- vittorio baccelli - i racconti -

questo racconto è apparso nel 1998 per la prima volta sui quotidiani "la nazione", "il giorno" ed "il resto del carlino" come il racconto della settimana - successivamente è apparso su numerose riviste ed infine su le "storie di fine millennio" -

vittorio baccelli

TROPPO TARDI è stato pubblicato con diverso titolo (A spasso nel tempo in cerca della pace) sui quotidiani La Nazione, Il resto del carlino ed Il giorno, con un parere di Claudio Marabini che voglio interamente proporvi:

“Quello percorso da Vittorio Baccelli è un territorio vasto come la letteratura. Da Platone a Pascoli, da Verne a Welles, da Berto a Calvino si tratta dell’ineffabile contrada di coloro che hanno voluto immaginare il radicale mutamento delle regole naturali della vita e della morte. Alcuni hanno praticato tale fantasia soltanto in una occasione, altri invece per tutta la vita, producendo libri su libri, fantasie a catena e scatenando le risorse più rischiose tra il meraviglioso e l’inverosimile. Due punti restano fermi: la creazione di un altro mondo e la morte, che chiude il teatro. Nel racconto di Baccelli i due punti si fondono e il nero della morte fa pensare al buco nero e luminoso del tolstoiano Ivan Ilic, una delle più grandi creazioni del russo, aderentissima alla norma naturale della morte e della fine di tutto. Al di là di questo, nel racconto ospitato qui vince il senso dello spazio e del tempo, la cancellazione dei loro parametri e della vita stessa, sino a quella immobilità che coincide con una fine che è principio. A questo punto la letteratura svela la sua eterna tensione a rifare l’uomo e il mondo, palesando l’ottimismo inguaribile di chi insieme persegue l’azzeramento, nel momento in cui lancia il grido afono della speranza. “(Claudio Mar abini)

TROPPO TARDI

Il meccanismo era stato avviato secondo la procedura standard, i sensori si erano allineati e sul cruscotto era apparsa la  data di arrivo, il 13 marzo del 1875, seguivano le ore, i minuti, i secondi e le coordinate dello sbarco. La solita luce viola avvolgeva il modulo pronto per la partenza. Contatto! E mentre il contatto avveniva, anzi una infinitesima frazione di secondo prima del contatto, una spia rossa lampeggiante si era accesa. “Ormai è tardi per controllare, sono partito” pensò il temponauta  della sezione controllo temporale. Una frazione di secondo dopo il temponauta si ritrovò sdraiato su un marciapiede di una città del XX° secolo con la gente che gli si stava avvicinando incuriosita. “Qui è andato tutto a puttana” si disse il temponauta e visualizzò il display che segnava 1999.

Intanto i curiosi stavano aumentando e molti visi lo scrutavano con interesse. Non era certamente un barbone, ma cosa ci faceva per terra quel cittadino in abiti ottocenteschi? Forse un ubriaco uscito da una festa in costume, Un nuovo lampo viola ed il temponauta si ritrovò in aperta campagna, uno sguardo alla data: 1761. “Ma cos’è questa altalena?” si mise in contatto con la base tempo e lanciò un SOS. La base rispose immediatamente dicendogli di stare calmo, c’era stato un imprevisto, un errore, ma tutto si sarebbe al più presto normalizzato. Un altro lampo ed il temponauta questa volta si ritrovò in mare, era notte ed iniziò a nuotare, la data segnava 3012: era anche proibito spingersi tanto avanti.

Mentre la base taceva, il temponauta stava tentando di rimanere a galla e sperava in un recupero veloce poiché non era mai stato un grande nuotatore. Quando le forze erano sul punto di abbandonarlo un nuovo lampo e si ritrovò su una spiaggia deserta: la data era 4555 a.c.

Adesso con paura si accorse che anche lui emanava una spettrale luce viola: tutto questo altalenare avanti ed indietro nel tempo lo stavano caricando d’energia ed i dispositivi della macchina del tempo non erano più in grado di disperderla.

Iniziò veramente ad avere paura, se il sovraccarico fosse ulteriormente aumentato rischiava di esplodere come una bomba atomica e forse si sarebbero anche verificate variazioni temporali non quantificabili nel tempo dell’esplosione.

Dalla base giunsero delle parole non comprensibili ed il temponauta ormai rassegnato si lasciò andare all’evento rammaricandosi solo di non aver notato in tempo quella piccola spia che indicava una disfunzione nel programma.

Le date stavano cambiando avanti e sempre più indietro al ritmo di qualche minuto una dall’altra.

Poi il cambiamento di data subì una accelerazione ed i numeri non erano più visibili ad occhio nudo, intorno a lui adesso vi era come una sfera viola ed il temponauta vi galleggiava all’interno.

I paesaggi che fino a poco prima mutavano come se venisse proiettata velocemente una diapositiva dietro l’altra, sparirono, così come erano sparite le date che si susseguivano sempre più rapidamente.

Rimase per un tempo indefinito a galleggiare nella sfera che sembrava essersi solidificata.

Poi anche la sfera iniziò a perdere di luminosità e piano piano attorno al temponauta si fece il buio, un buio che stava ogni secondo divenendo sempre più nero, di un nero impossibile anche da pensare.

Il temponauta sentì una profonda pace avvolgerlo, un silenzio assoluto intorno a lui.

La terra più non c’era, l’universo più non c’era.

C’era il niente, un niente concreto, assoluto, inimmaginabile.

Un niente che aspettava e con terrore il temponauta si rese conto che era giunto al capolinea, che la sua esplosione era attesa da questo nulla che voleva generare.

Era Lui il grande Bang, era Lui il Principio, era LUI il Creatore. La scintilla vitale esplose e con l’esplosione si generò lo spazio ed il tempo. L’energia delle sue cellule attraversò gli spazi creandoli.

Il niente attendeva il temponauta per renderlo creatore. L’eternità ebbe inizio.