Mail art 14
Dagli USA a Berlino, dall’Australia alla Corea, un flusso o meglio un FLUXUS attraversa e invade il nostro pianeta. È con la nascita della posta che l’arte entra nel francobollo e nell’annullo, possiamo poi passare alle settecentesche cartoline disegnate a mano fino a giungere alle operazioni postali dell’avanguardie artistiche così dette storiche. I collaggi postali costruiti dal futurista Pannaggi nel 1920 consistevano nel combinare l’indirizzo del destinatario con foto, elementi grafici, francobolli, cifre stampigliate, carte policrome, garze e tele in una composizione che poi l’ufficio postale completava casualmente con timbri ed etichette ufficiali. Si ricorda una lettera inviata a Marinetti nel 1920 e conservata ancora negli archivi del futurista, altro esempio degno di nota è quello datato 28.2.1927 anch’esso inviato a Marinetti e adesso collocato in collezione privata. È giusto rilevare come l’idea dei collaggi postali appare quasi contemporaneamente in analoghi esperimenti di Kurt Schwitter nel 1922 (collage Mertz 133) conservati presso collezioni italiane e per la prima volta pubblicamente esposti nell’ottobre del 1979 a Palazzo reale a Milano in occasione della mostra "Origini dell’astrattismo" organizzata da Guido Ballo.
Nei lavori dell’artista tedesco si ravvisa uno spirito di stretta natura DADA tanto che la stessa affrancatura appare inserita casualmente nel contesto grafico, mentre nei collaggi di Pannaggi la disposizione dei bolli e la stessa elaborazione viene predisposta secondo un piano costruttivo ben preciso tanto che la sola timbratura è lasciata alla casualità del burocrate postale. Dunque l’arte postale durante il futurismo veniva eseguita anche se inconsapevolmente perché i futuristi non pensavano di fare un’arte che poi sarebbe divenuta "speciale". "Era uno sfogo artistico spontaneo - come hanno poi dichiarato alcuni – amicale e affettuoso, non si pensava che in futuro potesse essere valorizzato, eravamo ben coscienti che aveva un suo particolare valore e significato, un omaggio saturo anche d’ingenuità e di verginità d’intenti". Anche se è innegabile l’esistenza dei precursori europei, l’americano Ray Johnson si servì del servizio postale per trasmettere i suoi messaggi poetici. Ray era allora all’interno di FLUXUS che era il nome d’un gruppo nato spontaneamente attorno al 1960 con operatori disperanti sia negli USA che in Europa, ben poco li unisce a livello ufficiale, concepiscono l’arte secondo alcune influenze ereditate dalle vecchie avanguardie rivisitate e attualizzate.
Generazioni di mailartisti divisi anagraficamente ma anche nelle metodologie usate si sono succedute ogni cinque, dieci anni anche se gli stacchi fra i diversi periodi risultano evidenti solo se si interrompe per qualche tempo l’attività e vi si ritorna trovando nuovi volti e consuetudini. Chi dopo una lunga assenza prova per nostalgia e curiosità a riaffacciarsi al network quasi mai trova le motivazioni necessarie per rientrare veramente in gioco; è difficile dopo averne provato le mille sfaccettature considerare l’eventualità di frequentare la mail art solo occasionalmente o parzialmente. Proprio come con le amicizie che se non sono adeguatamente coltivate pian piano finiscono con lo stemperarsi e perdere di senso, così l’arte postale praticata con discontinuità rischia di restare confinata nei limiti del garbato e distante colloquio tra estranei. L’arte postale degli anni ’90 pare trovarsi di fronte per la prima volta nella sua lunga storia ad un impasse di crescita, o meglio ad un travaglio d’origine verso forme di comunicazione elettronica più veloci più economiche per chi dispone d’adeguate tecnologie. Sono tutt'oggi ancora numerosissime le esposizioni e i progetti di mail art organizzati pressoché quotidianamente nel mondo, ma si percepisce lo stesso nettamente la scomparsa all’interno della rete postale di quell’impulso a trovare nuove strade e forme espressive che hanno caratterizzato finora il fenomeno, quella stessa disposizione evolutiva che ha fatto sì che noti veterani della mail art si siano logicamente indirizzati negli ultimi tempi verso esperimenti collettivi di matrice elettronica. L’aumento costante delle tariffe postali assieme alla diffusione della rete telematica lasciano intravedere in un futuro non lontano in cui forme dell’arte per corrispondenza torneranno ad essere, come negli anni ’60, una pratica numericamente e qualitativamente più ridotta, ma forse anche più intima e meditata da parte di operatori che per scelta o necessità continueranno a preferire la sorpresa d’aprire ogni giorno la propria cassetta delle lettere per trovarvi chissà quali misteriose sorprese e missive, a quella di udire una serie di bip che annunciano messaggi in attesa che fremono per esser scaricati.
Il mailartista che passa all’e-mail resta un poco perplesso per l’atteggiamento paranoico anti-spam che il navigatore tradizionale possiede, e si ribella, come il sottoscritto che ha voluto creare la SPAM-ART.