MAIL ART 9

 

 

Un’altra pioniera delle fotocopie d’autore è stata Sonia Sheridan dall’esordio strettamente sperimentale dei primi anni ’70, la sua attività s’è spostata sul piano divulgativo: articoli, saggi, conferenze.

Dopo tante polemiche e dibattiti, nel ’70 le fotocopie d’autore approdano finalmente alla Biennale di Venezia: è la nascita ufficiale della nuova corrente, di qui alla consacrazione definitiva, la mostra Elettroworks del ’79 al Museo Internazionale della foto a Rochester, sarà un susseguirsi ininterrotto d’iniziative e conversioni.

Da allora alla copy art o xerox art o elettrografia, come viene chiamata in Francia, si accostano un po’ tutti gli artisti del momento. I fotografi come il tedesco Jeorg Wibek, il canadese Evergon, l’americano Ginny Lloyd iniziano a duplicare dia, qualche maligno sostiene più che altro per motivi d’economia, e stravolgendole le trasformano in vere e proprie nature tridimensionali, collage surreali formati da diversi scatti sovrapposti. I pittori, trai tanti il belga Albert Pepermans intervengono con pennello e colore su fotocopie originali per poi magari duplicare il risultato e su questo dipingere o come Tonino Milite presentare foto o fotocopie dipinte. I fumettisti si divertono invece a deformare i loro disegni con suggestive ed efficaci strisciate. I grafici, soprattutto se impegnati nella produzione di fanzine o locandine punk, si servono dell’elettromacchina per creare nuovi effetti. Un caso trai più significativi è quello del cileno Chico Ivo che ha inventato una tecnica singolare per ottenere ritratti personalizzati di rockstar da semplici scatti di foto. Dalla dia a colori ricava uno stampo in bianco e nero che viene quindi fotocopiato in modo da esasperare ancor più i contrasti cromatici, il tutto sempre in formato cartolina.

A proposito di cartoline, è proprio la mail art a favorire una delle prime e più riuscite espressioni di cartoline d’autore, sature di messaggi politici, sociali o personali, che divengono pure volantini o cartoncini più o meno augurali con tanto di francobolli e

 

 

 

bolli e danno inizio a quell’international mail art network, la rete che organizza scambi e mostre.

I francobolli finti di E.F.Higgins III, le cartoline di Anna Banana, i collage demenziali di Buster Cleveland sono gli esempi più illuminanti del filone trasgressivo. Sempre negli USA è nato nell’81 l’ISCA (international society of copy artist) un’associazione che promuove il lavoro degli artisti attraverso una rivista trimestrale Isca Quartelly, ovviamente fotocopiata, già una piccola bibbia del genere, che organizza mostre itineranti in permanenza, con un vastissimo archivio di dia ed una newsletter saltuaria.

Nell’arte postale il momento espositivo, se non viene anch’esso trasformato in un happening collettivo che coinvolge attivamente i visitatori, è soltanto una documentazione a posteriori, una esemplificazione pubblica d’un processo di comunicazione che nella sua forma più pura e significativa, avviene in maniera privata e sotterranea, nei progetti che s’intrecciano quotidianamente fra i singoli e gruppi più o meno numerosi di mailartisti.

L’arte postale sposta l’attenzione da quella che comunemente è chiamata Arte al più ampio concetto di Cultura ed è questo spostamento a renderla realmente contemporanea. Non sarebbe quindi corretto definire l’arte postale come un semplice movimento artistico, anche se vari critici l’hanno impropriamente considerata tale, sistemandola a fianco della poesia visiva e d’altre tendenze minori dell’arte contemporanea. Per il suo carattere di fenomeno allargato a professionisti e non, rigetta il concetto di genio artistico appannaggio di pochi eletti, per la scelta del baratto come forma di scambio rispetto alla vendita, per la pratica del contatto intimo personale come totale rovesciamento della mistica elitaria dell’artista isolato nella sua torre d’avorio, la mail art si configura piuttosto come un nuovo modello di strategia culturale, un perfetto prototipo già realizzato negli anni ’60 della "cultura di rete" di cui tanto oggi si parla a proposito di internet e delle comunità in costante contatto telematico.

Chiunque provi a praticare l’arte postale si trova poi come al centro di una immensa ragnatela di contatti diversa per ciascuno nella sua configurazione, in quanto ognuno si costruisce una sua lista di corrispondenti privilegiati, capace dunque di produrre combinazioni sempre differenti nell’interagire delle varie personalità. Non esiste quindi una sola mappa dell’arte postale, ma come in un gioco di scatole cinesi, ne potremo tracciare cento, mille, centomila, tante quanti sono gli operatori in rete.

La rete postale creativa è un’alchimia mutevole di nuove energie, ma anche con alcune sue caratteristiche sempre riconoscibili, come un brano musicale programmato per suonare in modi differenti ogni volta che premiamo un tasto del PC, senza per questo perdere del tutto la cifra stilistica dell’autore.

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