- vittorio baccelli - i racconti -

- da "la città sottile"-

STAKHANOV E' MORTO

Mentre stavo svuotando una vecchia scatola rintracciata in soffitta e zeppa di appunti e di vecchie riviste, su un foglio ingiallito ho trovato alcune righe, da me scritte, che mi hanno fatto un po' sorridere, ma che voglio proporvi.
Anche alcuni decenni fa, scrivevo brevi racconti, che allora pubblicavo su quei fogli, che venivano definiti, prima underground, poi di movimento.
Il titolo di questo racconto, scritto con la mia vecchia Remington portatile - riconosco la battitura - è "Stakhanov è morto" e ricordo d'averlo battuto di getto dopo aver appresa la notizia su un quotidiano.
Il tipo di scrittura è uno "scriptint" sicuramente preveggente ed antesignano: in quegli anni internet non sapevamo proprio cosa fosse. 
Ma ecco le mie righe ingiallite:
"La notizia è rimbalzata su tutti i giornali. Vado come al solito a far colazione al Minibar e ne discutiamo trai soliti amici di quell'ora: io onestamente pensavo che fosse un personaggio storico morto da un pezzo!
Avete mai visto le foto che pubblica il mensile "La Cina?" tutti che lavorano come pazzi e ridono? ma è mai possibile?
Stakhanov ha sorriso per tutta la vita, come Carter, come il vecchio papa e le annunciatrici televisive di stato.
E' morto ormai da molto tempo, sepolto da 102 tonnellate di carbone: ma questo inno al capitale, è mai esistito veramente?
Imbottito di medaglie dai nuovi zar, è stato a lungo invidiato anche dalle nostre false democrazie.
Al di la della sua stupidità, sulla quale ho da sempre sorriso, la vita di quest'uomo mi fa profondamente pena.
Da tempo il lavoro non ha più il mio consenso".

Per concludere, devo dire che anche da piccolo, covavo già sani principi.