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vittorio baccelli – i racconti – terzo
sigillo –
NATURA MORTA
CON FARFALLA OLOGRAFICA
“Casa” era per tutti loro il cuballoggio nel quale abitavano fin dalla nascita, senza neppure rendersi conto che il loro habitat non era altro che una sfera in biometallo delle dimensioni di circa un quarto della vecchia Luna. La sfera stava viaggiando a velocità inimmaginabile da alcune centinaia d’anni verso un sole sito in un angolo di una galassia confinante con quella di partenza.
La sua casa, dunque era formata da un’unica stanza: i colori delle pareti, dei mobili e degli oggetti potevano esser mutati a piacimento, ma la parete schermo era costantemente attiva.
Nel bel mezzo di una delle pareti, quella a sinistra dello schermo, vi era l’unico oggetto che non mutava mai colore, era un antico quadro ad olio, una natura morta dipinta nello stile di Morandi: in uno sfondo marrone luminoso, si stagliavano in primo piano di bottiglie di forma leggermente diversa l’una dall’altra, ma entrambe allungate, di color verde sfumato – accanto ad esse, ma leggermente più arretrate verso lo sfondo, su un piatto bianco riflettente le sfumature di colore sia delle bottiglie che del fondale, si trovavano tre mele mature brillanti nei loro toni di verde e rosso.
Attorno al quadro, instancabile, una piccola farfalla olografica di color azzurro, volava senza posa in percorsi eternamente mutevoli: anch’essa faceva parte integrante della natura morta.
Matilda, la padrona di casa, aveva compiuto solo da poche ore i fatidici quindici anni ed adesso lei era maggiorenne ed avrebbe potuto scegliere a suo piacimento i programmi d’istruzione e di diletto, addirittura avrebbe anche potuto disattivare lo schermo.
Nell’ora esatta del suo compleanno, anche l’Aio s’era connesso con lei per salutarla e per ricordarle che avrebbe dovuto proseguire l’apprendimento con varianti di sua scelta e che non più era vincolata alla sua volontà. Avrebbe, naturalmente, potuto chiedergli ancora consigli e farsi aiutare nelle materie, ma lei sapeva che tutto ciò era sconsigliabile (in questo caso il nucleo di valutazione non sarebbe stato per nulla contento) lei comunque lo ringraziò per la disponibilità dimostrata, e gli disse che presto si sarebbe fatta viva.
Adesso avrebbe potuto anche partecipare al Ludo, le vittorie da lei conseguite l’avrebbero fatta in fretta salire nelle scale di valutazione.
L’Aio aveva da poco abbandonato la parete schermo e lei decise di spegnere di sua volontà la connessione, non prima d’aver fatto apparire sul soffitto un meraviglioso cielo azzurro, pigramente solcato da piccole ed arricciate nuvole bianche.
Era maggiorenne e l’isolamento era un suo diritto. La parete schermo smise di rappresentare un fondale marino con la sua miriade d’abitanti, lentamente divenne lattiginosa per poi spegnersi del tutto.
Matilda osservò lungamente la parete divenuta opaca, di un opaco lattiginoso lievemente fluorescente, poi si soffermò sul suo appartamento, che era in quel momento, tutto di color rosa, indicò al PC di casa di creare situazioni multicolori ed istantaneamente ogni angolo della casa divenne un piccolo arcobaleno, ed anche ogni oggetto assunse un colore diverso dagli altri oggetti che gli stavano attorno. Solo la natura morta rimase immutata con la sua piccola azzurra farfalla olografica che instancabilmente descriveva nell’aria figure geometriche sempre diverse.
Matilda ballò nella stanza che s’era fatta silenziosa, poi si fermò davanti allo specchio ed ammirò il suo corpo bianco coi piccoli seni maliziosi, quasi diafano che nettamente si stagliava nell’orgia colorata.
Pur essendo spenta la parete schermo, lei era sicura che il nucleo la stesse costantemente, ugualmente osservando, così come era sicura che il diari personali riservati venissero accuratamente letti, malgrado le assicurazioni contrarie.
Queste cose lei le aveva sempre sostenute anche quando era in rete con gli amici e molti di loro erano convintissimi di questo e come lei si comportavano di conseguenza.
Ma tutto sommato, era un mondo felice, l’eliminazione dei contatti fisici aveva praticamente sconfitto ogni malattia, era bello farsi accudire e coccolare dai computer, che sempre erano in totale servizio, che non ti facevano mai mancare nulla fin dal momento della nascita. E poi c’erano gli amici coi quali potevi star connesso anche in continuazione, se ti andava.
Dopo qualche giorno Matilda sentiva un po’ la mancanza del suo Aio, le era molto affezionata – Ma che diamine! – si disse – lui è sicuramente un programma, ne posso certo fare a meno! – E così si mise l’animo in pace e si collegò con alcuni del suo gruppo, tutti maggiorenni e si misero a visionare un vecchio film del XXI secolo, loro potevano scegliere quello che volevano, ove i personaggi interagivano anche fisicamente tra loro.
Che sensazioni! Sconvolgenti e di paura, ma anche molto fascinose, ma questo non l’avrebbe raccontato mai, né alle entità del nucleo, né ai suoi più fidati amici.
Mentre era quasi al termine della visione del film, un angolo della parete schermo si colorò di rosso e l’avvertì che era stata selezionata. Seguiva tutta una serie di listate alfanumeriche che lei s’accinse a decifrare, ove le specifiche del Ludo potevano essere svelate. Più avesse decrittato in profondità le listate, più a lei sarebbe stato chiaro come comportarsi per condurre il Ludo. E lei era sempre stata una studentessa modello, che sempre aveva seriamente affrontato anche i giochi didattici.
Abbandono immediatamente ogni altra distrazione e si concentrò sul Ludo. Era la prima volta che partecipava ed era molto emozionata anche perché, solo pochi giorni dopo che aveva gli anni per partecipare, era stata subito selezionata, e pensare che c’è chi mai viene selezionato ed attende per anni.
Riccardo aveva compiuto i suoi venti anni da due mesi appena ed era già uno dei nuovi campioni del Ludo, infatti aveva collezionato ben nove vittorie, una dietro l’altra e con la prossima avrebbe acquisito tutte le specifiche degli Anziani. A soli venti anni era ormai certo che prestissimo avrebbe potuto beneficiare di tutti quei privilegi che solo alcuni cittadini conquistano, e quasi mai prima dei sessanta anni. Gli Anziani, infatti, erano coloro che detenevano la conoscenza e dirigevano il mondo.
Era certo che la chiamata al Ludo era per lui imminente, e l’aspettava con ansia. La sua ultima convocazione, il suo ultimo gioco, prima d’assaporare il vero potere.
Per distrarsi si circondò di luci soffuse e di musiche ritmiche, fece poi apparire l’ologramma d’un gruppo di ballerine che nude danzavano, seguendo il ritmo delle musiche, attorno a lui.
Con un semplice gesto attivò l’attenzione del computer di casa e richiese una droga psichedelica. Subito su una consolle si materializzò un bicchiere di cristallo colmo d’acqua ghiacciata e su un piattino d’argento a forma di cuore, un minuscolo cuore di una sostanza gelatinosa, trasparente, con leggeri riflessi verdognoli.
Riccardo non richiese neppure le specifiche della droga, com’era sua consuetudine, ma si portò il cuoricino alle labbra e lo inghiottì accompagnandolo con una sorsata d’acqua gelida.
S’adagiò sul futon e mentre la stanza andava in dissolvenza e le ballerine olografiche s’erano mutate in sbuffi di colore, un triangolo rosso, insistentemente iniziò a lampeggiare in un angolo in basso dello schermo, il triangolo l’avvertiva che era nuovamente entrato in gioco.
Una gioia infinita lo pervase e nonostante la droga tentasse di trascinarlo nei suoi effetti, una parte di lui iniziò ad elaborare le specifiche del gioco, e man mano che proseguiva nel suo lavoro, metteva sempre più attenzione e concentrazione in ciò che stava eseguendo.
Mentre le allucinazioni si susseguivano, imperterrito continuava a lavorare sul gioco, ed anzi la droga, modificando le sue percezioni, sembrò avere un effetto positivo sulle soluzioni dei problemi che si susseguivano l’uno all’altro. Quando fu vicino alla soluzione, dopo ore di concentrazione, avvertì il computer di casa di conservare una registrazione del tutto, che all’indomani avrebbe prima seguito e ricontrollato i percorsi, poi avrebbe elaborato una strategia d’assalto da seguire.
Era veramente soddisfatto, il suo avversario era una ragazza appena maggiorenne, che partecipava al Ludo per la prima volta. Avrebbe vinto lui, non c’era alcun dubbio, ed anche con estrema facilità. Capì che la vera difficoltà nel gioco, per lui questa volta consisteva nell’identificare l’altro giocatore. Era infatti quasi impensabile che ad un giocatore giunto all’ultima prova, il nucleo ponesse quale avversario una ragazzina inesperta che da poche ore aveva compiuto l’età per partecipare.
Sicuramente era stato grazie alla droga che aveva potuto valutare anche situazioni improbabili, se fosse stato del tutto in sé, sicuramente si sarebbe soffermato su gli altri dodici giocatori giunti come lui a l’ultimo livello, li avrebbe tenuti tutti sotto controllo cercando tra essi il suo avversario, e molto probabilmente, mentre li sorvegliava, sarebbe apparsa la ragazzina, inaspettata, e l’avrebbe sorpreso. Grazie comunque alla droga, ce l’aveva fatta, era riuscito ad identificarla in una sola nottata. Domani avrebbe, a mente lucida, ricontrollato il tutto, ma ne era sicuro, errori nel percorso non ne aveva compiuti.
Si lasciò morbidamente andare alle ultime allucinazioni, mentre le ballerine olografiche stavano riprendendo forma e consistenza ed il loro ballo stava trasformandosi in un’orgia saffica.
Matilda intanto aveva molto seriamente preso il gioco e si era gettata a corpo morto nella decrittazione delle specifiche che le erano state inviate. Aveva anche chiesto alcuni consigli ai suoi amici della sua chat in rete, infatti ve ne erano alcuni che avevano già partecipato al gioco ed altri che avevano saputo metodi per la soluzione delle specifiche da altri partecipanti. Tutto questo era regolare e contemplato dalle regole del Ludo, infatti chi partecipa per la prima volta è autorizzato a chiedere aiuti e consigli a chiunque. Solo la prima volta però, dopo questo è assolutamente vietato.
In venti ore di lavoro ininterrotto Matilda era riuscita a sapere tutto quello che c’era da conoscere sul suo avversario, tutte le caratteristiche cioè, non la sua identità. Però le caratteristiche restringevano la ricerca a tredici concorrenti, e lei poteva benissimo tenerli tutti sotto controllo per scoprire che fosse il suo avversario.
Era riuscita a risolvere quasi tutti i problemi con l’aiuto di alcuni amici, dell’Aio che aveva contattato e di un motore di ricerca nella rete gestito da alcuni haker: i tredici avevano un nome, un volto ed una scheda personale.
A quel punto tutto si era fatto semplice e le informazioni erano giunte a cascata: erano tutti e tredici finalisti, avevano cioè conseguito già nove vittorie – ma le ultime informazioni non lasciavano dubbi, il suo avversario era il più giovane, e forse il più pericoloso di tutti. Aveva appena venti anni ed aveva conseguito le vittorie una dopo l’altra, ma questo non turbò Matilda che si disse – Con me pensi d’andare sul sicuro, ma invece topperai clamorosamente.
Pensando questo disattivò la parete schermo, chiuse ogni accesso all’appartamento, isolandolo dalla rete, ingerì un paio di capsule d’anfetamine che l’avrebbero allertata per una ventina d’ore ed iniziò a darsi da fare programmando un nuovo set olografico da inserire nella sua stanza.
Riccardo dopo alcune ore di sonno ristoratore si risvegliò ancora intontito dagli effetti allucinatori. Bevve un caffè ben caldo, sniffò una lunga strisciata di neococa per rifasare la sua lucidità, cancellò dallo schermo alcune richieste d’amore virtuale e si mise con attenzione a ricontrollare tutti i passaggi già svolti la notte precedente. Non rilevò alcun errore e si complimentò per le felici intuizioni che aveva avuto.
Cominciò a dar ordini al computer per allestire la trappola, o lo scacco matto come a lui piaceva chiamarlo.
Terminata la configurazione, attivò il nuovo sistema e nel bel mezzo della stanza apparve, dapprima nebulosa, poi sempre più nitida nella risoluzione, l’immagine olografica dell’abitazione dell’altro giocatore.
Pur avendo l’immagine una forte risoluzione, era ovviamente trasparente per poter permettere una osservazione totale.
- Che stupida, pensò, non ha ancora provveduto ad un minimo di schermatura, sono entrato nel suo alloggio senza alcuna difficoltà – gli venne poi in mente che neppure lui aveva ancora attivato le schermature, ma non ne aveva bisogno, la sua avversaria era alle prime armi e non aveva neppure iniziato a risolvere il problema, e si sentì estremamente tranquillo.
Curioso stette ad osservarla, per vedere cosa avrebbe fatto, ma pronto a colpirla se la situazione si fosse fatta in qualche modo a rischio. Lei era sul letto e stava leggendo da un e-book, la sua parete schermo era accesa e stava trasmettendo un programma interattivo d’istruzione storica, una piccola farfalla olografica azzurra svolazzava in cerchio per la stanza. Guardava, in parte sconcertato dall’ostentazione di tanta ingenuità. Era quasi tentato di rifiutare l’avversario, poiché non riteneva questa una vittoria sportiva. Stava pensando che come giocatore aveva il diritto di rifiutare l’avversario scelto dal nucleo una sola volta durante l’esecuzione di tutti i Ludi, e lui non aveva mai usufruito di questa opzione. Si era quasi deciso nel rifiuto, quando all’improvviso lei si alzò di scatto, fu quasi come se si sollevasse istantaneamente dal letto ed in mano aveva qualcosa di luccicante che assomigliava ad un’arma a raggi.
Istintivamente Riccardo intuì il pericolo e si gettò a terra schiacciandosi contro il pavimento, mentre un sottile raggio laser gli passava a pochi centimetri dall’orecchio sinistro e si scaricava sul soffitto bruciacchiando una parte di esso. Mentre un acre odore di plastiche combuste stava diffondendosi nella stanza, si rese conto del pericolo corso, la simulazione era interattiva, lui poteva colpire, ma anche lei poteva farlo, e c’era mancato veramente un pelo. Lui aveva il vantaggio di poterla visivamente guardare, ma lei poteva intuire benissimo quale fosse la sua posizione, ed infatti proprio così aveva fatto.
Strusciando sul pavimento s’avvicinò con cautela alla consolle che era sulla sua destra, poi alzò pian piano il braccio e con un dito sfiorò un piccolo pulsante rosso. Era il comando di fuoco del puntatore automatico laser che aveva approntato e che fin dall’inizio teneva sotto tiro la sua avversaria.
Un sottile raggio di luce, questa volta dorato, delle dimensioni d’un capello – un capello d’angelo lo chiamava lui – si formò da un angolo della parete schermo per fermarsi sulla fronte della giocatrice; un sottile cerchietto luminescente apparve tra gli occhi nel bel mezzo della sua candida fronte, poi lei ricadde sul letto rimbalzando dolcemente come una bambola di pezza.
Una sottile scia di vapore s’innalzò dal piccolo foro tra gli occhi, la sua mente vaporizzata creava una sottile spira bianca attorno alla quale la farfalla olografica azzurra svolazzò disperdendola.
Riccardo fu sommerso dall’improvvisa scarica adrenalinica della sensazione di vittoria, ma l’astuzia della giovane l’aveva profondamente colpito, e pensare che lei era solo al suo primo gioco!
Poi un attimo, ma solo per un attimo, l’assurdità di tutto ciò che era successo lo turbò profondamente, un gioco? pensò, ma quella che ho ucciso era solo una ragazzina, questa è una vita da reclusi, solo la morte dà la libertà, sono io che ho vinto, o invece sono i miei dieci avversari che ho sconfitto ad avere realmente vinto?
Dubbi che attraversarono la sua mente alla velocità della luce, per essere immediatamente rimossi e dimenticati nelle cantine della mente, per dar subito dopo spazio alla gioia, alla decima e definitiva vittoria. Adesso era un Anziano, un detentore del sapere e del potere, aveva vinto l’ultimo Ludo ed era venuto il momento d’assaporare la meritata gloria.
Chiese una bottiglia di champagne ed una coppa ghiacciata al computer di casa; stappò la bottiglia, riempì la coppa, l’alzò verso l’ologramma del giocatore che aveva appena sconfitto (ucciso – gli suggerì qualcosa in fondo alla mente) e con rispetto e gioia esclamò – Prosit! – avvicinandosi il nettare alle labbra.
In quel preciso attimo un sottile raggio laser uscì dalla sua parete schermo, che era sempre stata attiva, e lo raggiunse all’altezza del cuore.
Cadde senza rendersi conto di cosa gli stesse accadendo, mentre l’ologramma dell’appartamento di Matilda lentamente stava svanendo.
Matilda totalmente celata dagli impianti olografici istallati, divenne lentamente visibile mentre il falso set attorno a lei stava dissolvendosi. Con curiosità osservò il suo simulacro liquefarsi, poi ordinò al computer di casa di rimettere tutto in ordine e di colorare l’ambiente d’azzurro tenue.
Musica rilassante ed esercizi respiratori l’aiutarono a tornare alla consueta tranquillità ed ad abbandonare lo stato di massima allerta e così si preparò a chattare con le amiche il racconto di come aveva vinto il suo primo Ludo, non nei dettagli però, si disse, qualche segreto è sempre bene conservarlo.
“Casa” intanto proseguiva nel suo viaggio intergalattico, portando con se un’intera comunità d’ignari futuri coloni.