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vittorio baccelli – i racconti – terzo sigillo –
All’interno l’aria stava divenendo sempre più
irrespirabile. La Guida decise d’immettere nei circuiti un gas soporifero per
far dormire gli ospiti e ridurre i consumi d’ossigeno. L’allarme era stato lanciato,
ma finora nessuno aveva risposto. La malfunzione era avvenuta dopo il passaggio
in un nodo di Bose che inaspettatamente si era aperto verso un’anomalia
temporale. Il modulo era stato attraversato da linee di distorsione spaziale ed
i danni ai sistemi di sopravvivenza erano stati rilevanti: oltre alla
diminuzione d’ossigeno dovuta alla rottura del rigeneratore, vi erano anche dei
problemi riguardanti la fornitura energetica e la stabilizzazione della
temperatura.
Più il tempo passava, più le situazioni vitali
all’interno del modulo si facevano critiche, anche la pressione iniziava a
destabilizzarsi. Ora gli ospiti giacevano tutti addormentati nei loro alloggi
che erano stati sigillati e le loro attività oniriche, stimolate anche dalla
miscela di gas diffusa dalla Guida, erano poderose.
Poiché non giungeva alcun segnale dall’esterno, la
Guida iniziò a valutare le possibilità di un atterraggio d’emergenza. Dopo aver
calcolato le probabilità accettabili, iniziò i veri e propri programmi per
giungere su un piccolo pianeta con evoluzione primitiva, ma sufficientemente
compatibile per gli ospiti. Era assai distante e sicuramente lontano da ogni
rotta, ma in tre giorni standard l’avrebbero raggiunto. Il sistema solare era
sconosciuto, ed ad una attenta analisi risultò che non vi era alcun rifugio
d'emergenza. Non esisteva alcun manufatto, nessun abitante senziente, ma flora
e fauna indigena risultavano scarsamente pericolose per gli ospiti. L’attività
virale e batterica era intensa, ma con qualche aggiustamento, compatibile per
gli ospiti. La Guida, terminati calcoli per stabilire la nuova rotta, impostò
le coordinate e lanciò il modulo ad alta velocità verso la nuova destinazione
d’emergenza. Solo tre giorni standard, l’emissione di richiesta di soccorsi sempre
in funzione; il modulo anche se malfunzionante rispose bene alla
programmazione. Al secondo giorno l’attività onirica degli ospiti sognanti
iniziò ad interferire anche sui circuiti della Guida. Strane figure eteree si
manifestarono nelle deserte aule della nave e le pareti di sale e cabine
sembravano tremolare. Gli ospiti se ne stavano tranquilli nelle loro fasi REM,
ignari dei pericoli che li sovrastavano. Nella loro sfera privata stavano
vivendo le loro storie quotidiane ed i desideri si concretizzavano nel sogno.
Solo la Guida era ferocemente preoccupata, la
disposizione delle stelle era anomala rispetto ai dati in memoria. Il salto non
era stato solo spaziale, ma temporale e forse anche esisteva la possibilità di
uno spostamento su un universo parallelo, ma non c’era il tempo per effettuare
i rilievi necessari, se il modulo non fosse giunto alla svelta sul piccolo
pianeta, gli ospiti sarebbero tutti morti. L’ibernazione era fuori discussione,
poiché i generatori termici erano fuori uso.
La Guida, mentre il modulo si avvicinava velocemente
a quel pianeta così ricco d’ossigeno e di acque, iniziò a scannerizzare
dettagliatamente l’atmosfera, poi passò alla flora ed alla fauna indigena:
l’essere più evoluto era un mammifero che camminava eretto ed era munito di due
mani con i pollici opponibili. Basandosi su questo modello la Guida iniziò a
modificare i corpi sognanti degli ospiti per renderli compatibili con
l'ecosistema del loro nuovo pianeta. Tutti gli esseri qui avevano un sistema
riproduttivo basato sui due sessi, gli ospiti avrebbero dovuto dire addio ai
loro atti sessuali basati sulla triade ed adattarsi a questo nuovo modello.
Intanto in modulo iniziò la fase di decelerazione,
la Guida aveva individuato una verde radura, priva di alti vegetali, e lì si
preparò per l’atterraggio. Il modulo, che aveva la forma di una grande
piramide, lentamente di adagiò sul terreno soffice, sprofondando per alcuni
metri. La Guida compì le ultime operazioni per il trasferimento: i nuovi corpi
degli ospiti erano ormai ben composti, ibridi funzionali al nuovo ecosistema,
geneticamente mutati per la loro sopravvivenza. Dispose le aperture
automatiche, ricontrollò tutte le operazioni, senza però riuscire ad arrivare
ad errore zero, e per ultima cosa scaricò le sue conoscenze, ugualmente
distribuite trai nuovi ibridi, che da ospiti erano forzatamente divenuti
coloni. L’ultimo pensiero come individuo della Guida fu “Ho miscelato la vita
indigena e quella degli ospiti ed alla mia artificiale, ho generato un nuovo
ibrido che so non essere perfetto perché mi è mancato sia il tempo che le
attrezzature funzionali. Ho fatto il meglio che ho potuto, ma sono sicuro che
tutti sopravviveremo”.
I coloni si risvegliarono confusi nella piramide,
attoniti osservarono le aperture dalle quali filtrava la luce del loro nuovo
sconosciuto mondo. Lentamente si alzarono prendendo conoscenza per la prima
volta del loro fisico. Alcuni si misero subito eretti, altri procedettero a
quattro zampe, poi lentamente ed incespicando, in fila indiana, circa trecento
nuovi coloni, completamente nudi si riversarono sul soffice tappeto verde e
sbigottiti osservarono a lungo le loro nuove membra e questo incredibile
ambiente ove il verde e l’azzurro predominavano ovunque.
Rimasero sdraiati, si rotolarono sull’erba, saltarono,
corsero a due e a quattro zampe, poi lentamente si allontanarono dalla
piramide, restando in gruppo, dirigendosi verso i colli vicini, ora con gli
occhi fissi sul terreno, per proteggere lo sguardo da quel sole troppo forte e
con le narici spalancate nel tentativo di comprendere quei nuovi forti odori.
Raggiunsero le colline quando il sole stava calando all’orizzonte ed allora
tutto si fece di un rosa intenso. Poi esplose la notte e di coloni
l’affrontarono in cerchio, uno ad uno pian piano si assopirono e nel sonno
giunsero a loro le istruzioni dei programmi di sopravvivenza che la Guida era
riuscita ad immettere nella loro memoria. Ben poca cosa, rispetto alle
difficoltà che avrebbero dovuto affrontare.