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vittorio baccelli – i racconti – terzo sigillo –
Avevo conosciuto Tarsi la scorsa estate ai giardinetti pubblici della mia cittadina, lei faceva la baby sitter ed io invece tenevo compagnia ai miei tre figli. Ci ritrovavamo in quei giardinetti quasi tutti i dopocena di quella calda estate. Lei era rumena ed una sera, aveva saputo che io scrivevo racconti, mi raccontò una storia che era avvenuta a Bucarest negli anni cinquanta e lei spergiurava che era vera. Ve la voglio raccontare.
E’ notte, in una strada alla periferia di Bucarest,
un taxi viene fermato da una giovane signora che si fa portare in una strada
del centro davanti ad un importante edificio che è sede di molti uffici di alti
dirigenti del partito.
La signora dice al taxista di aspettarlo. Torna dopo
circa dieci minuti e si fa riaccompagnare in una piazza vicina alla strada di
periferia dove era salita.
Dopo circa un mese, in nostro tassista sta
percorrendo la stessa strada di periferia, rivede la giovane signora che le fa
cenno, la riconosce. La signora si fa riaccompagnare al solito edificio in
centro, dice di aspettare. Torna dopo una ventina di minuti e si fa
riaccompagnare dove era in precedenza salita. Quando stanno per arrivare, il
taxista dallo specchietto retrovisivo scorge che la signora sta tamponandosi il
naso con le dita. Si ferma, si volta e scorge un filo di sangue che arriva fino
al labbro.
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Signora,
si sente male?
-
No,
è solo un po’ di sangue dal naso?
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Vuole
un fazzoletto?
-
Sì
grazie.
-
Non
ne ho di carta, i negozi li hanno quasi sempre terminati, ma ne tengo sempre
uno pulito nel cruscotto, lo prenda.
E le porge un fazzoletto piegato di lino. La signora
ringrazi ed il taxi riparte, giunto all'arrivo, la signora chiede di esser
portata un poco più avanti, ove c’è una piazzetta.
Prima di scendere la signora fa per rendere il
fazzoletto sporco di sangue all’autista, ma lui le dice di tenerlo pure, poi
apre la borsa per cercare il danaro.
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Che
sbadata, ho lasciato il borsellino nell’ufficio di mio marito, dove ci siamo
fermati. Facciamo così, può passare dall’ufficio domattina per prendere i
soldi?
E gli da il nome del marito, un alto funzionario del
Partito. Il taxista le dice che non ci sono problemi, sarebbe passato lui
l’indomani, la saluta e torna verso il centro di Bucarest.
Alcuni giorni dopo il taxista si ferma al palazzo
degli uffici dei funzionari, al secondo piano trova la targhetta con il nome
del marito della signora e bussa. Lo accoglie una segretaria, lui chiede del
funzionario e lei lo fa sedere davanti ad una scrivania. Sulla scrivania c’è la
foto della signora in un portaritratti d’argento.
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Buongiorno
compagno, desidera?
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Ero
venuto per riscuotere il pedaggio della sua signora.
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Il
pedaggio?
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Si,
tre giorni fa ho accompagnato con il mio taxi sua moglie qui da lei e poi l’ho
riportata dove lei era salita. Mi ha detto che aveva lasciato il borsellino nel
suo ufficio e che passassi pure per riscuotere.
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Lei
sta scherzando, non sa che mia moglie è morta un anno fa?
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Ma
che dice, è questa della foto la sua signora, e non è la prima volta che
l’accompagno qui da lei.
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Mi
racconti tutto con la massima precisione.
Ed il taxista racconta tutta la storia dei due
viaggi dalla periferia all’ufficio e ritorno.
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Ma
quella strada dove lei l’ha presa e poi riaccompagnata, non è a due passi dal
cimitero?
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Si.
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Ed
è proprio in quel cimitero che è sepolta.
I due sono imbarazzatissimi, il marito fa alcune
telefonate. Gli alti funzionari del Partito, tutto possono e dopo alcune ore il
funzionario, il taxista ed un medico legale sono al cimitero davanti alla tomba
della signora. Alcuni operai hanno già sollevato da terra la bara, ad un cenno
del medico legale è sollevato il coperchio.
Il corpo è intatto, il vestito che indossa è quello
che aveva durante i viaggi in taxi, in mano ha un fazzoletto di lino che reca
vecchie macchie forse di sangue.
Il funzionario, è sconvolto e rivolto al taxista –
Ho bisogno d’un autista personale, lo stipendio è molto più elevato di quello
che lei prende adesso, quando può prendere servizio?
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Anche
da domani.
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Benissimo,
domattina alle nove l’aspetto nel mio ufficio.
Poi rivolto al medico legale – Abbiamo già visto ciò
che ci interessava, potete rimettere tutto a posto.
E davanti a tutti, un po’ stupiti, toglie da una
tasca della sua giacca a doppio petto blu scuro un piccolo, antico crocifisso
in legno e delicatamente lo depone sul petto della sua signora. Prende a
braccetto il taxista ed insieme, in silenzio si dirigono verso l’auto che è
parcheggiata a meno di cento metri dal punto ove alcuni giorni prima era salita
la signora che giace morta da circa un anno lì vicino.
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