- vittorio baccelli - i racconti -
- Eymerich, Elisabetta e l'Imperatore assieme all'autore in queste righe apparse su "storie di fine millennio"- la prima pubblicazione è stata su lo "ossevatorio letterario" dell'OLFA e su "progetto siderurgiko" -
IL
PERDONO
Elisabetta fissò Eymerich con occhi di fuoco, il set su cui adesso si trovavano aveva caratteristiche lunari.
Mancanza di vegetazione e bagliori all’orizzonte, c’era anche una qualche difficoltà respiratoria, l’aria era sottile e forse carente d’ossigeno, si trattava certamente d’un altopiano a grande altezza, o di un piccolo pianeta, la gravità era comunque quella giusta.
Elisabetta voltò le spalle all’inquisitore e s’avviò verso un sentiero appena tracciato che sapeva portare ad un rifugio.
A lei Vittorio era sempre piaciuto ed era certa che l’avrebbe rivisto.
Nelle vite trascorse aveva avuto molti uomini, ma solo lui aveva veramente amato, anche se una volta l’aveva uccisa.
Il fattaccio era avvenuto tanto, tanto tempo fa e tutto sommato, per le violente regole dell’epoca, non era stata commessa alcuna infrazione, tanto era crudele la civiltà di quel mondo.
Ma la vita è vita, ed Elisabetta pur amandolo ne aveva messo di tempo a perdonarlo.
Maledisse in cuor suo l’inquisitore mentre si collocava all’interno del rifugio.
La pace profonda penetrò in ogni cellula del suo nuovo affascinante corpo e mentre l’azione rigeneratrice faceva il suo corso si trovò ancora una volta a riflettere sul destino dell’imperatore.
Da lui aveva avuto due figli, non l’aveva mai amato, ma era sicuramente l’altro uomo delle sue vite.
Eppure l’aveva ingannato ed aveva collaborato al crollo dell’impero ed anche al suo esilio.
Aveva avuto visioni dell’imperatore relegato ai margini dell’universo nel suo castello imperiale, circondato ed accudito dai droidi.
Avrà compreso che anche lei l’aveva tradito?
Sicuramente si. L’avrà perdonata?
* * *
L’imperatore si risvegliò all’improvviso con una sensazione di irrequietezza, posò i suoi piedi nudi sul tappeto di capelli che fungeva da scendiletto e si soffermò dubbioso a guardarlo per qualche attimo, come per volersi ricordare qualcosa.
S’avvicinò alla consolle del computer centrale e chiese se vi fossero novità.
Il computer l’informò che un oggetto volante aveva sorvolato il pianeta a bassa quota, poi s’era allontanato.
Il computer aveva cercato di mettersi in contatto, ma nessuna risposta era pervenuta.
L’imperatore tornò nel suo letto, svegliò il droide a cui aveva dato le sembianze, i ricordi ed il carattere di sua moglie e fece lungamente l’amore con lei.
* * *
L’inquisitore era tornato nei suoi alloggi ed una profonda tristezza lo stava opprimendo, ma questo era divenuto il suo stato d’animo abituale da quando s’era reso conto che da sempre era costretto ad azioni spregevoli, perché così era richiesto dall’assurdo grande piano dell’universo.
Che idiozia poi, dover tener d’occhio Elisabetta nelle sue innocenti fughe, proprio non si capacitava perché una semplice donna dovesse avere una qualche rilevanza per lo schema centrale.
Di una cosa però l’inquisitore era certo: Elisabetta era l’unica donna che l’avesse attratto e già da secoli s’era accorto di questo.
Si mise in posizione operativa davanti alle memorie totali ed attivato il comunicatore entrò nella rete internet terrestre della fine degli anni novanta ed iniziò ricerche su un certo Reich Wilhelm.
Non sapeva perché si sentisse attratto da questo antico personaggio, era certo di non aver mai avuto a che fare direttamente con lui, ma strani dubbi lo tormentavano.
Trovò numerosi siti su la vita e le opere di Reich e con pazienza si accinse a consultarli.
* * *
Vittorio era seduto su una panchina di un lussureggiante giardino mentre i suoi tre figli giocavano con altri bambini.
Alternava la lettura di un quotidiano ad alcuni paragrafi di un libro di Reich preso in prestito in biblioteca.
Sotto il sole di maggio accese una sigaretta e s’abbandonò a remoti ricordi.
Da dieci anni non vedeva Elisabetta, l’inquisitore e Reich l’aveva ritrovati insieme in un libro recentissimo d’Evangelisti, l’imperatore era invece tornato prepotentemente nella sua memoria solo pochi giorni prima e su di lui aveva scritto un breve racconto.
Il libro d’Evangelisti l’aveva profondamente incuriosito riguardo al pensiero di Reich ed in biblioteca aveva trovato numerosi suoi volumi che aveva iniziato a leggere.
Sentiva nel profondo che era stato perdonato da Elisabetta: ma di che cosa?