- vittorio baccelli - i racconti -
- l'imperatore in questo racconto che fa parte delle "storie di fine millennio" parla in prima persona- pubblicato per la prima volta dall'OLFA e dal "progetto siderurgiko" -
TRADIMENTI
Tutto era stato organizzato con cura.
C’era il pericolo di una sommossa, non la solita ribellione di due o tre città che veniva rapidamente repressa.
Questa volta si temeva un vero e proprio golpe in contemporanea sui sei pianeti che formavano il nucleo dell’Impero ed in accordo con le colonie.
Non potevo dunque restare nella città imperiale, troppo esposto, troppo pericoloso e troppo vulnerabile.
Fu così che il Governo mi convinse a lasciare l’impero per qualche tempo, sarei tornato quando tutto si fosse normalizzato.
Tra l’altro, mi assicurarono, i capi ed i piani del golpe erano noti al Governo, le contromisure pertanto, sarebbero state estremamente rapide.
A malincuore lasciai la mia adorata consorte ed i miei due figli: baci, abbracci, scambio di doni, ci rivedremo presto.
Valicai la porta, destinazione sconosciuta a tutti, eccetto al Governo.
Oltre la porta trovai l’accogliente pianeta che mi era stato accuratamente descritto: una sola vasta isola circondata da un mare incontaminato, sull’isola il castello imperiale, spiagge meravigliose, un vero esercito di droidi al mio servizio, biblioteca, cineteca, tutta la musica dell’universo conosciuto, ogni comfort insomma.
Nelle memorie centrali erano poi immagazzinati tutti i dati riguardanti la storia dell’Impero con le sue scienze, le sue arti, le sue realizzazioni, i suoi progetti: tutto il mio universo.
Ero in un’altra galassia, ma tutto ciò che io, l’Imperatore, avessi desiderato, era a mia disposizione, e se non c’era, il computer imperiale ed i droidi avrebbero provveduto in tempo reale.
L’isola era coperta da una lussureggiante vegetazione ed abbondava di sorgenti che formavano cascatelle e laghetti.
La fauna era per la verità un po’ strana: insetti d’ogni tipo, uccelli variopinti che volteggiavano nel cielo, pesci e granchietti delle più svariate forme, si rincorrevano nelle acque dolci e nel mare: ebbi il dubbio di essere l’unico mammifero di quel pianeta.
Il comunicatore era muto e così è rimasto fino ad oggi, la porta era chiusa e mai ha dato cenni di vita.
Al computer chiesi, tanto tempo fa, di verificare se porta e comunicatore fossero operativi, ma rispose che non aveva dati in memoria su quella tecnologia tachionica.
Non so quanto tempo è trascorso, sono in perfetta forma perché l’autodoctor provvede alla salute del mio corpo.
Anni fa, con una pistola laser mi sparai ad una tempia, mi risvegliai nell’autodoctor completamente rimesso a nuovo.
Col mio nuovo fuoristrada accompagnato da un droide che ha le forme avvenenti di una attrice porno del mio mondo, mi sono recato nei pressi della porta: ho trovato solo ferraglie accatastate e plastiche combuste.
Ho nostalgia dei miei mondi, del mio impero, della mia famiglia: avevo anche molti amici, ma non ricordo più i loro volti.
La memoria si sta facendo sempre più confusa, l’altra sera attraversando un campo coltivato dai droidi ho visto correre un esserino marrone, che strano, sembrava proprio un topolino.