Negli anni passati come associazione letteraria “Cesare Viviani” avevamo curato in modo particolare la nostra presenza coi nostri titoli librari alla Fiera Internazionale del libro di Torino pubblicizzandola anche con interventi e comunicati stampa. Anche alcuni dei nostri Autori si recavano di persona alla manifestazione. Quest’anno ce ne siamo disinteressati, anche se alcuni titoli saranno presenti dato che varie case editrici, come la Prospettiva, saranno alla Fiera coi loro interi cataloghi. Perché questo disinteresse? Abbiamo fatto alcune considerazioni e ci siamo resi conto che manifestazioni di questo tipo non mutano per niente il desolante panorama della nostra editoria. Nel 2004 in Italia sono stati editi 56.000 nuovi titoli, cioè una media di circa 154 nuovi libri al giorno. Di questi 40.000 hanno venduto in libreria da 0 a 3 copie, dunque il 72% dei libri ha venduto solo fino a 3 copie. In 20.000 non hanno venduto neppure una copia. Già eravamo a conoscenza che un volume di poesia che vende 1.000 copie è da considerarsi un trionfo, che in Italia su cento persone, solo 18 come stima ottimistica comprano almeno un libro l’anno, e che per la saggistica vendere 3.000 copie è un grande successo. Proprio sulle scarse vendite della saggistica occorrono ulteriori riflessioni: esiste una mancanza di dialogo e di confronto, come se la maggior parte degli italiani nascesse “già imparato” come si dice a Napoli, e quindi non avesse bisogno di leggere per apprendere cose nuove e confrontarsi. Manca il dialogo così come manca il confronto, c’è solo l’ideologia del dialogo e la retorica del dialogo e della multiculturalità. Domina dunque anche in letteratura come nella società quell’aspetto che Ratzinger ha definito nei suoi scritti “la dittatura del relativismo”.
Manifestazioni dunque come la Fiera di Torino, non spostano d’un millimetro la situazione esistente, sono invece inutili salotti ove belledonne, autori noti e sconosciuti ed editori scorrazzano tra drink e dotte relazioni e presentazioni in una pura situazione di gossip. Apoteosi del pensiero debole, dittatura del relativismo e fiera delle vanità. Occorre dunque inventare strumenti nuovi per invertire questa tendenza: dinamizzare le biblioteche, stimolare i giovani a una lettura creativa, organizzare veri dibattiti culturali non accademici, rinvigorire la lingua togliendola dalla sua staticità e salvaguardarla dall’aggressione di vocaboli stranieri sempre più invadenti. Creare nuove scuole ed eventi di lettura utilizzando anche internet in maniera creativa. Altro e non ultimo rischio, lo scarso pubblico di lettori va sempre più assuefacendosi allo stile delle “traduzioni” e questa caduta di gusto rischia di ripercuotersi anche sugli scrittori.
A tutto questo va aggiunto: selezione opinabile dei titoli da parte degli editori, sconfortante panorama delle riviste letterarie, assurdità delle scuole di scrittura, deviante prospettiva dovuta all’inutilità della maggior parte dei concorsi letterari, cattivo servizio alla cultura dato dall’assegnazione di attestati, diplomi, riconoscimenti, citazioni e pubblicazioni a pagamento. Stendiamo poi un pietoso velo su quelle case editrici che sono solo tipografie e niente più e su quelle agenzie letterarie che spillano solo soldi ai malcapitati autori.
Come Associazione
intendiamo proseguire con le nostre attività che sono una vera e propria scuola
di lettura e un cenacolo tra lettori, autori ed editori. Con tutto questo
cercheremo sempre più di contrastare la desolazione del nostro panorama
letterario. Questa inversione di tendenza è forse un’impresa al di sopra
delle nostre possibilità? Forse, ma noi ci sentiamo in dovere di proseguire e avvertiamo in molti il desiderio del
cambiamento.