i futuristi quest'arte la facevano già nel 1914 e negli anni '20 senza disvelarla o chiamarla "postale" o con altro nome, era Arte) delle buste e carta da lettera con sopra eseguiti miniature, disegni a matita, a china, a pantel-pen, dipinti, collage, ecc. io la definirei  Arte Epistolare, dal latino epistola. E' più vicino a "lettera" che a "sacco postale" in ingleseamericanousa. Arte Postale ha forte sapore di arte di stato. Di burocrazia crassa. Non cultura ad ogni modo. Di poi se ne potrebbe impossessare con  cavilli il Ministero delle PPTT (non leggere puttane) e allora sarebbero dolori "legali". Tutto può capitare ormai in questo lembo di terra.

Tutti i creativi che hanno imboccato la strada dello sperimentalismo artistico s'impegnano a cambiare il modo in cui sono abituati ad osservare l'arte, le rapide xerox ci hanno quindi spinto ad una velocità sempre più frenetica nel vortice dell'evoluzione delle idee e ci hanno aiutato ad esaminare l'evoluzione del moto del processo creativo: questo è il sogno futurista che si è fatto realtà. E pensare che l'accelerazione di tutto questo ebbe inizio nel 1938 quando Chester Carlson riuscì ad ottenere quella prima copia istantanea a secco su carta comune con quel procedimento da lui stesso inventato che prese poi il nome di xerografia.

 

Quell'invenzione in pochi decenni ha ottenuto sviluppi impensabili, divenendo uno strumento raffinato ed indispensabile. La fotocopiatrice oltre ad assolvere i propri compiti di riproduzione veloce ed economica di testi per uso burocratico, ha creato anche una miriade d'imprevisti d'uso.