-         vittorio baccelli – i racconti – terzo sigillo –

 

MARINORA

 

Si guardò attorno, si trovava in una piccola stanza disadorna, un tavolo nel mezzo e due vecchie sedie impagliate. Una piccola finestra dava su un panorama urbano, sembrava d’essere ad un piano alto, forse al ventesimo o ancora più su.

Marinora si sedette su una sedia che l’accolse scricchiolando, si guardò meglio attorno: non c’erano porte, l’unica apertura era la finestra.

Vide che due e-mail le giravano attorno, ne prese una con le mani, ma non ricevette alcun messaggio, l’energia era indebolita, da quanto tempo si trovava in questa stanza?

Anche l’altra e-mail stava scomparendo per carenza energetica.

La testa le scoppiava, ma cercò di rifasare il pensiero per capire perché si trovasse li.

Si era svegliata presto questa mattina, dato che aveva numerose scartoffie da smaltire nel suo ufficio. Ma appena arrivata, era stata colta da claustrofobia, le succedeva spesso quando doveva iniziare un lavoro palloso, allora era scesa al computer bar giù all’angolo, si era seduta al suo solito tavolo, aveva ordinato un caffè con panna, se l’era scolato lentamente mentre sullo schermo scorreva la listata dei principali titoli dei giornali del mattino.

Aveva poi ordinato un pizzico di neococa per rifasarsi del tutto con il giorno appena iniziato, e mentre sniffava si erano sentite due secche esplosioni distanziate l’una dall’altra solo da pochi secondi, la prima era abbastanza lontana, la seconda invece era più vicina ed aveva anche fatto anche tremare i vetri della porta d’ingresso.

La cosa non aveva preoccupato nessuno, tanto meno Marinora, le esplosioni urbane facevano ormai da tempo parte dell’inquinamento acustico metropolitano.

Una cosa però la incuriosì: una strana coppia di giovani che erano seduti al tavolo accanto al suo. Lui era un ventenne con l’aria di studente universitario, lei sembrava la tipica prostituta con il terzo occhio impiantato. Le sembrò che il giovane sorridesse al sentire i due botti, allora lei attivò lo scanner mentale ed avvertì contentezza e preoccupazione, sembrava che i due fossero appena usciti da un forte trauma, ma al contempo erano felici della situazione. Marinora pensò che ciò fosse molto strano e tentò di saperne di più. Il giovane era consapevole che erano saltati la sua casa ed il suo modulo di trasporto, ma perché era felice? Contenti loro… e si ritrasse anche perché non voleva si accorgessero della lettura del pensiero, si sa, chi ha il terzo occhio avverte molte cose, e poi in definitiva non erano cazzi suoi.

Si mise allora a sfogliare alcuni articoli di una mail rivista di moda, quando udì una voce sintetica <MARINORA AL COLLEGAMENTO TRE >

Si alzò, andò al bancone e si sedette alla consolle del collegamento tre sul cui schermo lampeggiava <MARINORA >

Questi erano gli ultimi ricordi. Marinora si alzò dalla sedia ed avvicinò un dito all’unica finestra. Attivò il magnete dell’unghia dell’indice della mano destra, ed al suo tocco i pixel del panorama urbano iniziarono a tremolare ed a scomporsi, ritirò la mano e scannerizzò prima la finestra e poi la stanza.

Dietro la finta finestra con il falso panorama d’alta definizione c’era solo il muro, analizzò le pareti, esisteva una porta di legno nascosta dall’ologramma del muro. La porta poteva facilmente essere sfondata col laser, ma Marinora decise d’attendere per ottenere le spiegazioni.

Dopo circa mezz’ora il muro scomparve, la porta s’aprì ed entrò un giovane vestito da malavitoso con un completo di pelle nera lucida.

-         Vedo che sei già sveglia.

-         Perché sono qui?

-         Non eri tu quella che volevamo, ma con la vendita dei tuoi organi ci rifaremo almeno delle spese.

-         I miei organi non sono in vendita, esigo una spiegazione.

-         Volevamo Marinora, perché sei andata alla consolle?

-         Io sono Marinora!

-         Ma non sei quella che cercavamo.

-         Non ho un nome comune.

-         Comune non sarà, ma unico neppure. Per questo ci siamo ingannati, eri nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Marinora si fermò a riflettere: Questo scoppiato m’ha scambiato per un’altra. E cominciò a leggere il pensiero dello stupido. Pensava che fosse una studentessa, non sapeva che era un’indipendente con un sacco di protesi attive, e non sapeva neppure che avrebbe potuto farlo fuori in qualsiasi momento. Anzi il coglione stava pensando che non era niente male e che se la sarebbe fatta prima di venderla alla banca degli organi.

A quel punto lei pensò di farlo subito fuori, ma poi lo guardò meglio, lo stupido non era poi niente male, ribaltiamo la frittata: lo scopo e poi lo faccio secco!

-         Senti amico, io non so chi tu sia, da me non ci prendi una lira perché sono una      tossica e i miei organi non li vuole nessuno, sono una studentessa in bolletta e per mantenermi agli studi ho imparato un sacco di giochetti erotici. Perché non scopiamo e poi mi lasci andare ed amici come prima?

-         Mi sembra una proposta accettabile.

E cominciò a spogliarsi. Marinora proseguì la lettura del pensiero e vide che era molto eccitato, ma dopo l’avrebbe sicuramente venduta.

Anche lei si spogliò, poi si mise nuda in terra sulla moquette ed iniziò ad accarezzarlo. Lo stupido la leccò tutta e fu bravo nel farla venire, poi lei iniziò a succhiarlo, infine si lasciò penetrare e la cosa andò avanti per una diecina di minuti.

Si staccò da lui, gli prese il membro in bocca e lo fece divenire duro prossimo all’esplosione. Ed a quel punto scattò la lama del medio della mano sinistra ed il membro fu istantaneamente tagliato alla radice.

Mentre il membro ancor duro cadeva sulla moquette ed uno schizzo di sangue s’alzava, Marinora era in piedi velocissima, per non sporcarsi e lo guardava sorridendo mentre l’emorragia lo stava uccidendo e dalla sua bocca uscivano dei rantoli di morte. Il corpo era in preda alle convulsioni e la sua vita stava fuggendo assieme al sangue che ormai aveva inzuppato la moquette di mezza stanza.

Lei si vestì attenta a non imbrattarsi, poi attivò il laser impiantato e sfondò la porta di legno. Mentre usciva si voltò a dare un’ultima occhiata allo stupido rantolante e mandandogli un bacino con le dita sussurrò – Adieu mon amour –

Dopo la porta vi era un ingresso ed un’uscita che dava al piano terra, fuori un vicolo maleodorante nell’anonima periferia cittadina.

Chiamò il modulo che dopo pochi minuti apparve, salì e si fece portare all’ingresso del palazzo ove si trovava il suo ufficio.

Attivò subito il suo personal ed iniziò una ricerca a raggio globale, quasi subito apparve una listata di Marinore sparse in ogni luogo del pianeta, selezionò i primi arrivi e proseguì con l’eliminazione su basi geografiche e d’età. Cancellate quelle che non potevano essere scambiate per lei si indirizzò verso tre donne che oltre ad avere il suo nome abitavano a non più di duecento chilometri da lei. I dati sulle tre selezionate iniziarono ad affluire, una di queste abitava in una città vicina e lavorava in un laboratorio di ricerca sui biochips. Questo fece scattare la molla a Marinora, molte persone che lavoravano a questo progetto erano state negli ultimi tempi misteriosamente terminate. Disse al PC di concentrarsi su questa, di attivare ogni motore di ricerca e di fornirle tutti i dati possibili. La prima cosa che apparve fu il volto, ed era molto somigliante al suo, arrivarono poi ben sette suoi indirizzi, ma tutti virtuali, in seguito giunsero gli altri dati. Ora poteva leggere per intero la vita della ragazza, dall’asilo fino ad oggi, compresi i conti bancari, i fornitori abituali, gli amici, i parenti, ed infine arrivò anche l’indirizzo ed il numero di codice del suo modulo di trasporto. Marinora fu soddisfatta del lavoro eseguito dal suo PC, era stato veramente eccezionale, e grazie a lei che l’aveva taroccato a tal punto da essere quasi senziente, aveva in lui sistemato chiavi d’entrata d’ogni tipo, ovviamente illegali che gli permettevano di scivolare in ogni piega della rete. Una ricerca così ad ampio raggio non l’aveva mai eseguita, ma era certa, dato il suo lavoro d’indipendente che prima o poi l’avrebbe compiuta, pensava per lavoro, non per ricerca personale.

Un dubbio la colse, non sono certo l’unico indipendente ad aver sistemato così il computer, e così ordinò al PC d'eseguire una ricerca su lei stessa.

Dopo meno di un quarto d’ora sullo schermo apparve praticamente tutta la sua vita, i suoi conti, gli amici, ecc.

- Manca solo il numero dei peli che ho nel culo! – esclamò ad alta voce e pensò che un indipendente serio non avrebbe dovuto lasciare tracce evidenti di sé, la sua professione esigeva discrezione ed invisibilità. Ordinò quindi al computer di ripulire la rete da tutti i suoi dati ed anche da quelli dell’altra Marinora.

Si sedette su una poltrona mentre il PC era al lavoro, accese una sigaretta per concentrarsi e decidere cosa fare. Intanto attorno a lei ronzavano tre e-mail, le afferrò al volo e le spinse verso la memoria.

Inviò un e-mail all’altra avvertendola del pericolo e che un modulo sarebbe passato a prenderla. Attese accertandosi che il messaggio fosse stato letto, poi inviò il modulo alla sua abitazione.

Passò mezzora prima che il suo mezzo di trasporto portasse l’altra Marinora dandole anche le istruzioni per salire in ufficio.

La porta si aprì.

-         Ciao Marinora, accomodati.

-         Che cosa vuoi da me? Perché mi hai fatto venire? Come sai il mio nome?

-         Prima ascoltami bene – e le raccontò per filo e per segno che cosa le era accaduto.

-         Ma a me non è mai successo niente d’insolito, ed anche il mio lavoro è solo di routine. Però avevo un appuntamento con un mio amico a quel computer bar, solo che non ho fatto in tempo ad andarci per un problema in laboratorio.

-         E questo amico cosa poteva volere da te, fino al punto di farti rapire?

-         Non lo so davvero, lo conosco da poco, ma con me è sempre stato molto gentile.

-         E l’appuntamento al bar come te lo aveva dato?

-         Con un e-mail che è arrivata svolazzando mentre lavoravo.

-         Chiunque avrebbe potuto inviarla, sei sicura che fosse proprio un suo messaggio.

-         E’ vero chiunque avrebbe potuto inviarla.

-         E’ mai capitato qualcosa di strano tra te e lui?

-         No mai. Aspetta, l’altro giorno mi ha lasciato a casa un pacchetto e mi ha detto che sarebbe tornato a riprenderlo.

-         Via, di corsa a casa tua e vediamo di cosa si tratta.

Si alzarono, scesero al modulo e si recarono a casa della Marinora due, un cuballoggio come tanti altri nella città uffici.

-         Ecco l’ho lasciato su questa mensola.

-         Apriamolo.

-         E’ una scatola argentata.

-         Guardiamo dentro.

-         Ma che strano oggetto!

-         E’ uno di quei mistici oggetti della donna del fiume, vale una fortuna!

E lo sollevarono, era composto da due ossa levigate, un chip antico, due sassolini rossi e tutto legato assieme da sottili fili d’oro, dipinto con sottili righe blu che s’intrecciavano tra loro creando angolature impossibili.

Tornarono con la scatola all’ufficio e fecero scannerizzare dal PC l’oggetto trovato.

Dopo un lungo lavorio il PC emise il verdetto <OGGETTO DELLA DONNA DEL FIUME – ATTRIBUZIONE CERTA AL 100% - NON CATALOGATO – NOT IN FILE – PROBABILE FUNZIONE: RICERCA VARCHI – APERTURA NODI DI BOSE – ATTIVAZIONE POSSIBILE AL 40% >

-         E che significa?

-         Prima cosa significa che vale un casino di soldi, poi che forse può essere attivato.

-         Attivato per cosa?

-         Gli oggetti della donna del fiume oltre ad essere delle autentiche ed inestimabili opere d’arte, sono anche dei catalizzatori energetici o psichici, nel nostro caso significa che se siamo capaci d’usarlo ci può portare in un’altra dimensione, oppure può creare un varco per l’iperspazio.

-         Ammettiamo che si riesca a farlo funzionare, che ci succede?

-         Non ne ho la più pallida idea, forse è meglio rimetterlo nella sua scatola.

-         Fammelo riguardare.

E detto questo, Marinora due lo prese in mano, ed ebbe una sensazione di calore, anche se lieve, e – Guarda ! – in un angolo dell’ufficio si era formato un triangolo equilatero alto circa un metro e mezzo, era una riga viola luminescente a formare il triangolo.

-         E adesso che facciamo?

-         E se ci guardassimo dentro?

Misero una mano all’interno delle righe e la mano scomparve, la ritirarono fuori e niente era successo. Allora infialarono la testa e videro la sabbia di un deserto, contemporaneamente si trovarono entrambi nel deserto, un sole infuocato e la sabbia sotto i piedi, dietro a loro erano visibili le linee triangolari del portale.

In lontananza un’oasi rompeva la monotonia delle dune di sabbia, era un fronte di palme che si stagliava all’orizzonte col suo verde intenso.

-         Che meraviglia!

-         Si, ma molto pericoloso, se tentiamo di raggiungere l’oasi difficilmente ritroveremo il portale, guardiamoci intorno, godiamoci un po’ di sole e poi rientriamo. Torneremo un’altra volta, ma con l’attrezzatura giusta, e magari ci divertiremo a fare le esploratrici.

-         Guarda là tra le dune!

-         Sono tre cavalieri e se ne stanno immobili.

-         Non li avevamo visti, ma loro ci stanno osservando.

-         E sono armati, hanno dei vecchi fucili a tracolla.

-         Cazzo, la dietro ce ne sono degli altri!

-         E stanno imbracciando i fucili.

-         VIA!VIA!VIA!

E detto questo si rituffarono immediatamente nel portale, si ritrovarono nello studio e richiusero l’oggetto nella sua scatola.

-         Torneremo adeguatamente preparate. Tra l’altro io ho bisogno di una segretaria e se ti va puoi stabilirti da me, non credo che per te sia salutare tornare alla tua casa ed al tuo vecchio lavoro.

-         Ma ho tutte le mie cose nel cuballoggio.

-         Manderò dei fidi dell’agenzia a prenderle e nessuno saprà mai dove sei finita. Ti creerò una nuova identità, dopo avere esplorato le possibilità dell’oggetto, forse potremo anche venderlo e vivere da signore i nostri giorni futuri.

-         Tutto ciò è molto intrigante.

-         E poi c’è dell’altro, sarà perché ti chiami come me, sarà perché ci somigliamo un casino, ma io avrei voglia di far l’amore con te.

-         Anche a me era venuta la stessa idea.

Si trasferirono velocemente nell’appartamento di Marinora uno, fecero una doccia assieme e poi si sdraiarono sul letto.

Fecero l’amore e quando furono sazie, la uno disse – Vestiamoci e tempo di pensare al lavoro.

Consegnò alla due uno storditore e si recarono dove la uno era stata tenuta prigioniera. Entrarono nel vicolo e due uomini erano all’ingresso, li stordirono fulmineamente, entrarono dalla porta sfondata e bruciacchiata e trovarono due donne ed un uomo attorno al cadavere dissanguato, stordirono anch’essi prima ancora che si rendessero conto che qualcuno era entrato nella stanza.

-         E ora cosa stai facendo?

-         Mando un e-mail alla banca degli organi e gli vendiamo questi bei corpi caldi, a proposito ora hai un nuovo conto e ti chiami Costanza, va bene?

-         Benissimo!

-         Intanto fruga nelle tasche dei begli addormentati, che io perquisisco la casa.

-         E cosa devo cercare?

-         Crediti e tessere di credito, no?

-         Così ci rifacciamo del disturbo.

Prima d’uscire frugarono i dormienti e l’appartamento, recuperando dodici tessere ed un bel gruzzolo, svuotarono le tessere tramite postacity e si accreditarono il tutto.

- Mi sa che la nostra società sarà redditizia – esclamò la neonominata Costanza e mentre rientravano nel modulo videro arrivare il furgone della banca.

-         Ed ora cosa facciamo?

-         Direi di andare al Cronodrome.

-         Giusto, la notte è ancora piccola!