- vittorio baccelli - i racconti -

- per la prima volta su "storie di fine millennio"-

vittorio baccelli

LA VENDETTA

Era l’ultimo rimasto nell’area 51, la segretissima base che tanta letteratura aveva generato. E la base non si trovava dove molti giornalisti l’avevano collocata, ma in un’altra lontanissima ed inaccessibile località del pianeta.

In area 51 si sperimentava la tecnologia aliena ed il dott. Marzi era stato dalla NATO lì assegnato poche settimane prima che l’invasione avesse avuto inizio.

Apparvero fluttuanti nell’atmosfera provenienti dal nulla parallelepipedi traslucidi di una sostanza morbida, quasi gelatinosa, le loro dimensioni oscillavano da meno di un metro a diecine di chilometri. In pochi giorni erano presenti in ogni luogo della Terra.

Gettando nello sconforto scienziati e governi i parallelepipedi sorvolarono l’intero pianeta con movimenti lenti ed ondeggianti.

Innocui all’apparenza, lentamente si organizzarono in lunghe file ed il terreno sottostante venne spianato da una fredda luce bianca: edifici, strade, montagne, vegetazione ed animali vennero lentamente polverizzati.

Nessun contatto, nessuna comunicazione, inarrestabili le file dei parallelepipedi, che risultarono indistruttibili, stavano arando in mille fronti la Terra. Dopo alcuni giorni dalle zone arate spuntarono strane piante, simili a canne di bambù che crebbero rapidamente fino a raggiungere l’altezza di un albero.

In un anno la Terra con governi ed eserciti dissolti divenne un unico campo arato coltivato a questa aliena monocoltura.

Folle di umani s’aggirarono senza meta, inebetiti, nella foresta, le canne-albero trasudavano una linfa profumata. La linfa risultò altamente nutritiva, dunque problemi di cibo non esistevano, ma la civiltà umana fu distrutta.

Il dott. Marzi seguì lo scomparire della civiltà dai monitor della sala comando della base – era rimasto solo, gli scienziati furono i primi ad andarsene, poi anche i militari uno ad uno fuggirono.

Seduto davanti alle sofisticate apparecchiature riceventi seguì l’agonia della Terra fino a che tutte le emittenti, una ad una, si spensero.

Erano passati tre anni dall’inizio dell’invasione ed i parallelepipedi in prossimità di dove era sorta Londra avevano, saldandosi, edificato un cilindro di circa cinque chilometri di diametro che si innalzava fino a trentamila metri.

Poi i parallelepipedi emisero dei sottili tentacoli cilindrici che si attaccarono alle canne-albero e ne succhiarono la linfa: la vendemmia era iniziata.

Dopo la vendemmia apparvero altri parallelepipedi che rilasciarono un gas azzurrino, pesante, che subito si diresse verso terra.

Uomini ed animali sopravvissuti s’addormentarono senza più svegliarsi: la disinfestazione parassitaria ebbe inizio.

Fu a questo punto che il dott. Marzi smise d’osservare ciò che succedeva alla Terra, aveva visto abbastanza.

Quando era giunto alla base, lui era l’ultima ruota del carro e si occupava dello studio di alcuni meccanismi di provenienza aliena che generavano raggi phaser.

Sapeva che in area 51 si stavano sviluppando molteplici progetti su apparecchiature rinvenute in UFO precipitati, ma anche su marchingegni similari trovati in una caverna sottomarina e datati migliaia di anni.

C’era un meccanismo del quale aveva sentito parlare e che se ne occupava una segretissima sottosezione: si pensava fosse un generatore d’antimateria.

Passò settimane collegato al computer prima di trovare ciò che cercava.

Area 51 era praticamente una città sotterranea autosufficiente e totalmente computerizzata, tutto era ancora efficiente come prima dell’invasione.

Con un modulo di trasporto si recò nel laboratorio che cercava.

Era una stanza circolare, alle pareti quadri di comando e strani pannelli, nel mezzo sopra una piattaforma un oggetto dalle angolature impossibili delle dimensioni di un motore d’aereo costruito con un metallo luminescente, dal quale si dipartivano centinaia di cavi colorati collegati al soffitto.

Il dott. Marzi rimase affascinato dall’oggetto e per oltre un anno consultò gli studi già svolti dall’équipe di scienziati, poi dopo numerosi altri studi, prove ed approfondimenti fu sicuro di come avrebbe reagito nel luogo in cui si trovava, in caso di accensione.

Predispose tutto per l’avviamento e per la prima volta, dopo oltre un decennio, uscì dall’area 51.

Si trovò nella foresta d’alberi-canna, la Terra mai era stata così verde, ma ciò che lo colpì fu il silenzio: non un animale, non il cinguettio d’un uccello e neppure il ronzio d’un insetto.

Vagò a lungo nella foresta finché s’imbatté in un laghetto, si tuffò vestito e nuotò a lungo.

Uscì dall’acqua, si sfilò la tuta e nudo s’addormentò sulla soffice terra scaldato dai raggi del sole che filtravano tra la vegetazione.

Quando si svegliò era notte, restò immobile fissando le stelle fino al sorgere del sole.

Poi piangendo tolse da una tasca della tuta una scatoletta nera con un pulsante rosso e lo premette.

Il marchingegno alieno, nelle profondità dell’area 51 iniziò ad avviarsi.

Dopo dodici minuti esatti, alla periferia della Via Lattea, una luminosa nova nacque in tutto il suo splendore.