- vittorio baccelli - i racconti -
- per la prima volta su "storie di
fine millennio"
Bisogna avere un caos dentro di sé
per generare una stella danzante.
(F. Nietzsche)
LE
METASFERE
Le metasfere apparvero all’improvviso sul mercato senza alcun lancio pubblicitario, ma si trovarono subito un po’ dovunque.
Potevi acquistarle a poco prezzo dal giocattolaio, o le trovavi allegate alle riviste, o dal tabaccaio, o nei supermercati.
Da dove venissero, non lo so, ma erano importate da un po’ tutti quei paesi esotici tipo Hong Kong, Singapore, Pakistan, ecc.
Erano delle sfere tipo palline da ping pong, suppergiù delle stesse dimensioni e dello stesso peso.
Forse un po’ più piccole delle palline da ping pong, a voler essere pignoli.
Ma la caratteristica delle metasfere era il colore, una gamma di colori penso infinita, ogni metasfera aveva una tonalità diversa da un’altra e poi ve ne erano di trasparenti, di metallizzate e di iridescenti.
Fu così che le metasfere in breve tempo si trovavano ovunque, dalle camere dei bambini alle palestre, dai negozi alle auto, dalle scuole agli uffici, dai treni agli aerei…..
A me le metasfere non sono mai piaciute, ma sono un tipo un po’ particolare, uno straniero nella mia terra.
Abito in un piccolo paese e faccio il fornaio, dunque lavoro solo la notte.
Di giorno di norma dormo, quando tutti vanno a messa la domenica a me la cosa non interessa, quelli della mia età stazionano nei bar ed io ci vado solo a prendere il caffè, un’occhiata al giornale e poi scappo.
Per non parlare del gioco del calcio che non mi è mai piaciuto e della caccia che mi sembra una barbarie.
Dunque anche le metasfere, che tanto piacciono ai miei simili, non mi hanno mai incantato e quelle che ho trovato in casa le ho gettate dalla finestra, e quelle che trovavo al forno del paese, dove lavoro, le ho gettate nel forno a legna tra le braci ardenti.
Ad un certo punto e senza preavviso le metasfere iniziarono a volteggiare in aria, ma lo strano era che la gente non se ne accorgeva, sembrava che solo io le vedessi.
Poi sono iniziate quelle che io chiamo le “svanizioni”, cioè le persone svanivano, un attimo prima c’erano, poi non c’erano più.
Il primo nel mio paese è stato l’Andrea, il giornalaio, non solo è svanito, ma nessuno se lo ricorda più.
Poi è toccato al bar, prima i proprietari, poi sono svanite anche le due bariste ed oggi il caffè è sempre aperto e la gente si serve da sola.
Gli abitanti del mio paese sono continuati a diminuire, ma tutto sembra procedere come se niente fosse, intanto le metasfere sono dovunque, rotolano indisturbate per le strade sempre meno trafficate o volteggiano lente in aria.
Quando al mattino rientro a casa, ne trovo sempre due o tre che sono riuscite ad intrufolarsi, apro la finestra e le spingo fuori, quelle che invece trovo al forno seguitano a fare la fine che vi ho già raccontato.
Oggi al forno ero solo, il mio aiutante non si è visto, anche in paese non ho incontrato nessuno.
Sono a casa ed ho cercato la mia amica del cuore, il telefono mi dava il libero, ma nessuno ha risposto.
Ho acceso la TV e l’ho sintonizzata sull’unico canale che ancora trasmette e che ultimamente manda in onda ventiquattrore su ventiquattro solo bellissimi films uno più recente dell’altro.
Ma anche questo canale oggi ha smesso di trasmettere, all’improvviso il film si è interrotto e sono rimasto a fissare i puntolini che si rincorrevano sullo schermo.
Ho deciso che questa notte dormirò e non andrò a lavorare al forno, che faccio a fare il pane se sono solo io a mangiarlo?