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UNA GIORNATA DA SCHIFO

 

 

La sveglia! Maledizione, accidenti a lei, perché suona? Tanto oggi al lavoro non ci andrò, ho passato una nottata di merda, mi sono svegliato alle tre, mézzo di sudore, la digestione bloccata, m’è toccato scendere in cucina e prepararmi un tè che ho buttato giù bollente, appena zuccherato con un paio di pastiglie di cardo mariano. Sono poi tornato a letto, ma non ho fatto in tempo ad addormentarmi che un incubo m’ha risvegliato di soprassalto. Era terribile, meno male che la mia memoria l’ha cancellato subito. Non riesco a pigiare il bottone sopra la sveglia e quella seguita a suonare, con sforzo mi alzo, butto infine giù il bottone: silenzio.

Di dormire ancora, neanche a parlarne, se poi mi riprendono gli incubi……allora mi alzo, m’infilo la vestaglia e le pantofole, vago per la casa, scendo nuovamente in cucina e mi preparo un caffè. Mi dirigo in salotto, tolgo alcuni cellulari che sono sopra la mia poltrona preferita e li poso sul tappeto, mi siedo, col telecomando accendo il televisore, scarrello qua e la in uno zapping senza senso, un cellulare suona, lo ignoro.

Le immagini cambiano repentine senza lasciare alcuna traccia nella mia memoria, mi alzo nuovamente, il cellulare sta ancora suonando, smetterà, sul computer lampeggia la scritta MAIL.

Mi sento opprimere qui in casa, metto la testa sotto il getto d’acqua in cucina, poi orino nell’acquaio scansando solo in parte i piatti sporchi che attendono d’esser impilati nella lavastoviglie, mi asciugo i capelli con gli asciugapiatti, risalgo in camera e mi vesto.

Jeans, scarpe Converse all star, m’infilo la prima t-shirt che trovo, è bianca con una scritta in blu. Mi soffermo un attimo sulla scritta “Non c’è niente di più inutile d’un martire vivo. (Montes)”

Che cazzo di scritta, che vorrà poi dire, e Montes chi è? non l’ho mai sentito nominare.

Non ricordo da dove sbuchi fuori questa maglietta, ma al momento non me ne frega nulla e poi di magliette così ce n’ho un cassetto pieno, non riuscirò mai a finirle. Esco.

Fuori mi aspetta una mattina grigia di quelle che più uggiose proprio non si può, rispecchia il mio stato d’animo, mi sento sempre più uno schifo, duro fatica a camminare ed ho pure un dolore allo stomaco, tutta colpa della nottata di merda che ho appena passato.

Passeggio a testa china rasente il marciapiede e vedo disegnato sopra di esso il gioco della campana. Ai lati della strada auto arrugginite e carrelli disastrati d’un supermercato. Alcune grosse e vecchie mercedes passano a bassa velocità, ma sferraglianti, o è la solita auto che va in su ed in giù? Chissà, ho altro per la testa.

Sento una presenza dietro di me, mi giro: alcune e-mail volanti mi stanno seguendo lampeggianti. In ufficio avranno qualche emergenza, c’è SEMPRE qualche emergenza, stramaledetti loro, ma stamani proprio non ci sono, i problemi li risolverà qualcun altro. Tiro fuori dai jeans il portafoglio e da questo la carta-lettore, pigio su “cancella” e le e-mail si dissolvono spegnendosi: erano due o tre?

C’è ora un grande parco ed un timido sole ha forato la bruma, mi addentro nei vialetti circondati da aiole che terminano in verdi prati curati come un campo da golf. Il parco è attraversato da pali del telegrafo e trai fili vi è impigliato un aquilone, o ciò che ne resta. Pali del telegrafo? Ma non erano stati sostituiti tutti dalle fibre ottiche? Forse tutti no, e più lontano ciò che resta d’un altro aquilone penzola scheletrico.

Che strano posto: anche qui sul prato c’è un carrello di supermercato rovesciato. Riverso ed arrugginito, chissà da quanto tempo è qui, perché non l’avranno tolto?

Un sentiero si snoda tra una macchia d’alberi ed i cespugli fioriti del parco, lo imbocco e proseguo nella mia passeggiata. Sarà più di un’ora che cammino, il sole è sempre velato e la guazza sull’erba mi ha inzuppato scarpe e pantaloni, non credevo proprio che qui esistesse un parco così grande, là in fondo scorgo un edificio, mi avvicino, è un bar. Accanto alla porta d’ingresso c’è un manifesto affisso, raffigura due bambini che giocano sorridenti con una grande palla colorata a spicchi , e poi c’è sotto una scritta. Ma il manifesto è affisso al contrario, sì che i bambini se ne stanno con le gambe all’aria e leggo con difficoltà la scritta, dice “Il celibato nell’adolescenza ed il matrimonio in età non più giovanissima sono concetti che solo in epoche recenti la società è arrivata a potersi permettere. (P.J.Plauger)”.

Che cazzo vorrà reclamizzare questo manifesto, non capisco proprio, e poi non si sono accorti che è appiccicato alla rovescia? Alle affissioni comunali gli importa una sega, basta appiccicarlo così, come viene viene, ed uno di meno a rompere i coglioni. Ma chi è Plauger? Chi l’ha mai cagato, lo metto assieme al Montes della mia maglietta.

Montes-Plauger, chissà che razza d’accoppiata sarà e l’occhio distrattamente si posa sulla t-shirt e mi accorgo con stupore che la scritta è mutata in “Quando c’incontreremo ancora noi tre, nel tuono, nel lampo o nella pioggia”. E c’è pure la firma, nientepopòdimeno che Shakespaire!

Questa poi! Hanno pure inventato le magliette che cambiano la scritta e non me l’hanno neppure detto. Sapevo dei tatuaggi nanotech che te li inietti sotto pelle e quelli poi si dispongono come e dove vuoi tu, basta usare il telecomando e cambiano pure forma, ma delle magliette mutanti non ne sapevo proprio niente, con queste diavolerie scientifiche in progress ti perdi sempre qualche puntata.

Alle mie spalle scorgo altre due e-mail volanti che ondeggianti stanno inequivocabilmente arrivando nella mia direzione. Apro la porta uscendo dalla mia profonda meditazione sulle magliette e sui tatuaggi mutanti ed entro nel bar, richiudo.

È un caffè di quelli tuttoautomatico, infilo la tessera di credito nella fessura e mi faccio leggere la retina. Comincio con un po’ d’alcolici, passo poi alla neococa, mi sparo infine un’orgia sistim, nel bar oltre a me non c’è anima viva.

Dopo un po’ d’orgia sistim mi riprendo lentamente e vado in bagno. Per strada vomito liquidi gialli, metto la testa sotto l’acqua fredda del lavandino, lascio il liquido scorrere anche giù nel collo ed in bocca ha un forte sapore di cloro misto a metallo. L’acqua mi ripulisce e mi risveglia, poi mi guardo allo specchio: sono uno schifo, è da stanotte che sono uno schifo.

Nello specchio scorgo del movimento dietro le mie spalle, mi giro ma non c’è niente e nessuno: riguardo nello specchio ed ancora vedo qualcosa d’indistinto alle mie spalle. C’è qualcuno dietro di me, cazzo è Albo! Ma Albo è morto l’altra settimana, non è possibile che sia lui. Che c’è ora, vedo anche i morti? Dicono che quando si vedono i morti è giunta la nostra ora: saggezza popolare…..see, sai dove me la ficco la saggezza popolare?

Albo ha avuto un incidente, è precipitato con l’auto in un burrone, così diceva il giornale. Secondo me ci si è buttato giù da quel burrone, aveva saputo che mi scopavo Colette, sì sua moglie e mi sa che l’ha presa male. Che stupido, come se non lo sapessero tutti che mi scopo le mogli e le ragazze dei miei amici: l’ho sempre fatto e non se l’è mai presa nessuno. Comunque l’auto è precipitata, lui è stato sbalzato fuori, è rimbalzato sulle rocce ed è caduto proprio sopra (o sotto?) la sua auto che poi s’è incendiata. Mi hanno detto che gli mancavano tutte e due le gambe.

Ma l’ombra dietro di me che vedo nello specchio è proprio Albo, mi giro di scatto e non c’è nessuno. Sto dando i numeri, è colpa della nottata di merda, di questo schifo di mattino, della neococa stratagliata che ho preso in questo cesso di bar, e ci credo che qui ci sono solo io, chi lo conosce lo evita! Mi è pure tornato il dolore allo stomaco, brucia anche ed è più forte di prima e sale..adesso tutto il torace è dolorante e vedo delle fiamme dietro di me ed a tratti sono riflesse dallo specchio. Mi gira la testa, ed è come se rimbalzassi qua e la su delle rocce e cazzo! precipito sulle fiamme……….

 

 

Il corpo viene ritrovato nel bagno d’un motel automatico dagli addetti alle pulizie, l’uomo ha le gambe ridotte in cenere. L’autopsia accerta che è morto d’infarto, l’incenerimento dei due arti presenta tutte le caratteristiche dell’autocombustione umana, fenomeno raro ma ben documentato. Pur essendo gli arti ridotti in cenere, gli abiti sono intatti ed anche il taglio tra il tessuto vivente e le parti incenerite risulta netto, caratteristiche queste comuni a tutti i rari casi documentati di combustione spontanea umana.