Il Nonno

By Ettorus

 

 

Stavo seduto in poltrona a leggere il mio quotidiano preferito come ogni martedì mattina, nel mio ufficio in Via Passironi 23. In particolare mi interessavo di un articolo riguardante la questione politica fra Israeliani e Arabi in Palestina: da alcuni giorni erano ripresi gli scontri fra le due fazioni con conseguenti scoppi di bombe omicide e proclami dei rispettivi leader. Mi domandavo quando fosse finita quella eterna guerra senza ragioni che andava avanti da almeno quarant’anni e che aveva mietuto molte vittime innocenti e non.

Ad un certo punto suonò il campanello che mi riportò di un balzo alla realtà; mi scrollai contro voglia i miei pensieri, era sempre bello rimanere a pensare alla stupidità degli uomini, e mi recai ad aprire. Quello che si figurava davanti a me era un uomo non molto alto, sulla trentina più o meno, con i capelli mossi e molto scuri ed un naso molto aquilino. Sembrava molto agitato e quando mi strinse la mano mi colpì per la temperatura fredda di essa. Si presentò con il nome di Alfredo Sabbatini, io risposi con il mio e gli dissi di accomodarsi. Alfredo cominciò col dirmi il suo lavoro, era un calzolaio ma non di quelli che fanno le scarpe, si affrettò ad aggiungere, un venditore di scarpe, aveva una casa tutta sua e fino a quel momento si riteneva una persona felice. Il motivo che lo aveva spinto a recarsi da me era la sua preoccupazione da qualche settimana e voleva il mio aiuto per capire cosa stava succedendo.

A proposito io sono ed ero allora un investigatore privato, uno di quelli che fanno qualche anno in polizia o nell’esercito e poi decidono di fare dei soldi per conto loro buttandosi in privato. Non che se ne facciano molti, di soldi intendo, e le soddisfazioni sono assai poche: la maggior parte sono beghe coniugali, storie di corna insomma, e quando riesci a beccare qualcuno in fragrante, ti rimane l’amarezza di aver contribuito a distruggere un’unione. Non che la colpa fosse tua ma quando vedi le lacrime che si affacciavano su qualche viso allora ti senti responsabile per aver distrutto le certezze di qualcuno e allora pensi che se magari avessi mentito forse avresti salvato quel matrimonio. Ma che ci vuoi fare l’etica… In ogni modo non ci sono solo piangenti, c’è pure chi vive tutta la sua vita temendo le corna e quando scopre di aver avuto ragione ghigna soddisfatto come provasse una specie di orgasmo per essersi tolto di dosso la sua ossessione ed aver scoperto che era vera.

Comunque il caso che mi proponeva Alfredo era una storia diversa, forse la più assurda che non avessi mai sentito. I suoi timori e le sue preoccupazioni erano generate dal fatto che nelle ultime settimane alcuni suoi parenti, fra i quali cugini e zii, erano scomparsi senza lasciare più traccia.

L’ultimo era suo cugino Samuele, che lavorava in una ditta che consegnava giornali alle edicole, ed era scomparso proprio ieri dal posto di lavoro. Aveva detto vado in bagno e nessuno lo aveva più rivisto. All’inizio Alfredo aveva pensato che si trattassero di casi di rapimento e quindi si era rivolto alla polizia ma col tempo si era convinto che ci doveva essere qualcos’altro sotto e perciò si era rivolto a me. Mi disse che aveva letto la mia inserzione sul mio quotidiano preferito e che gli ero sembrato molto professionale e preparato. Lo ringraziai. Non ero mai capitato in un caso del genere e quindi accettai il caso. Gli dissi la mia parcella, centodieci mila al giorno più le spese soddisfatto o rimborsato, e lui così mi assunse. Mi feci dire qualche dettaglio in più e lo liquidai dicendogli che ci saremmo sentiti se ci fossero state delle novità.

La prima cosa che mi venne in mente di fare fu di andare a fare due domande nella fabbrica dove lavorava Samuele, l’ultimo scomparso. I suoi colleghi mi confermarono la versione di Alfredo. Non feci molte domande in più, non volevo forzare la mano al primo incontro, tanto sarei ripassato da loro sicuramente perciò li salutai amichevolmente. Passai in rassegna tutti gli amici e gli amici degli amici degli altri parenti scomparsi e scattai delle foto per visualizzare meglio i luoghi dove erano stati visti l’ultima volta. Tramite la mia misera esperienza di hacker riuscii ad infiltrarmi nei computer delle banche dove gli Scomparsi tenevano i loro conti correnti: a volte le persone che sparivano dalla circolazione erano solamente dei fuggitivi che avevano accumulato un discreto gruzzolo e, stanchi di pagare le tasse o di mantenere le proprie mogli, erano scappati in qualche paese del Sud America facendo perdere le loro tracce. Mi sembrava improbabile in questo caso ma avevo deciso di battere tutte le piste senza tralasciare nessuna possibile traccia. Comunque il tentativo si risolse in un fallimento poiché i conti correnti risultavano sospesi dalla data della scomparsa. Non sapendo come portare avanti la mia indagine decisi di farmi un quadro chiaro della parentela di Alfredo facendo una lista dei suoi parenti a partire da suo nonno che Alfredo mi aveva detto essere stato in giovinezza un ebreo. Il vecchio Ismaele faceva di cognome Sabbadini allora e durante la Seconda Guerra Mondiale era stato preso e deportato in un lager.  Durante il viaggio era riuscito a scappare ma la sua famiglia era stata sterminata come tante allora e, alla fine dei conflitti, non avendo più un amico o un parente ed avendo conosciuto una giovane ragazza cristiana, si era convertito ed aveva cambiato il proprio cognome in Sabbatini. 

Da lui erano nati sette figli, 22 nipoti e nove pronipoti.

Quando mi recai da un mio amico all’archivio anagrafico cominciai la ricerca al computer del suo ufficio e quando sullo schermo apparve il risultato di essa per poco non mi prese un colpo. Due giorni dopo chiamai Alfredo e lo pregai di venire nel mio ufficio nel pomeriggio.Lo aspettai seduto alla mia poltrona con il giornale nella destra spiegazzato dal mio nervosismo e un bicchiere riempito a metà di whisky.

Quando Alfredo suonò la porta mi alzai facendo cadere in terra il giornale, gli aprii la porta e lo feci accomodare davanti a me. Alfredo sembrava agitato e ansioso come lo erano del resto tutti i miei clienti quando sapevano di essere vicini a scoprire la verità.

< Signor Alfredo Sabbatini – iniziai io, cercando di dare alla mia voce un tono che non tradisse la mia agitazione- devo ammettere che il suo si è rivelato un caso alquanto sorprendente. Negli ultimi due giorni sono tornato nei luoghi dove lei mi disse che erano scomparsi i suoi parenti e devo dire che nessuno sembra ricordarsene più.> 

< E’ impossibile alcuni miei cugini sono scomparsi da troppo poco tempo ed erano persone difficili da dimenticare!> mentre faceva quest’affermazione incominciai a notare che non riuscivo più a focalizzare la sua figura, pensai che fosse l’agitazione e mi imposi di calmarmi un po’.

< Inoltre tutti i verbali che erano stati stesi dalle Forze dell’Ordine sembrano essere anche loro magicamente scomparsi …>

< Non è possibile!> balbettò Alfredo e mi diede il tempo di notare che il mio disturbo visivo continuava a peggiorare.

< … inoltre ho effettuato alcune ricerche presso l’archivio anagrafico centrale e da queste ricerche è emerso che suo nonno, l’allora Sabbadini Ismaele, che lei sostiene essere sopravvissuto fuggendo alla deportazione in un campo di concentramento, non sia effettivamente riuscito a cavarsela in quella occasione e che anzi sia deceduto il 23 Ottobre 1944 nel Lager di Auschwitz e che non abbia lasciato discendenti …- feci una breve pausa per riprendere fiato mentre vedevo Alfredo impallidire anzi letteralmente sbiancare davanti a me- …quindi signor Alfredo Sabbatini se il suo presunto nonno non ha discendenti lei chi è?>

Quando terminai di formulare la mia domanda osservai con la coda dell’occhio la mano di Alfredo che piano, piano diventava trasparente poi lo guardai negli occhi e dove c’era seduto Alfredo Sabbatini non rimaneva altro che la sedia per i miei clienti.

Spaventato e sorpreso mi rituffai sulla mia comoda poltrona per cercare di capire che cosa era successo e senza accorgermi ripresi il giornale in mano e lo cominciai a leggere. E poi…

Ma perché ero così spaventato? Che cosa mi era successo? Stavo seduto in poltrona a leggere il mio quotidiano preferito con il più buon bicchiere di whisky che abbia mai sorseggiato nella sinistra aspettando qualche nuovo cliente…

- Fine –

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