MAIL ART 6
Fermiamo un attimo la nostra attenzione sulle lettere che Vincent Van Gogh inoltrava al fratello Theo durante la sua vita culminata tragicamente nel 1890. In queste lettere al fratello, il pittore inviava scritti con schizzi, disegni e annotazioni grafiche disposte in modo, spesso sghembo tra le righe. Vi si trovano pagine di diario, di polemiche, di comunicazioni disperate (un po’ gli S.O.S. di Demos Ronchi dei quali abbiamo già parlato), soprattutto nel periodo trascorso a Saint-Remy ricoverato nel locale istituto di cura per alienati di Saint Paul De Mausole. Questo artista potrebbe essere il nostro simbolo dei cento anni della mail art (per precisione sarebbero sui 120) che successivamente si sviluppò nei movimenti futurista e DADA. Sviluppo continuato nei successivi linguaggi che si richiameranno al lettrismo ed ancora più specificatamente a FLUXUS, per non parlare della minimal art, dall’arte concettuale, della narrative art, della poesia visiva ed oggettuale. Ma nel 1962, dopo vari anni di pratica, l’attività artistica di comunicazione postale di Ray Johnson approdò ufficialmente alla ormai famosa N.Y. Corrispondence School of Art con mostre di progetti collettivi in prestigiosi musei di tutto il mondo. Negli ultimi decenni sono nati importanti archivi di mail art in ogni angolo del mondo ed in occasione di questo virtuale centenario sottolineiamo questa presenza scomoda nel mondo dell’arte alla quale spetta un posto di diritto e di rilievo nell’ambito della ricerca e della sperimentazione artistica, la mail art è un grande network di comunicazione totale ove vengono usati diversissimi media e discipline: timbrarte, post card, photo art, play art, computer art, copy art, collage, fax art, internet art, ecc. Sì, usando anche il canale della madre di tutte le reti:internet. Il nostro Johnson già nella metà degli anni ’50 creò i MOTICOS, piccoli cartoncini sagomati con incollati disegni e ritagli di giornale ritoccati, esposti poi sui marciapiedi metropolitani o nelle stazioni ferroviarie oppure secondo l’estro del momento, spediti poi per posta ad amici, a conoscenti, a personaggi noti ed a perfetti sconosciuti, trovati magari sull’elenco telefonico in base al suono del nome o ad altri criteri casuali o sibillini. Invii accompagnati da messaggi criptici, giochi di parole, richieste all’apparenza assurde, inviti ad “incontri” reali o fittizi, i cosidetti NOTHINGS nei quali, rovesciando il concetto di happening, non accade assolutamente nulla! I contatti postali assumono gradualmente per l’Artista, il quale per inciso ama utilizzare anche il telefono ed altri mezzi di comunicazione, un’importanza sempre maggiore ramificandosi in una vasta rete di corrispondenti “abituali” battezzata nei primi anni 60 (sembra dall’artista FLUXUS Ed M. Plunkett) con il nome ironico di N.Y. Corrispondence Scool: un ibrido fra la pittorica N.Y. School creata dai critici e le scuole per corrisponda anche allora pubblicizzate dalle riviste di massa.
La sigla ha
conosciuto poi negli anni infinite ludiche variazioni, tutte ampiamente
documentate da numerosi timbri: NYCS, NY Gymnastic School, Buddha University, Alta Scuola di Corrispondenza, ecc.
Bisogna poi aggiungere le diecine di “fans club” scherzosamente creati e
coordinati da Johnson dedicati a star del cinema e ad altre celebrità che tenta
anche spesso con successo di coinvolgere nelle sue CORRESPON-DANZE. L’intera
attività postale dell’Artista si basa in realtà, ed in questa semplice
rivelazione sta tutta la sua grandezza, in un unico “pun” macroscopico (proprio
per questo invisibile ai più): nelle corrispondenze egli cerca sempre e solo
delle “Corrispondenze” con un carosello infinito di riferimenti (immagini,
citazioni, anagrammi, ecc.) capaci di mettere in relazione tra di loro due
concetti (e/o due persone: mittente e destinatario) a prima vista senza nulla
in comune.
“I giochi di
parole non sono solo un gioco” scriveva Alfred Jarry: la considerazione
s’attaglia perfettamente al lavoro di Johnson in apparenza effimero e
frammentario, ma osservato attentamente nel suo insieme (migliaia di
comunicazioni ad altrettanti corrispondenti) orchestrato come una complessa
sinfonia in tutta una serie di geniali trame con temi ricorrenti, variazioni,
gag, coincidenze, doppisensi. Dunque nelle parole dell’Autore un fantastico e
gigantesco mobile di Calder, costantemente in movimento.
Vittorio
Baccelli
6.